Catena di San Libero n. 349
La cinquantunesima stella. L’Italia comincia a somigliare all’Alabama anche nel linciaggio. Quel che è avvenuto ad Opera nel 2006 - data storica, da segnare - è infatti assolutamente identico a quel che succedeva in quel Paese intorno al 1906: i paesani che si riuniscono con le torce, le urla, le grida, i pochi uomini dello sceriffo messi in fuga e la folla che si dirige vociando verso l’accampamento dei negri e lo mette a fuoco. Certo, da noi è una novità e fa ancora impressione: ma in capo a qualche anno, com’è successo in America, ci saremo abituati. Se si brucia una bandiera israeliana intervengono le massime autorità a ricordare Auschwitz e a (giustamente) condannare l’antisemitismo. Se si brucia un’intera tendopoli di zingari, al massimo è un episodio di cronaca: nè Prodi nè Napolitano ritengono di dover andare sul posto a dir qualcosa. Eppure, Hitler non ammazzava solo gli ebrei. Anche quello degli zingari è stato un Olocausto.
Leghisti, ex-fascisti di Aenne e fascisti doc di Forza Nuova si sono divisi fraternamente il compito di portare torce e benzina e di appiccare il fuoco. Ognuno con una sua logica precisa. Per i leghisti il problema principale è di far dimenticare all’operaio lombardo com’è che è diventato disoccupato. La Lombardia era terra di fabbriche e di diritti, di operai civili e produttori. E organizzati fra loro: non era facile, prima della Lega, mettere i piedi in faccia all’operaio lombardo.
Questo agli industriali non stava bene. Hanno preso le fabbriche e le hanno portate in posti più tranquilli. E contemporaneamente hanno cominciato a fare un gran polverone sul fatto che le disgrazie degli operai venivano dai meridionali, dai marocchini, dai cinesi, da tutti fuorché da loro. Che nel frattempo delocalizzavano quatti quatti. Il compito della Lega, in tutta questa operazione, è stato di fare da vaselina. E anche la caccia agli zingari va bene, purché non si pensi alle fabbriche volate via.
Fascisti ex e fascisti doc la caccia agli zingari l’hanno sempre fatta, e non c’è alcuna ragione per cui non vogliano farla anche ora. Quella agli ebrei l’hanno dovuta smettere perché ora gli ebrei, bene o male, sono armati. Ma non c’è uno Stato di Zingaria a cui render conto. Perciò, caccia aperta con la benzina e i bidoni.
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Chi sono, sociologicamente, quelli che vanno a dar fuoco - coi carabinieri scappati, e col governo che non interviene - alle tende degli zingari? I capi, li conosciamo: compaiono in tv e sui giornali, ma sono importanti politici, vip privilegiati, su cui nessuno interviene. I seguaci, quelli che una volta sarebbero stati le Sa, sono il quarantenne disoccupato, che non ha saputo difendersi la sua fabbrica e ora se la piglia coi più disgraziati di lui, e il ragazzotto trendly con mutande alla moda e telefonino. Quest’ultimo ha più o meno la stessa età dello zingaro Sasha, che un paio di settimane fa morì in un altro rogo di zingari, stavolta vicino Roma. Nel campo, scoppiato l’incendio, non c’era come spegnerlo (mancando le prese d’acqua) e dentro una roulotte c’erano la moglie di Sasha e i suoi genitori. Lui riuscì a tirar fuori i vecchi, poi tornò dentro e morì con la sua donna nel fuoco.
Sedici anni. I sedici anni di uno zingaro e quelli di tanti fighetti italiani. Picchiare un handicappato è una monelleria, degna di un po’ di "attività sociali" per punizione. Essere zingaro invece è un reato grave, come essere negro in Alabama, da punire col fuoco.
Spot a nazioni unificate. Chi salvera’ le nostre menti dagli attacchi della pubblicita’? Di sicuro non sara’ il Parlamento Europeo, che a dicembre ha emanato una direttiva sui servizi audiovisivi che attualizza la direttiva sulla "Tv senza frontiere" del 1989. Il risultato e’ stato un testo ambiguo, nel quale la teoria degli alti principi legati alla cultura e al pluralismo si mescolano a pratiche piu’ tolleranti verso la pubblicita’ occulta e l’affollamento dei palinsesti. Non ci saranno limiti giornalieri alla quantita’ di messaggi pubblicitari, ma solo un vincolo sull’intervallo minimo tra una interruzione e l’altra, che nel caso di programmi per bambini e’ pari a 30 minuti. Le telepromozioni non saranno conteggiate nei tetti pubblicitari, e il "product placement", ovvero la presenza visibile di prodotti commerciali inseriti nel contesto di un programma televisivo, sara’ possibile all’interno di opere cinematografiche, film e serie per la televisione e trasmissioni sportive, aggiungendo un bel carico di pubblicita’ occulta a questa deregulation incontrollata. "Con questo voto, possiamo rimuovere lo svantaggio competitivo delle produzioni europee rispetto a quelle americane". A parlare e’ Ruth Hieronymi, la relatrice della direttiva che a Strasburgo milita nel gruppo del Partito Popolare Europeo. "Contemporaneamente, favoriamo più trasparenza e diamo più informazioni al telespettatore che, generalmente, non è al corrente della pratica del "product placement", ha aggiunto Hieronymi. In breve: ti frego, ma almeno te lo dico. [carlo gubitosa]
Calabria. Ancora un notabile locale arrestato per complicità coi mafiosi. Stavolta è dell’Udc, si chiama Dionisio Gallo ed era il vicepresidente dell’antimafia regionale.
Natale. Un cane travolto da una macchina sulla Flaminia, presso Spoleto. Un ragazzo corre a soccorrerlo. Arriva un’altra macchina e ammazza anche lui.
Carriere. La famosa spia Caramella ("Prodi è un communista feroce. L’aggio saputo da Stalinne in persona) da quale giornale sarà assunto, adesso? Quanta carriera farà, nell’Ordine dei Giornalisti?
Guzzanti. S’è dimessa Sabina. S’è dimesso Corrado. "Non ci scritturano più. Siamo i peggio comici della famiglia".
Promemoria 1. Negli ultimi tre anni in Italia i compensi degli amministratori delegati delle principali società quotate in borsa sono cresciuti dell’ottanta per cento. Nell’ultimo anno in Sicilia il trentuno per cento delle famiglie è rimasto sotto la soglia di povertà (Istat).
Promemoria 2. E’ completamente sparita, sommersa dal mare, l’isola di Lohachara nel Dolfo del Bengala. Evacuati i diecimila abitanti. La prima terra abitata cancellata dal surriscaldamento del clima.
Catania. Il 5 gennaio verrà consegnato il Premio Giuseppe Fava al giornalista Fabrizio Gatti, per le sue inchieste sull’immigrazione. Il 6 febbraio avrà luogo l’assemblea dell’antimafia sociale. Di seguito il volantino.
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La Befana antimafia
Fino ad oggi i beni che la magistratura confiscava ai mafiosi sono sempre stati assegnati ad associazioni, spesso gestite da ragazzi, con l’obbiettivo di riqualificarli e renderli produttivi per la società di cui fino ad allora avevano rappresentato centri di sfruttamento. Eppure abbiamo assistito a casi in cui i beni confiscati sono stati riassegnati,tramite associazioni di copertura agli stessi gruppi di potere che prima li gestivano,vanificando gli sforzi della magistratura. Su questi temi vige una sorta di silenzio omertoso da parte delle istituzioni,a volte incapaci di gestire una limpida riassegnazione di queste proprietà, i cui sistemi di selezione rimangono tuttora un mistero. Sulla base di questi fatti vogliamo costituire un tavolo di lavoro, per stilare un’agenda operativa di lotta alla mafia per il 2007,che abbia come primo obbiettivo quello di rendere realmente efficace e trasparente il sistema di assegnazione dei beni confiscati. Parteciperanno al tavolo:
Osservatorio sulla mafia - Fondazione Fava - Itaca News - Casablanca - Addiopizzo Catania - Giuseppe Cipriani (Ex Sindaco di Corleone) - Rosa La Plena - GAPA - Iqbal Masih - CittàInsiemeGiovani - Grilli dell’Etna - Libera - Federazione Giovanile Comunisti Italiani Catania Dove: GAPA (Centro di Aggregazione Popolare), via Cordai, 47 (Quartiere S. Cristoforo) Catania. Quando: 6 gennaio 2007, ore 18.30
Alcuni dei siti che riprendono la Catena pubblicano anche (e di solito la mettono accanto) "La non violenza è in cammino", che è una faccenda simile alla Catena solo che, invece di mafia, si occupa prevalentemente di problemi della pace. Fra i pacifisti italiani è conosciutissima, esce ogni giorno (quasi millecinquecento numeri), pubblica documenti straordinari e conta su collaboratori prestigiosissimi, da padre Zanotelli a Lidia Menapace. Un modello, insomma. Lo dirige Peppe Sini, di Viterbo, una delle figure storiche del "movimento" italiano: diciamo che è per il pacifismo quel che per l’antimafia è Umberto Santino o che è stato Dino Frisullo per gli immigrati.
Bene, da un paio di settimane Nonviolenza in cammino non esce per "problemi tecnici" che sono, se ho capito bene, legati alla salute di Beppe. Perciò vi pregherei di scrivergli, di esprimergli solidarietà e anche di fargli capire che noi, suoi lettori, vogliamo tornare a leggere al più presto il suo giornale. Io personalmente non vedo l’ora.
(I numeri passati li trovate su: lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html) Write to: Beppe Sini oppure "Centro di ricerca per la pace", strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
Max wrote:
< Caro R., ho ricevuto come al solito la tua e-zine e devo farti qualche piccolo appunto. Ti ho già scritto altre volte, non sono elettore di centrosinistra ma mi va di ricevere la tua e-zine per leggere, sviluppare criticare e spesso elogiare. Ti scrivo in relazione a ciò che scrivi sulla mafia e sull’antimafia, alla destra (o parte di essa) e ai suoi valori. Non condivido l’equazione Destra uguale mafia. Vi siete eletti a portatori di pace, poi di democrazia, poi di solidarietà, poi di libertà. Vi siete fatti prima portavoce dell’antifascismo e ora dell’antimafia. Vi siete arrogati il diritto di portare in piazza queste bandiere e affiancarle alle vostre. "Sti stronzi del centrodestra... come si permettono loro, capeggiati da quel dittatore di Berlusconi, a farsi portatori di valori così alti?".
Eppure caro R. non siamo tutti fascisti o mafiosi o razzisti, non siamo tutti guerrafondai. Non ho in casa la bandiera arcobaleno, simbolo della vostra pace, ma non ce l’ho semplicemente perchè voi l’avete affiancata alle vostre bandiere di partito. A casa mia è esposto in tutta la sua nobiltà il tricolore, quel tricolore che ha rappresentato l’antifascismo, i valori di pace e di libertà e pure l’antimafia, un segno di appartenenza ad uno Stato che vuole essere Stato dappertutto, anche in Sicilia dove lo stato non c’è.
Penso che per combattere la mafia in Sicilia sia il caso che tutte le voci non mafiose sia di destra che di sinistra si ritrovono su dei valori comuni (non dico ideali perchè abbiamo ideali lontani anni luce) e il primo di questi valori è quello della libertà. E’ necessario che ognuno di noi lasci da parte i preconcetti per trovarci uniti in quei valori che uniscono donne e uomini di un grande paese libero e democratico quale è il nostro. E’ ora che tralasciamo di porre equazioni come quella sopracitata perchè non fanno che esaltare e infiammare una parte instaurando invece un senso di rabbia e di ribellione dall’altra.
Spero che tu non me ne voglia per i miei giudizi.Non sono elettore di centrodestra in quanto di destra, ho sempre avuto una forte avversione al fascismo, mio padre è stato ed è un compagno. Non sono anticomunista di natura o per pregiudizio,sono un moderato che guarda a un certo tipo di riformismo diverso da quello di cui la sinistra si fa portatrice. Ti scrivo che è il giorno di Natale e per questo di faccio i m igliori auguri,anche quelli di buon lavoro (che mi dà molto da leggere e analizzare).
giusticlaudio@aliceposta.it wrote:
Associazione Rita Atria wrote:
< Pino Masciari, testimone di giustizia, è costretto a lasciare a casa moglie e figli perché mancano le blindate. A disposizione solo una macchina blindata ed una normale (non blindata). Chi doveva salire sulla macchina non blindata? Pino Masciari no, perché è lo scortato.... allora la moglie e i figli? Chiaramente Pino Masciari amando sua moglie e i suoi figli ha deciso di scendere da solo. I bambini di Pino Masciari dovranno aspettare ancora per riabbracciare i suoi nonni e i suoi zii.... Grazie Stato per l’ennesimo regalo di Natale.
(Intanto i ragazzi di ACMOS, Libera Piemonte, che da anni stanno accanto a Pino e alla sua famiglia, partono domani mattina (27 dicembre) per la Calabria per non far sentire solo Pino nel suo viaggio che lo vedrà presente alle iniziative di inaugurazione di Libera a Vibo Valentia. Grazie Ragazzi) >
Dulcino wrote:
< Ma insomma dove stanno gli euri per fare un quotidiano? E a Catania chi vuole contrastare la lobby di Ciancio & C.? Anche solo per interesse personale ed economico (tralasciando morali, culture e lotte alla mafia varie...), dove trovi nella connivente e provinciale Catania un gruppo di imprenditori disposti a scommettere su un quotidiano? E i giornalisti dove sono? Sarebbero disposti a tornare a Catania, a riscommettere? Quanti nuovi giovani apprendisti, oggi, sarebbero pronti a non guadagnare una lira, a rischiare la pelle, ad affrontare ostracismi o altro? Egregio Riccardo è triste tutto ciò. Ma un conto è un giornale on line, un conto è pubblicare un quotidiano >
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Appunti per un nuovo giornale (Lucio Tomarchio, 1995)
Maturità delle tecnologie: Interfaccia grafica Mac/Win vicina all’utente. Autoistruzione. Elaborazione di prodotti semplici (testi, disegni, ecc.). Elaborazione di prodotti più complessi (ipertesti, giornali, ecc.).
Grafica per oggetti: Finestra. Oggetto. Mouse. Mano. Spostamento. Raggruppamento. Prodotto finito. Grafica, oggetto, ipertesto. Nuova cultura.
Giornale modulare: Stanza. Computer. Elaborato. Altra stanza. Computer. Elaborato. Assemblaggio. Prodotto finito.
Nuovo giornalista: Scrittura per analogia. Produzione di testi e di ipertesti. Assunzione dalla realtà e dalla virtualità.
Nuovo pubblico: Abitudine a interfacce diverse dal piombo. Interesse verso quanto non canonico.
Reti: Downloading. Acquisizione. Commistione. Fusione e sinergia. Contatto. Produzione culturale.
Pippo P. wrote: Prima che vi uccidano
< Capisca pure chi lo vuole
che i tempi cambiano sotto il sole
vola la sabbia sui portoni giace la rabbia sugli altari.
Capisca pure chi lo vuole
ma quanto sangue per le strade
quanti fratelli da ricordare in nome di cosa o di chi.
Capisca pure chi lo vuole
prima che arrivino
prima che vi uccidano
Capisca pure chi lo vuole
l’intenditore ha poche parole
da regalare ai larghi sorrisi ed alle intese scacciacrisi.
E dimmi da che parte stai tu intrepido aquilonista
che osservi placido dalla giostra
e non ti butti nella mischia?
Chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato
getti la maschera sul selciato
alzi il cappello dell’innominato
sputi sull’anima dei sanza fiato.
Capisca pure chi lo vuole
adesso prima che arrivino
prima che vi uccidano.
Perchè i maestri dell’inganno vivono sempre in alto
e vi vedono arrivare anche di notte o all’imbrunire
da regalare ai larghi sorrisi ed alle intese scacciacrisi.c’hanno il sorriso dell’attore
le parole giuste per salutare
una carezza per colpire una certezza per mentire.
E danno tempo per pensare
e tempo ancora per continuare
lo sguardo teso all’infinito hanno un coltello per amico
perchè i maestri dell’inganno
sanno capire e sanno comprare
laddove il cuore della gente
ha smesso di battere e levare
Capisca pure chi lo vuole
prima che arrivino
prima che vi uccidano >
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