Qualevita

I quaderni di Qualevita

La vita sobria: il primo quaderno di Qualevita

8 dicembre 2004
Pasquale Iannamorelli

È dall’ormai lontanissimo marzo del 1981 che – sia pure fra tante difficoltà – pubblichiamo initerrottamente il periodico “Qualevita”.
Ci muoveva la curiosità e il desiderio di andare a constatare quale vita si affronta nelle campagne, nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, nelle carceri, nei sindacati, nei partiti, nelle chiese, nei quartieri; quale vita si conduce da bambino, da donna, da giovane, da anziano, da disoccupato, da immigrato, da “diverso”. Ma, soprattutto, ci interessava individuare e inventare quale vita ci potrebbe essere, ci può essere, in questi ambienti e in queste “condizioni”.
Dopo un quarto di secolo di tale servizio fornito a noi stessi e a chi legge le pagine di Qualevita, ci siamo resi conto che quella curiosità e quel desiderio permangono intatti. Interrogarsi sulla vita è, prima di tutto, la voglia di non abituarsi alla ormai purtroppo ovvia distruzione della vita che ci circonda.
Di qui la decisione di creare altri piccoli spazi di approfondimento per questi temi, proprio in un momento in cui i nostri occhi, le nostre orecchie, i nostri cervelli sono invasi da mille veicoli audiotelevisivi e cartacei che ci lasciano però culturalmente più poveri di prima, meno pensanti, meno capaci di selezionare ciò che è bene da ciò che è male per la vita nostra e per quella dell’umanità e della natura tutta.
Ecco perché ci siamo imbarcati in quest’altra piccola/grande avventura della pubblicazione dei “Quaderni di Qualevita”.

La vita sobria
Vita sobria

Il tema del primo quaderno non lo abbiamo “sorteggiato” fra i tanti possibili. È una scelta precisa e a lungo meditata.
“Vita satolla” significa che i nostri occhi sono perennemente offuscati, le nostre orecchie tappate, le nostre mani private della loro creatività. Se tutto si può valutare e misurare, se si esprime in termini di “possedere”, che fine fa la nostra dignità di esseri umani?
La nuova religione del mondo occidentale ricco e sazio in cui viviamo è il consumismo. Una religione con i suoi templi, i suoi sacerdoti, sommi e minuscoli, i suoi sacrestani i chierichetti e con tanti, tantissimi “fedeli”.
«Una cosa va considerata rubata – scriveva Gandhi – se la possediamo senza averne bisogno. Il possesso implica l’accumulo per il futuro. Un cercatore della Verità non può trattenere nulla in vista del domani. [...] Se ognuno si limitasse a possedere soltanto ciò di cui abbisogna, nessuno si troverebbe in stato di bisogno, e tutti vivrebbero appagati. [...] La civiltà, nel senso reale del termine, non consiste nella moltiplicazione, ma nella deliberata e volontaria riduzione dei bisogni. Questo solo promuove la vera felicità»(1).
Per affrontare il tema spinoso e poco “popolare” della vita sobria abbiamo scelto di farci prendere per mano da un grande “convertito” da una vita agiata ad una volutamente priva di fronzoli come Leone Tolstoi e dobbiamo alla meticolosità, alla competenza, alla passione di Gloria Gazzeri, anima del gruppo “Amici di Tolstoi” se questo quaderno vede la luce.
«È necessario – scriveva Aldo Capitini – applicare la nonviolenza non soltanto ai problemi più urgenti, come, ad esempio, la bomba atomica, ma ad ogni campo della vita. Le fonti più importanti a questo riguardo sono: Gesù Cristo, san Francesco, Tolstoi e Gandhi»(2).
Gloria è andata a cercare tra le innumerevoli pagine dei “Diari” di Tolstoi alcuni tra i brani più significativi sulla sobrietà della vita, integrati con altri presi da libri già pubblicati.
Abbiamo infine ritenuto opportuno “attualizzare” questo tema cruciale per le sorti dell’umanità con una selezione di “consigli” offerti da Marinella Correggia, già autrice di un “Manuale pratico di ecologia quotidiana”, suggerimenti per conferire semplicità alla nostra vita qui, oggi, in questo lembo di Nord del mondo. «È tempo, per noi, – scriveva Tolstoi – di capire che la nostra salvezza non sta nel proseguire lungo la strada che abbiamo percorso finora [...] bensì nel riconoscere che abbiamo percorso una strada sbagliata e siamo finiti in un pantano»(3).
Ci aspettiamo – come sempre – giudizi e indicazioni dai lettori perché questo e i successivi “quaderni” possano realmente offrire stimoli, itinerari da percorrere per uscire dal “pantano”, cambiare e rendere più serena e vivibile la vita nostra e quella di tutte le creature. Non a caso si chiamano “i quaderni di qualevita”.

(1) Ashram observances in action, Publishing House, Ahmedabad, 1956, pp. 23-26
(2) Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon editrice, Perugia 1992, pag. 319
(3) Leone Tolstoi, La fine del secolo, 1905, cap. IX

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