"A Gaza muore il diritto internazionale"
In questo video Luisa Morgantini dice: "Sono appena tornata da Rafah. A Gaza è un inferno dove si manifestano le più grandi violazioni dei diritti umani. E dove in realtà sotto le macerie muore anche l’umanità, oltre che i bambini, le donne, gli uomini. E sono tanti. I numeri li sapete anche voi. A Gaza muore anche il diritto internazionale".
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Figlia di partigiani, Luisa Morgantini ha dedicato la sua vita alla causa palestinese. Nel gennaio 2007 venne eletta vicepresidente del Parlamento europeo. È tra le fondatrici della rete internazionale delle Donne in nero contro la guerra e la violenza e fa parte del coordinamento nazionale dell'Associazione per la pace, un movimento per la nonviolenza e la pace. E' attualmente presidente dell'associazione AssoPacePalestina.
Qualche giorno fa ha fatto parte della delegazione che è giunta al valico di Rafah. La delegazione è stata organizzata da AOI, in collaborazione con Arci e Assopace Palestina, ed era composta da 50 persone tra parlamentari, associazioni, ONG, accademici e giornalisti.
Dal valico di Rafah la delegazione è tornata a ribadire direttamente dalla frontiera più esposta del conflitto la necessità di un immediato cessate il fuoco, di tutelare l’incolumità della popolazione civile, garantendo la fornitura di aiuti umanitari all’interno della Striscia, e di sostenere ogni iniziativa per la liberazione degli ostaggi israeliani.
Ecco alcune dichiarazioni dei partecipanti alla missione al valico di Rafah.
Luisa Morgantini, Assopace Palestina: “Stiamo assistendo ad un genocidio e alla crudeltà della scelta del governo di Israele di affamare e distruggere Gaza, come affermato da ministri, non solo fondamentalisti messianici, ma anche da un Presidente laico che dice “non c’è un innocente a Gaza. I gazawi devono essere spazzati via, mettendo al loro posto coloni che così, potranno vedere il mare”. Ma i palestinesi a Gaza, nella Cisgiordania, dove ogni giorno l’occupazione uccide e rapina terra, in Israele, nei campi profughi del Libano, della Siria e della Giordania e nella diaspora nel mondo, sapranno che non sono soli, sanno che ci sono milioni di persone nel mondo che sono con loro. Vogliamo ribadire il nostro impegno a far sì che dopo 75 anni di continua Nakba e 56 anni di occupazione militare, di apartheid e colonizzazzione, il popolo palestinese ha di gran lunga il diritto all’autodetetminazione e alla libertà. Non averla praticata segna il fallimento della Comunità Internazionale, in primis dell’Unione Europea, che dovrebbe fondarsi sulla giustizia e il rispetto dei diritti umani e sociali di tutti e tutte".
Alfio Nicotra, AOI: “Non possiamo stare con le mani in mano mentre si sta consumando questa ecatombe di bambini e bambine a cui si sta sottraendo tutto: la vita, il gioco, l’istruzione, la salute, il diritto al futuro. Siamo vicini ai nostri colleghi delle Ong, agli operatori umanitari, sanitari e ai giornalisti che ogni giorno vengono assassinati e fatti target dai cecchini e dai bombardamenti. Il Governo italiano e quelli della Ue devono chiedere ed agire per il cessate il fuoco. Occorre impedire che si concretizzi il piano di espulsione dalla propria terra di oltre due milioni di palestinesi”.
Tina Marinari, Amnesty International Italia: “Un mese dopo che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato le sei misure cautelari, la situazione nella Striscia di Gaza non ha fatto altro che peggiorare. La popolazione è ridotta alla fame e l’accesso agli aiuti umanitari continua ad essere bloccato da Israele. In quanto potenza occupante, secondo il diritto internazionale, Israele ha il chiaro obbligo di garantire le necessità di base della popolazione di Gaza. Il blocco israeliano è una forma di punizione collettiva e un crimine di guerra. Noi abbiamo bisogno di aprire gli occhi e mostrare al mondo tutti i crimini che si stanno compiendo di fronte all’immobilismo internazionale. Abbiamo bisogno che un cessate il fuoco immediato e permanente venga garantito al più presto in maniera unilaterale”.
Raffaella Bolini, Arci: “Noi crediamo sia necessario che arrivi alla popolazione di Gaza il segnale che c’è un’altra Italia, un’altra Europa, un altro Occidente, che crede nel diritto internazionale, che crede nella politica di giustizia, che si batte per una soluzione politica fondata sulla legalità internazionale. L’ignavia di fronte all’oppressione produce danni immensi, di cui pagano i prezzi tutti. La comunità internazionale non ha mosso un dito, di fronte al tradimento del processo di pace, all’avanzata dell’occupazione, degli insediamenti, dell’apartheid negli ultimi trenta anni. Chi oggi guarda con paura ai processi di radicalizzazione, in Israele e in Palestina, deve sapere che sono figli di quella ignavia".
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