Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 161

13 gennaio 2003
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


Che cosa tiene su i siciliani. "Tuffati" disse lu re. 'U caruso guizzo'
lestamente giu' diritto come un pesce (da donde il nome) e per qualche
picca di lui non rimase che il collie' di bollicine su dall'acqua
profonda. Eppoi le bollicine si ruppero e ricciuta e ridente rivenne su
la testa. "Rieccovi l'anello, maesta'!". "Bene!" sorrise il re. "Bene!"
ripete' la comarca. "Adesso finalmente potro' sapere... - il re era
molto curioso: artravorta avia fatto allivari solinghi e soli dui
picciriddi allo scopo di viiri che lingua cristiana o babelica ne
sortissi - adesso potro' sapere che cosa, contro ogni leggi di fisica,
vi tiene a galla l'Isola". "Maesta' - disse un barone - ma gia' e' ben
noto. Le tre colonne cristalline: a Passero, a Lilibeo e a Peloro, coi
tre ciclopi che le fecero a quei tempi". "Si' ma allora non c'era la
tecnologgia!". Lu re fece un cenno e uno dei cortigiani porse al
ragazzo un attrezzo, un coso lucido piccolo e vetroso, con un occhiuzzo
in mezzo. "Ora tu metti questa cosa appress'alla colonna. Quando l'hai
messa, premi qua. Eppoi o resti lassotto o risali, come vuoi". Il
ragazzo afferro' la webcam, sorrise a tutto il mondo e si catamino' di
sotto: un attimo prima c'era, un attimo dopo non c'era piu'.
Passarono alcuni momenti, e sul dispay del sovrano si accese - come da
previsione - la lucina. Eppoi, sfocate ma riconoscibili (settantadue
puntipollice bianconero) le Gif cominciarono a scorrrere su tutti i
monitor della Rete. "What is it?". Una valigia di cartone: e, da fuori
campo, la mano del ragazzo che la raddrizzava. "E questa?". Un'asta di
bandiera, si direbbe: con pochi filamenti attaccati ma una
faucimmatteddu rugginosa ancora fissa alla punta. Eppoi riloggi fermi,
pacchi di lettere e vaglia, fiaschi, marranzani, nache di legno,
bummuli, barde di carretto, stellette militari, coppole, e remi di
barche, e foto dei Due Amici, e cuteddi... tutta 'na massa di
paccottiglia miserabile e smancicata che invero - improvvisamente e con
schifo si rese conto il re - non era ammucchiata attorno alla colonna
ne' adiacente alla medesima, ma era semplicemente la colonna stessa.
Altro che colonne ciclopiche... "Ecco che cosa li teneva a galla, i
fetenti!".
"Richiamo il ragazzo, maesta'?". "Che richiami a fare? Lascialo nella
loro spazzatura". Con uno sbuffo, re Federico s'alzo'. "In Germania, in
Germania! Ce ne torniamo in Europa. E io che credevo ai miti". E
s'incammino' via dal salone, con tutta la comarca dei cortigiani
dietro. Nessuno penso' a spegnere i monitor, e la webcam per quanto
obsoleta era di tipo buono. Cosi' se passi da Messina e hai tempo da
perdere ancora puoi buttare un'occhiata sul fondamento della Sicilia in
bianco e nero, sui pesci che se lo smusano curiosi e le alghe che lo
carezzano indifferenti.
Ogni tanto, entrando improvvisamente nella schermata come in un
videogame postmoderno - da su, da giu', da mancina, da dritta - appare
la figurina di un ragazzo che coglie amorosamente le vecchie cose e le
rimette dentro alla colonna: non senza averci fischiato dentro se era
un flauto, o averci mimato una mossa se un coltello. Non pare che abbia
gran voglia di risalire: e menu mali, accussi' almeno un altro poco
restiamo a galla.
(omaggio a A.C.)

Il baldo cacciatore. Ale'! Domani me ne vado a caccia! Schioppo,
cartucce e cartuccera e via per i boschi! Caccia di che? Ma di Bossi,
naturalmente. Bossi, lega, leghisti, gentilini e gia' che ci sono anche
preti e frati. Dici che vado in galera? Ma no! Una volta si': ma ora in
Italia la legge e' che uno puo' tranquillamente andare a caccia di chi
gli pare, purche' lo faccia nell'ambito della stagione venatoria e lo
faccia ridendo. Non ci credi? Ecco qua: "Comunichiamo l'apertura della
caccia per la seguente selvaggina: albanesi, kossovari, zingari,
extracomunitari in genere. E' consentito l'uso di armi quali fucili di
ogni genere, carabine di precisione e pistole; in presenza di stormi
numerosi e' ammesso anche l'uso di bombe a mano. E' ammesso l'uso di
cani...". E cosi' via.
Ora, questo non e' un volantino clandestino. L'hanno trovato appeso
dentro a una fabbrica, alla Marelli. E l'hanno portato ai carabinieri.
E c'e' stato il processo. Il giudice, alla fine, ha sentenziato che il
volantino "non ha un contenuto razzista" perche' "e' giocato tutto sul
filo del paradosso". E dunque, non puo' essere punito. Bene. Dunque in
Italia minacciare di sparare alla gente non e' piu' reato. Non so se
ora vogliono dare anche la medaglia ai brigatisti: in fondo, non erano
che dei precursori. Si comincia sempre con un volantino.

Adel Smith - il fanatico "islamista" picchiatore e picchiato, tutto in
diretta, alla tv - e' musulmano, mi pare, quanto lo sono io. Non so se
sbarchi il lunario vendendosi per feroce Saladino o se sia direttamente
pagato da qualcuno interessato a far casino. L'Italia e' il paese dove
gli "anarchici" che mettono le bombe alle questure alla fine risultano
essere in paga, ogni ventisette, ai servizi segreti. E il nostro, che
Allah, lo conservi, ha tutta l'aria di essere uno di questi. Fatto sta
che Adel Smith non l'ha inventato ne' Bin Laden ne' lo sceicco Omar.
L'ha inventato Bruno Vespa, l'anno scorso, quando lo tiro' su dalla
strada e lo gabolo' agli italiani come ferocissimo capo dei musulmani
italiani, che non l'avevano mai ne' visto ne' considerato prima
d'allora. Sulle orme di Bruno Vespa, una televisione locale gl'inventa
una trasmissione apposta, qualcosa del genere "Il feroce Ali' Smith
sputa addosso agli italiani".
Tutta questa farsa avrebbe dovuto termitare subito, nel senso che Vespa
avrebbe dovuto essere richiamato (altro che Santoro) dalla Rai e sul
turco-napoletano Smith sarebbe dovuto calare un velo pietoso.
Invece, poiche' conveniva, ne e' stato fatto un personaggio.
Lui, per bestialita' o per obbligo di paga ha prontamente risposto alle
attese degli inpresari, che lo esponevano come una belva da baraccone.
Il passo successivo,anch'esso prevedibile e previsto, e' l'intervento
dei delinquenti di Forza Nuova, probabilmente favorito (se non
organizzato) dai gestori della tv. Tutto fa audience, va bene.
Ma ormai le cose sono andate troppo oltre e la prossima puntata, se lo
sceneggiato va avanti, sara' col morto. Smith va espulso dall'Italia,
non perche' e' musulmano ma proprio perche' non lo e'. La televisione
che cinicamente l'ha usato va oscurata per motivi d'ordine pubblico.
Forza Nuova va sciolta, perche' e' un movimento fascista (tuttora
vietato dalla legge) e perche' ha provato di essere un'organizzazione
dedita alla violenza. I delinquenti che hanno picchiato Smith devono
andare in galera e restarci per il tempo previsto dalla legge (non per
burletta come i cosiddetti "serenissimi"). L'onorevole Borghezio, che
ha rivendicato l'aggressione terrroristica, va espulso dalla Lega.
Bossi, che non ha espulso Borghezio, va espulso dal governo. E il
governo, che non ha espulso Bossi, dev'essere richiamato da Ciampi.
Tutte fantasie, d'accordo. Pero', proprio perche' sono tutte fantasie,
la prossima volta ci scappera' il morto.

Lotta al terrorismo. Mosca. Dichiarato "non punibile per vizio di
mente" il colonnello Yuri Budanov. Due anni fa, nel villaggio ceceno di
Tanghi, interrogando una ragazza "sospetta" le capito' di strangolarla
dopo averla violentata.

Informazione. Un dirigente Rai e' stato punito con la sospensione dello
stipendio per aver tollerato una trasmissione "diffamatoria" della
Guzzanti: si faceva dell'ironia sulla presenza di spacciatori di coca
al ministero dell'economia e il ministro - nonostante la verita' dei
fatti - s'e' offeso. VA bene: questa oramai e' fra le notizie minori. A
proposito della Sabina: chi l'avrebbe mai detto che Charlot oggi, oltre
che dalla poesia, e' caratterizzato anche da due belle tette? Eppure
"Bimba", la fiaba-film della Guzzanti, e' il film piu' poetico e piu'
chapliniano (piu' di "Pinocchio", per intenderci) dell'anno. Che
Charlot oggigiorno sia una donna, e' indubbiamente un (felice) segno
dei tempi.
All'interno di Bimba, un magnifico Dell'Utri (beh non si chiamava
proprio cosi' ma il senso era quello) interpretato con finezza
palermitana - nel senso piu' metafisico della parola - da Enzo
Vitagliano: un primo piano del suo sorrisetto valeva, quanto a
chiarezza politica, piu' d'un comizio di Nanni Moretti. "Al governo?
C'e' Mackie Messer" diceva, senza dirlo, l'attore. L'arte ferisce: quel
povero dirigente Rai e' rimasto vittima, senza saperlo, della vendetta
canonica dei feriti...

I cattivi maestri. E' stata una "leggerezza", da parte della polizia,
- ammette dopo piu' d'un anno il questore Troiani - portare due
molotov dentro la scuola dove dormivano a Genova i manifestanti
noglobal. E' stata una "forzatura giuridica" arrestare i manifestanti.
E' stata una balla il finto accoltellamento del poliziotto che
"giustifico'" l'accanimento E forse addirittura c'e' stato un "eccesso
di violenza" da parte dei poliziotti. "Oggi forse non lo rifarei piu'"
conclude il brav'uomo.
Meno male. Si fa piu' festa nel regno dei cieli per un caprone (che
prende a cornate la gente) pentito che per novantanove pecorelle
eccetera eccetera. Il fatto e' che noi italiani uno come Troiani lo
paghiamo, fra l'altro, per fare il maestro di antiterrorismo.
Figuriamoci che avrebbe fatto se lo pagava Bin Laden.

I piccoli maestri. Eppure, non ci sono state violenze "di rappresaglia"
dopo Genova. E delle P38, neanche l'ombra. Il fatto e' che oggi ci sono
in movimento piu' donne. Non come noi, che eravamo maschilisti. Noi
avevamo il coraggio dei passamontagna, delle bandiere, degli Erri De
Luca. Loro hanno il coraggio mite, "femminile", di Agnoletto in
Palestina. Ed e' il coraggio piu' vero.

Vaticano. Verranno aperti agli studiosi gli archivi dei rapporti
diplomatici con la Germania negli anni Trenta. Segretario di Stato era
allora monsignor Pacelli, il futuro Pio XII (polemiche sulla sua
arrendevolezza verso i nazisti).

Poveri. Nel Nord-est sarebbero centodiecimila i poveri assoluti,
quattrocentomila quelli relativi (Osservatorio socio-religioso del
Triveneto).

Notizia banale. Un altro pentito accusa Dell'Utri di essere mafioso.

Altra notizia banale. Appello dell'onorevole Dell'Utri contro il 41
bis.

A Catania, il cinque gennaio (anniversario della morte di Giuseppe
Fava), alla cerimonia il comune era rappresentato da un Angelo Rosanno,
appartenente al gruppo ell'ex assessore Ferlito. Costui, cugino di un
boss maffioso, e' quello che a suo tempo mi fece licenziare da un
giornale perche' avevo scritto contro suo cugino e un paio d'anni fa,
tornato in politica, ci tenne a ripresentarsi provocatoriamente davanti
a Claudio Fava che anche lui l'aveva denunciato.

Potere in Sicilia. Troppo piccola per non essere invasa, troppo grande
per essere governata militarmente: la Sicilia, piu' che una storia, ha
sempre avuto piuttosto una geografia. Le elite siciliane si sono
trovate automaticamente, grazie ad essa, nella posizione di
interlocutori privilegiati ed automatici di ogni dominatore "esterno".
Dai Reyes Catolicos ai politici dell'era andreottiana, ogni potere
siciliano (il cui baricentro non risiede mai in Sicilia) s'e' trovato
nella situazione di dover appaltare quasi tutte le funzioni interne
(ordine pubblico, giustizia, ricerca del consenso) alle elite
preesistenti: baronie e cosche mafiose, da questo punto di vista, hanno
adempiuto esattamente alla medesima funzione. In cambio, acquiescenza
assoluta sulla politica "alta" e rinuncia implicita a farsi portavoce
d'interessi locali.
Insieme con l'incidente storico dell'Apostolica Legazia (una specie di
gallicanesimo ante litteram ereditato dai Normanni: e cioe', in buona
sostanza, l'eliminazione dei contrappesi ecclesiastici al potere)
questa situazione ha determinato le peculiarita' ideologiche - quanto
alle elite: diversissimo e' il discorso per le culture popolari - degli
intellettuali siciliani. Castrata in partenza, salvo casi estremi (ed
"estremisti": dal giacobino Di Blasi a Giuseppe Fava) la funzione di
controllo sul potere, mai vissuta di conseguenza la fase
nazional-popolare, incanalata la ricerca esclusivamente sui livelli
formali, cosa resta alla fine? Sciascia e Meli. Fronda dall'interno dei
valori ufficiali, Parigi piu' vicina di Caltanissetta, scrittura come
forma - elegante - di potere. Arcades ambo. (Non a caso, parlando di
elite di potere in Sicilia, torna sempre piu' facile parlare
d'intellettuali).

Maurizio Liardo wrote:
< Caro Riccardo, sono il genitore di due bimbe che frequentano la
scuola elementare di Giarre (precisamente la "Manzoni" di Macchia di
Giarre) da te citata nella Catena del 30 dicembre. Vorrei precisare che
la stimatissima professoressa non si chiama "Emma" ma, non sorridere,
"Enna" diminuitivo o vezzeggiativo di Venera. In quanto Vicaria (cioe'
vice del dirigente scolastico) trovandosi all'interno del plesso al
momento della scossa ha provveduto a suonare la tromba che segnala
l'evento e l'ordine di evacuazione (si', davvero una tromba come quelle
usate dai tifosi negli stadi) mentre la procedura di emergenza (riparo
sotto i banchi e successiva evacuazione dell'edificio) era gia' stata
attivata da tutti gli insegnanti presenti nelle classi ed eseguita alla
perfezione dai bimbi, ormai abituati alle precedenti scosse ma
sopratutto perfettamente addestrati da continue esercitazioni.
Senza nulla togliere all'insegnante Contarino, posso tranquillamente
sostenere che la definizione "persona dell'anno" andrebbe sicuramente
condivisa tra gli insegnanti e il personale ausiliario che, con
efficienza e autocontrollo, hanno condotto i nostri bambini in salvo; e
la dirigente scolastica Lucia Sciuto che, ad ogni scossa percepita (e
dal 29 ottobre ne abbiamo avute tante!), anche la piu' leggera,
sollecitava l'immediata evacuazione dalla scuola: pensa che parecchi la
deridevano per questo suo "allarmismo"! >

Una poesia inedita di Franco Fortini

< Al redattore de "Il Siciliano"
che e' comparso in televisione la sera
del 7 gennaio 1984
e che forse si chiama Ordales o Rosales
vorrei dire la mia riconoscenza
per l'intelligenza e l'esattezza,
quelle che dal fondo della negazione
e dello sconforto
fanno capire che nulla e' morto mai veramente
se c'e' la volonta' di capire
tranquillamente - e di volere la verita'.
A quel redattore
che parlava da Catania
come da Managua, da Ciudad de Guatemala,
la riconoscenza, la gratitudine e anche il silenzio
di un vecchio che venti anni fa a Catania
parlo' a cento o duecento studenti, forse anche a lui;
e sa di essere stato compreso. Con lui
tutto continua. >

(Franco Fortini, Milano, 7 gennaio 1984)

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