Catena di SanLibero n. 172
Che succede se il petrolio diventa *troppo* caro? Si torna a piedi?
Beh, prima di arrivarci c'e' tutta una serie di cose che potremmo fare,
e in parte stiamo gia' facendo. Vediamo quali, e le relative obiezioni.
1) Prendere a legnate quelli che hanno ancora un po' di petrolio e
portarci via le loro taniche.
- Ci stiamo provando, ma e' meno facile del previsto: in ogni caso, una
volta bruciato il loro petrolio (e via via quello degli altri) il
problema e' solo rimandato;
2) Abbassare il prezzo al pubblico controllando un pochino le
megacompagnie.
- Ok: pero' glielo vai a dire tu, io non c'entro e nemmeno ti conosco:
mica voglio fare la fine di Enrico Mattei.
3) Andare a piedi ogni tanto.
- Uhm: ci viene il fiatone. Difficile togliersi abitudini consolidate.
4) Andare a piedi sempre.
- No. Preferiremmo senz'altro eliminare il pianeta.
5) Andare in motorino ma non in bombardiere o carrarmato: il motorino
almeno consuma poco.
- Bravo. E poi quando quelli rivogliono il loro petrolio con che cosa
li bombardi, col motorino?
6) Tornare al nucleare, magari dopo una bella campagna-immagine sul
"nucleare pulito".
- Non male. Pero' chi lo racconta alla Esso? Bisogna almeno darle il
tempo di fare il nucleare lei. E nel frattempo?
7) Sviluppare le energie alternative: 'sta faccenda della benzina ormai
dura da piu' di cent'anni. E mica ci siamo tenuti per tutto 'sto tempo
i brigantini a vela o le diligenze!
- Si', pero' i fabbricanti di vele e i padroni delle diligenze non
erano organizzati in multinazionali, e quindi non potevano *impedire*
le nuove tecnologie. Ora invece lo possono fare, e quindi noi restiamo
coi motori a benzina.
8) Sperare che finisca bene, e pregare Padre Pio.
- La cosa piu' realistica. Pero' attento a pregare, perche' di 'sti
tempi se ti beccano a pregare roba sbagliata prima ti menano e poi
ringraziano Dio.
Alla fine, comunque, se il petrolio finisce si torna tutti sull'albero
e chi s'e' visto s'e' visto. Pazienza: vuol dire che la prossima guerra
ce la risolviamo a clavate: ricicleremo generali e politici, e andremo
avanti.
Per l'acqua, invece, non c'e' proprio nulla da fare: se non hai acqua,
non e' che vai a piedi, vai giu' per terra. Ora, le cifre dell'acqua
sono queste (ne parlavamo due settimane fa): la disponibilita' va
calando da trent'anni; un quinto del pianeta e' gia' in emergenza; fra
due generazione meta' degli esseri umani semplicemente non avra' acqua.
Io gia' qui, nel civile occidente, ho davanti un bicchiere di acqua
minerale.
E' molto piu' importante del petrolio, l'acqua. Per l'acqua non
esistono alternative. Chi ce l'ha, vive e chi non ce l'ha e' schiavo.
Da diversi anni, la crisi del Medio Oriente (e del suo punto-omphalos,
Israele/Palestina) e' dominata non dalla lotta per il petrolio, ma da
quella per l'acqua. In particolare, ne e' determinata la politica
israeliana. Gli insediamenti dei coloni sono (molto prima che soggetti
religiosi, o anche politici) nuclei di percettori d'acqua, tolta a chi
prima l'aveva. La strategia che ne consegue non e' di espansione
territoriale ma di controllo delle risorse idriche anche lontane. In
questo ha bisogno di partner, e l'ha trovato nel governo turco.
Da diversi anni la Turchia cerca di controllare (con tecnologie e
sostegno israeliani) il flusso dei tratti a monte dei principali fiumi
della regione. E' un'operazione epocale, infinitamente piu' decisiva di
ogni oleodotto. La civilta' umana e' nata li', sui fiumi e grazie ai
fiumi. Babilonesi e Hittiti, Mitanni e Assiri vincevano o venivano
spazzati via solo in base al controllo di quelle sorgenti. E'
un'elegante ironia, del dio che chiamiamo storia, che dopo tanti
millenni le poste sul tavolo siano tornate le stesse: quasi gli stessi
i popoli, assai simili i ruoli.
Negli ultimi dieci anni, fra turchi e israeliani gli interessi sono
stati comuni. Stessi rivali (Siria e Iraq), stesso laicismo
tecnocratico, stesso status di popoli vitali e forti isolati pero' in
una regione ostile: gli Israeliani perche' coloni, i Turchi perche'
ideologicamente non-religiosi. Le caratteristiche dei due paesi sono
andate modificandosi col tempo: in entrambi si e' andata affermando una
forte ripresa religiosa, che pero' ha operato in senso opposto:
ulteriore isolamento per gli uni, apertura di dialogo (con gli altri
"islamici") per gli altri.
La guerra americana e' piombata su tutto cio' come su un formicaio.
Gli americani non hanno piu' alcun bisogno di una Turchia "laica" e
"occidentale" per coprire un confine (Urss) che non c'e' piu'; hanno
invece bisogno, la' come in Afganistan, di piccoli alleati strettamente
locali, senza capacita' d'autonomia ne' d'espansione, facilmente
ricompensabili e utilizzabili a discrezione: "laici" o tribali,
occidentalizzanti o islamisti, non importa. Un soggetto del genere sono
i curdi: che soddisfano a tutte le necessita' americane nella zona e
che pero' sono assolutamente incompatibili con ogni possibile interesse
nazionale turco. E infatti la crisi qui e' esplosa istantaneamente, non
appena e' stata pronunciata la parola "curdi".
Nel giro di ventiquattr'ore, la Turchia ha abbandonato lo schieramento
filo-americano (e filo-israeliano) che deteneva da cinquant'anni, ha
alzato bandiera araba (vedremo poi di che arabismo si tratti) e s'e'
candidata a potenza egemone della sua zona.
* * *
Contemporaneamente, l'Iran raccoglieva - senza muovere un dito - la
massima vittoria della sua storia e diventava a sua volta potenza
egemone sull'altro lato del Medio Oriente. Per gestire questa nuova
posizione, possiede una classe dirigente "borghese" (i pasdaran in
realta' contano molto poco) che sa muoversi con ragionevolezza, senso
della misura ed estrema determinazione. In questo momento, ad esempio,
il piu' attendibile fra i possibili piani di gestione postbellica e'
proprio quello iraniano (interetnico, moderato e compatibile con
l'Onu), attorno al quale si stanno muovendo - senza dar troppo
nell'occhio - i progetti delle principali diplomazie non-americane.
Dopo la guerra, l'Iran non solo non sara' affatto isolato nella
regione, ma avra' molti interlocutori in piu' e un nemico in meno.
Insieme con la Turchia, avra' gia' raggiunto la massa critica per porsi
come rappresentante di fatto del mondo islamico, che dopo tre secoli
tornera' dunque a pesare realmente, e non solo nelle fantasie dei
politologi, sul piano internazionale.
E questo, nell'immediato, e' il primo risultato dell'avventura
americana. Si ripercuotera' rapidamente dappertutto. Il secondo passo
sara' l'allargamento del nuovo polo. Il terzo l'appoggio che essa
ricevera', in ordine di tempo, dalla Cina, dalla Russia e - prima o poi
- dall'Europa. Un'attrazione gravitazionale anti-americana, che
tendera' a concentrarsi esattamente la'.
* * *
"Non ci sono indiani buoni". "Non rinunceremo a una parte anche minima
dei nostri consumi". "Non vogliamo governare in alcun modo il nostro
sistema economico, e anche se volessimo ormai non potremmo piu' farlo".
Su questi tre principi si basa, dalla caduta dei Democratici in poi, la
politica americana. Non e' che i politici americani, nel giro di due
anni, abbiano cambiato idea: e' il ceto politico in se', in quest'arco
di tempo, che e' cambiato. Non piu' proconsoli patrizi ma
rappresentanti (procuratores) di fortune private: la Sicilia o la
Gallia erano province romane, ma l'Egitto era proprieta' personale
della famiglia imperiale. Non piu' un'aristocrazia nazionale, ma
occasionali cordate di avventurieri e generali. Non piu' selezione
politica ma prevalenza casuale di questo o quel clan familiare.
Candidato da suo padre, eletto da suo fratello: cosi' e' salito
l'ultimo imperatore.
Nulla e' cambiato tanto quanto l'America, in questo mondo cambiato.
L'Europa, che la sera prima se n'era andata a letto con un principe
azzurro, al mattino s'e' ritrovata accanto un Nerone ubriaco. Non sa
come comportarsi, naturalmente. Ci vorranno un paio d'anni solo perche'
essa riesca a guardare in faccia la grottesca realta'. Un bel
fidanzato, che pero' ogni tanto a mezzanotte salta sul tetto, scopre le
zanne e ulula alla luna. Poi le sorride, e s'arrabbia se lei ha paura.
Ma quanto e' grande, in realta', la superiorita' militare -
convenzionale - dei generali? Sappiamo benissimo che possono benissimo
cancellare dal mappamondo uno o due Vietnam senza problemi: ma quanti
singoli vietnamiti riescono a fare fuori, uno per uno, nel giro di
ventiquattr'ore, o di una settimana o di un mese?
L'ultima volta, il test non e' risultato molto favorevole. C'e' molta
gente, nel mondo, che si pone con curiosita' questa domanda ora.
Informazione 1. Rai. Lucia Annunziata accetta, dopo la prima
umiliazione su Santoro, la seconda su Cattaneo. Bacchettata sul primo,
costretta ad astenersi sul secondo, non ha battuto ciglio ed e' rimasta
in poltrona. Peccato. Ai miei tempi era una brava e attendibile
giornalista-compagna, con questa bella - e sfiorita - doppia dignita'.
Informazione 2. Rai e Bbc. Sono italiani e inglesi, stavolta, gli
inviati di guerra piu' liberi e meno autocensurati; il record del
bavaglio stavolta va agli americani, Cnn in testa (ad Atlanta
l'autocensura e' stata formalmente proclamata gia' dai tempi
dell'Afganistan). Generalizzando arbitrariamente, si potrebbe dire che
l'informazione pubblica dimostra professionalmente piu' fiato di quella
privata.
Informazione 3. Rai e folklore. I soliti imbecilli contro il solito
Tg3: ieri TeleKabul, oggi naturalmente TeleSaddam.
Informazione 4. Una piccola manifestazione (circa duecento persone) in
un quartiere di Roma: oggetto della protesta, un'antenna per la
telefonia mobile che secondo gli abitanti potrebbe essere dannosa alla
salute. Leggendo le pagine di cronaca dei quotidiani romani, tuttavia,
non sono riuscito a sapere a chi diavolo appartiene quell'antenna:
Telecom? Wind? E chi lo sa: sui vari giornali appare semplicemente "la
compagnia telefonica coinvolta", "i tecnici dell'azienda" e cosi' via.
Nome dell'azienda, niente. Un tempo sul giornale della Fiat non veniva
mai pubblicata la marca delle automobili coinvolte negli incidenti
stradali. Ma possibile che adesso siano tutti diventati giornali della
Fiat (o di Wind, o di Telecom)?.
Informazione 5. Una tendinite e una borsite al braccio sinistro hanno
reso improvvisamente inutilizzabile una velina di Striscia la Notizia,
Elena Barolo. L'esemplare abbattuto e' stato imediatamente sostituito
dalla giovane Giulia Olivetti, di ventitre' anni.
Profeti. "Pro-phemi'", dirlo prima. Don Milani scrisse la sua "Lettera
ai cappellani militari" il 23 febbraio del 1965; mori' povero prete,
esiliato dalla Chiesa e condannato dallo Stato. Ora, nella primavera
del 2003, e' il papa in persona che parla ai cappellani militari per
dire esattamente le stesse cose. Trentotto anni: per noi umani, una
vita. Per un dio, non lo so.
Bookmark: http://www.liberliber.it/biblioteca/m/milani/index.htm
Cronaca. Roma. Rinviata a giudizio per concorso in usura la Banca di
Roma, nella persona di quattro dei suoi massimi dirigenti nazionali.
Perizia d'ufficio disposta dal Gip.
Cronaca. Roma. Arrestati Stefano Celi detto "er Pasticca" e altri
quattro ultras laziali: avevano ridotto in fin di vita a sprangate un
ragazzo perche' era marocchino. Il giudice ha dato l'aggravante
dell'odio razziale.
Cronaca. Roma. Un paio di paparazzi mandati all'ospedale dalle guardie
del corpo del figlio di Gheddafi, sorpreso a divertirsi in un locale.
Cronaca. Lecce. Il corpo di un neonato nella rete di un pescatore. Il
piccolo, morto da parecchi giorni, apparteneva probabilmente a qualche
famiglia di emigranti in cerca di un mondo migliore.
Un insegnante, via sms:
< Leggo spesso parti della tua e-zine ai miei alunni. Sono con te. Un
saluto. R.P. Vicenza >
Pasquale Sabatino wrote:
< Sono uno studente di Castellammare di Stabia, ti seguo da parecchio
con la tua "Catena", e vorrei farti una domanda: Perche' Bush ha voluto
attaccare l'Iraq e non la Corea del Nord, che e' un regime dittatoriale
e possiede, per loro stessa ammissione, armi nucleari pronte per essere
usate? perche' Iraq si e Corea del Nord no? Qualcuno mi ha risposto,
dicendomi che e' molta piu' fruttuosa una guerra contro un paese
duramente provato da 12 anni di embargo, dotato di armamenti a dir poco
antichi, stremato dalla fame e dalla miseria, e sopratutto dotati di
immensi giacimenti petroliferi, pronti per essere occupati e sfruttati.
Al contrario fare una guerra a un paese come la Corea del Nord, che
rispetto all'Iraq non possiede nemmeno una goccia di petrolio o altre
ricchezze, e che a differenza dell'Iraq, possiede ed e' pronta ad usare
armi atomiche, certamente non e' conveniente per gli Stati Uniti. A
questo punto non mi resta che pensare, che la guerra all'Iraq e' una
guerra combattuta per interessi e tornaconti economici, alla faccia
della liberta' e della democrazia del popolo iracheno. Tu cosa ne
pensi? >
* * *
Quel che ne pensa la maggior parte della gente, in Europa, nei paesi
arabi e ormai suppongo anche negli Stati Uniti.
Marco wrote:
< Caro Riccardo, ti scrivo per correggere un refuso non da poco
dell'ultimo numero della e-zine. La legge 185 *non* elimina la
trasparenza bancaria sul commercio delle armi. Anzi fino ad oggi ha
garantito tale trasparenza e ha dotato l'Italia di una delle leggi piu'
all'avanguardia in materia. Il governo ha tentato in quest'ultimo anno
di sminuire questa legge, di creare delle falle attraverso le quali far
diventare "far west" il commercio di armi. Adesso, nonostante un anno e
piu' di lotte (nel silenzio della stampa e di gran parte degli
onorevoli, di destra come di sinistra), sembra ci siano riusciti. E'
una notizia che riempie di sconforto e di senso di sconfitta, come se
non bastassero la guerra, la morte di Rachel (per favore, non
italianizzare i nomi stranieri, fallo per quel Riccardo Orioles che si
incazzava quando pronunciavo taild invece che tilde) e i guai di ogni
giorno. Ringrazio te e chi come te ogni giorno mi assicura che non
tutto e' perduto, che ha senso ancora indignarsi e ha ancora senso
parlare ("testa chi non parra, chiamala cucuzza"). Se mai tu dovessi
passare da Bologna o da Milazzo, fatti sentire! >
Firmare. Per la ragazza che hanno condannato alla lapidazione in
Nigeria. Si chiama Amina. Le hanno confermato la condanna ora. Ha solo
due mesi per finire di allattare il bambino. Poi la seppelliranno fino
al collo e l'ammazzeranno a sassate. Amnesty sta facendo una campagne
di firme. Un'altra ragazza, Safiya, fu salvata cosi'. Adesso pero' la
gente pensa solo alla guerra e le firme finora sono poche. Percio'
scrivi e firma subito, e fai firmare subito tutti quelli che puoi.
Bookmark: http://www.amnistiaporsafiya.org
Libro di lettura (ad uso dei piccoli siciliani, e anche neri,
marrocchini, africani, brasiliani e rumeni e di tutti gli altri Paesi).
I santi della Sicilia sono: Sant'Agata, Santa Rosalia, Demetra e Kore.
Sant'Agata ferma la lava. Santa Rosalia ferma il colera. Demetra fa
crescere le cose. Kore e' una ragazza che ride e fa venire la
primavera.
Alceo alkaios@eleutheros.el > wrote:
< Dolce sorriso, chioma
di viola, bellissima Saffo... >
* * *
< Ebro, il fiume piu' bello, tu che scendi
dentro il mare di porpora fra i Traci
allevatori di cavalli! Vengono
alle tue rive le ragazze, i fianchi
accarezzati dalle mani lievi;
e l'acqua e' dolce, la', come un profumo... >
* * *
< Sento nell'aria i fiori - e' primavera.
Presto, mettimi vino nel bicchiere! >
* * *
< O conchiglia del mare,
figlia di spiaggia e di schiumante onda,
come intenti ti guardano i fanciulli! >
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