Processo Ilva

La registrazione di Radio radicale

il processo Ilva va a sentenza, anche sulla caduta di 3 cabine gru e la morte di Zaccaria

Dopo le richieste di pena, il PM ricostruisce il drammatico incidente del 28 novembre 2012, quando le cabine di 3 gru caddero sfilandosi dalle vie di corsa, per gravi carenze dei sistemi di sicurezza (udienza del 14 febbraio 2021)
30 maggio 2021

Taranto, processo "Ambiente svenduto". Il dibattimento è iniziato nel 2015

L’udienza del 14 febbraio, in parte dedicata alle richieste di pena da parte del Pubblico Ministero nel processo "Ambiente svenduto", è una delle nove udienze della requisitoria svolta davanti alla Corte d’Assise di Taranto da quattro magistrati della Procura, che hanno riassunto i fatti di reato e le responsabilità di 44 imputati e di 3 società (proprietà della famiglia Riva all'epoca dei fatti), chiedendo la confisca dell’area a caldo dello stabilimento Ilva (già sequestrata il 26 luglio 2012, ma in funzione grazie a leggi speciali). Su queste richieste sta per pronunciarsi la Corte.

LA REGISTRAZIONE DELL'UDIENZA DEL 14 FEBBRAIO E LE RICHIESTE DEL PM

All'udienza è dedicata una puntata della rubrica “Speciale Giustizia” di Radio Radicale (andata in onda il 27 febbraio). Ecco dove ascoltare la registrazione:https://www.radioradicale.it/scheda/630276/speciale-giustizia

Il primo PM dr. Raffaele Graziano interviene solo per anticipare che illustrerà i drammatici eventi a cui si riferiscono alcuni addebiti in materia di salute e di sicurezza sul lavoro (una delle tante morti in quello stabilimento), dopo che il PM Mariano Buccoliero avrà formulato le richieste di condanna. 

Quest'ultimo premette che, quando è subentrata la gestione Riva, “ha stritolato la città con un abbraccio mortale che ha portato malattia e morte”. Formula richieste pesanti nei confronti di Fabio e Nicola Riva (28 e 25 anni di reclusione), di alcuni ex dirigenti Ilva, dell'ex Prefetto Bruno Ferrante (Presidente dal 10 luglio 2012) e di un consulente della Procura (dai 17 ai 20 anni). Ma sono egualmente significative le pene più brevi (da 8 mesi a 5 anni di reclusione) chieste per i politici accusati di aver fatto pressione sui funzionari di Arpa Puglia, per far ridimensionare i dati delle emissioni di sostanze nocive rilevate dalle centraline che destavano allarme, con disappunto dei Riva. Come previsto dall’art. 133 Cod. pen., le richieste sono proporzionate alla gravità dei reati - tra cui l’avvelenamento di sostanze alimentari e l’omissione dolosa di cautele in materia di sicurezza sul lavoro - ed alla capacità a delinquere. Il PM annuncia inoltre la trasmissione alla Procura delle deposizioni di alcuni testimoni, tra cui un sacerdote (le richieste possono essere ascoltate dal minuto 6 al minuto 28 della registrazione).

LA MORTE DI FRANCESCO ZACCARIA

Quando riprende la parola, il PM Graziani ricorda che il 28 novembre 2012, a seguito di forti perturbazioni meteorologiche che sfociano in una tromba d’aria, cade in fondo al mare la cabina della gru DM5 e perde la vita Francesco Zaccaria, di appena 29 anni. In altre 2 gru, 3 operai si salvano per miracolo (Francesco Sasso, Simeone Piergianni e Vincenzo Morrone). E' una morte che poteva essere evitata, se non vi fossero state 3 carenze macroscopiche, sfondo di quelle specifiche emerse poi nell’incidente:  1) la mancata valutazione dello scenario di rischio a fronte di eventi meteorologici avversi; 2) la totale assenza di informazione e formazione in merito ai dispositivi di sicurezza 3) il pessimo stato della gru DM5 dove si trova Francesco Zaccaria durante la perturbazione (una gru in esercizio da 40 anni, le cui pessime condizioni verrano poi dettagliatamente descritte). Per il PM, le responsabilità fanno capo a 5 imputati: il direttore dello stabilimento (per il quale sono stati chiesti 20 anni di reclusione, per numerosi reati), un dirigente (3 anni e 9 mesi), i due preposti alle aree interessate (5 e 1,3 anni) e un tecnico dell'Arpa (1,3 anni), che pochi mesi prima aveva effettuato una verifica della gru limitandosi a un controllo documentale.

LE TESTIMONIANZE DEI GRUISTI

Il PM si avvale del racconto degli operai Sasso e Piergianni e delle perizie e ricostruisce quanto avvenuto nella cabina della gru DM8. Già alle 8 del mattino l’anemometro segna 75 km di velocità del vento e picchi di 100 km all'ora. Le operazioni vengono interrotte, come previsto dalle norme tecniche.

Processo Ilva contro Riva e altri in Corte d'Assise a Taranto. L'aula in cui verrà pronunciata la sentenza

Ma gli operai sono abbandonati a sé stessi: nessuno li allerta a inizio turno, nessuno li contatta più tardi e ordina loro di scendere. Attendono solo di riprendere le operazioni. Quando alle 10.40 arriva la tromba d’aria, la cabina si sposta prima verso terra, poi verso il lato mare, e impatta contro il respingente, accartocciandosi. Piergianni perde i sensi. Dopo mezzora di pioggia e vento violentissimi, i due operai, feriti e insanguinati, scendono a terra da soli. Ci metteranno un’ora e mezza. Soltanto sulla rampa finale viene loro incontro il capo area (uno degli imputati). Nel frattempo, hanno visto la cabina di un'altra delle 3 gru (DM6) sfilarsi via e impattare sul ponte del mercantile "Maria Cristina". Pensano al peggio. Ma Vincenzo Morrone è uscito dalla cabina, e restando aggrappato al passamano delle scale della gru durante la tromba d’aria, resta miracolosamente illeso. Francesco Zaccaria è invece in fondo al mare, con la cabina della gru DM5. Verrà raggiunto solo il giorno successivo, a 27 metri di profondità (cfr. udienza del 25 ottobre 2017). 

Inizia quindi il lungo elenco  - tutto da ascoltare - delle carenze rilevate dai periti, che mostrano lo stato di grave deterioramento della gru DM5 (dal 40° minuto circa). Almeno due cabine sono cadute a causa del mancato utilizzo del fermo anti-uragano, un dispositivo meccanico manuale che àncora la cabina. Ma dispositivi di sicurezza e regole di emergenza, quando presenti, sono del tutto sconosciuti ai lavoratori, che non hanno mai svolto un corso di formazione, come confermato da altri 7 gruisti. Nè gli operai pensano che sia loro "consentito" abbandonare le gru in condizioni meteo avverse (a riguardo emergerà un "ordine di servizio" che tuttavia nessuno ha mai visto, prima di quel doloroso incidente). Manca in ogni caso un piano di emergenza, il che determina quella mattina una situazione di totale caos. 

"Fa rabbrividire - aggiunge il PM - il fatto che 7 anni dopo, durante un tornado, la stessa gru DM5 si è spezzata ed è caduta in mare, dove ancora si trova, portandosi via un altro lavoratore, Cosimo Massari".

Note: Le udienze del processo "contro Riva e altri" possono essere ascoltate su Radio Radicale:
https://www.radioradicale.it/processi/1189/processo-riva-ed-altri-ilva

Articoli e documenti del processo sulla rivista online "Domani":
https://www.editorialedomani.it/fatti/tutti-i-documenti-del-processo-ilva-k1qr1h60;
https://www.editorialedomani.it/fatti/allilva-per-non-perdere-tempo-sono-morti-due-operai-g7gvjioc;

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