Il fallimento garantito della Road Map
Yediot Aharonot, 14 Maggio, 2003
Traduzione: Alfredo Tradardi
Con una certa frequenza un "piano di pace" esce fuori dai cassetti della casa Bianca e coinvolge i discorsi pubblici per qualche settimana. Sebbene questo rituale ha un percorso prestabilito e una fine predeterminata, è curioso come in Israele molti sono ancora portati a credere che questa volta la cosa è differente dal passato.
La Road Map annuncia che questa volta "l'obiettivo è un regolamento finale e completo del conflitto Israelo-Palestinese entro il 2005". Per verificare se c'è qualche cosa di concreto in questa direzione, è necessario chiarire innanzitutto di che conflitto si tratta. Dal punto di vista israeliano uno potrebbe avere l'impressione che riguarda il diritto al ritorno: i Palestinesi stanno tentando di minare alle fondamenta la stessa esistenza dello stato di Israele con la richiesta di permettere ai loro rifugiati di tornare, e cercano di raggiungere tutto questo con il terrore. Sembra che sia stato dimenticato che in pratica si tratta di un semplice e classico conflitto sulla terra e sulle risorse (l'acqua). Il documento della Road Map si caratterizza per la completa assenza di ogni dimensione territoriale.
Le richieste ai Palestinesi sono chiare: mettere in piedi un governo che sia definito dagli USA democratico, di organizzare tre forze di sicurezza che siano definite affidabili da Israele e di schiacciare il terrorismo. Una volta che queste richieste siano state adempiute, inizierà la terza fase, nella quale l'occupazione miracolosamente finirà. Ma il documento non pone alcuna condizione a Israele su questa terza fase. Molti Israeliani capiscono che non c'è alcuna strada per finire il conflitto senza il ritiro dell'esercito israeliano dai territori e senza lo smantellamento degli insediamenti. Ma questi concetti base non sono nemmeno accennati nel documento, che parla solo di congelamento degli insediamenti e dello smantellamento dei nuovi avamposti, già nella prima fase.
La prima fase è più concreta perché riprende il piano Tenet. In questa fase si prevede anche che Israele "si ritiri dalle aree palestinesi occupate dal 28 settembre 2000... [e restituisca] lo status quo che esisteva allora". Non ci sono dubbi che l'adempimento di questa richiesta può contribuire notevolmente a stabilire una certa calma, anche se temporanea. Se credessi che i rappresentanti europei nel quartetto avessero la capacità di realizzare questo piano, lo avrei accolto con favore. Ma non c'è alcun fondamento per questa speranza. Il piano Tenet è caduto sotto i riflettori più volte nel passato. L'ultimo round fu quello che sembrò essere una iniziativa americana di cessate il fuoco nel marzo 2002, per il quale Zinni e Cheney furono mandati nella regione. Già allora Sharon disse con chiarezza che egli non era d'accordo con questa richiesta, mentre era solo disponibile ad alleviare le condizioni della popolazione nelle aree nelle quali la calma fosse assicurata (Ha'aretz, Aluf Ben, 19.3.02). Questo non ha impedito agli USA di indicare nei palestinesi la parte che ha rifiutato il cessate il fuoco. Con la fine di questa iniziativa, Israele ha scatenato l'operazione di distruzione "Defensive Shield", con la benedizione degli USA.
Israele ha anche risposto alla Road Map con le stesse vecchie obiezioni. Ha inoltre sottolineato che non è sufficiente un alt negoziato al terrorismo e che ciò che è richiesto è un scontro chiaro tra le nuove forze di sicurezza e le organizzazioni delle opposizioni (cioè, una guerra civile). Israele chiede anche che una dichiarazione palestinese di fine del conflitto e di rinuncia del diritto al ritorno deve essere fatta come precondizione all'inizio di ogni processo, e non alla fine. Di nuovo, nulla di tutto questo mina la convinzione degli USA che Israele è la parte che sta cercando la pace, la parte "la cui sicurezza è la chiave per la sicurezza del mondo", come sostiene Condoleezza Rice.
Gli Stati Uniti sono governati oggi da falchi la cui visione è una guerra infinita. Israele, i cui leader sono sempre ansiosi di iniziare un'altra guerra, è un punto di forza in questa visione. Non vi è quindi nessuna base per credere che gli USA permetteranno a nessuno di forzare Israele a fare la minima concessione.
Il 13 marzo 2002, alla vigilia della visita di Zinni nel round precedente, l'esercito israeliano lo accolse con un attacco nel campo profughi di Jabalya, nel quale 24 Palestinesi furono uccisi in una notte. Ora Powell è stato accolto con una ondata di arresti e di deportazioni di attivisti internazionali.
Nella Pax Americana, non vi è spazio per i pacifisti. La pace sarà portata dai tanks.
THE GUARANTEED FAILURE OF THE ROAD MAP
Tanya Reinhart
Yediot Aharonot, May 14, 2003
Every few months, a "peace plan" is pulled out of the drawers of the white house and keeps the public discourse busy for a few weeks. Although this ritual has a fixed pattern and predetermined end, it is curious that many in Israel are still tempted to believe that this time it is different.
The Road Map announces that this time "the destination is a final and comprehensive settlement of the Israel-Palestinian conflict by 2005". To check if it offers anything concrete in this direction, it is necessary to first get clear regarding what the conflict is about. From Israeli discourse one might get the impression that it is about the right of return: the Palestinians are trying to undermine the mere existence of the state of Israel with the demand to allow their refugees to return, and they are trying to achieve that with terror. It seems that it was forgotten that in practice this is a simple and classical conflict over land and resources (water). The Road Map document as well manifests complete absence of any territorial dimension.
The demands from the Palestinians are clear: to establish a government that will be defined by the U. S. as democratic, to form three security forces which will be defined by Israel as reliable, and to crush terror. Once these demands are fulfilled, the third phase is to begin, at which the occupation will miraculously end. But the document doesn't put any demands on Israel at this third phase. Most Israelis understand that there is no way to end the occupation and the conflict without the Israeli army leaving the territories and the dismantlement of settlements. But these basic concepts are not even hinted at in the document, which only mentions freezing the settlements and dismantling new outposts, already the first stage.
The first stage is more substantial, because it repeats the Tenet plan. In this stage Israel is expected also to "withdraw from Palestinian areas occupied from Sept 28 2000... [and to restore] the status quo that existed then".
There is no doubt that fulfillment of this demand can contribute greatly to establishing some calm, even if a temporary one. Had I believed that the European representatives in the quartet could bring this plan to implementation, I would have welcomed it. But there is no basis for such a belief. The Tenet plan has come into the spotlights many times before. The last round was what appeared to be an American cease-fire initiative in March 2002, for which Zinni and Cheney were sent to the region. Already then Sharon clarified that he does not agree to this demand, and he only agrees to easing the conditions for the population in areas in which quiet will be preserved (Ha'aretz, Aluf Ben, 19.3.02). This did not prevent the U.S. from pointing at the Palestinians as the side that refused the cease fire. With the end of this initiative, Israel embarked on the "Defensive Shield" spree of destruction, with the blessing of the U.S.
Israel responded also to the Road Map with the same old objections. It further emphasized that a negotiated halt to terror is not sufficient and what is required is a visible clash between the new security forces and the opposition organizations (namely, a civil war). Israel even demands that a Palestinian declaration of end of conflict and renunciation of the right of return must be given as a precondition at the beginning of any process, and not at the end. Again, none of this undermines the U.S. position that Israel is the side that is seeking peace, the side "whose security is the key to the security of the world", as Condoleezza Rice put it. The U.S. is ruled today by hawks whose vision is an unending war. Israel, whose leaders are always eager to go on another war, is an asset in this vision. There is therefore no basis for the belief that the U.S. will allow anyone to force Israel to make any concessions.
In March 13, 2002, at the eve of Zinni's peace visit in the previous round, the Israeli army welcomed him with an attack on the Jabalya refugee camp in Gaza, in which 24 Palestinians were killed in one night. Now it has welcomed Powell with a wave of arrests and deportation of international peace activists. In the Pax Americana, there is no room for peace activists. Peace will be brought by the tanks.
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