Catena di SanLibero n. 174
14 aprile 2003
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)
(Riassunto delle puntate precedenti). Piu' o meno un anno fa di questi
tempi la sinistra italiana tornava a galla con la grande manifestazione
sindacale di Roma, punto d'arrivo a sua volta di un processo complesso.
L'estate dell'anno prima una grande manifestazione pacifista, a Genova,
era stata repressa nella speranza di spingere a una risposta
terroristica frange del movimento. Questa tecnica a suo tempo aveva
permesso di stroncare il movimento del '77 e aprire un decennio di
completo controllo generazionale. Stavolta, pero', non aveva
funzionato.
All'interno della sinistra organizzata, frattanto, il malcontento per
l'evidente inadeguatezza dei dirigenti aveva dato luogo a contestazioni
molto vivaci, dapprima occasionali e spontanee e poi sempre piu'
organizzate, contro l'intero ceto politico della sinistra "ufficiale".
La crisi economica aveva portato effervescenza sui luoghi di lavoro,
dove una classe operaia sottorappresentata dai media ma ancora molto
presente aveva ricominciato ad avventurarsi sul vecchio terreno delle
rivendicazioni sindacali; significativamente, i primi erano stati, con
quasi un anno di anticipo, i giovani precari della Fiat. Goffaggini del
governo e capacita' tattica dei sindacalisti avevano acutizzato
quest'ultimo conflitto: in pochi mesi il processo di fusione fra queste
tre grandi componenti della protesta (giovani pacifisti, ceti medi
legalitari e lavoratori sotto crisi) era avviato e trovava la sua
consacrazione in una enorme manifestazione promossa dal sindacato
all'inizio della primavera.
Da quel momento in poi, il governo non era piu' riuscito a mantenere
l'immagine efficientista, vincente e, in larga misura, "popolare", che
l'aveva sorretto fin allora. L'opposizione politica, dal suo canto,
percependo l'enorme potenzialita' della nuova situazione, incerta fra
desideri e timori, cercava disperatamente degli strumenti culturali che
le consentissero di utilizzare i "movimenti" senza rischi.
Gli ultimi mesi del 2002 e i primi del 2003 hanno visto dunque governo
e opposizione in equilibrio instabile, l'uno sperando di sopravvivere
in qualche modo alla crisi, l'altra sperando ma non osando di
approfittarne. Tacitamente, l'una e l'altro avevano raggiunto un
accordo di fatto su un punto essenziale: lo scontro fra governo e
opposizione non avrebbe avuto luogo subito, magari in occasione di
difficolta' istituzionali (processi, ecc.) del governo; ma sarebbe
stato rimandato alla scadenza naturale della legislatura. In questo
modo, la destra avrebbe avuto un paio d'anni in piu' per gestire la
recessione economica ormai evidente, e la sinistra per integrare nella
vecchia leadership i nuovi contestatori. Questo quadro, probabilmente
non progettato da nessuno ma in sostanza accettato da tutti, e' andato
bruscamente in frantumi con la guerra.
* * *
(A me mi ha rovinato la guerra). La guerra in se' sarebbe potuto
restare uno dei tanti massacri lontani a cui rispondere con
circonlocuzioni diplomatiche e un po' di doveroso dibattito interno.
Stranamente, pero', l'intera giovane generazione italiana ha preso
imprevedibilmente a cuore il sistema di valori brutalmente (e
maldestramente) messo in discussione dal partito della guerra, che
anche in Italia aveva i suoi fautori. E non solo: questa strana ed
"estremista" posizione dei giovani italiani si e' rivelata essere,
rapidissimamente, *la* posizione europea, quella su cui infine si e'
mosso tutto il continente. Mentre le posizioni "realistiche" e
"sensate" dei politici professionisti hanno dovuto correre dietro ai
giovani, dal principio alla fine della crisi, sotto pena di apparire
eccessivamente provinciali e non-europee.
* * *
(Arrivano i nostri). Nel giro di poche settimane, la grande maggioranza
della popolazione ha riaperto d'un colpo i due grandi filoni culturali
(il comunista e il cattolico) che entrambi i poli credevano d'avere
ormai esorcizzato. Da quel momento il paese ha vissuto con due mappe
politiche, una - mediatica e ufficiale - in cui la destra era
maggioranza e la sinistra minoranza rassegnata, e l'altra - quella
reale - in cui la maggioranza restava saldamente in mano ai vecchi
popoli "cattolico" e "comunista".
* * *
Per la destra, a questo punto, il problema era soprattutto tattico, di
come impedire che questa maggioranza reale piombasse, scardinandoli,
sui faticosi equilibri della seconda repubblica. Per la sinistra era
piu' drammatico: o prendere atto della situazione, "buttarla in
politica" e dunque ridefinire tutto quanto, o gettare acqua sul fuoco,
spoliticizzare il piu' possibile tutto cio' che era emerso, mettersi in
pratica al seguito del governo e rinunciare alla futura alternanza su
cui essa, pazientemente, gia' contava.
Non sono questioni da poco, evidentemente. Per questo e' difficile
esercitare l'ironia - come sarebbe istintivo - su alcuni aspetti
davvero apparentemente "buffi" del dibattito in seno alla sinistra.
Come il ritorno di Giuliano Amato, vecchio Consigliere di Stato
settecentesco (in senso non ignobile: Goethe per il sire di Weimar, o
Tanucci per i Borboni) che, dopo una vita passata a definire i dazi
della Slesia e i rapporti col margravio di Baviera, si trova
improvvisamente a dover discutere di pace e di guerra, di movimenti
generazionali e d'imperi. E che mai potra' dire, pover'uomo? "Non
dividiamoci su cose su cui non possiamo incidere"; vale a dire "venga
Franza venga Spagna". Il fatto e' che su queste cose su cui "non si
poteva incidere" noi abbiamo inciso gia', per esempio *costringendo* il
governo italiano a star fuori dalla guerra, e ancor piu' possiamo
incidere - ad esempio - accelerando l'unita' reale dell'Europa.
* * *
(Mi ami, non mi ami?). Si fa un gran parlare, in questi giorni, di
"antiamericanismo". Come tutte le cazzate piu' grosse, e' una cazzata
in buona fede. Nel senso che D'Alema o Ferrara, ad esempio, si
svegliano la mattina chiedendosi angosciosamente (sempre in buona fede)
se il giorno prima sono stati filoamericani, antiamericani o cosa. Per
Francesca o Martino, che hanno diciott'anni e fanno i cortei della
pace, il problema semplicemente non si pone. Non sono mai stati
antiamericani, perche' diavolo dovrebbero essere antiamericani ora?
Semplicemente, gli americani stanno facendo gli stronzi e loro glielo
dicono in faccia. Come lo direbbero ai tedeschi, ai papuasi, ai russi e
a chiunque altro sulla terra. Non hanno alcun complesso d'inferiorita'
verso nessuno, e tutti questi problemi semplicemente non sono i loro.
Non hanno mai avuto nazioni-guida a cui render conto. Sono laici,
insomma.
D'Alema e anche Ferrara, viceversa, non lo sono. Loro, come generazione
ma anche come ceto politico, a suo tempo hanno creduto nella Russia
"socialista" al punto di considerare un particolare trascurabile il
fatto che nell'Unione Sovietica di soviet non ce n'erano piu' da un
pezzo. Nella "patria del socialismo" manca il socialismo? Tanto peggio
per il socialismo. Nella "patria della democrazia" si spara ai
giornalisti scomodi e si conquistano le colonie a suon di bombe? Tanto
peggio per la democrazia. L'importante e' non essere presi per
antiamericani - ora - o per antisovietici - allora - perche' senza
Grande Urss o Grande America ci sentiremmo orfani e non sapremo piu'
chi cazzo siamo.
* * *
(Riusciranno i nostri eroi?). E noi? Che cazzo siamo, noialtri? Boh.
Io personalmente sono il signor O., sono siciliano e non del Texas,
italiano e non del Pakistan, e sono europeo. In quanto siciliano, ho
imparato - da poco: appena cinquant'anni - che e' sbagliato ammazzare
le donne che "tradiscono", e non voglio tornare indietro. In quanto
europeo, ho imparato - da poco: appena un secolo - che e' sbagliato
ridurre a colonia gli altri popoli, e non voglio tornare indietro. Non
tocca a me dire se voglio essere antiamericano o antipakistano o altro,
tocca a loro dire se vogliono essere anti-signor O. oppure no. E a
quel punto naturalmente io so come regolarmi, senza paranoie e senza
complessi per nessuno.
* * *
Cosi', non ha alcuna importanza che D'Alema o Rutelli ci siano o non ci
siano al corteo della pace. Non perche' siano "cattivi", ma
semplicemente non c'entrano, non e' il loro mondo ne' la loro
generazione. Non c'e' bisogno di loro. C'e' bisogno dei *nostri*,
invece, quelli che ancora non ci sono (o non si sentono ancora
abbastanza "politici") e che e' bene vengano fuori al piu' presto. Non
possiamo fare il movimento per tutta la vita: alla fine dovremo o
smettere di sognare e trovarci qualche brav'uomo a cui accodarci con
rassegnazione, o provare a tradurre i nostri sogni in realta', con i
politici nostri, con le idee nostre e con le nostre esperienze.
Adesso, e in Europa, questa non e' affatto un'utopia.
Antiamericana 1. La federazione internazionale dei giornalisti ha
denunciato l'esercito americano per crimini di guerra.
Antiamericana 2. Io quando un telegiornale non mi piace premo il
telecomando. Gli americani invece lasciano andare un missile e
cancellano giornale e giornalisti.
Antiamericana 3. Il carrista che ha sparato sui giornalisti a Bagdad,
dopo aver preso accuratamente la mira, secondo il codice penale
italiano non ha commesso un crimine di guerra ma semplicemente un
omicidio. Poiche' vi era una nostra giornalista a pochi metri dal luogo
dell'esplosione, costui e' colpevole di tentato omicidio nei confronti
di un cittadino italiano. Arrestatelo, quando torna ad Aviano.
Antiamericana 4. Il 6 novembre 2000 l'Iraq ha deciso di farsi pagare il
petrolio non piu' in dollari ma in euri. Ci ha guadagnato, visto che da
allora l'euro s'e' rivalutato sul dollaro del 17 per cento. Domanda:
quanto ci avrebbero guadagnato tutti gli altri paesi dell'Opec a
passare all'Euro?
Altra domanda: e allora perche' non l'hanno fatto anche loro?
Altra domanda: perche' l'Europa non ha cercato di convincerli?
(Domanda fra parentesi: siamo sicuri che non ci abbia provato?)
Antiamericana 5. In Sicilia, dopo lo sbarco, gli americani nominarono
sindaci dei paesini liberati i rispettivi boss mafiosi, ad esempio don
Calo' Vizzini.
Antisovietica. Putin: "Gli americani non hanno trovato armi di
sterminio di massa. Io avrei fatto di meglio".
Antinoi. Cuba. Quattro dissidenti condannati a durissime pene detentive
per reati d'opinione. Maxiprocesso contro ottanta oppositori.
Volk. Sondaggio sui sindaci piu' popolari: al sesto posto c'e' il
sindaco razzista di Treviso, Gentilini, al quale i suoi concittadini
danno un gradimento del 74 per cento. La situazione tuttavia e'
migliorata, poiche' sei mesi fa il gradimento di Gentilini era al 76
per cento.
Rosario wrote:
< Cocilovo e provinciali palermitane. Certo che la politica in questo
paese e' divenuta passione solo per i gonzi. C'e' il rischio di dire:
"La politica? Ma e' una cosa sporca!". Travaglio, su Micromega e Linus,
e' ben documentato circa questa storia di "dazioni". Insomma il nuovo
candidato presidente del centro-sinistra sarebbe un collettore di
tangenti che non e' in galera per un inghippo tecnico e non perche' i
fatti non siano accaduti. Che fare? La politica dei realisti e di "mi
turo il naso" non fa per me. C'e' bisogno di sano giacobinismo, infatti
che differenza fa eleggere un candidato di destra o uno "sinistro"? E
cosi' vadano a f... tutti. Non votero' - e grazie agli inciuciati
diessini fino a Di Lello di Rifondazione (pure lui... non capisco) >
* * *
È' solo una delle lettere che arrivano dalla Sicilia su questa vicenda
"minore" ma emblematica della candidatura palermitana dell'Ulivo. Il
caso d'altra parte e' ormai nazionale e lo affronta - tardi - anche
Paolo Flores d'Arcais su MicroMega: "A Palermo, centro-sinistra e
movimenti hanno fatto harakiri, scegliendo un candidato che una
sentenza garantista e ineccepibile definisce collettore di una
tangente".
Dico tardi perche' Flores, nella degenerazione del "movimento dei
professori" in Sicilia, ha responsabilita' - quanto meno per omissione
- ben precise. Le proteste dei militanti siciliani erano state infatti
pronte e tempestive, e avrebbero potuto - a suo tempo - non essere
ignorate. Per quanto ci riguarda, un anno fa (maggio 2002) scrivevamo
quanto segue:
< A Catania, Paolo Flores d'Arcais (ma la vogliamo almeno
maiuscolizzare quella "d"? C'e' una sfumatura) presenta MicroMega sui
movimenti. Che a Palermo sono pero' presieduti da quel Centorrino che
isolo' uno studente che faceva tesi su mafia e universita' e a Catania
comprende almeno un paio di personaggi che con la sinistra, vecchia o
rinnovata, non hanno proprio nulla a che spartire. Il primo e' Paolo
Berretta, che da amministratore ando' a cena (innocentemente) con un
imprenditore successivamente arrestato e "pentito" per associazione
mafiosa; un giornalista democratico lo scrisse, Berretta lo querelo', e
perse la querela. Il secondo e' Giuseppe Giarrizzo, barone d'antica
data. Socialista craxiano, scrisse sprezzanti pagine contro Giuseppe
Fava e contro i Siciliani. E adesso sta a "rinnovare" con gli altri
gattopardi. Io consegno questi nomi a Flores e confido nella sua
correttezza perche' quantomeno si informi... >
A un anno di distanza, Flores si e' finalmente informato e, da persona
onesta, ha preso onestamente posizione. Me ne compiaccio: noi siciliani
pero' abbiamo pagato caro quest'anno di distrazione.
Pierangelo wrote:
< Se ho ben capito, alla fine di questa guerra (e quindi, forse, tra
poco) il popolo irakeno al netto degli effetti collaterali sara'
finalmente libero di eleggere il presidente voluto da Bush. Questo non
potrebbe portarli a pensare che la democrazia e' una dittatura per
interposta persona? >
Daniele wrote:
< Caro R. (ormai ci diamo del tu anche senza il tuo permesso), non
mettere sullo stesso piano - anche se non lo fai davvero - d'Annunzio e
la Fallaci... ti prego. È' il solito problema. Ma secondo me non si
puo' rinunciare a Wagner, Celine o d'Annunzio, anche se non avremmo mai
preso un caffe' con loro. Mentre la Fallaci per fortuna non lascera'
che una lieve striatura sull'acqua della memoria collettiva >
wilko@libero.it wrote:
< "Nuova Guinea. Abolita dal governo la scuola gratuita. I genitori
invitati a pagare le tasse scolastiche con maiali e riso". Ma anche
l'universita' di Lindenwood nel Missouri accetta di farsi pagare parte
delle tasse dai figli dei contadini locali in maiali, che poi usa per
la mensa universitaria. I contadini, senza intermediazioni, ci
guadagnano di piu' che sul mercato. Tutti contenti, insomma >
Lucio Martelli wrote:
< Guarda che l'euro e' invariabile al plurale: 1 euro, 2 euro. È stato
perfino sancito per legge. E comunque per buon gusto linguistico, per
eufonia. Ciao. Lucio Martelli >
* * *
Beh, io al mercatino sento parlare di euri. La lingua si fa al mercato
e non per legge.
Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche marrocchini,
africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi). Anticamente
l'uomo stava sugli alberi e aveva paura delle bestie, degli altri
uomini e della terra. Adesso non c'e' bisogno piu' di aver paura, anzi
bisogna faticare moltissimo per costruire delle cose di cui aver paura.
Persone. Il reporter e' la figura piu' occidentale che ci sia. In
questa guerra era arabo, si chiamava Tarek Ajub ed e' stato ammazzato
da selvaggi per cui giornali e reporter sono cose stupide e strane.
Forse, se fosse vissuto un attimo in piu', avrebbe telefonato al capo
dei selvaggi: "E' la stampa, bellezza".
benito@usmc.mil wrote:
< Il general Badoglio comunica: Oggi, alle ore 14, sono entrato in
Addis Abeba alla testa delle truppe... >
* * *
< Faccetta neeera
bell'iracchena
aspetta e spera che gia' l'ora s'avviceeena
Noi resteremo
accanto a teeee
e ti daremo un'altra patria e un altro re>
* * *
< Sui colli gloriosi di Romaaaaa... >
* * *
< Lo volete voiiii? >
< Siiiii! >
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