A dieci anni dall'ordinanza di sequestro dell'area a caldo dell'ILVA
“Non un altro bambino, non un altro abitante di questa città, non un altro lavoratore dell’Ilva, abbia ancora ad ammalarsi o a morire a causa delle emissioni tossiche del siderurgico”.
Con queste parole si concludeva l'ordinanza del giudice delle indagini preliminari Patrizia Todisco che il 26 luglio 2012 emanava l'ordinanza di sequestro degli impianti ILVA considerati, in base a un'apposita perizia, pericolosi per la salute umana. Ossia cokeria, agglomerato, altoforni, convertitori, GRF e parchi primari.
Dopo dieci anni tracciamo una cronologia degli eventi che hanno segnato la storia di questa vicenda, le lotte civili e contromosse dei vari governi accorsi in soccorso di chi inquinava.
2012
E' l'anno in cui vennono depositate le due perizie, quella chimico-ambientale e quella epidemiologica, che documentano il disastro ambientale causato dalle emissioni ddell'ILVA, responsabili di aver causato "malattie e morte".
26 luglio 2012. Ordinanza di sequestro dell'area a caldo dell'ILVA
E' un'ordinanza senza facoltà d'uso, firmata il 25 luglio ma viene resa nota il giorno successivo.
Qui si può visionare la sintesi dell'ordinanza.
Qui c'è il testo completo di 295 pagine.
L'ordinanza di sequesto si conclude così: "Deve, dunque, ordinarsi il sequestro, senza facoltà d’uso, delle aree e degli impianti sopra indicati, per la cui custodia ed amministrazione questo giudice provvede (in ossequio all’orientamento giurisprudenziale della Suprema Corte secondo cui “rientrano nella competenza del g.i.p., in quanto "autorità giudiziaria" che ha disposto il sequestro, e non del P.M., la nomina del custode per l'amministrazione dei beni sottoposti a sequestro preventivo e la determinazione delle modalità di esecuzione del medesimo”.
P. Q. M.
visti gli artt. 321 c.p.p., 92, 104 e 104 bis disp. att. c.p.p.,
Dispone il sequestro preventivo delle seguenti aree, e degli impianti e materiali
ivi esistenti, dello stabilimento siderurgico ILVA s.p.a. di Taranto:
Area Parchi, Area Cokerie, Area Agglomerato, Area Altiforni, Area Acciaierie,
Area GRF (Gestione Rottami Ferrosi).
Il legale rappresentante dell’Ilva, subito dopo, propose appello dinanzi al Tribunale del Riesame. Ma veniva rigettata la richiesta di revoca del sequestro preventivo.
2 agosto 2012. Un comitato di cittadini interrompe il comizio CGIL-CISL-UIL
Nel centro di Taranto, in piazza della Vittoria, si svolge un comizio di CGIL-CISL-UIL in cui viene attaccata la magistratura per il sequestro dell'area a caldo dell'ILVA. Un gruppo di cittadini protesta e prende la parola. Interviene Cataldo Ranieri criticando i leader sindacali, che nel frattempo fuggono via. Si forma il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti che adotta come simbolo l'Apecar, il tre ruote con cui avevano fatto irruzione nel comizio. Nei giorni successivi Taranto diviene il centro di una vigorosa protesta di piazza che aggrega svariate forze della società civile. Sono i giorni in cui viene confermata una netta prevalenza, nella città, dell'orientamento a favore della magistratura, dopo che vari lavoratori dell'ILVA avevano bloccato le strade.
26 ottobre 2012. Decreto Ministero dell'Ambiente di riesame dell'AIA
Il ministro Clini vara un riesame dell'AIA, che viene resa più stringente rispetto a quella del 4 agosto 2011. Molto critiche le associazioni ambientaliste che avevano presentato osservazioni nella procedura di riesame. Anche la magistratura considera l'AIA non in grado di tutelare la vita, la salute e l'ambiente e intende disapplicarla, dando corso al sequestro senza facoltà d'uso e quindi al fermo degli impianti inquinanti. Di fronte a questo rischio, il governo interviene con il primo decreto salva-ILVA.
3 dicembre 2012. Primo decreto salva-ILVA
Questo decreto ferma l’azione dei magistrati, varando un provvedimento attraverso il quale l’Ilva poteva continuare la propria attività per ulteriori 36 mesi, purchè si adeguasse ai nuovi standard dell’Autorizzazione Ambientale Integrata (AIA).
15 dicembre 2012. Manifestazione oceanica a Taranto contro il decreto salva-ILVA
Trentamila persone sfilano per Taranto e occupano il centro cittadino con la manifestazione più grande mai vista a Taranto.
24 dicembre 2012. Il Parlamento converte il legge il decreto salva-ILVA
Con sorprendente velocità il giorno prima di Natale il decreto salva ILVA viene dal Parlamento convertito in legge, con modificazioni. Nasce così la legge del 231 del 24 dicembre 2012. Tale legge "blinda" l'AIA, che in tal mondo non può essere più disapplicata dalla magistratura. La legge, tuttavia, non sarà poi rispettata dall'ILVA stessa e questo richiederà ulteriori provvedimenti salva-ILVA. Sarà la legge ad adeguarsi all'ILVA e non viceversa.
2013
La Corte Costituzionale rigetta il ricorso della magistratura tarantina. Pone tuttavia un percorso di rispetto delle prescrizioni ambientali che l'ILVA non rispetterà e questo porterà a un'iniziativa europea di PeaceLink e del Fondo Antidiossina in quanto le norme di prescrizione dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) sono norme di livello europeo.
Sempre nel 2013 Daniela Spera (Legamjonici) avvia una procedura nei confronti della CEDU (Corte Europea dei Duritti dell'Uomo) che porterà a una condanna dell'Italia per violazione della Carta di Nizza.
2014
10 aprile 2014. Una delegazione di PeaceLink incontra la Commissione Europea
PeaceLink si rivolge alla Commissione Europea. A Bruxelles viene incontrato il Commissario all'ambiente Janez Potocnik, portando tutta la documentazione per evidenziare le inadempienze di Ilva e del governo. Dopo questa pressione viene inviata al governo italiano una "lettera di messa in mora" da parte della Commissione Europea nell'ambito di una procedura di infrazione.
2015
4 luglio 2015. Nuovo decreto salva-ILVA
E' il decreto-legge 4 luglio 2015, n° 92 (Misure urgenti in materia di rifiuti e di autorizzazione integrata ambientale, nonché per l’esercizio dell’attività d’impresa di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale), con il quale viene concessa la prosecuzione dell’attività di impresa degli stabilimenti in virtù degli interessi strategici nazionali.
Il 28 marzo 2018 vi sarà la sentenza della Corte Costituzionale n° 58 dichiarerà l’illegittimità costituzionale dell’art. 3 di questo decreto.
23 luglio 2015. Rinviati a giudizio 47 imputati, anche Nichi Vendola
Con 47 gli imputati rinviati a giudizio comincia il processo dinanzi alla Corte d’assise, ma dura poco. Scrive Francesco Casula: "Il procedimento viene annullato qualche mese più tardi per un cavillo procedurale. Tutto da rifare. Si torna di nuovo in udienza preliminare con una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Il secondo processo comincia nel 2016. Dura quasi 5 anni: alle battaglie in aula tra accusa e difesa si aggiunge la pandemia dovuta all’emergenza Covid. Nel 2021 arriva la sentenza: 26 le condanne che superano di poco i 280 anni di carcere£.
2016
E' l'anno del bando sulla cessione e/o affitto dell'ILVA. Con il nono decreto salva-ILVA.
2017
29 settembre 2017. Nuovo provvedimento salva-ILVA
Il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni firma il DPCM 29 settembre 2017 che proroga fino al 2023 l’attuazione delle prescrizioni AIA che dovevano essere già state realizzate entro il 2015 dall’ILVA. Senza queli DPCM del 29 settembre 2017 sarebbe scattata automaticamente l’applicazione dell’art. 29 decies del Codice Ambientale (dlgs 152/2006, sanzioni AIA) che prevede la “chiusura dell’impianto, in caso di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida e in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo e di danno per l’ambiente”.
2018
28 marzo 2018. La Corte Costituzionale boccia il decreto Salva-ILVA del 4 luglio 2015
Scricchiola la legislazione salva-ILVA in quanto la Corte Costituzionale con questa sentenza offre una visione molto più critica sulla questione della tutela della salute alla luce delle lentezze nella procedura di applicazione dell'AIA. L'articolo 3 del decreto del 2015 viene considerato anticostituzionale. E' un "messaggio" inviato all'esecutivo.
2019
24 gennaio 2019. La CEDU condanna l'Italia per non aver protetto i cittadini di Taranto
Arriva la prima condanna della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. L'ILVA è al centro di questa sentenza della CEDU. Ma ad essere condannato è lo Stato ITaliano per non aver protetto i suoi cittadini.
28 aprile 2019. "Ministro mi guardi"
Incontro con il ministro Di Maio a Taranto. "Il ministro Di Maio ha dichiarato in un proprio videomessaggio dell'8 settembre scorso, che erano state installate tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive. Quelle tecnologie non sono mai state istallate. I dati delle centraline Ispra e Arpa parlano chiaro". Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, una delle 23 associazioni convocate il 24 aprile dal vice premier Luigi Di Maio, a Taranto per presiedere la riunione del Tavolo permanente del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), incalza il ministro del Lavoro sulla questione Ilva: "Quando annuncia una cosa come sicura, e questa non si verifica, diventa pubblicità ingannevole".
5 novembre 2019. ArcelorMittal dichiara di voler lasciare l'ILVA
Colpo di scena. ArcelorMittal getta la spugna e lascia Taranto. In una lettera inviata oggi ai commissari straordinari dell’Ilva, AM InvestCo Italia ha infatti comunicato di voler recedere dal contratto «per l’affitto e il successivo acquisto condizionato dei rami d’azienda di Ilva S.p.A. e di alcune sue controllate, a cui è stata data esecuzione il 31 ottobre 2018». A determinare la decisione il problema dell'immunità penale e dei cattivi risultati economici: il margine operativo lordo è ampiamente negativo. Ammonta a 941,4 milioni del 2019.
2020
L’ILVA resta ancora in rosso: nel 2020 perdita di 265 milioni di euro.
2021
31 maggio 2021: le condanne di Ambiente Svenduto
Storica sentenza di primo grado. Ilva, maxi-condanne nel processo Ambiente Svenduto: 22 anni a Fabio Riva, 20 a Nicola. Ventuno per Archinà, 3 anni e 6 mesi a Vendola.
2022
12 gennaio 2022. PeaceLink condivide il rapporto OMS sull'ILVA di Taranto
Si erano perse le tracce del rapporto tanto atteso. E' uno studio predittivo volto ad affiancare la Valutazione Danno Sanitario. Lo studio era stato richiesto dalla Regione Puglia ed era pronto già nel giugno 2021. PeaceLink se lo procura e lo diffonde online. Lo studio presenta un dettaglio "scomodo". Infatti certifica che, se anche l'ILVA venisse messa a norma con le prescrizione AIA, le sue emissioni continuerebbero a provocare danni gravi e rilevanti (dai 50 agli 80 morti prematuri in dieci anni).
21 gennaio 2022. La Regione Puglia presenta il rapporto OMS sull'ILVA
Presentato il Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell'acciaieria di Taranto, condotto dall'Oms su richiesta della Regione Puglia. Il range stimato di morte premature è 27-43 anno l’anno. Se fossero applicate le prescrizioni previste dall’AIA 2015, le morti premature si ridurrebbero a 50 unità nel corso dei successivi dieci anni. Emiliano: “Cifre che richiedono immediate decisioni da parte del Governo che è l’unico soggetto che può intervenire”.
18 febbraio 2022. Duro rapporto dell'ONU sull'ILVA di Taranto, definita "zona di sacrificio"
L'ONU scrive testualmente: "La perdurante esistenza di zone di sacrificio è una macchia sulla coscienza collettiva dell'umanità. Spesso create dalla collusione di Governi e imprese, le zone di sacrificio sono l'opposto diametrale dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future. Le persone che abitano le zone di sacrificio sono sfruttate, traumatizzate e stigmatizzate. Sono trattate come usa e getta, le loro voci ignorate, la loro presenza esclusa dai processi decisionali e la loro dignità e diritti umani calpestati. Le zone di sacrificio esistono negli Stati ricchi e poveri, nel nord e nel sud, come descritto negli esempi seguenti". E aggiunge: "L'acciaieria Ilva di Taranto, in Italia, da decenni compromette la salute delle persone e viola i diritti umani scaricando enormi volumi di inquinamento atmosferico tossico. I residenti nelle vicinanze soffrono di livelli elevati di malattie respiratorie, malattie cardiache, cancro, disturbi neurologici debilitanti e mortalità prematura".
29 maggio 2022. Quattro nuove condanne della CEDU verso lo Stato Italiano per l'inquinamento ILVA
“L’Ilva mette a rischio la salute dei cittadini di Taranto”: la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo (Cedu) ha pronunciato quattro nuove condanne nei confronti dell’Italia a causa delle emissioni dello stabilimento siderurgico. Le condanne riguardano i ricorsi presentati tra il 2016 e il 2019 da alcuni dipendenti dell’impianto siderurgico oltre che da oltre 200 abitanti di Taranto e di alcuni comuni vicini. Nelle sentenze emesse la Cedu sottolinea come l’Italia sia stata già condannata per lo stesso motivo nel gennaio 2019 e che da allora questo caso è all’esame davanti al comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che deve verificare se il Paese ha messo in atto tutte le misure necessarie per salvaguardare la salute degli abitanti. La stessa Cedu evidenzia che l’anno scorso il comitato dei ministri ha stabilito che “le autorità italiane non avevano fornito informazioni precise sulla messa in atto effettiva del piano ambientale, un elemento essenziale per assicurare che l’attività dell’acciaieria non continui a rappresentare un rischio per la salute”.
8 luglio 2022. Ex Ilva: risarcimento di oltre 12 milioni per Comune Taranto
Viene applicato il principio "chi inquina paga". Gli ex vertici dell'Ilva (gestione Riva) vengono condannati in primo grado dal Tribunale civile di Taranto a risarcire il Comune di Taranto e le aziende comunali Amat e Amiu con 12,5 milioni di euro complessivi per i danni causati dall'inquinamento dell'acciaieria al patrimonio e ai mezzi dell'ente locale.
26 luglio 2022. Reading a dieci anni dal decreto di sequestro degli impianti ILVA
Lettura di brani, poesie e testimonianze per ricordare e riprendere il filo della lotta nonviolenta civile. Per tutelare la salute, la vita e l'ambiente.
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