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PeaceLink - Collegamenti di Pace

Dalla prima alla seconda Guerra del Golfo, passando per l'esperienza della cooperazione con i missionari comboniani dell'Africa e dell'America Latina. Un bilancio del volontariato dell'informazione in rete
23 agosto 2003

La storia di PeaceLink ha inizio dopo la prima Guerra del Golfo, alla fine del 1991, per una ragione ben precisa.

La prima Guerra del Golfo aveva infatti spiazzato completamente il movimento che, abituato ai tempi lunghi della guerra del Vietnam, usava come mezzo di informazione le proprie riviste mensili che costituiscono un ottimo mezzo di approfondimento ma non di mobilitazione. Infatti dal momento della scrittura al momento dell'arrivo nelle case, complici le lentezze della posta, le riviste mensili impiegavano 50 giorni: in quel lasso di tempo l'attacco del generale Schwarzkopf era iniziato ed anche già praticamente finito. Il movimento per la pace aveva "tempi lunghi" per comunicare. La rapida guerra del 1991 richiedeva invece un salto tecnologico; occorreva cioè mobilitarsi con la stessa rapidità e prontezza usando un proprio sistema informativo "in tempo reale".

1991, nasce PeaceLink

PeaceLink vuol dire "legame di pace", ma anche collegamento (link) di pace (peace). PeaceLink nasce dentro la rete Fidonet che usava la tecnologia dei BBS (Bulletin Board System). Di Internet non si pronunciava neppure il nome: solo alcune università con grossi centri di calcolo potevano accedervi. PeaceLink avvia i suoi primi passi sui BBS, ossia "bacheche telematiche" capaci di propagare i messaggi tramite modem e personal computer fra loro sincronizzati via telefono in una sorta di "reazione a catena".

1992, già schedati

PeaceLink organizza a Taranto un corso di telematica per studenti e docenti che viene frequentato anche da facce non note nell'ambiente della scuola. Parte la prima "informativa" su PeaceLink.
Nel dicembre del 1992 PeaceLink appoggia le missioni di pace a Sarajevo di don Tonino Bello e di don Albino Bizzotto ("Beati i Costruttori di Pace"). Il settimanale "Avvenimenti" dedica un lungo servizio a PeaceLink. Il 12 dicembre 1992 Giovanni Pugliese tenta un esperimento di collegamento autonomo fra due BBS, saltando l'intermediazione di Fidonet. Il contatto funziona, i due BBS riescono a comunicare: PeaceLink può diventare una rete autonoma senza dipendere da Fidonet.

1993, modem e giornalismo

E' l'anno in cui PeaceLink - nel 1991 ospitata sulla rete Fidonet - costruisce una sua rete autonoma con aree informative dedicate a tematiche sociali senza dover dipendere permessi esterni. Il 1993 è l'anno della collaborazione "giornalistica" con il settimanale Avvenimenti e poi con "I Siciliani". Mese dopo mese Rete PeaceLink aumenta di due o tre nuovi BBS offrendo un collegamento telefonico in tariffa urbana in diverse città.
Nell'estate del 1993 PeaceLink dà appoggio alla missioni di pace in Bosnia dei Beati i Costruttori di Pace e mette a disposizione un aereo da soccorso collegato alla rete telematica: ha lo scopo di decollare nel caso la missione pacifista fosse stata colpita. Infatti un BBS di PeaceLink allora è collegato con l'elisoccorso di Montecalvoli (nei pressi di Pisa).

1994, blitz e sequestro

Nel 1994 un blitz della Guardia di Finanza, su ordine di un solerte magistrato, sequestra il computer centrale di PeaceLink: un clamoroso errore. I militi cercano nella casa di Giovanni Pugliese una centrale illegale di smistamento di software senza trovarla. E' un'iniziativa veramente strana. Partono diverse interrogazioni parlamentari.

Nell'ottobre del 1994 a Roma si tiene il primo convegno nazionale promosso da PeaceLink a cui partecipano duecento persone provenienti da associazioni di tutt'Italia. Giovanni Pugliese afferma nel suo discorso: "Mi si accusa di percepire ad ogni collegamento telematico dalle 50 alle 200 mila lire. Con tutti gli utenti di PeaceLink dovrei incassare oltre un miliardo l'anno. Perché dovrei allora abitare in un piccolo appartamento in affitto quando potrei permettermi una lussuosa villa? Perché non ho i lampadari in casa?"

1995, PeaceLink in Africa

Il 1995 è l'anno in cui PeaceLink conosce una grande apertura alla mondialità. Collega il mondo dei BBS al mondo di Internet e del web, si apre alle esperienze di cooperazione con l'Africa. E porta Nigrizia sul web.
Nell'estate del 1995 conosciamo padre Renato Kizito Sesana. Ci imbattiamo in un suo SOS telematico. Era appena miracolosamente sfuggito alla cattura dopo uno dei suoi rischiosi viaggi in Sudan.
Nell'ottobe del 1995 Enrico Marcandalli va a Nairobi per installare - ovviamente gratis - i computer di un’agenzia di controinformazione on line di giornalisti africani: Africanews. Si entra così in contatto con la comunità di bambini di strada a Nairobi che prenderà il nome di Kivuli.
Nel 1995 PeaceLink crea il suo sito web. Per prima cosa si vuole dare sostegno a Gianmarco, un bambino sfortunato affetto da una infausta malattia allora non diagnosticata, essendo una variante allora sconosciuta della leucodistrofia. Si cercano altri casi simili, si cerca la cura. Arrivano medicine omeopatiche, un computer, un modem e tanti giocattoli per Gianmarco.
Un'altra storia toccante che viene "vissuta" in rete è quella di Ugo, un tossicodipendente che racconta giorno dopo giorno su PeaceLink il calvario della sua disintossicazione.

1996, "Telematica per la pace"

Dopo un intenso lavoro di ricerca durato mesi esce un libro di PeaceLink: "Telematica per la pace". La editrice Apogeo dà seguito al desiderio degli autori (Gubitosa, Marcandalli e Marescotti) di devolvere i diritti d'autore e di una parte degli introiti ai bambini di strada di Nairobi accolti da padre Renato Kizito Sesana. Si avviano per PeaceLink esperienze editoriali che hanno come obiettivo la raccolta di fondi per l'Africa dei più poveri.
Nell'ottobre del 1996 si tiene a Statte (Taranto) il secondo convegno nazionale di PeaceLink. Tra i vari interventi viene letto il bellissimo messaggio e-mail inviato da Ettore Frisotti, un missionario comboniano che scriveva dal Brasile. Un compagno di strada ora scomparso che ha lasciato un ricordo e una testimonianza indimenticabile.
Nel 1996 Enrico Marcandalli, di PeaceLink, ritorna in Africa per formare un gruppo di giovani che impareranno ad aggiornare il sito di Africanews. Impareranno ad inviare ai giornali italiani ad esempio la posta elettronica. "Non abbiamo l'e-mail, potete mandare un fax?", ammettono con imbarazzo vari giornalisti italiani, dimostrando che il "digital divide", ossia il divario digitale, una volta tanto vedeva in basso i grandi giornali italiani e in alto la piccola comunità di Koinonia a Nairobi.

1997, "Apri una finestra sul mondo"

Le esperienze della rete portano nuovamente PeaceLink in TV di fronte a Carlo Massarini (conduttore di "Mediamente") e in riprese televisive dei registi Squizzato e Brunatto per conto della RAI.
I proventi televisivi di PeaceLink vengono versati a padre Kizito e ai bambini più poveri di Nairobi. Con lo stesso obiettivo - ossia finanziare i progetti di padre Kizito e farne conoscere i contenuti - viene pubblicato il libro "Apri una finestra sul mondo" (Multimage), curato da PeaceLink e sottotitolato "Telematica e scuola, un'esperienza di solidarietà con l'Africa".
Stesso discorso (rinuncia ai diritti d'autore a favore dei progetti di padre kizito) anima "Oltre Internet", un libro di PeaceLink curato da Carlo Gubitosa in cui appare un'interessante prefazione di Alex Zanotelli che segna l'inizio di un radicale cambio di atteggiamento non solo di Alex ma di una fetta consistente del mondo pacifista, fino a quel momento piuttosto "freddo" se non "sospettoso" verso i computer e la telematica.

1998, Kossovo e nonviolenza

"In Etipia, ad Adwa, i vecchi hanno 35 anni". Un messaggio di posta elettronica inviato da una suora dice proprio questo. Comincia così una corrispondenza epistolare della IV A dell'ITC Pitagora di Taranto e suor Rita Odarda in partenza per l'Etiopia. Suor Rita Odarda vuole mantenere i contatti con l'Italia tramite Internet, una volta arrivata nel villaggio poverissimo di Adwa dove solo il 2% delle bambine frequenta la scuola elementare. Ha saputo che in Italia esiste una rete telematica che si occupa di pace e di solidarietà. Si siede al computer e invia da Torino un messaggio di posta elettronica che giunge a PeaceLink".
Il 1998 è un anno di speranze per il Kossovo (scritto con due "ss" per una "neutralità" anche linguistica fra albanesi e serbi). PeaceLink offre la rete per far conoscere la resistenza nonviolenta del popolo kossovaro. In un editoriale di PeaceLink si legge: "Ma perché la comunità internazionale intervenga per il rispetto dei diritti umani in Kossovo occorre che il conflitto si esasperi e degeneri in guerra? Come mai la non-violenza sembra non attirare l'attenzione della comunità internazionale? Cosa possiamo fare noi? Il 10 ottobre le associazioni della Campagna Kossovo manifesteranno con i kossovari in Piazza Montecitorio, dalle 9 alle 14. Noi possiamo fare una cosa importantissima: diffondere questo appuntamento". All'appuntamento del 10 ottobre 1998 non interverrà alcun parlamentare fatta eccezione per Paolo Cento.

1999, la guerra "umanitaria"

Il 1999 è l'anno della guerra in Kossovo e i parlamentari che avevano disertato nel 1998 l'incontro con i kossovari diventano in pochi mesi alfieri dell'intervento "umanitario" della Nato in loro favore...
Durante la guerra del Kossovo ci è una vera e propria esplosione dei contatti telematici, anche perché su PeaceLink scrivono persone sottoposte ai bombardamenti Nato. Nasce così il libro "Cronache da sotto le bombe" (Multimage), una testimonianza drammatica, terribilmente umana, un vero testo letterario paragonabile alle lettere dei condannati a morte della Resistenza. Verrà pubblicato l'anno seguente. Durante la guerra del Kossovo PeaceLink fa circolare un dossier che viene stampato e letto in varie città italiane.
Intanto Giovanni Pugliese è ancora sotto processo ed esce "Italian crackdown" (Apogeo), un libro di Carlo Gubitosa che racconta la storia del processo a PeaceLink iniziato nel 1994.

2000, il rischio nucleare

Il 2000 è l'anno dell'assoluzione di Giovanni Pugliese. Finisce così il processo cominciato nel 1994 con la perquisizione della sua casa e il sequestro del computer centrale di PeaceLink.
Il 18 maggio partono per la Cecenia alcuni volontari dell'Operazione Colomba dell'Associazione Papa Giovanni XXIII, fra cui un obiettore di coscienza: Carlo Gubitosa, segretario di PeaceLink. Scrive in rete prima di partire: "Sono convinto che la paura di morire, e in genere tutte le paure, non impediscano di morire, ma impediscano di vivere". Carlo racconta storie drammatiche, il ministro degli esteri Dini dice invece che tutto si sta normalizzando.
Il 5 settembre PeaceLink riesce ad ottenere e a rendere di pubblico dominio - ai sensi del decreto legislativo 230/95 - il "Piano di emergenza per Taranto per incidenti ad unità militari a propulsione nucleare". A PeaceLink vengono consegnate 8 pagine considerate dalla Prefettura di Taranto di interesse non militare e riassuntive di quanto richiesto. In esse è descritto il piano di evacuazione della città e viene considerata l'ipotesi di una catastrofe atomica dovuta alla fusione del nocciolo del reattore nucleare di un'unità militare. Il prefetto di Taranto verrà trasferito.
Il 21 dicembre PeaceLink consegna ai giornalisti la documentazione NATO (declassificata ma inedita) che dimostra inoppugnabilmente che i militari italiani sono nella zona più a rischio del Kossovo perché la più bombardata con uranio impoverito. Viene distribuita la mappa della NATO con la mappa dell'uranio impoverito in Kossovo. Quella mappa, inserita sul sito di PeaceLink, diventerà la cartina pubblicata da giornali e agenzie stampa. Comincia una campagna di informazione alle famiglie dei soldati.

2001, dal G8 all'Afghanistan

Il 7 gennaio su PeaceLink vengono pubblicate le mappe dettagliate di quei siti in cui è caduto l'uranio impoverito. Appare un avviso per i familiari dei militari: "Cosa potete fare voi per tutelare i vostri figli? Potete collegarvi al sito Internet di PeaceLink e consultare le mappe dove è caduto l'uranio impoverito". PeaceLink accusa il governo (allora era di centrosinistra) di non rendere pubblici i dati e li diffonde in rete. Migliaia di collegamenti congestionato subito il sito, che si blocca. Il Ministero dell'Ambiente due giorni dopo annuncia - tramite l'agenzia Asca - che "diffonderà le mappe dell'uranio impoverito in una conferenza stampa". Questo fatto sta a testimoniare che la mobilitazione e l'informazione su Internet non passano inosservate e smuovono anche il governo.
16 gennaio. PeaceLink è invitata assieme a Falco Accame e ad altre associazioni europee a Strasburgo, in un'audizione aperta a tutti i parlamentari europei, una relazione scientifica sull'uranio impoverito. PeaceLink viene linkata su siti come RAINEWS24, Ansa, Repubblica on-line, RAI Raggio Verde, ecc.
26 marzo. A Milano il Premio Giornalistico "Il Mosaico della solidarietà" - nella sezione dell'informazione on line - viene assegnato a PeaceLink "per il costante impegno nella diffusione delle notizie relative alle attività delle Organizzazioni non Governative; per la completezza del sito e la qualità del notiziario; per la costante ricerca e promozione di fonti alternative; per l'interattività della sezione news liste”.
20-21 luglio Genova, manifestazione anti-G8: "La polizia sopraggiunge dietro ai black bloc, carica all'improvviso. I black bloc fuggono per primi, i pacifisti non violenti si radunano ai lati della strada, le magliette e le mani bianche bene in vista, la testa ed il viso scoperti. La polizia attacca. Non i black. Sfruttando il panico indotto dai lacrimogeni, si scaglia su di noi". A PeaceLink arrivano tanti messaggi come questi. Vengono inseriti sul web all'indirizzo http://www.peacelink.it/genova/index.html
Settembre 2001. La rete telematica PeaceLink arriva al suo decimo anno di vita ma non c'è nulla da festeggiare: vengono abbattute le Twin Towers. Un gruppo di terroristi suicidi, con aerei dirottati, distruggono le Torri Gemelle a New York e colpiscono un'ala del Pentagono. Il pacifista giapponese Kazuhiro Imamura (imamurak@pf.catv.ne.jp) e Woody Powell, ex-combattente americano nella guerra di Corea e Presidente del Movimento "Veterani per la pace" (www.veteransforpeace.org), globalizzano in tutto il mondo un messaggio contro la guerra. PeaceLink vi partecipa e la amplifica in Italia.
18 novembre. Partono le navi italiane da Taranto. Si realizza una catena umana contro la guerra. PeaceLink commissiona un sondaggio d'opinione ad un gruppo di studenti. Alla domanda "l'Italia parteciperà alla guerra: lei è d'accordo?" il 45% degli intervistati risponde di essere d'accordo, il 55% si dichiara contrario.
"Dov'erano i pacifisti?" L'immancabile domanda-accusa diventa per PeaceLink l'occasione per scrivere la parte cronologica dell'"Annuario della pace" (Asterios), che giungerà nel 2002 al secondo anno di pubblicazione.
Inoltre nel 2001, tratte dalle pagine web di PeaceLink, vengono pubblicate alcune esperienze di educazione alla pace con il libro "Con il mondo a scuola" (Maria Teresa Tarallo, Multimage); i diritti d'autore vanno alla Casa di Anita (promossa dall'associazione Amani, fondata da padre Kizito). Esce anche nelle librerie "L'informazione alternativa" di Carlo Gubitosa (EMI), un libro che contiene molte idee guida dei peacelinkers.

2002, mercanti di armi

31 gennaio, parte un'e-mail che mobiliterà migliaia di persone. Infatti in soli otto giorni (dal 22 al 30 gennaio 2002) le commissioni Esteri e Difesa della Camera dei Deputati concludono - con un colpo di mano e in gran segreto - l'esame e l'approvazione di un disegno di legge che toglie al Parlamento buona parte dei suoi poteri di controllo sul traffico delle armi. Per ottenere tale risultato viene previsto di neutralizzare la parte qualificante della legge 185/90, ossia la legge che ha fino ad ora avuto il merito di consentire un sostanziale controllo parlamentare sull'esportazione e il commercio delle armi. Il 31 gennaio parte un messaggio di posta elettronica da Chiara Bonaiuti, ricercatrice dell'Oscar (Osservatorio Commercio Armi). PeaceLink lo diffonde subito ed è scandalo, anche perché emerge un particolare non da poco: l'on.Minniti dei Ds appoggia Previti in questa manomissione della legge 185/90 (poi dirà di essersi sbagliato). L'allarme viene subito raccolto dal settimanale Vita e, via via, da altre testate. Parte la campagna "Contro i mercanti di morte difendiamo la 185/90" che tramite Internet giunge in pochi giorni a tutte le associazioni impegnate per la pace e i diritti umani. E' in allertamento generale. Impensabile senza Internet.
11-13 febbraio. Centinaia di pacifisti bloccano base nucleare di Faslane in Scozia. Francesco Iannuzzelli, programmatore del sito di PeaceLink, partecipa all'azione nonviolenta. Comunica via e-mail: "Alle 7 di mattina ci siamo legati le braccia dentro dei tubi di plastica, formando così delle catene umane ben difficili da sciogliere, e ci siamo sdraiati per terra davanti agli ingressi della base".
14 aprile, Palestina. Dodici pacifisti giungono a Jenin e Ramallah, in zone assolutamente vietate. Francesca Ciarallo - un'attivista di PeaceLink - è tra loro. Il gruppo era formalmente giunto in Israele "per pellegrinaggio" su invito delle autorità cattoliche locali. Con l'Associazione Papa Giovanni XXIII il gruppo riesce ad entrare il 15 aprile anche nella zona a Ramallah rimanendo nel mirino dei tank israeliani mentre Powell incontra Arafat, assediato nel suo quartier generale semidistrutto.

2003, dal consulente Nato a Bush

Il 2003 si apre per PeaceLink con un processo intentato da un consulente Nato che, per motivi assolutamente pretestuosi, chiede 50 mila euro di danni. PeaceLink sta raccogliendo con lo scopo di pagare il risarcimento o - in caso di vittoria - di devolverli, tramite padre Renato Kizito Sesana, all'Africa Peace Point di Nairobi. Per gestire questa operazione viene creato un Comitato dei Garanti, costituito da Nigrizia, dai Missionari Comboniani di Bari, dall'Aifo, da Amani e da padre Kizito. Quest'ultimo interviene in merito affermando: "Sono solidale con PeaceLink che è stata citata in giudizio da un consulente Nato che chiede un risarcimento di 50 mila euro. La "colpa" di PeaceLink sta nell'aver riprodotto fedelmente nel febbraio del 2000 - citandone la fonte - un appello per la difesa dell'ambiente, largamente circolato su Internet, che conteneva anche alcune critiche alla Nato e all'uso dell'uranio impoverito in guerra. Tale appello non conteneva alcuna frase diffamatoria nei confronti né della Nato né di alcuno. Era un appello firmato da 69 persone del mondo della cultura e del giornalismo ed era stato promosso da un gruppo di persone non appartenenti a PeaceLink. Ora a tre anni di distanza uno di questi 69 firmatari cita PeaceLink per danni dicendo di essere un consulente Nato e di essere stato danneggiato da quell'appello. Come giornalista - oltre che come missionario - ritengo ingiusta e priva di fondamento questa citazione in giudizio contro PeaceLink; è una causa civile non condivisibile per chi difende la libertà di informazione e che mira a colpire una rete distintasi per le sue attività di pace e di solidarietà".
Il processo durerà vari anni, dicono gli avvocati. Ma nel frattempo PeaceLink seguirà gli sviluppi di Africa Peace Point che a Nairobi opera in stretto collegamento con padre Kizito e a cui verranno destinati i 50 mila euro PeaceLink si accinge a raccogliere. Sì, perché la speranza è quella prima o poi di vincere in tribunale.

Il 2003 è anche l'anno dei "picchi" per il web di PeaceLink, passato dai 3 mila utenti giornalieri del 2002 ai diecimila utenti giornalieri del gennaio 2003, ai quindicimila utenti giornalieri di marzo per giungere ai 20 mila del giorno dello scoppio della guerra in Irak (20 marzo 2003).
Tutto questo è favorito anche dalle proposte di gestione aperta del sito che coinvolgono attivamente migliaia di persone desiderose di esprimersi. Ciò avviene in particolare attraverso la campagna Bandiere di Pace dai balconi (ognuno può segnalare la propria bandiera in un database e scrivere una frase). Molti hanno partecipato alla proposta di attivare forme originali e creative di mobilitazione nonviolenta (database tuttigiuperterra). Moltissimi sul web hanno espresso solidarietà a PeaceLink trascinata in tribunale dal consulente Nato. Altri si sono stanno iscrivendo nel database dei volontari antiguerra o segnalano le menzogne di guerra su "mediawatch", altri hanno seguito le mobilitazioni contro modifiche alla legge 185/90 (andate purtroppo in porto), altri stanno scaricando, magari in questo momento, l'elenco dei prodotti da boicottare delle multinazionali che sostengono Bush e la sua guerra (è un elenco realizzato dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo).
Inoltre un archivio delle associazioni per la pace viene consultato e aggiornato all'indirizzo: http://db.peacelink.it
La partecipazione e l'interattività è la caratteristica che fa di PeaceLink un sito non solo da leggere ma da costruire in forma collettiva.

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Le donazioni si possono effettuare sul conto corrente postale 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink, C.P. 2009 - 74100 Taranto (TA). Versando con la causale "spese legali" i fondi vengono messi da parte e saranno versati - in caso di vittoria - all'Africa Peace Point. L'indirizzo per la corrispondenza postale è PeaceLink, casella postale 2009, 74100 Taranto.
2004? Più "banda" e più fondi

PeaceLink si basa sul volontariato puro. Una redazione di circa trenta persone fa il grosso del lavoro su web e mailing list. Un migliaio di volontari decentrati nelle varie regioni si sono resi disponibili per mobilitazioni e iniziative. In prospettiva PeaceLink si trova di fronte all'esigenza di un maggiore autofinamento dato che l'afflusso di utenti su Internet tende a raddoppiare ogni anno e a triplicare in caso di conflitto, con la conseguente necessità di stipulare contratti di connessione Internet più costosi per ottenere una "banda dati" sempre più larga, ossia una linea veloce e capace di evitare che il sito si "blocchi" di fronte ad una massa crescente di domande di accesso. Ma non c'è solo questo. PeaceLink sta raccogliendo fondi per il processo che la vede contrapposta al consulente Nato di cui sopra. Ecco perché è necessario incrementare l'autofinanziamento, nonostante PeaceLink sia una rete "francescana" e non spenda nulla per personale o fitto di sede.

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