Palestina

Il pinkwashing del governo israeliano ai tempi dell'omonazionalismo

Pinkwashing è la strategia israeliana di occultamento della violazione dei diritti umani dei Palestinesi sotto la copertura di un’immagine di democrazia e modernità dello stato di Israele esemplarizzata dalla vita dei suoi cittadini gay.
13 giugno 2012
Valeria Argiolas (linguista, arabista)

In un articolo del 23 Novembre 2011 sul New York Times, intitolato Israel and “Pinkwashing”, la scrittrice americana Sarah Schulman denuncia la cooptazione dei bianchi gay da parte delle forze politiche anti-immigrati e anti-musulmane in Europa occidentale e in Israele (“the co-opting of white gay people by anti-immigrant and anti-Muslim political forces in Western Europe and Israel”). E mette in luce la presa di posizione di un crescente movimento gay mondiale che si mobilita contro l’occupazione dello stato ebraico: Pinkwashing è il nome dato alla deliberata strategia sionista di occultamento della violazione dei diritti umani dei Palestinesi sotto la copertura di un’immagine di modernità esemplarizzata dalla vita gay israeliana. La ricerca di una pratica e di un pensiero che rimetta in discussione la riproduzione delle dinamiche di dominazione all’interno degli spazi di lotta trova nella militanza migrante o di generazione successiva al percorso migratorio le sue posizioni avanzate. “Think before you pink”... mettono in guardia gli attivisti LGBTQ attenti alle derive del movimento e impegnati in una riflessione che tenga conto dei rapporti non gerarchizzabili fra il genere, la razza, la classe e l’orientamento sessuale in una prospettiva anti-egemonica e de-coloniale.

Tra gli interpreti italiani del pinkwashing spicca il nome di Roberto Saviano, che recentemente ha dichiarato: "Tel Aviv è una città che non dorme mai, piena di vita e soprattutto di tolleranza, una città che più di ogni altra riesce ad accogliere la comunità gay, a permettere alla comunità gay israeliana e soprattutto araba di poter gestire una vita libera e senza condizionamenti, frustrazioni, repressioni e peggio persecuzioni."[1]

E’ chiaro allora come un discorso “culturalista” che sbandiera dei diritti, come quello tenuto da Saviano, non soltanto oscura l’azione di organizzazioni palestinesi molto attive nelle politiche sui diritti delle persone con orientamenti sessuali non eterosessuali ("queer") come Al Qaws, Aswat  e Palestinian Queers for Boycott, Divestment and Sanctions ma presuppone la superiorità morale dell’oppressore e ha come consequenza la disumanizzazione delle vittime e la leggittimazione della violenza.

Quella fra il governo israeliano e la comunità gay è una liaison esito di un lento avvicinamento ma di cui è possibile tracciare la cronistoria. Secondo La Campagna per il Boicottaggio Culturale dello Stato d’Israele (PACBI) nel 2005 un’operazione di marketing mette in essere una vasta campagna denominata Brand Israel. Nel 2008 i contratti che legavano le missioni all’estero degli artisti israeliani al loro governo contenevano una clausola che definiva lo scopo della collaborazione nei seguenti termini: “promuovere gli interessi politici dello stato d’Israele [...] e creare un’immagine positiva d’Israele”. Nel 2009 The Israeli Projet pubblicava un dizionario delle “parole che funzionano”, mettendo l’accento sul fatto che “la democrazia” israeliana rispetta “i diritti delle donne”[2]. Constatato presto che le femministe continuano ad essere poco influenti in Occidente, il governo israeliano sposta l’attenzione sulla comunità LGBTQ, in crescente visibilità: nel 2010 90 milioni di dollari sono stati investiti dall’Ufficio del Turismo di Tel Aviv per fare di questa città israeliana la meta sognata (un’immensa spiaggia) dai gay di tutto il mondo.

“I gay e le lesbiche bianche si normalizzano – e si nazionalizzano” - afferma Jasbir K. Puar[3], docente al dipartimento di Women’s and Gender Studies dell’Università di Rutgers, negli Stati Uniti - e cio’ non avviene  in virtù dei diritti accordati alla comunità omosessuale (depenalizzazione della sodomia negli Stati Uniti, maggiore visibilità mediatica, legalizzazione del matrimonio e dell’adozione in taluni Paesi europei, accesso a un’unione legale in altri): la loro integrazione è messa in atto dal liberalismo. L’omonazionalismo si sforza di integrare la comunità omosessuale alla nazione attraverso il mercato. Puar accusa una parte importante del movimento gay statunitense d’aver contribuito alla riconfigurazione dell’imperialismo dopo l’11 Settembre. L’ideologia dello “choc delle civiltà” avrebbe trovato la sua più compiuta espressione in uno “choc delle sessualità”-  permettendo di tracciare una nuova carta geopolitica del mondo: “da una parte un Occidente tollerante e liberale,  dall’altra  un Islam sessista e omofobo.

 


[2] Sulla strumentalizzazione del discorso femminista rimane una referenza fondamentale il lucido intervento di Christine Delphy , « Une guerre pour les femmes afghanes? », in Nouvelles Questions féministes, vol 21, n° 1, 2002: “Nutrire e punire”

[3] Jasbir K. Puar, Terrorist Assemblages: Homonationalism in Queer Times, Durham, Duke University Press, 2007 

Note: http://www.nytimes.com/2011/11/23/opinion/pinkwashing-and-israels-use-of-gays-as-a-messaging-tool.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Queer

Articoli correlati

  • Le sentinelle stanno in piedi
    Editoriale

    Le sentinelle stanno in piedi

    Ognuno è libero di esprimere le proprie idee in merito ad un fatto, di accettare o meno una determinata cosa, di lottare per difendere quello in cui crede. Ma una cosa me la chiedo insistentemente: non ci saranno motivi più gravi di questo, per cui pregare?
    11 ottobre 2014 - Giacomo Alessandroni
  • Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile
    Sociale

    Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile

    Il 3 Agosto 2005 si chiedeva in un articolo su PeaceLink “E se fosse già possibile?”. La sentenza del tribunale di Grosseto dell’aprile scorso 9 anni dopo risponde di si. Questa sentenza e i recenti orientamenti di sempre maggiori comuni sono l’inizio di una vera e propria possibile rivoluzione: i diritti per tutti e tutte già esistono e vanno rispettati…
    27 giugno 2014 - Alessio Di Florio
  • Opponiamoci ad ogni omo-lesbo-trans-fobia e fascismo. In Francia e in Italia
    PeaceLink Abruzzo
    Comunicato stampa congiunto di movimenti e associazioni abruzzesi

    Opponiamoci ad ogni omo-lesbo-trans-fobia e fascismo. In Francia e in Italia

    Assassinio Clement Meric: tradotto in italiano il comunicato di Act Up Paris
    12 giugno 2013 - Alessio Di Florio
  • GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo
    Sociale

    GLBT: la breccia aperta ai funerali di don Gallo

    "Dimmi chi escludi e ti dirò chi sei". E' stato lo slogan riportato sulle magliette dalla Comunità di don Gallo sabato, è il lascito profondo del Gallo. Le gabbie sono state abbattute, una breccia immensa si è aperta. Non lasciamola richiudere dal Potere che sabato ha subito lo scacco più dirompente.
    27 maggio 2013 - Alessio Di Florio
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)