Catena di Sanlibero n. 213
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Liberta' 1. "Largo ai bambini!" ha gridato al maestro il delinquente
(dopo aver fatto pipi' sul pavimento e gettato una scarpa in aria). Il
maestro ha chiamato la polizia e il colpevole, un bambino di otto anni
"con problemi psicologici", e' stato afferrato, schedato, improntato e
portato via: "Il soggetto non ascolta mai in classe e disturba il
processo di apprendimento". Questo e' successo in Pennsylvania;
nell'Ohio, al centro di detenzione c'e' finita invece una
quattordicenne che, venuta a scuola con l'ombelico scoperto, s'era
rifiutata d'indossare un camicione riparatore. Due dodicenni sono stati
arrestati "per aver spento la luce nella toilette femminile"; una
undicenne perche' "si nascondeva in un'aula vuota durante l'ora di
lezione"; e cosi' via. Ordine e disciplina, o - come dicono ora -
"tolleranza zero".
La stretta, per cui la societa' torna indietro, non e' fatta soltanto
di nuove poverta' e d'immiserimento dei ceti medi. E' fatta anche di
cultura, di ideologia: Roosevelt, Humphrey Bogart, Charlot, Easy Rider,
persino lo scalcagnato ma simpatico "fuorilegge" Paperino, debbono
essere cancellati per forza dalla cultura americana. La troppa liberta'
fa male e troppa democrazia puo' intoppare l'impero. Sono stati
Paperino e Humphie, non i filosofi europei, a preparare il Sessantotto:
stavolta li arrestano subito, prima che - con la miseria nell'aria - si
mettano di nuovo a combinare guai.
"Largo ai bambini" comunque e' un buono slogan, meglio di quelli nostri
del Potere-a-Qualcosa. Ale', tutti in coro: "Lar-go-ai-bam-bi-ni!". Di
nuovo: "Lar-go-ai-bam-bi-niii!".
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Liberta' 2. "Avete parlato coi giornalisti! Licenziati!". Prima si
limitavano a tappare la bocca ai giornalisti, adesso il bavaglio va in
bocca direttamente alla societa'. Avete presente "Una giornata
particolare?". Esattamente quel clima. Comunque, ancora ci sono carte
da giocare. Per esempio, fra un anno, il prossimo ministro dei
trasporti non sara' piu' "di destra" come ora ma, probabilmente, del
centrosinistra.
Non mi faccio la minima illusione sul fatto che costui smettera' di
"riformare", privatizzare le ferrovie, mettere i manager prima dei
viaggiatori, ecc.: ho avuto l'esperienza di Burlando, e mi basta.
Comunque, almeno per l'etichetta, sara' un democratico, uno che
formalmente deve riconoscere la liberta' di parola. Allora posso
pretendere non solo che riassuma con tutti gli onori i ferrovieri
licenziati perche' hanno parlato coi giornalisti; ma anche che punisca
esemplarmente - licenziandoli in tronco per abuso di potere - i manager
che hanno ordinato il licenziamento. Anzi - oggi sono proprio cattivo -
voglio anche che gli chieda i danni civili, a nome del ministero dei
Trasporti, per grave danno d'immagine all'azienda Ferrovie dello stato.
(E tu non metterti a ridere cosi', citrullo: io sono un ottimista, e
voto Prodi).
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Liberta' 3. Deaglio si lamenta - a quanto ho capito - perche' lo
vogliono imbavagliare. Ma scusa: difendi Galante Garrone e Gobetti,
attacchi il Capo del Governo, persino parli bene degli ebrei, e poi
pretendi che un fascista come Veneziani - alla Rai per benemerenze
littorie - non ti faccia passare i guai? Io non li capisco, questi
torinesi. Secondo loro, il camerata Veneziani ogni volta dovrebbe
infilarsi la camicia nera, il fez col giummo, stivali e cinturone e
tutto quanto. Senno' non lo capiscono, che e' fascista.
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La quinta colonna. Gli uomini di Forza Italia, che nel resto d'Italia
si sono ingenuamente concentrati in un solo partito, in Sicilia si sono
invece abilmente divisi in due. Una parte, i piu' ingenui, ha fatto
Forza Italia "ufficiale"; e una parte s'e' infiltrata nei Ds per
lavorarsi il centrosinistra da dentro. E infatti nel giro di un anno e
mezzo sono quasi riusciti a distruggere il povero centrosinistra
siciliano: prima gli hanno fatto candidare Cecchi Gori (catastrofe
elettorale) poi un sindacalista venduto come Cocilovo (altra catastrofe
elettorale) e ora si stanno alacremente adoperando per fargli candidare
Crisafulli, un tale che appena ha cinque minuti liberi si mette a
parlare d'appalti coi boss mafiosi. Se ci riescono, sara' la terza
catastrofe col botto. Ma, dici, come fanno a non farsi beccare? E come
fanno i compagni a non sgamare subito che idee cosi' catastrofiche
gliele puo' suggerire solo uno di Berlusconi? Il fatto e' che, prima di
farli infiltrare, gli hanno fatto un corso accelerato (tenuto da due ex
del Kgb, Bondi e Ferrara) sul tema "Come distruggere un partito
dall'interno senza farsi scoprire". "Se qualcuno comincia a sospettare
qualcosa, usate la maschera di gomma e parlate con l'accento torinese:
vi prenderanno per Fassino". Sono dei veri professionisti, non c'e'
niente da fare.
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Parmalat. Secondo la Stampa, e' tutta colpa e' dei communisti - lo dice
Forattini, quindi dev'essere vero - che si sono fregati i soldi di
Tanzi perche' la Russia non gliene dava piu'. Troppo rozza: non
funziona. Allora, se proprio volete farci entrare per forza i
communisti, ve ne suggerisco una io: quel gran communista di Rutelli ha
regalato la centrale del latte romana alla Parmalat, chiamandola
"privatizzazione" per far finta di niente. Come? Ah, colle
privatizzazioni non si scherza? (A proposito di Parmalat: ogni giorno
che passa, c'e' sempre piu' buco e sempre piu' banche nella faccenda.
Al momento in cui scrivo, si torna a parlare di Geronzi e del passaggio
di Eurolat da Cragnotti a Tanzi. Particolare comico, l'unico ad aver
denunciato tutto gia' due anni fa e' stato per l'appunto un comico,
Beppe Grillo).
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Patria. La divisione Sassari nacque con la prima guerra mondiale, dove
- composta da pastori e contadini sardi - fu l'unita' italiana piu'
temuta; poi fu mandata a reprimere le sommosse operaie di Torino, ma
dei volantini in sardo - scritti da Gramsci - la convinsero a
fraternizzare con gli operai. Nel dopoguerra molti suoi ex soldati
fondarono il Partito sardo d'Azione, repubblicano e antifascista; uno
di loro, il capitano Lussu, una volta fu assediato in casa da un
migliaio di fascisti armati e vocianti e li mise in fuga a fucilate,
facendone fuori uno o due. Una storia, insomma. In Iraq erano stati
mandati - non per loro scelta - perche' erano l'unita' italiana piu'
prestigiosa. Colpiti atrocemente come tutti sappiamo, hanno reagito con
dignita' e freddezza, senza belle parole. Adesso leggo che li mandano
via da una base che presidiavano, sostituiti "da un plotone di
mercenari di una compagnia privata". Che li tolgano da li', dove non
c'e' nessuna Italia da difendere, mi fa piacere. Ma mi chiedo che razza
di guerra sia quella in cui i soldati italiani, con tanto di stellette
e cinque generazioni di storia alle spalle, sono considerati
intercambiabili con mercenari senza bandiera ne' nazione. Di passaggio,
c'e' da notare che ufficialmente i mercenari erano finiti tre secoli
fa, quando le guerre, decise dai re per i loro interessi privati,
venivano combattute da professionisti per denaro. Di patria si
comincio' a parlare solo dopo, dalla rivoluzione francese in poi. Ed
ora, evidentemente, quel concetto non serve piu'.
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Colleghi. Il giovane Roberto N., ventottenne, ha minacciato e ricattato
per diversi mesi la nonna ottantatreenne per farsi consegnare i
risparmi della vecchietta, qualche migliaio di euri. "Dovevo fare un
corso di giornalismo" s'e' giustificato, una volta scoperto. Al giovane
aspirante collega le mie congratulazioni e i miei auguri: lo iscrivano
immediatamente all'Albo, perche' della professione ha capito tutto. Per
fare il giornalista oggigiorno, bisogna rapinare la nonna e vendere la
mamma al migliore offerente: e se non ci credete, guardate un po' la
tv.
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Capuleti. Fuad, palestinese, e Esdra, israeliano, sono gay, si amano e
vivono insieme. Vivono nella casa di Esdra a Gerusalemme e la loro vita
e' altamente irregolare in quanto Fuad, che non ha permesso di
soggiorno, e' clandestino: clandestino palestinese e dunque, di questi
tempi, altamente sospetto. Percio' le autorita' israeliane l'hanno
arrestato in attesa di espulsione. Espulsione, in questo caso,
significa tornare in un villaggio in Palestina dove l'omosessualita'
non e' vietata per legge ma secondo la sharia - sempre piu' diffusa -
e' punita con la morte. Quasi sicuramente, Fuad sarebbe ucciso dai suoi
stessi parenti.
Questa storia puo' essere usata per dimostrare la barbarie degli
integralisti palestinesi o l'insensibilita' del governo israeliano, la
"ragione" di Arafat o quella di Sharon. Non credo che per Fuad ed Esdra
cambi molto. Comunque, e' una storia in corso.
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Etiopia. Crolla una chiesa copta nell'antichissimo complesso di
Labilela, nel nord del paese. Risaliva al tredicesimo secolo. Quindici
persone, fra visitatori e religiosi, hanno perso la vita nel crollo. E'
uno dei pochi disastri architettonici di questi anni non direttamente
imputabile alla barbarie di qualche esercito: dal Museo babilonese di
Bagdad ai Buddha afgani (vittime, rispettivamente, di marines e
talebani) si calcola che quasi il trenta per cento delle ricchezze
archeologiche del Medio oriente siano andate perse negli ultimi anni.
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America. Giustiziato in Arkansas Charles Singleton, condannato a morte
per l'omicidio di un negoziante nel 1979 ma non immediatamente
giustiziabile per disturbi di mente. La legge prevede infatti che il
condannato debba percepire il motivo della propria morte. L'uomo e'
stato pertanto sottoposto a terapia psichiatrica per venticinque anni,
e infine - una volta guarito - e' stato ucciso.
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Europa. Composta, finalmente, la controversia fra la Commissione
europea e il Congresso ebraico che l'accusava di antisemitismo. Da un
lato rigurgiti antisemiti animalescamente "giustificati" (a volte anche
da "compagni") con le ingiustizie contro i palestinesi. Dall'altro uso
cinico della parola antisemitismo per giustificare queste ingiustizie.
Alla fine di tutto cio', strette di mano fra ex fascisti ed ex ebrei,
entrambi in mala fede ed entrambi - per cucina politica - rinnegatori
di se stessi. Quando si parla di antisemitismo (o quando si dice "gli
ebrei") bisognerebbe pensare subito ad Anna Frank. Il metro e' lei, la
ragazzina indifesa, non i politicanti.
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Cronaca. Latina. Un barbone di mezz'eta', probabilmente rumeno o
polacco, e' morto assiderato su una panchina dei giardinetti. Nella
notte la temperatura era scesa a meno cinque, e i cartoni con cui si
copriva non sono bastati a salvarlo.
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Cronaca. Genova. L'autista vieta a suo figlio - disabile in carrozzina
- di salire sul bus: "Non e' attrezzato". Lui allora si pianta in mezzo
alla strada davanti all'autobus e lo blocca per mezz'ora. "Interruzione
di pubblico servizio": denunciato.
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Cronaca. Piazza Armerina. Il piu' piccolo s'e' messo a piangere
disperatamente quando ha visto che i poliziotti si prendevano la
Nutella nascosta - con scatolette di carne, pasta e pelati - nello
zainetto della mamma, che l'aveva appena rubata. Cinque figli,
capodanno e niente da mangiare. I poliziotti si sono guardati fra loro,
sono andati dal padrone del supermarket e l'hanno convinto a ritirare
la denuncia. Poi due signori che passavano si sono fermati e hanno
detto: paghiamo tutti noi. Per un giorno, festa. Finite le vancanze, i
cinque bambini - che la madre non puo' mantenere - sono rientrati in
collegio. E io scrivo tutto questo qui, lontano dalla Sicilia.
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Giornalismo. "Hanno facce torve e scuotono la testa. Camminano nervosi
in un pomeriggio di attesa e di rabbia. Hanno in testa idee
pericolose...". Non e' Eugene Sue ne' Javert, ne' un rapporto di
polizia dell'Ottocento. Semplicemente la brillante e democratica prosa
di un giovane collega "progressista", l'ottimo Paolo Beruzzi di
Repubblica. Parlando di tranvieri, riesce a evocare Ravachol.
Complimenti.
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Piero Fassino nientivitti@nientisacciu.com > dixit:
< Non possiamo pretendere che i giornali tutti i giorni parlino di
mafia, perche' l'informazione ha le sue regole...>
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Antonino wrote:
< Ciao R., c'ero anch'io giorno 5 a Cittainsieme per la commemorazione
di Fava. Ho sentito la tua proposta per un giornale catanese da opporre
allo strapotere di Ciancio, da fare subito. Non posso aiutarti
direttamente (non abitando piu' a Catania) ma i miei "dieci euri al
mese" sono gia' virtualmente tuoi per questo progetto che ritengo
FONDAMENTALE >
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Stefano wrote:
< Sono un amico di Antonino e potete senz'altro mettere anche me nel
vostro elenco dei "dieci euro al mese" per l'informazione. Il 5 gennaio
ci siamo divisi ad hoc io e Anto per partecipare ad entrambe gli
incontri su Fava. Io sono un ingegnere che si occupa di restauro e non
so se le mie competenze vi possono tornare utili. Ma se voleste parlare
di rischio sismico o di problemi sulle costruzioni saro' senz'altro
felice di darvi un mio parere. In bocca al lupo. E fatemi sapere se vi
posso essere di aiuto in qualche modo. A presto. Faro' circolare l'idea
il piu' possibile >
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antenore wrote:
< Ancora un'altra celebrazione, un'altra commemorazione. E ancora
un'altra maledetta vittoria di quelli che hanno deciso, armato e
ucciso. Volevano fermare i Siciliani, interrompere il gioco, disperdere
il gruppo e alla fine puntualmente, ci sono riusciti. Hanno vinto loro
e i Siciliani non ci sono piu'. Hanno vinto loro e uomini che pensavano
insieme, litigavano insieme, scrivevano insieme, credevano insieme, non
si parlano piu'. Non riescono nemmeno ad incontrarsi. Pensano a
distanza, si pensano a distanza. Inseguono sogni di purezza e strane
verginita', facendosi intanto sfuggire il tempo della "riconquista",
della rinascenza >
* * *
Perche' "impotenti"? I quattro cavalieri li abbiamo pur spazzati via, e
questa e' una delle poche vittorie concrete ottenute in Italia sul
sistema mafioso dalla societa' civile. Quando si sta uniti, e non si
dimenticano le idee antimafiose, e non ci si da' alla politica di
palazzo, si puo' vincere davvero. Quanto al resto, hai ragione (anche
se la "purezza" e la "verginita'" non c'entrano: il dissenso e' su ben
altro).
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Memoria. "Un anno". A cura della Fondazione recentemente costituita,
sono stati raccolti in volume gli articoli di Giuseppe Fava a suo tempo
pubblicati sui Siciliani. Il libro e' in ristampa e dovrebbe essere
pronto all'inizio di febbraio. Per richiederne una copia scrivere a:
segreteria@fondazionefava.it
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Sicilia. Non riesco a rispondere - e me ne scuso - alle numerosissime
lettere sul cinque gennaio e su Giuseppe Fava. Non solo per il numero,
ma proprio per l'argomento. Non solo emotivamente difficile, ma
delicatissimo per il contesto specifico (due manifestazioni distinte e
contrapposte, ma non "ostili") e per il "che fare".
Tutte le lettere arrivate qui sono comunque lettere scritte, se non
sempre con la ragione, col cuore; il panico per la "divisione" non
attenua l'affetto, ne' il desiderio di ragionare per capire. Singolare
contrasto con quelle, apparse altrove, dei catanesi perbene, specie
"intellettuali": dei quali, chi insulta me, chi Claudio Fava, chi ci
tratta da "corte dei miracoli", chi da "traditori" e chi da "fanatici"
da mettere a regime.
Fra questi ultimi, segnalo il caso della "collega" Maria Lombardo, che
- dopo aver fatto carriera con Ciancio e Bianco - adesso si affanna a
mettere in guardia girotondini, progressisti e quant'altro dal pericolo
rappresentato, nella lontana Sicilia, da noi dei Siciliani.
Cinicamente, intendo usarla qua come "caso esemplare". La invito a
imparare a discutere, a civilizzarsi, a rispettare le opinioni e le
esperienze altrui e a essere non diro' umile - che' questo sentimento
appartiene agli spiriti alti - ma consapevole dei propri limiti civili
e professionali.
A tutti gli interlocutori della sinistra siciliana e nazionale -
Claudio Fava compreso - suggerisco di cogliere l'occasione per
scegliere definitivamente fra quelli come lei e quelli come me. E' una
scelta che non possono rimandare piu' a lungo, perche' la situazione
non lo consente e rischia di precipitargli addosso. (Capisco,
naturalmente, che "il discorso e' piu' complesso" ecc.: ma in certi
casi e' pedagogico personalizzare brutalmente).
* * *
La divisione consiste in questo: che pur non dimenticandoci, pensandoci
con affetto e non dormendo la notte per la nostalgia, le strade che
abbiamo seguito sono state sempre piu' divergenti. Io credo nella
societa' civile, e Claudio crede nel Palazzo. In questo non c'e' alcun
"tradimento" - Claudio ha rischiato la pelle, quanto e piu' di me, e
*quindi* non puo' tradire - ma c'e' un errore. Non un errore "teologico",
da "puri e duri", ma proprio un errore pratico, l'errore di Nino Bixio o
di Pancho Villa: prima coraggiosi (e vincenti) garibaldini e
rivoluzionari e poi generali e colonnelli dell'esercito perbene, che
pero' chissa' perche' poi perde le guerre. Allora, le cifre sono queste:
come garibaldini ingenui, a Catania abbiamo preso il 49 virgola cinque
per cento; come scaltri sabaudi, fra il sei e il dieci. Queste
percentuali si traducono in vite umane, perche' *concretamente*
significano che una citta' come Catania, non certo povera come Pescara o
Matera ma consegnata all'imprenditoria piu' incontrollata e collusa, alla
fine diventa la piu' invivibile di tutte: le recenti statistiche lo
dimostrano, ed il costo e' concreto e drammatico per molti esseri umani.
* * *
Questo costo non viene pagato dai membri del ristretto ceto
amministrativo e "intellettuale" (dal quale la sinistra catanese non
riesce ad astrarsi) ma dai ceti piu' deboli e dai ragazzi dei
quartieri.
E anche, coerentemente, dai militanti antimafiosi - Siciliani e
SicilianiGiovani in testa - che erano la vera e nuova classe dirigente
della citta' e che invece sono stati scaricati in cambio dei vari Fifi'
e Fofo' e Professori e Baroni. Su questo, e' bene essere maleducati ma
chiari: e' interesse nostro, e' interesse di Claudio, ma e' interesse -
piu' grande di ciascuno di noi - della Citta' buttare i problemi sul
tavolo davanti a tutti.
Che fare, adesso? Partire per un giornale *professionale* (non un
bollettino: un giornale, come quello che con piu' determinazione
avremmo potuto tentare gia' nel '93) che nel giro di tre anni si
contrapponga a Ciancio; farlo tutti insieme, senza privilegi per
nessuno ma senza puzze al naso e senza scomuniche per nessuno;
mantenere il livello di serieta' e di rispetto fra le varie
associazioni che s'e' visto il 5 gennaio a Citta' Insieme; uscire dal
provincialismo, scoprire i cambiamenti sociali e le tecnologie;
chiarire alla sinistra politica che l'appoggio della societa' civile
(determinante per qualunque maggioranza di centrosinistra in citta')
non e' piu' affatto scontato ed e' invece subordinato ad alcune
condizioni precise: pulizia dappertutto, a partire dal caso Catania,
espulsione con infamia degli esponenti collusi come Crisafulli,
serieta' amministrativa e politica, democrazia e parita' nel rapporto
con la societa' civile, con le associazioni e con i cittadini; fine
della sinistra oligarchica, insomma, e inizio di una sinistra diffusa e
democratica, da cittadini. La societa' e' maggiorenne, amici miei, e
non vuole piu' essere trattata da ragazzina.
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d.a. cittadino@farmacisti.it > wrote:
< Poi ch'ebbe sospirando il capo mosso,
"A cio' non fu' io sol, disse, ne' certo
sanza cagion con li altri sarei mosso.
Ma fu' io solo, la' dove sofferto
fu per ciascun di torre via Fiorenza,
colui che la difesi a viso aperto". >
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Giordano Bruno Ceccarelli (81 anni) wrote:
< Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i piu' non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perche' te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha piu' senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita >
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