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Un testo scolastico «sconsigliato» agli insegnanti riaccende la polemica sul conflitto del Golfo

Il Manifesto, all'indice quel libro guerrafondaio

Veditore: noi facciamo opere sulla pace. L'autore: mi hanno frainteso. Lo stroncatore: un lavoro infelice, ma forse farebbe discutere in classe
13 maggio 1992
Carlo Grande
Fonte: La Stampa

INSEGNANTI attenti, quel testo di educazione civica è un inno alla guerra». Dopo aver letto "Verso il Duemila" (Thema Editore), un insegnante ha preso carta e penna e ha lanciato l'allarme ai colleghi. La stroncatura è stata pubblicata domenica, in prima pagina, sul Manifesto: «Ecco il libro da evitare», titolava il quotidiano. Una brutta tegola per la casa editrice. La cosa paradossale è che l'editore, di solito, pubblica libri di tutt'altro genere: sulla parità uomo-donna, sui diritti umani, sul razzismo, una storia d'Italia attraverso la canzone politica. Addirittura gli atti del Movimento per la pace. Altro che guerrafondai.

Guerra del Golfo 1991

Eppure, il testo (che non è di educazione civica ma una guida ai temi di attualità), al Manifesto non è andato giù: «Un nuovo libro di "educazione civica" - scrive Alessandro Marescotti - di stampo, diciamo così, interventista, cerca consensi per i prossimi giorni, quando migliaia di insegnanti decideranno l'adozione dei libri di testo». Ma, prosegue l'insegnante, «le sue 878 pagine sono pesanti come un carro armato, e spianano ogni dubbio»: bacchettate a Russo Spena (ex dp), perché chiedeva ai soldati di disertare, al Papa per la posizione troppo «pensosa», ad Andreotti perché troppo «bizantino» nel decidere l'intervento. Bobbio, invece, è un «vero saggio» perché ha capito che i pacifisti incoraggiano il più forte ad abusare della sua potenza e indeboliscono il più debole. L'autore, prosegue lo sdegnato insegnante, nelle sue «micidiali» introduzioni e schede «cita il pacifismo nella sezione "Droga e violenza" (pag. 603), permettere bene in rilievo che "la droga circolava soprattutto negli ambienti contestatari" intrisi di "antimilitarismo, anti-industrialismo, anti-occidentalismo, ecc. e confluenti in un esasperato pacifismo, nella dottrina pratica della non-violenza, nel comunitarismo". Insomma: attenti alla non-violenza, ragazzi, che si finisce male».

Giordano Marellini, responsabile dell'editore «Thema», è sorpreso, ma abbozza una difesa: «Forse al Manifesto non conoscono il nostro catalogo e la nostra filosofia». Allora perché siete scivolati su questa «buccia di banana»? «E' un libro di 900 pagine, non possiamo certo censurare i nostri autori. Sì, riconosco che nei casi citati Materazzi sia interventista, non mi metto a difenderlo. Ma credo si sia esagerato: lui segnala anche articoli di diverse tendenze, dice che prima di tutto è importante la pace».

L'autore del libro, che insegna in un liceo scientifico di Pescara, non pensava di sollevare tante polemiche: «Mi trattano da guerrafondaio, hanno preso lucciole per lanterne. Sono un tipo estremamente pacifico, ma il pacifismo a oltranza è solo un'utopia. Non gioco a fare l'ideologo, mi sono limitato a dire quello che avevano scritto i giornali: la guerra è deprecabile, ma l'Italia aveva precisi obblighi internazionali. Basta leggere il resto e si vedrà che non sono politicizzato, l'intento didattico non era di parte. Leggete meglio le mie schede, perché i libri sono come i figli: hanno una vita propria, si difendono da soli».

Il volume, in vendita dal novembre scorso, è l'edizione aggiornata di una raccolta dello stesso autore, uscita tre anni fa. «Ne vendiamo 20 mila copie l'anno - spiega l'editore -, è un libro adottato da molti insegnanti, di diverse tendenze politiche: il 60% degli studenti, alla Maturità, sceglie il tema di attualità». Laura Fincato, sottosegretario al ministero della Pubblica Istruzione, conferma: «La maggior parte degli studenti pensa che il tema "libero" sia più facile, che bastino quattro frasi di maniera. Non conosco il libro, non so se abbia troppe pagine "interventiste". L'importante, al di là dei commenti, è insegnare loro un metodo».

L'insegnante ospitato dal Manifesto (che lavora a Taranto, in un istituto professionale), contesta proprio questo metodo: «Gli articoli a favore della pace sono citati solo nelle note, in piccolo. Ho sfogliato il libro in vista del 20 maggio, quando dovremo scegliere i testi: la ritengo un'opera infelice. Le schede che presentano gli articoli danno già un giudizio». Non lo consiglierà quindi ai ragazzi? «Non è detto, si possono anche adottare testi che fanno discutere». 

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