CONVERSANO. Signor Presidente, sono responsabile del dipartimento di prevenzione dell'Azienda sanitaria locale di Taranto. Insieme ai collabo ratori dei servizi incaricati della prevenzione e della sicurezza del lavoro ho preparato una relazione scritta che consegno alla Presidenza.
Vorrei evidenziare preliminarmente l'insufficienza del personale della ASL: nella provincia di Taranto gli ispettori della sicurezza sui luoghi dilavoro, sebbene siano fortemente motivati, sono soltanto quattro. Nel 1997 all'interno dello stabilimento dell'ILVA di Taranto sono stati effettuati
102 interventi per la verifica della sicurezza nei luoghi di lavoro; sono stati redatti 80 verbali; adottate 50 prescrizioni e inviate 50 segnalazioni all'autoritaÁ giudiziaria. Le violazioni piuÁ evidenti riguardano la mancata o inadeguata manutenzione, la mancanza di verifiche degli impianti di sollevamento e interventi effettuati da un solo lavoratore con pregiudizio per
la sua salute.
Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro ci siamo soffermati su due pericoli, l'amianto e l'apirolio a base di policlorobifenili (Pcb); quest'ultimo presente in moltissimi trasformatori elettrici dell'ILVA, già rilevato nel 1995 da una commissione d'indagine istituita dalla ASL. Questa aveva riscontrato perdite nel 18 per cento degli apparecchi contenenti apirolio e un posizionamento dei trasformatori che non garantiva la sicurezza; la sostanza era sparsa accanto ai macchinari con grave pericolo per la salute dei lavoratori e per l'ambiente. Si tratta di una fonte di forte inquinamento, ma purtroppo la legislazione nazionale, a differenza di quella europea, non obbliga le aziende ad eliminare entro il 2010 tutto il Pcb presente in uno stabilimento.
Abbiamo riscontrato che l'ILVA non ha messo in funzione alcun sistema di monitoraggio e non ha elaborato un progetto per la progressiva eliminazione di questo fattore di rischio. Abbiamo sollecitato l'istituzione di una commissione a livello regionale per l'elaborazione di linee guida in
modo da garantire una gestione corretta degli inventari delle apparecchiature e la programmazione di periodiche campagne di verifica di tutti i trasformatori contenenti apirolio.
(...)
Per quanto riguarda i dati relativi alla diminuzione degli infortuni, ribadisco quanto è stato già affermato: stiamo verificando i casi sulla base del registro esistente. Bisogna però considerare che alcuni lavoratori hanno dichiarato di essere stati medicati e poi subito rimandati a lavorare
nei reparti; in tali casi sul registro viene indicata soltanto la medicazione e la ripresa immediata dell'attività.
Un caso di questo genere è avvenuto nel 1997: è scoppiato una trasformatore contenente apirolio in un reparto dello stabilimento e nell'immediatezza del fatto sono intervenuti tre operai del reparto per verificare l'accaduto. Tutti e tre hanno poi fatto ricorso alle cure del sanitario presso l'infermeria perché avevano accusato malori: sono stati medicati e poi rimandati ad operare. La mattina dopo altri due operai, anch'essi intervenuti nell'immediatezza del fatto, hanno accusato malori ed anche loro sono stati visitati dal medico che si è espresso favorevolmente alla ripresa del lavoro: quindi sono tornati tranquillamente ad operare.
Senza discutere la professionalità del medico, sulla quale non ci pronunciamo, stiamo verificando se questi poteva esprimere effettivamente un parere sulle condizioni dei lavoratori, anche in relazione all'articolo 5 dello Statuto dei lavoratori, che vieta gli accertamenti «da parte del datore di lavoro sulla idoneità e sulla infermità per malattia o infortunio del lavoratore dipendente».