Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 156

9 dicembre 2002
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


Informazione 1. Agenzia: "La mafia avrebbe sostenuto il progetto
politico di Forza Italia. In particolare il senatore Marcello Dell'Utri
avrebbe ricevuto appoggio elettorale da parte di Cosa nostra nelle
elezioni del '99. Lo sostiene il boss Antonino Giuffre' che da due mesi
ha iniziato a collaborare con la giustizia dopo essere stato per anni
uno degli uomini piu' vicini al boss latitante Bernardo Provenzano.
Secondo il pentito, il capo di Cosa Nostra sarebbe riuscito ad
agganciare i vertici di Forza Italia".

* * *

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* * *
Questo commento non verra' incriminato per attentato all'ordinamento
economico dello stato.


Informazione 2. "Zitto, tu!". Su ordine del Ministro della
Comunicazione, e' stata chiusa d'autorita' dai carabinieri
Telefabbrica, una "tv di strada" nata per sostenere gli operai di
Termini contro i licenziamenti. Il raggio di trasmissione di
Telefabbrica era di circa centocinquanta metri: non arrivava a coprire
neanche l'intero paese, pero' evidentemente faceva concorrenza sleale
alla Rai e a Berlusconi. "Chiudere noi e' come impedire a due sordomuti
di farsi dei gesti di saluto dai due lati della strada". Messaggio
chiaro: in Italia, comunica solo Uno. Tutti gli altri, muti.
Telefabbrica non aveva la concessione governativa prevista dalla legge
Mammi'. Ma neanche Rete4, se e' per questo: pero' Emilio Fede puo'
trasmettere e gli operai di Termini no.
Info: convegno delle tv di strada sabato 14 a Bologna, in via Lenin 3
(Via Lenin? richiameranno Scajola).

Informazione 1. Piccoli Cianci crescono. In Sicilia c'e' un sito che si
chiama "Il dito" (www.ildito.it) ed e' ispirato all'ex ministro Bianco,
che nonostante le manganellate di Napoli e i passati buoni rapporti con
alcuni dei cavalieri catanesi a Catania passa ancora - chissa' perche'
- per progressista. Catania, d'altronde, e' quel posto in cui la
"sinistra" a suo tempo non trovo' di meglio che candidare alle elezioni
il povero Cecchi Gori, che alla fine si ritrovo' non solo trombato ma
anche inquisito per voto di scambio mafioso. Qualche settimana fa un
collaboratore del "Dito" ebbe l'infelice idea di mandare un intervento
(rispettosamente) critico nei contronti di uno dei notabili della
passata giunta Bianco, la signora Giardina. Da allora in poi sul sito
il suo nome non e' piu' apparso; altri collaboratori dicono che e'
arrivato l'ordine di non pubblicarlo mai piu' per nessun motivo. Il
direttore del sito e' un certo Danilo Moriero, che fra qualche anno
ritroveremo - I suppose - come addetto stampa del futuro governo
Casini-D'Alema (con Bianco ministro dell'interno, naturalmente).
Ah: il "Dito" e' stato entusiasticamente recensito, qualche tempo fa,
in una pagina nobile di Repubblica, con una marchetta firmata - se ben
ricordo - dal povero Valentini. Il fatto e' che Repubblica, che in
tutto il resto d'Italia e' di sinistra, a Catania e' legata a filo
doppio con Ciancio, che le stampa l'edizione siciliana del giornale ma
in cambio pretende - e ottiene - di non farla diffondere a Catania.
Oltre ad alcuni favori "politici" minori, come quello di cui ha fatto
le spese l'inconsapevole firmaiolo Valentini.

Occupazione. Dopo la Fiat (grisbi' all'estero e via), e la Rai
(scienziato pazzo che smanetta a caso su programmi e trasmettitori),
sull'orlo del fallimento anche la terza grande azienda italiana, la
Vaticano. I responsabili del management hanno infatti deciso che per
motivi di sicurezza aziendale, e per taluni inconvenienti verificatisi
di recente, non verranno piu' assunti dipendenti con tendenze
omosessuali. La vigilanza dei locali, tradizionalmente affidata a
giovani di bella presenza (per lo piu' svizzeri), verra' quanto prima
devoluta a una serie di cyborg appositamente realizzati. Panico fra gli
azionisti e minacce per l'occupazione.

La chiappa e' l'oppio dei popoli.

Conflitto d'interessi. Carlo De Benedetti (Editoriale L'Espresso,
Repubblica) e il socio Carlo Caracciolo, dopo molti boatos estivi che
li volevano pronti a "scendere in campo", hanno praticamente fondato e
sostengono attivamente un'associazione politica (la "Liberta' e
Giustizia") che si propone d'intervenire nel dibattito politico
nazionale ed anche, logicamente, sui futuri assetti di potere.
Non e' una buona notizia. Personalmente, non sono lontanissimo dalla
"linea politica" della nuova associazione (anche se trovo di cattivo
gusto sfruttare il "logo" dei fratelli Rosselli, che erano decisamente
un'altra cosa). Pero' ritengo deplorevole che un industriale della
comunicazione usi il suo potere per intervenire nella politica
nazionale.
L'esempio e' sotto gli occhi di tutti, e si chiama Berlusconi. Arrivato
al potere, costui ha fatto pochissima distinzione fra gli interessi
pubbici e quelli, d'imprenditore, che sono suoi particolari. E noi
giustamente l'abbiamo denunciato come "conflitto d'interesse". Ma
abbiamo il diritto di denunciarlo solo se denunciamo anche qualunque
altro possibile conflitto analogo, anche se "di sinistra".
E questo e' appunto il caso di De Benedetti. Rispetto a Berlusconi, e'
molto piu' vicino alle nostre idee: ma il principio e' lo stesso, e va
pubblicamente ribadito. "Liberta' e Giustizia" e' piu' civile di "Forza
Italia": ma, come lei, ha un padrone. La democrazia, e' un'altra cosa.

Pregiudizi. Come si parla degli immigrati in tv? Quattro volte su
cinque (secondo Censis, che ha monitorato le sette emittenti
principali) come vittime o autori di fatti brutti. Si parla pochissimo
delle donne immigrate (solo una volta ogni cinque) e in compenso si
parla anche troppo dei minorenni (quasi meta' delle volte). In ogni
caso, di immigrati si parla quasi sempre in cronaca (nell'ottanta per
cento dei casi) e non li si fa mai parlare in prima persona.

Processi. Chissa' come va a finire, in Argentina, quello fra i Benetton
e i Curinanco. Benetton e' Benetton, quello dei maglioni e della lana,
e dunque delle pecore: di cui le piu' pregiate si trovano in Argentina,
dove la Famiglia ha comprato dunque una piccola fattoria, anzi una
"estancia", di circa seicentomila ettari: quanto due o tre regioni
messe assieme.
Si': ma Curinanco? Anzi il clan Curinanco, visto che a quanto pare si
tratta di una famiglia intera. Sicuramente qualche altra multinazionale
o yakuza, o almeno qualche piccola cosca mafiosa locale.
Niente affatto: i signori Eufemio e Rosa Curinanco sono solo due, piu'
i bambini. Ai primi di agosto si sono recati all'ufficio catasto della
citta' di Esquel nella provincia del Chubut, chiedendo se un certo
pezzetto di terra, in contrada Santa Rosa, fosse di proprieta' privata
o demaniale. L'impiegato, consultati i libroni, ha risposto che per
quanto risultava il terreno (un paio d'ettari circa) era di proprieta'
della Repubblica Argentina e non risutava coltivato da alcuno. Allora i
due Curinaco hanno fatto regolare domanda, secondo la legge argentina,
di occupazione del terreno a fine di sostentamento alimentare.
Detto, fatto: alla fine del mese, muniti di regolare autorizzazione, i
due hanno si sono insediati nel terreno (con pentole, galline,
marmocchi e compagnia bella) e hanno cominciato a coltivarlo. Hanno
piantato patate, fagioli, grano, mais e altri ortaggi. Hanno dissodato
buona parte del terreno faticando e sudando da mattina a sera.
Il capataz dei Benetton, pero', vigilava. Il due ottobre si sono
presentati dodici poliziotti armati, seguiti dalle guardie private
dell'estancia, e hanno sequestrato tutto quanto. Un avvocato compagno,
alla fine, si e' interessato del caso: e ha fatto appello alla legge,
che in Argentina prevede il diritto all'occupazione delle terre
incolte. Pare che l'acquisto dei Benetton non sia del tutto regolare; e
in ogni caso non hanno intenzione di coltivarci niente, ma solo di
farci brucare le pecore. I nostri maglioni firmati, infatti, sono molto
piu' importanti della cena di qualche campesino straccione.
Ora la decisione e' ai giudici: Benetton vs Curinanco. Diversi bambini
sono morti, in Argentina, quest'estate di fame. E l'Argentina era piu'
ricca dell'Italia, una volta. Colpa delle multinazionali? Forse.
Comunque, di gente con un nome e un cognome. Come il buon Benetton, che
in Italia e' democratico ma in Argentina e' peggio - che e' tutto dire
- del suo concittadino Gentilini.

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Fidanzati. Non saranno piu' frustati quelli di Teheran. La legge
"islamica" (che in realta' con Maometto c'entra quanto il cardinal
Giordano col Vangelo) prevedeva infatti venti nerbate per i ragazzi
sorpresi mano nella mano per la strada: ma adesso la legge e' stata
abolita e ci si puo' baciare - con prudenza - in santa pace.

Inverno. Circa duemila le persone che vivono per la strada a Roma. fra
loro, secondo i rilevamenti del comune, in aumento i casi di mamme con
figlio piccolo che, avendo perso o non avendo mai avuto un laroro e una
casa, sono costrette a vivere col bambino in ripari di fortuna
(cartoni, angoli fuori vista delle stazioni, punti di marciapiede con
grata di aria calda proveniente da un edificio). Tecnicamente questo e'
stato definito, dagli scienziati del comune, "barbonismo domestico".

Numeri. Conta di piu' l'occidente o l'oriente? Uno, due, tre, quattro,
cinque. Una mano. Sei, sette, otto, nove, dieci. Due mani. Una mano la
stilizziamo con un "V". Due mani con due V contrapposte, cioe' una "X".
Per ogni singolo dito, ovviamente, basta scrivere una "I".
Ecco, questo e' il "nostro" modo di contare. Nostro non solo perche'
sono i numeri che vediamo ancora sui monumenti e nei testi letterari
(Dante Alighieri contava ancora cosi'). Ma perche' nasce proprio da un
nostro imprinting molto antico. La nostra, in origine, nasce come una
civilta' molto individuale, in cui la casa conta molto piu' della
piazza o del bazar. Lo scambio con gli altri individui e' basato
essenzialmente sullo status, non sul commercio.
Altre civilta' (in genere, quelle "orientali") nascono invece fin
dall'inizio coi grandi numeri - le decine, le centinaia, le migliaia -
e hanno bisogno di lavorare rapidamente con essi, non di analizzare a
fondo ogni singola (antropomorfica) unita'. Un individuo di queste
societa', di per se', conta poco ed e' inserito da subito in una
situazione di massa, un impero idraulico o qualcosa del genere. Non e'
quasi mai autosufficiente dal punto di vista alimentare ed ha subito
bisogno di una rete molto complessa di scambi, il commercio. Per
gestire quest'ultimo gli farebbe molto comodo un computer e, non
trovandolo al bazar, e' costretto a inventarsi qualcosa che gli si
avvicini il piu' possibile, ad esempio un abaco.
L'abaco funziona gia' per strutture logiche, per posizionamenti
qualitativi e non per semplice addizione di unita': la colonna delle
decine e' completamente diversa da quella delle unita' ed ha bisogno di
un software logico, non di una mera percezione fisica, per funzionare
(contare sulle dita e' usare semplicemente un hardware). Il passaggio
successivo, naturalmente, e' l'invenzione dello zero.
Tutto qua? No. I fenici e i greci, in un punto di snodo fra est e
ovest, inventano - ma su un target del tutto differente - un altro
software molto interessante, l'alfabeto. Tale e' il successo di vendita
di quest'ultimo, che ne viene immediatamente sviluppata una release che
consente di utilizzarlo anche per i calcoli numerici (alpha vale uno,
beta vale due, ecc.), una specie di Office (Word + Excel) di quei
tempi.
Questo programma ha tanto successo che per un bel pezzo (grazie anche a
un'accorta strategia di compatibilita' col vecchio Conta-sulle-dita
3.1) copre tutto il mercato. Solo quando l'azienda produttrice, la
Impero & C, va a ramengo (ma ci vorranno un bel po' di secoli) la
concorrenza orientale potra' finalmente piazzare la tecnologia
Zero-based anche dalle nostre parti. Per questo ci e' toccato correre
molto alla svelta per recuperare il gap. Sempre ammesso che l'abbiamo
*veramente* recuperato.

Cronaca. Roma. Sul 542 una bambina resta col vestitino impigliato
dentro la porta. Il padre urla all'autista di aprire. Attraverso lo
specchietto, l'autista vede che il padre non e' affatto un bianco,
bensi' un egiziano. Gli risponde a male parole. L'egiziano reagisce.
L'autista ferma il bus, si alza, picchia babbo e bambina e li manda
tutt'e due all'ospedale. Il giorno dopo l'azienda dei bus dirama un
comunicato per smentire tutto. Fatica superflua, perche' sui giornali
non era uscito niente, salvo un trafiletto in cronaca del Corriere.

Indiani e cow-boys. "Il Presidente degli Stati Uniti ha
annunciato...". Gli stati uniti: il Dakota, l'Illinois, il Delaware...
La maggior parte dei nomi degli Stati Uniti sono i nomi di antiche
tribu' indiane, che adesso non esistono piu'.
I Delaware erano dei raccoglitori-pescatori che vivevano sulla costa
atlantica; una piccola tribu'. Furono fra i primi a incontrare i
coloni, e dunque fra i primi a estinguersi fino all'ultimo uomo.
Gli Illinois, nella zona dei Laghi, erano cacciatori; il loro incontro
con la civilta' avvenne ai primi dell'Ottocento e il loro ricordo oggi
sopravvive soprattutto nel logo di alcune automobili di lusso - le
Cadillac - cui un generoso ufficio marketing volle dare il nome di un
capo indiano.
I Dakota, infine - North Dakota e South Dakota - erano quelli che al
cinema e nei nostri giochi dell'altro secolo venivano chiamati i Sioux.
Da loro la civilta' occidentale arrivo' abbastanza tardi, quasi a mezzo
Ottocento; avevano avuto tutto il tempo di raccogliere e allevare i
cavalli sfuggiti alle mandrie degli spagnoli e di specializzarsi come
cacciatori a cavallo nella prateria; e di sviluppare un ethos, fra il
cavalleresco e il calabrese, che ne faceva personaggi ideali per i film
d'avventure. Batterono un paio di volte la cavalleria degli Stati Uniti
e poi, non possedendo ne' artiglieria ne' politica, vennero a loro
turno estinti.
Il capo, dal nome impronunciabile (approssimativamente tradotto in
Toro), era l'incarnazione di tutto l'indianesimo e il terrorismo che
popolava gl'incubi dei politici perbene. Non era un terrorismo
inventato: le fattorie isolate - che i coloni, ignoranti o noncuranti
della politica, impiantavano nel mare d'erba nonostante i trattati che
lo vietavano - venivano assalite e bruciate alla prima occasione e i
loro abitatori, uomini, donne e bambini, uccisi. I giovani guerrieri
tornavano poi a rifugiarsi nella tribu'; pochi giorni dopo, una colonna
con artiglieria piombava sul villaggio che li aveva accolti (o almeno
su uno simile, che e' lo stesso) e lo radeva al suolo, facendo
attenzione a che non sopravvivesse nemmeno una squaw (matrice di futuri
terroristi) o un papoose, terrorista fra pochi anni.
"L'unico indiano buono e' l'indiano morto": la frase, probabilmente,
non fu mai pronunciata dal generale Sherman; ma effettivamente sopra
gli indiani vivi non si possono innalzare citta' e fabbriche mentre
sopra gl'indiani morti si'.
Le trattative con Toro furono dichiarate impossibili molto a lungo;
alla fine, ci fu un trattato (anzi, due o tre trattati) in seguito al
quale i Dakota consegnarono armi e cavalli mentre a Toro fu data
autorita' e indipendenza sopra alcune baracche, rapidamente invase,
peraltro, alla prima occasione dalla truppa. Toro fu ucciso alla fine
da un indiano civilizzato, uno scout dell'esercito, che gli sparo' dopo
una lite. Aveva avuto il tempo di essere portato in giro - in un
momento "politico" - nel circo del Selvaggio West, che traverso'
l'Europa e gli Stati Uniti, e di essere intervistato da un giornalista.
"Gli uomini bianchi? Eh, ci hanno portato via tutto, non si sono
comportati bene". "E gli indiani? Cosa mi dice degl'indiani?". Il
vecchio capo dette uno sguardo in giro, guardo' quel ragazzo con la
divisa da scout, quella donna col crocefisso al collo, quel vecchio
completamente muto barricato nei suoi pensieri, quel gruppo di bambini
che giocavano vestiti di stracci d'uniforme, e gridando in inglese.
"Indiani? Non ci sono piu' indiani. Io sono l'ultimo".
* * *
Sono stati due i genocidi, almeno due. Uno fu l'Olocausto, scientifico
e concentrato in pochi anni. L'altro, quello del Nuovo Mondo, ha
richiesto due secoli - non c'era ancora un Hitler, ne' come tecnologia
ne' come cultura - per andare a buon fine. Entrambi fanno parte di noi,
entrambi c'insegnano qualcosa. Entrambi sono le tentazioni costanti
della nostra parte malata.
Dei due, in questo momento, il piu' pericoloso e attuale e' il secondo.
Spingere indietro, escludere, colonizzare. Avere una fase eroica, di
rischi affrontati insieme, disciplinarsi fermamente, tener testa ai
selvaggi, senza paura. E in premio di questo coraggio, alla fine, una
famigliola felice che tranquillamente semina la terra (adesso sua)
rimuovendo le ossa che affiorano, ultimo involontario lascito di altri
esseri umani. Il genocidio riuscito, insomma.
La nostra bella civilta' - "bella" senza ironia; quasi con tenerezza -
si basa anche su questo. Non rimuoviamo questo fatto. E non
ripetiamolo, soprattutto.

Persone. Damiano Cusenza, a Palermo, ultimamente faceva il sindacalista
dei Cobas. Ma era stato nel Sessantotto, nelle lotte contro Ciancimino,
nell'antimafia degli anni Ottanta, nella Pantera e ora nella
ricostruzione della societa' civile. Noi l'abbiamo avuto vicino con
Avvenimenti e coi Siciliani, sia nei periodi "alti" che in quelli di bassa marea. Era uno di quel migliaio di compagni concreti e seri, mai
entusiasti, mai scoraggiati, che la mia generazione ha regalato
all'allegra sinistra italiana. Di mestiere, insegnava.

Persone. Qualche mese fa un gruppo di fiorentini - di Controradio, mi
sembra - aveva avuto l'idea di proporre a Ciampi di far senatore a vita
Caponnetto; non se n'e' fatto niente, e per fortuna, perche' poche
isituzioni sono cosi' screditate in questo paese come il senatorato a
vita. Che e' stato gioiosamente assegnato a un parassita fighetto come
l'Avvocato e a un capo del Kgb italiano come Cossiga, e quindi non
poteva finire sulle spalle di un italiano perbene come Caponnetto,
servitore della Nazione e del popolo italiano.
Incongruamente, si mescolano nella memoria l'immagine del vecchio
Presidente buono che riporta a casa il corpo di Berlinguer e quella di
Caponnetto a Palermo ai funerali di Falcone. Caponnetto, in realta', e'
stato il nostro Pertini. Uomini di Resistenza, tutt'e due; e tutt'e due
fortunati. Vivere a lungo, servendo il proprio Paese, insegnando il
coraggio ai giovani e la dignita' a tutti quanti, e sempre sorridendo
mitemente e non indietreggiando mai: commemorarli? Invidiarli,
piuttosto.

Mio errore. Lisabetta Mugnai wrote:
< La ringrazio per aver riportato il pezzo di Michele Gambino sul
processo Andreotti pubblicato sulla niusletter di Pippol del
20.11.2002. La ringrazio anche per aver parlato di Pippol. Pero'
l'indirizzo del sito e' www.pippol.it (e non come erroneamente scritto
pipponews.it) >

AntonellaConsoli libera@libera.it > wrote:

Piccolo d'uomo

< Buona notte
piccolo d'uomo
buonanotte alle tue
braccine >

* * *

Voi che ancora amate

< Voi che ancora amate
conservatene l'essenza in uno scrigno
presto, che' gia' comincia la bufera. >

* * *

Compro' l'incenso e i fiori

< Compro' l'incenso e i fiori
con gli ultimi risparmi
e ancora una volta
- solo per te.
Rimise a posto la bella stanza andata. >

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