Come è nata l'indagine Ambiente Svenduto
La storia dell'ILVA dal 2005 al 2021
Tutto parte dalle analisi sul pecorino contaminato da diossina, consegnate da PeaceLink in Procura a Taranto nel 2008; nei tre anni precedenti erano stati acquisiti i dati delle emissioni di diossina dell'ILVA. Nel 2012 vengono consegnate alla magistratura le perizie. Si attende adesso la sentenza.
26 maggio 2021
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Breve storia della mobilitazione civile a Taranto contro l'inquinamento #ILVA
2005 - I cittadini di Taranto scoprono, facendo ricerche sugli archivi elettronici delle emissioni industriali, che a Taranto c'è la diossina (mai le autorità ne avevano parlato); fra la popolazione di Taranto comincia a diffondersi la voce che questo potente cancerogeno potrebbe fuoriuscire dall'ILVA.
2006 - Un anno dopo i cittadini scoprono che a Taranto non è stata mai acquistato alcuna attrezzatura per misurare la diossina: le autorità sono prive di strumentazione idonea; PeaceLink denuncia: "Taranto è la Seveso del Sud".
2007 - Le emissioni di diossina dell'ILVA di Taranto arrivano a toccare il 90,3% del totale industriale nazionale (la denuncia, come nel 2005, è di PeaceLink); vengono denunciate le lentezze della Regione Puglia; l'Arpa fa i primi monitoraggi sulla diossina ILVA; dai dati si scopre che dall'Ilva viene emessa diossina equivalente a 10 mila inceneritori; Emilio Riva denuncia Giulio Farella, Alessandro Marescotti e Franco Sorrentino perché in una conferenza stampa diffondono i dati ufficiali delle emissioni di mercurio dallo stabilimento; l'accusa è di "procurato allarme" e "diffamazione"; la denuncia viene archiviata dalla magistratura; con i fondi raccolti per la difesa legale viene deciso di fare delle analisi ambientali.
2008 - I cittadini di Taranto commissionano analisi di diossina su sangue, latte materno e matrici alimentari; e così si scopre che a Taranto la diossina è entrata nel corpo umano e anche negli animali perché il pecorino risulta contaminato oltre i limiti di legge; dai dati di quest'ultimo parte un esposto a firma di PeaceLink; iniziano le indagini della magistratura ("avvelenamento delle sostanze alimentari"); il 29 novembre scendono in piazza 20 mila persone contro la diossina chiedendo una legge antidiossina; è la più grande manifestazione mai svolta fino ad allora a Taranto.
2009 - Il benzo(a)pirene cancerogeno supera i limiti di legge e ARPA certifica lo sforamento; nuova manifestazione di 20 mila persone a Taranto, promossa (come l'anno precedente) dal coordinamento Altamarea.
2010 - Maxisforamento di benzo(a)pirene cancerogeno, la Procura accelera le indagini ed ordina le intercettazioni telefoniche; Vendola ride al telefono con Archinà e viene intercettato. Il governo il 13 agosto, mentre la gente è in vacanza, sospende il limite per il benzo(a)pirene con una norma nascosta in un DPR.
2011 - Vendola dichiara pubblicamente la sua stima per Emilio Riva (che l'anno dopo verrà posto agli arresti con l'accusa di disastro ambientale); il Fondo Antidiossina di Fabio Matacchiera commissiona le analisi sui mitili, si scopre che la diossina è entrata nelle cozze; scatta un nuovo fronte di indagine; ancora una volta sono i cittadini a indagare e ad esporsi; nel traffempo viene approvata una pessima AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) ma il sindaco di Taranto Ippazio Stefano non fa giungere alcuna prescrizione a tutela dell'ambiente e della salute; la Regione Puglia parla di "passaggio di valenza storica"; in realtà l'AIA concede all'ILVA un +50% di capacità produttiva, salendo da 10 a 15 milioni di tonnellate annno di acciaio (una enormità, uno sproposito).
2012 - Perizie chimica ed epidemiologica ordinata dal GIP Patrizia Todisco; la magistratura con quelle perizie ravvisa un "disastro ambientale" e un eccesso di mortalità causato dall'ILVA; la magistratura sequestra gli impianti dell'area a caldo, senza facoltà d'uso; il 19 settembre Alessandro Marescotti e Angelo Bonelli rivelano i nuovi dati dello Studio Sentieri su Taranto, non diffuso per ragion di Stato; il 15 dicembre una folla di trentamila persone sfila in corteo a sostegno della magistratura; subito dopo il parlamento vota la prima legge salva ILVA in gran velocità; è la prima di una lunga serie di leggi salva-ILVA che il M5S dichiara di voler cancellare, senza poi mantenere le promesse una volta arrivato al governo.
2013 - La Corte Costituzionale non boccia la legge salva ILVA ma il consenso è condizionato all'esecuzione rapida della messa a norma degli impianti dell'area a caldo dello stabilimento, entro l'anno successivo (notare bene: al 2021 non sono ancora stati completati i lavori di messa a norma).
2014 - I cittadini si rivolgono alla Commissione Europea (grande lavoro di Antonia Battaglia) che avvia una procedura di infrazione per violazione della direttiva sulle emissioni industriali; intanto emergono i dati dell'Istituto Superiore della Sanità sull'eccesso di tumori infantili a Taranto (+54% rispetto alla regione); intanto comincia il procedimento penale davanti al GUP (Giudice dell’udienza preliminare); le udienze preliminari davanti al GUP Vilma Gilli iniziano il 19 giugno 2014.
2015 - I cittadini accusano il governo di dare aiuti di Stato all'ILVA, la denuncia arriva alla Commissione Europea; l'ILVA fallisce, ha quasi tre miliardi di euro debiti, la vicenda approda al tribunale fallimentare di Milano.
2016 - Il governo avvia la messa in vendita dell'ILVA ma nessuno la vuole comprare perché gli impianti sono fuori norma e il mercato dell'acciaio non tira più come prima. Intanto nel quartiere Tamburi si verificano eccezionali ricadute di diossina.
2017 - Il governo rifà il piano ambientale ILVA in senso peggiorativo spostando al 2023 i lavori che dovevano essere completati nel 2014; gli ambientalisti si ribellano.
2018 - Il governo offre l'immunità penale e ArcelorMittal decide di prendere in fitto l'ILVA, in vista dell'acquisto. PeaceLink incontra il neo-ministro dell'Ambiente Sergio Costa (M5S) portando un dossier per chiedere la chiusura dell'area a caldo; ma il M5S cambia linea sull'ILVA e abbandona le promesse della campagna elettorale. Di Maio annuncia installazioni di nuove tecnologie (mai installate) e consistenti tagli di inquinamento (inesistenti, anzi le emissioni aumentano).
2019 - La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) condanna l'Italia per violazione dei diritti umani (grande lavoro di Daniela Spera e Lina Ambrogi Melle); l'inquinamento dello stabilimento invece di diminuire aumenta e il ministro Di Maio a Taranto su questo viene categoricamente smentito (aveva detto che l'inquinamento sarebbe diminuito); ArcelorMittal fa male i conti e comincia ad accumulare perdite che oscillano fra i 2 milioni e i 2 milioni e mezzo di euro al giorno; la perdita complessiva del 2019 arriva a 865 milioni di euro (se i lavoratori fossero rimasti a casa senza lavorare, ArcelorMittal avrebbe perso di meno).
2020 - ArcelorMittal non ce la fa più a tamponare le perdite che arrivano a superare i 100 milioni di euro al mese; la multinazionale decide di spegnere gli impianti e di andare via; il M5S trattiene per la giacca la multinazionale: non deve abbandonare Taranto.
2021 - il TAR, con una sentenza storica, dispone che gli impianti dell'area a caldo vanno fermati perché malfunzionanti e pericolosi; la questione passa al Consiglio di Stato; i cittadini si trasferiscono a Roma con le croci bianche delle vittime dell'inquinamento in attesa della sentenza del Consiglio di Stato (grande lavoro di Massimo Castellana, Cinzia Zaninelli e del Comitato Cittadino per la salute e l'ambiente a Taranto); all'iniziativa aderisce Giustizia per Taranto; il Consiglio di Stato temporeggia in attesa della sentenza del processo ILVA, che sta per arrivare a conclusione; i pubblici ministeri chiedono condanne con pene fino a 28 anni di reclusione.
Note: Una dettagliata cronologia dal 2005 al 2007 di Daniele Marescotti per conto dell'agenzia stampa Redattore Sociale è qui https://www.tarantosociale.org/tarantosociale/docs/2458.pdf
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Viene dato diritto di replica a tutti; chi vuole inviare repliche o rettifiche può mandare un WhatsApp al 3471463719.
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Parole chiave:
processo ilva
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