Solidarietà all'ANPI Roma e al suo Presidente
Ma per capire il pieno significato e l'importanza di questa decisione encomiabile da parte di De Sanctis e del suo direttivo, dobbiamo rifare la storia recente dei cortei Anpi a Roma in occasione della Festa della Liberazione.
La mattina del 26 aprile di tre anni fa, apparentemente stufa di vedere ogni anno sventolare le bandiere della Palestina nel corteo dell'Anpi, la comunità ebraica romana ha inscenato una vigorosa protesta per la presenza in piazzale del Colosseo – punto di partenza del corteo quell'anno – di alcuni palestinesi e dei loro sostenitori italiani, pronti ad iniziare la marcia con le bandiere già alzate. La protesta, tuttavia, non ha prodotto i risultati evidentemente sperati, ossia la rimozione delle bandiere, con l'eventuale allontanamento di chi le portava. E il corteo stava per partire.
Ma poi, improvvisamente ed apparentemente dal nulla, è apparso un nutrito e ben coordinato gruppo di picchiatori, alcuni armati di bastoni, intenti a far abbassare le bandiere palestinesi e a disperdere coloro che le alzavano. Chi scrive è stato testimone oculare di questa aggressione gratuita, nonché dell'assoluta assenza di risposta fisica da parte del gruppo pro-Palestina: la precisazione è doverosa in quanto, in seguito, si è cercato ignobilmente di attribuire la colpa dei disordini ai filo-palestinesi, cioè alle vittime. Oppure, come spesso avviene nei conflitti tra israeliani e palestinesi, si è voluto dichiarare che entrambe le parti hanno delle colpe e, perciò, esse si cancellano a vicenda. Ma non è stato così.
Poi, per evitare ulteriori incidenti, la Direzione dell'Anpi ha ritenuto di dover confinare il gruppo pro-Palestina in un recinto, facendolo uscire soltanto quando il corteo stesso era già partito. Così, i palestinesi ed i loro sostenitori italiani hanno dovuto marciare da soli fino a Porta San Paolo, il punto di arrivo. Una vera umiliazione. Moltissimi iscritti all'Anpi, poi, hanno protestato per questo immeritato schiaffo, ritenendo che i palestinesi oggi sono partigiani a tutti gli effetti e che, pertanto, la loro presenza deve ritenersi graditissima in una manifestazione che vuole onorare chi ha combattuto – e combatte ancora oggi – per cacciare dal proprio territorio un esercito straniero occupante.
Nei due anni successivi, la direzione dell'Anpi Roma ha voluto evitare ogni possibilità di conflitto vietando, nel loro corteo, l'esposizione di qualsiasi emblema che non fosse strettamente connessa alla lotta dei partigiani italiani negli anni '40. Ma ciò facendo – almeno a parere di moltissimi iscritti – l'Anpi negava il carattere universale della Resistenza in Italia contro il nazifascismo; la lotta dei partigiani italiani, infatti, ha de facto affermato il diritto di qualsiasi popolo di battersi con le armi per liberare il proprio territorio da un esercito straniero occupante. Diritto che fu poi inserito nella Carta delle Nazioni Unite.
Quest'anno c'è stata la svolta. In un ordine del giorno dell'1 aprile 2017, accogliendo le ragioni appena esposte, l'Anpi Provinciale di Roma e il suo Presidente De Sanctis, hanno dichiarato di voler sì “festeggiare il 25 aprile con la comunità ebraica romana” ma senza l'esclusione o l'isolamento di altre comunità, segnatamente quella palestinese.
Il documento precisa, infatti, che la “comunità palestinese di Roma e del Lazio, che ci manifesta da anni la sua vicinanza volendo esprimere i propri sentimenti antifascisti, [va senz'altro accolta] nel corteo in una giornata che deve caratterizzarsi per la libertà di manifestare di ogni antifascista, nel rispetto di tutti e tra tutti e chiedendo loro, come ad altri, di volerci aiutare a far emergere i motivi per cui abbiamo indetto la manifestazione, sulla necessità di un 25 aprile in cui si rifletta rispetto alla nostra storia, sulle condizioni e sul futuro del paese.”
Come risposta, la comunità ebraica, per bocca di Flaminia Sabatello, presidente dell'Associazione Romana Amici di Israele, ha fatto sapere che non avrebbe partecipato al corteo e, per giustificare l'assenza, ha ripreso l'inversione dei ruoli inventata tre anni prima e che dipingeva il gruppo pro-Palestina, la vittima, come aggressore. “A Roma non è garantita la nostra sicurezza” ha affermato incredibilmente Sabatello. I vertici del Partito Democratico a Roma, avallando l'inversione dei ruoli (ma forse anche per mettere in difficoltà la Sindaca pentastellata Raggi, a loro dire "incapace" di garantire l'ordine), hanno prontamente annuncianto che nemmeno loro avrebbero partecipato al corteo.
Donde il seguente comunicato stampa emesso dalle associazioni pro-Palestina indicate in calce al documento.
Oggetto: 25 Aprile - Solidarietà all'Anpi Roma e al suo Presidente
Considerato lo strumentale attacco da parte della Comunità Ebraica e la non adesione del PD al corteo indetto dall'Anpi Roma per l'anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo;
visto che l'Anpi e le nostre organizzazioni non hanno mai negato alla comunità ebraica e tanto meno alla "Brigata Ebraica" di partecipare all'evento,
ci preme sottolineare che il 25 Aprile 2014, diversamente da quanto dichiarato dalla rappresentante della "Comunità Ebraica", fu il nostro spezzone e la comunità palestinese a essere unilateralmente aggredita da un gruppo di sionisti.
Nel ribadire la nostra fraterna solidarietà all'Anpi e a tutti i partigiani, rilanciamo l'appello a tutti i sinceri antifascisti, antirazzisti, antisionisti, a tutte le resistenze internazionali e metropolitane, alla partecipazione al corteo del 25 Aprile 2017, ore 9,00, Piazzale Caduti della Montagnola.
Ora e sempre resistenza!
Roma 21 aprile 2017
Comunità Palestinese di Roma e Lazio - Comitato “Con la Palestina nel Cuore” - Comitato “Per non dimenticare il diritto al ritorno” - Rete Romana di Solidarietà con il Popolo Palestinese - Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese – Comitato “Per non dimenticare Sabra e Chatila” - BDS Roma – Forum Palestina – Associazione Oltre il Mare – Amici del Libano - Pci Nazionale - Rete dei Comunisti – PCL - Spazio sociale "Roberto Scialabba" - JVP Sri Lanka Comitato in Italia - USB (Unione Sindacale di Base)
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