Catena di SanLibero n. 189
Notizia d'apertura. Sotto inchiesta per associazione mafiosa il
vicepresidente dell'Assemblea regionale siciliana Vladimiro Crisafulli.
Secondo i magistrati era in contatto col boss mafioso della provincia
di Enna, Raffaele Bevilacqua. "Rapporti non occasionali - precisano gli
inquirenti - Abbiamo intercettato telefonate in cui concordavano gli
appalti".
In Sicilia, i rapporti fra mafia e politica ormai sono pane quotidiano,
esattamente come ai tempi di Ciancimino. A Messina, un assessore -
regolarmente condannato per peculato - non solo si rifiuta
categoricamente di dare le dimissioni, ma si dichiara anche
perseguitato. A Catania, gli scandali degli ultimi tre anni non hanno
interrotto la carriera di nessuno. A Palermo, c'e' stato il caso di un
assessore intercettato al telefono: "Sta' attento a quegli sbirri di
carabinieri!" che ancora fa politica regolarmente. Lo stesso presidente
della regione e' sotto inchiesta per rapporti con i mafiosi: non s'e'
affatto dimesso, ma s'e' affidato alla protezione della Madonna e ha
continuato a fare il presidente. Assente l'opinione pubblica:
nell'isola c'e' il monopolio di tv e giornali, e l'unico proprietario
e' un imprenditore amico a suo tempo dei famosi cavalieri catanesi.
E allora? Cos'ha di cosi' scandaloso quest'ennesimo caso? Ecco:
Crisafulli non e' il solito democristiano riciclato o uomo nuovo
forzista. Vladimiro Crisafulli e' uno dei membri piu' autorevoli della
sinistra siciliana, al punto di essere stato portato dai Ds al secondo
incarico istituzionale dell'Assemblea. Naturalmente, non e' affatto
detto che sia colpevole: le garanzie valgono per tutti, e persino per
lui. Sul piano civile ed etico, tuttavia, e' ovvio che la sua carriera
politica dovrebbe finire qui. Al momento in cui scrivo pero' non ho
notizie di interventi adeguati da parte del suo partito.
Un paio d'anni fa, in una citta' del catanese ad alta densita' mafiosa
i Ds candidarono un noto imprenditore toscano, senza legame alcuno con
quella zona. Costui, pochi mesi dopo, venne incriminato per voto di
scambio mafioso, essendosi affrettato a cercare i voti agli "uomini
d'onore" della circoscrizione. Il "caso Catania" (non quello del
calcio: quello vero) dura ormai da diversi anni, mette in discussione
il corretto funzionamento della Procura locale e coivolge imprenditori
e politici di entrambi gli schieramenti: il ruolo della sinistra in
esso (salvo la benemerita eccezione di Vendola del Pcr) e' stato di
totale omerta', e in alcuni casi di complicita' aperta. Un paio di mesi
fa, alle ultime elezioni, l'Ulivo (e Rifondazione) hanno candidato a
Palermo un ex sindacalista colpevole, secondo sentenze di tribunale, di
essersi venduto gli scioperi per denaro. La candidatura era appoggiata
dai cosiddetti "movimenti" che a Palermo, chissa' perche', erano
rappresentati da un barone universitario molto addentro al sistema di
potere. In Sicilia, tutta l'informazione non di regime e' stata messa a
bavaglio, con la complicita' della sinistra ufficiale. In Sicilia, i
movimenti antimafiosi sono stati scaricati e mandati al diavolo dalla
sinistra ufficiale. In Sicilia, alla fine Berlusconi ha stravinto, e
questa vittoria e' stata determinante per regalargli il governo della
Nazione.
* * *
Io non ho paura di Forza Italia e della nuova Dc che avanza. Ne abbiamo
viste di peggio. Abbiamo visto passare, storicamente parlando, il
cadavere di Mussolini e quello di Ciancimino. Ricordiamo anni in cui la
destra non solo comandava, ma anche ammazzava senz'altro chiunque
s'opponesse. Fra comunisti, socialisti e dirigenti sindacali le vittime
del regime mafioso, negli anni Quaranta e Cinquanta, sono state piu' di
cento. Nessun'altra sinistra regionale, escluso il tempo della
Resistenza, ha dato un tale contributo di sangue alla causa dei
lavoratori. Negli anni Ottanta, con la ripresa dell'antimafia popolare,
i comunisti furono ancora in prima fila: con Rosario di Salvo e Pio La
Torre, ma anche con decine e decine di altri militanti, per lo piu'
oscuri, che affrontarono rischi e sacrifici - e talvolta la morte -
contrastando il potere mafioso. Tutte queste battaglie non sono rimaste
isolate: per due volte la sinistra e' diventata maggioranza in Sicilia
o c'e' arrivata vicino, una nel '47 e l'altra nel '93. Tutto questo per
dire che la sinistra siciliana, anche nei momenti piu' difficili e di
strapotere mafioso, ha sempre rappresentato per i siciliani un elemento
di "non mollare" e di speranza.
* * *
E adesso, in Sicilia, la novita' e' che la sinistra e' impazzita. Non
e' come la Dc o Forza Italia (ce ne vuole!) ma insomma fa del suo
meglio per tenergli dietro. I mafiosi e i corrotti ancora, grazie a
Dio, sono pochi. Ma gli omertosi e i tolleranti sono molti, e questo e'
il problema vero. Si sta sfacendo quell'etica dell'attenzione,
dell'interesse comune, del tener duro, che aveva fatto della sinistra
siciliana un fenomeno storico alto e commovente. I "communisti" di una
volta vivevano poveramente ed erano pronti a tutto per il bene comune.
I "centrosinistri" di ora campano fra tran-tran burocratico e carriera.
Suppongo che in definitiva sia una questione di classe. "Ma insomma,
con 'stu communismu che vuliti fari? Diventari tutti signori?".
"Signori? No. Vulemu stari bonu. E vulemu 'a dignita'".
* * *
Non servono piu' le aspirine, ci vuole la chirurgia. Bisogna che i
leader del centrosinistra siciliana - Ds, Margherita, e Verdi e
Rifondazione che hanno tenuto il sacco - si dimettano immediatamente,
per questione morale. Bisogna che la base del centrosinistra abbia
finalmente facolta' di discutere liberamente (la sinistra siciliana e'
lungi dall'essere democratica al proprio interno) il proprio passato e
il proprio avvenire. Bisogna che per almeno sei mesi,
contemporaneamente e parallelamente, i partiti della sinistra isolana
vengano commissariati dai rispettivi centri; a suo tempo, Berlinguer
ebbe il coraggio di fermare i giochi e di mandare Pio La Torre. Se no,
la sinistra siciliana muore. Perdera' la prossima elezione, e la
prossima, e l'altra ancora. Vale a dire le europee, le amministrative,
e soprattutto le politiche in cui la sessantina di deputati siciliani
decidera' l'avvenire di tutto il Paese. E questo non si puo'
consentire, per l'amore di nessuno.
Se io fossi un iscritto dei Ds, chiederei a Fassino di mandare
commissario a Palermo, per almeno sei mesi e con pieni poteri, Tano
Grasso. Se fossi di Rifondazione, chiederei a Bertinotti di mandare -
nello stesso giorno, e con gli stessi poteri - Nichi Vendola. Se fossi
della Margherita, chiederei Nando Dalla Chiesa. Subito, tutt'e tre
insieme, in stretto contatto fra loro. Un comitato di salvezza
pubblica, che salvi dai vip e dai corrotti l'antica e bella sinistra
espressa in tanti anni di storia dalla parte civile del popolo
siciliano.
* * *
Ritengo che di questo si debba cominciare a discutere, e non solo in
Sicilia, finche' una speranza di guarigione c'e' ancora. Gli anni della
politica sono contati. Fra uno, due anni al massimo, andremo
all'armaggedon finale fra l'idea dello stato padre-padrone alla
Berlusconi e l'idea della vecchia civile democrazia. Questa battaglia
elettorale, che sara' decisiva e sara' una sola, non deve essere messa
in pericolo per l'incapacita' e la rozzezza di gente parassitaria e
perdente che in Sicilia occupa posti non suoi.
Il presidente del Consiglio di prima, fino al 1980 era in contatto
stretto e formale con i mafiosi. Il presidente del Consiglio di ora,
manda i ministri a bloccare le indagini che i magistrati fanno su di
lui. Il primo e' libero perche' l'associazione mafiosa all'epoca non
era nel codice, e gli altri reati sono andati prescritti per il tempo
trascorso. Il secondo e' libero perche' per alcuni reati e' scattata la
prescrizione e per gli altri s'e' fatto fare un'apposita legge
salva-se-stesso. "Giudichera' la storia", dicono i giudici di Palermo.
Si', la storia giudica, ma intanto io pago.
Civilta'. "Sceriffo, li abbiamo beccati, finalmente!". "Chi, i fratelli
Dillinger?". "Proprio loro! La taglia alla fine ha funzionato!". "Ok.
Adesso pigliate i cadaveri e trascinateli davanti al saloon. Cosi' la
gente di questo cazzo di paese si convince che sono morti davvero".
Io, come cittadino italiano, avevo garantito un regolare processo al
signor B.. Per me era importante sapere se un mio concittadino e' una
persona perbene o un lestofante. Naturalmente non posso fidarmi del mio
giudizio per capirlo (evviva: cosi' ognuno giudicherebbe a modo suo),
cosi' pago degli uomini esperti, che hanno fatto giustizia tutta la
vita, e mi rimetto a quel che ne dicono loro. Dopo che loro decidono, e
non prima, allora mi sento in diritto di togliere o non togliere il
saluto a uno. Purtroppo con lui questo modo di fare non ha funzionato:
non s'e' fatto trovare, semplicemente. Come faccio a sapere se e' degno
o no di entrare a casa mia? Nell'incertezza, sono costretto a decidere
di testa mia: il signor B., da questo momento, non puo' venire a cena
da me, ne' offrirmi il caffe' al bar ne' chiedermi da accendere quando
ha dimenticato l'accendino. Teniamo le distanze.
La pagina degli annunci sul Messaggero in una giornata qualunque:
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stupenda, sudamericana, superprosperosissima, svedese, thaylandese, top
model, top-girl, transexualissima, trasgressiva, travolgente, tutta
curve, vellutata, veneta, ventenne, ventiquattrenne, ventunenne,
viziosissima.
alessandro.paganini@iol.it wrore:
< La mia opinione sulla guerra deve molto a persone come Gino Strada, o
mia nonna, che almeno sanno di quel che parlano, o forse alla mia
sensibilita', e molto a internet. Bravo, va bene, ma ADESSO, che
facciamo? Forse e' una sparata, ma mi sembra molto bella - di Francesco
Caruso: "Metto volentieri a repentaglio la mia incolumita' e la mia
fedina penale, se servira' a ritardare la morte di anche un solo essere
umano". Io non ho questo coraggio, ma faccio numero come posso tra
quelli contro. Non esistono ricette semplici, io vedo davanti solo un
lavoro decennale decentrato di anche piccole azioni sociali,
controinformazione, tenace resistenza per (ri)costruire e difendere la
cultura civile. E in ogni caso meglio Don Quijote che Ugo Fantozzi >
Lina wrote:
< Per quanto concerne la stampa di un altro quotidiano a Catania,
lancio una piccola accusa anche agli intellettuali catanesi per aver
assecondato e blandito un parvenu' della comunicazione come Mario
Ciancio che si e' impadronito di tutti i mezzi di comunicazione ed
impedisce qualsiasi forma di concorrenza sul mercato della stampa. Le
basti pensare che anche gli uffici stampa della pubblica
amministrazione sono pieni di giornalisti appartenenti al noto Ciancio
il quale puo' stampare il suo fogliaccio risparmiando sugli stipendi
dei suoi leccapiedi. Ho intenzione di fare un ricorso all'Autorita'
garante per la concorrenza. >
rosario wrote:
< Ma perche' non si contatta - saro' ingenuo? - un Bocca, un Chiesa,
altri di tal genere e facendo pubblicita' sul sito non si vede, su
abbonamento o adesione "concreta" cosa poter fare per far uscire 4
pagine di quelle toste, almeno settimanalmente, tipo I SICILIANI
dell'ultimo periodo? Non potremmo farcela?
W la liberta' d'informazione vera ma sapendo la differenza fra utopia e
il nulla dell'esistere, giacche' un giornale deve servire anche ad
avvolgere il pesce (o simile... Pintor) >
Gaio sallustius@hist.unirm.it > wrote:
< Ma finito lo scontro, allora si' che vedevi quanta serieta' e
coraggio ci fossero stati fra le file dei ribelli. Ognuno, il posto
difeso lottando, lo ricopriva adesso col proprio corpo. Al centro
pochi, spazzati via dai mezzi pesanti, giacevano un po' spostati; tutti
pero' presi in fronte. Catilina lo ritrovarono piu' lontano, tra i
corpi dei soldati, sempre rabbioso in faccia come da vivo. Di tutto
quell'esercito non s'arrese nessuno, ne' in battaglia ne' dopo: nessuno
risparmio' la sua vita, ne' quella dei nemici. Non fu una vittoria
facile, per i regolari: tutti i migliori, o uccisi in combattimento o
feriti gravi. Molti, tornati a rivedere il terreno o a far bottino,
rivoltando i morti trovavano chi qualche amico, chi un ospite e chi un
parente; o anche, qualcuno, qualche nemico personale. Cosi' lutto e
orgoglio, gioia e amaro variamente si mescolavano fra i militari. >
AntonellaConsoli libera@libera.it > wrote:
Astuta conoscenza primavera
< Astuta conoscenza
primavera
stavolta butti i veli
ma in quest'attesa di guerra
vedo solo di te
uno scheletro cucito di gramigna
e margherite >
* * *
Voglia di volare
< Voglia di volare
le onde furiose t'avvinghiano >
* * *
Dietro quella siepe di gelsomino
< L'agguato sara' li'
dietro quella siepe di gelsomino
Li' aspetta con occhio attento l'assassino
e noi che in battaglia
penseremo al nostro amore
ci avvicineremo per cogliere
il profumo antico.
Sara' li' che cadremo
l'ultimo sapore della vita
fra le mani.>
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