Catena di Sanlibero

Catena di SanLibero n. 124

29 aprile 2002
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


Al peggio non c'e' fine. Noi Berlusconi e Bossi, loro Le Pen e
camerati. Noi con Bertinotti e D'Alema gli abbiamo regalato il senato,
loro con una mezza dozzina di bertinotti e bertinottesse sono riusciti
a buttare nel cesso un bel trenta per cento dei voti. Noi abbiamo
dovuto votare Rutelli ma a loro, poveracci, per salvare la situazione
gli tocchera' votare Chirac.
Ora, apres le bertinottage, si torna a rivotare, e speriamo bene.
Qualcuno dei coglionazzi locali continua a insistere che per noi grandi
rivoluzionari in fondo Berlusconi e' lo stesso di Prodi, ma tutti i
ragazzini di Francia sono scesi in piazza a difendere la vecchia cara
Marianne, che in questi giorni e in queste piazze sembra proprio una
ragazza di vent'anni.
Comunque, non e' che abbiano vinto i fascisti: i voti loro sono piu' o
meno gli stessi di prima. Siamo noi compagni che abbiamo perduto, noi
con piu' voti ma noi divisi e loro uniti. D'ora in poi, il primo che
parla di dividersi, pesci in faccia e calci in culo. E allons enfants
de les patries, le jour de la lutte est arrivee.
* * *
Sono a Parigi in questo momento, da dei ragazzi della Sorbona (perche'
ve lo racconto un'altra volta). Stiamo cercando di capire se sono io
che debbo restare in Francia e chiedere asilo politico a loro o loro
che debbono venire in Italia a fare la Francia Libera con Cofferati.

Lo Stato. Nessuno ha mai osato accusare Agostino Cordova di essere un
giudice politicizzato. Un giudice "sbirro", piuttosto, lo definivano i
giovani cronisti dell'antimafia degli anni Ottanta e Novanta. Io me lo
ricordo a Palmi, in Calabria, con quella faccia da mastino
probabilmente buono, dalla parlata pesante, lo sguardo greve; ricordava
vagamente Chinnici, ma senza l'ironia terragnola di Chinnici. Uno
sbirro, un fanatico della legge scritta, un giustizialista, un
qualunquista, un pazzo, uno che non guarda in faccia a nessuno -
l'hanno chiamato in tanti modi, nemici e amici, Cordova: ma del
"giudice politico" finora non gliel'aveva detto nessuno. Come dare del
communista a Woytila o della persona perbene a Sgarbi.
Adesso, a dire che Cordova e' disonesto - perche' questo, al di la'
delle metafore, hanno detto - sono i ministri. Ministri legalitari,
tutti ordine e tricolore - per quanto colleghi di un avvocato di mafia
come Taormina e di un sodale di mafiosi come Dell'Utri.
Essi sanno benissimo che cosa fanno accusando i giudici napoletani, e
Mancuso e Cordova in primo luogo. Sanno benissimo di non esporli,
isolandoli, a qualche articolo di giornale ma direttamente ai mitra e
all'esplosivo della camorra, che in Cordova ha storicamente il suo
nemico mortale.
Essi stanno isolando ed esponendo Cordova, esattamente come i loro
predecessori fecero con Chinnici e con Falcone. Ma se ne fregano
altamente, perche' in realta' essi non sono dei ministri della
giustizia o dell'interno o di qualsiasi altra cosa, non sono dei
funzionari pubblici al vertice dello Stato. Sono dei politicanti
qualunque che, per una serie di circostanze, giungono a occupare
poltrone dai nomi nobili e altisonanti di cui non comprendono e non
possono comprendere il significato. Da quando il loro politico culo
s'e' assiso su quelle poltrone, hanno forse imparato a stare un po'
meglio a tavola, a frequentare pubblicamente meno mafiosi, a stringere
la mano invece di fare il saluto romano. Ma per il resto, non sono
cresciuti di un millimetro. E' ancora la passione e l'opportunita'
della politica, nel senso piu' ideologico, a guidare i loro atti. Il
senso dello Stato non li ha ancora sfiorati.
* * *
"Ci sono dei giudici a Berlino" disse una volta un povero mugnaio a re
Federico che voleva, illegalmente, imporgli delle angherie. E il re non
oso' insistere: la legge e' uguale per tutti, superiore persino agli
stessi re.
"Ci sono dei giudici in Italia", e' l'insegnamento altissimo che viene
dai giudici napoletani. Nessuna illegalita' e prepotenza, da chiunque
sia compiuta, finche' ci saranno giudici in Italia, sara' impunita. La
legge e' uguale per tutti, per i manifestanti, per i poliziotti, per i
capipartito, per i ministri, per tutti: chi sbaglia paga. Paga il
ragazzo che ha sfasciato una vetrina a sassate, paga il celerino che ha
pestato il sedicenne illegalmente fermato. Per entrambi, comprensione e
attenuanti del caso e tutto il resto. Ma, prima di tutto, la legge.
* * *
I fatti di Genova, politicamente, sono addebitabili al governo
Berlusconi e al suo deplorevole ministro dell'Interno. Ma quelli di
Napoli, non meno gravi e propedeutici ad essi, sono addebitabili a un
governo di centrosinistra e al suo, non meno pessimo, ministro Bianco.
Questo va sottolineato per due motivi. Il primo - e qui parlo da
giornalista - e' che nel giudizio politico e morale su fatti cosi'
gravi bisogna prescindere dalla parte politica e fare nomi e cognomi
dei responsabili, siano essi di destra o siano di sinistra.
Il secondo - e questo lo dico da uomo della sinistra italiana - che se
a uno della mia parte politica vengono addebitati fatti cosi' gravi, io
esigo che venga emarginato dalla mia parte e non piu' riproposto a
rappresentarmi. Io non votero' per il centrosinistra se esso
ripresentera' il ministro Bianco, che - secondo i magistrati di Napoli
- ha coperto gravi reati. Mi aspetto che il mio corrispettivo di destra
non voti per Scajola, che a Genova si e' macchiato di colpe eguali. Ma
quello che fara' lui e' affare della sua coscienza. Io, di sinistra, mi
prendo le responsabilita' mie.
Io non voglio mai piu' vedere ragazzini immobilizzati e presi a
scarponate in faccia da un figuro come il sedicente poliziotto
Perugini: non lo voglio, ne' in nome della destra ne' in nome della
sinistra, ne' di D'Alema ne' di Berlusconi.
* * *
Mi era sembrato, a luglio, che l'aspetto piu' grave della violenza
"poliziesca" non stesse tanto nel comportamento di funzionari e
dirigenti (responsabili peraltro di non aver saputo o voluto fermare le
violenze dei black bloc) quanto in quello dei semplici agenti "di
base". Che, a un certo punto, hanno perso il controllo emotivo di se' e
si sono comportati non come professionisti dell'ordine pubblico in
servizio effettivo ma come una qualunque casuale folla armata in
condizioni di stress. L'etica della curva sud, non quella della Polizia
di Stato o dell'Arma dei Carabinieri. Questo si e' verificato a Genova,
e questo - a quanto risulta dalla Magistratura - si e' verificato a
Napoli. E ancora in questi giorni, la solidarieta' dei cento poliziotti
napoletani con i colleghi incriminati non e' affatto un segno di
spirito di corpo, ma di omerta'. Questo (al di la' delle prese di
posizione irresponsabili di ministri e funzionari, che bisognera' prima
o poi sanzionare civilmente e disciplinarmente) e' il vero problema.
Come vengono reclutati i poliziotti italiani? Da quale societa'
provengono? Con quali valori mettono piede alla scuola di polizia?
Quali altri valori vengono loro insegnati?
Ma vengono loro insegnati altri valori? Io ne ho conosciuto, di
poliziotti, e ne ho conosciuti dove e quando fare il poliziotto
significava rischiare la pelle per davvero. Io non riesco a immaginarmi
un poliziotto della scorta di Falcone, o della Squadra Mobile di
Palermo anni Ottanta, che prende a calci un ragazzino sedicenne fermato
in strada.
* * *
Quand'ero ragazzo io, e non c'erano ancora stati Falcone e Cordova e
Borsellino, nessun magistrato - o quasi nessuno - incriminava i
poliziotti che commettessero abusi.
Ne ho fatti di cortei, io, e ne ho prese di legnate: alcune giuste, e
altre no. Ne' a me ne' ad alcuno dei miei compagni sarebbe venuto in
mente di rivolgerci ai giudici per avere giustizia. Ed era esattamente
la situazione ideale per i propagandisti del passamontagna e della
pi-trentotto. Falcone, fra le tante cose che ci ha lasciato, ci ha
lasciato anche questa, che la giustizia non appartiene ne' al governo
ne' alle autorita': appartiene a tutti. Non c'e' bisogno di vendicatori
ne' d'improbabili rivoluzioni, per fare giustizia: ci sono gia' i
giudici, e di loro ci possiamo fidare.
Cosi', a te che stai leggendo e che stai cominciando :-) ad essere un
compagno ora, posso dire tranquillamente che passamontagna e sassate
sono roba da coglioni, che puoi fare politica senza sfasciare niente,
che puoi veramente provare - ma seriamente - a cambiare il mondo.
Perche' non sei mai solo, compagno. C'e' sempre la legge, e una
Magistratura serva della legge, che non ce l'ha con te ma anzi quando
hai ragione ti difende.

Il comunista. Festa nazionale domani in Sicilia per rendere grazie a
Dio di averla preservata dal piu' tremendo pericolo che l'abbia mai
minacciata nel corso di tutta la sua lunga storia: il communismo.
A un certo punto laggiu' la situazione era infatti degenerata a un
punto tale che il capo dei communisti siciliani - un uomo fosco e
terribile, piu' volte arrestato per sovversione - poteva girare
liberamente per tutta l'isola, proclamando l'esistenza di una setta
chiamata mafia e usando questo spauracchio come pretesto per chiedere
le misure piu' demagogiche che si possano immaginare.
Acqua ai contadini, lavoro ai disoccupati, costruzione di dighe coi
soldi dello stato: il bengodi; in piu', e sempre col pretesto di questa
fantomatica "mafia", pretendeva che chi avesse un po' di soldi al
sicuro dovesse andare dagli sbirri a spiegarne il perche' e il percome,
quasi che uno non fosse libero di farsi i soldi a modo suo come e
quando e dove e con chi gli piace.
Alla fine un gruppo di cittadini amanti dell'ordine e del libero
mercato, esattamente vent'anni fa di questi giorni, decise di reagire e
lo aspetto' mentre se ne andava come ogni mattina al partito per
organizzare chissa' che nuove angherie; e lo ammazzarono come un cane.
Ammazzarono anche l'altro communista che viaggiava con lui, e che aveva
cercato di difenderlo fino all'ultimo fiato.
Cosi', eliminata la tirannia communista, la terra di Sicilia rimase
fiera e libera sotto il governo democratico di Lima e Ciancimino. Altri
communisti seguirono, macari mascherati da giudici e persino da
carrubbinieri; ma la Sicilia perbene continuo' a vigilare.
E' grazie al coraggio di quei cittadini benemeriti che non esitarono a
impugnare le armi contro i communisti che noialtri siciliani godiamo
oggi dell'attuale benessere e liberta' e possiamo andare liberamente a
mendicare davanti all'anticamera dei successori di Lima e Ciancimino.

L'articolo 19. Sono ben nove le aziende del Veneto che - con un totale
di ventuno lavoratori impiegati - hanno aderito alla richiesta del
governo di uscire dal lavoro nero e passare, con una serie di
facilitazioni e di incentivi, all'economia legale. Altre sei aziende si
sono messe in regola in Friuli (dodici lavoratori), dodici in Lombardia
(quarantaquattro dipendenti), cinque in Emilia-Romagna (sei dipendenti
in tutto), e cosi' via. In tutta Italia, i lavoratori "liberati" dal
lavoro nero sono poco piu' di quattrocento. Secondo i programmi del
governo, avrebbero dovuto essere novecentomila.
Il Fondo monetario internazionale, intanto, comunica ufficialmente che
in Italia il lavoro nero riguarda circa un terzo della produzione
nazionale: di un lavoratore su tre, e forse uno su due, non c'e'
traccia nei bilanci ufficiali della nazione e lo stesso vale,
naturalmente, per i loro datori di lavoro.
Fanno tanto casino sull'articolo diciotto, ma in realta' quello che
gl'interessa veramente e' l'Articolo Diciannove: "trafficare e
guadagnare senza tasse e senza prove".

Sicilia. Un esponente del centrosinistra di San Giovanni la Punta
(Catania) ha fatto pervenire al Csm, a Ciampi e all'Antimafia un
dossier su collusioni mafiose a Catania e in particolare nel suo
comune, alla periferia della citta'. La storia e' sempre quella, che i
nostri lettori conoscono gia' da piu' di un anno e la stampa ufficiale
continua ad ignorare, dei rapporti fra imprenditori mafiosi ed
esponenti politici, con la copertura - secondo quanto si afferma nel
dossier, e quanto gia' prima denunciato dai magistrati Scida' e Marino
- di uomini di legge catanesi. Uno di questi, il procuratore Gennaro,
avrebbe acquistato una villa da un imprenditore mafioso, tale Rizzo
(poi ucciso in circostanza oscure); l'acquisto sarebbe stato occultato
mediante l'utilizzo come intermediario dell'ex proprietario del
terreno, tale Arcidiacono, al quale sarebbe stato chiesto di interporsi
affinche' il passaggio di proprieta' non avvenisse direttamente fra la
famiglia del mafioso e quella del magistrato. Nel dossier sono anche
contenute accuse nei confronti di un altro magistrato, Caponcello, al
quale viene attribuito un tentativo di intimidazione nei confronti di
un testimone della vicenda.
* * *
Nel quadro delle indagini sull'omicidio Rizzo, il sostituto procuratore
Marino aveva tratto in arresto uno degli imprenditori piu' potenti
della Sicilia, l'industriale dei supermarket catanese Scuto. L'arresto
era stato invalidato dai superiori della Procura, e a carico di Marino
erano state chieste sanzioni di vario genere. In difesa del giudice era
intervenuto l'anziano collega Scida', con l'unico risultato di vedersi
minacciare a sua volta il trasferimento forzato dalla citta' (impedito
dalla mobilitazione delle associazioni antimafia). L'arresto di Scuto
era poi stato confermato dalla Procura Generale, confermando in pieno
le indagini di Marino. Scuto, nonostante il sostegno delle principali
forze politiche e della stampa cittadina, si trova attualmente in
carcere per associazione mafiosa e altri gravi reati.
Tutta questa storia e' avvenuta nel silenzio generale, sia delle forze
politiche (con l'eccezione dei parlamentari Vendola di Rifondazione e
Neri di An: quest'ultimo, "trombato" dal suo stesso partito) che di
tutti i mezzi d'informazione (con l'eccezione di Clarence e de Il
Nuovo); il sistema politico-imprenditoriale emerso in quest'occasione a
Catania ha avuto l'appoggio unanime (e non solo locale) sia della
destra che del centrosinistra. Nelle file di quest'ultimo, tuttavia, i
casi di coscienza non sono stati pochi, e culminano adesso con la presa
di posizione dell'esponente di San Giovanni La Punta.
* * *
L'impero di Scuto, adesso, e' praticamente in vendita al migliore
offerente. La settimana scorsa, esponenti del gruppo Fiat (che ha gia'
numerosi interessi in Sicilia) sarebbero scesi a Catania allo scopo di
sondare le condizioni per l'acquisizione del gruppo. Secondo alcune
fonti, una parte dei sondaggi sarebbero stati curati personalmente dal
senatore Giovanni Agnelli, che si sarebbe incontrato localmente con
l'editore-imprenditore locale (e suo socio in affari) Mario Ciancio.

Fratelli d'Italia. Ah, Bergamo adesso si chiama Berghem. Contenti loro.

Frasi storiche. "Noi tireremo diritto".

Boh. Secondo l'associazione dei chirurghi estetisti, recentemente a
congresso, in Italia una donna su tre ricorre o intende ricorrere ai
benefici della chirurgia estetica. In questo momento la piu' ricercata
e' la rimodellazione dei glutei.

Profitti. Nel mese di aprile, son calati. La confindustria: accidenti
allo sciopero e al venticinque aprile.

Fiducia. "Fidaty": e' il nuovo slogan pubblicitario di un supermercato
e vuol dire semplicemente "fidati", come ai tempi delle botteghe con
l'insegna fatta a mano. La ypsilon finale, pero', rende il messaggio
piu' trendly e ammericano, e piu' pervasivo.

Pianeta. Secondo lo specialista Evelino Antinori, in questo momento
sarebbero gia' almeno tre i casi di esseri umani artificiali in
avanzato stato di gestazione. tinori.

America 1. Il ragazzino che, espulso dal ginnasio, prende un fucile a
pompa torna al ginnasio e fa una strage. Solo che stavolta e' successo
in Europa.

America 2. Armi libere per tutti, propone il ministro della Difesa
(personale?) Martino. Si armano i delinquenti? E noi armiamo tutte le
persone perbene. Negli Stati Uniti, dove mitra e pistole sono in
vendita nei supermercati, il tasso di omicidi e' il piu' alto del mondo
occidentale.

Sharia. Violentata, messa incinta e dopo nove mesi portata davanti
all'assemblea degli uomini del villaggio, che l'hanno condannata a
morte - in quanto "adultera" - per lapidazione. Stavolta succede in
Pakistan.

Le sette sorelle. Quelle della bioteconologia sono: Basf, Bayer,
Aventis, Syngenta, Monsanto, Dow e DuPont: due tedesche, una francese,
una svizzera e tre americane.
Quella che ha guadagnato di piu' l'anno scorso e' stata la Syngenta:
5,4 miliardi di dollari, per lo piu' in insetticidi e sementi trattate.
Aventis e Bayer, che si stanno fondendo, insieme supereranno i 6
miliardi nel 2002 e passeranno in testa. Altre fusioni in vista sono
quelle fra Basf e Cyanamid, in espansione (+53%) nel settore degli
insetticidi, e fra Dow e Rohm & Haas (+11 per cento). In calo la
Monsanto, che perde il 3,3% e si ferma ad appena 2,4 miliardi di
dollari.

Info: Fabio Quattrocchi, fabiocchi@inwind.it


Droga 1. E' stimato attorno alle 2.700 tonnellate il quantitativo di
papavero da oppio che si prevede di raccogliere in Afganistan nell'anno
in corso.

Droga 2. A Vienna, alla conferenza annuale delle Nazioni Unite sulla
droga, i rappresentanti di Libia, Sudan e Stati Uniti hanno
raccomandato l'abolizione di qualunque politica tendente alla
depenalizzazione della canapa indiana.

New Economy. Una nuova tecnica per dondolare l'altalena (da sinistra e
destra e non da avanti a dietro) e' stata scoperta dal giovane Steven
Olson di Mittletown, Minnesota. Con l'assistenza degli avvocati di
famiglia il giovane Olson, che ha sette anni, ha regolarmente
brevettato presso le autorita' competenti il procedimento: d'ora in
avanti, per dondolarsi sull'altalena lateralmente bisognera' pagare una
royalty alla Olson Inc. (Nell'ottobre dell'anno scorso era gia' stato
regolarmente brevettato "un metodo per indurre i gatti a giocare,
dirigendo un fascio di luce invisibile generata da un laser sul
pavimento o muro in prossimita' del gatto e quindi muovendo il laser
creando sbalzi di luce mobile in modo tale da affascinare il gatto o
qualunque altro animale con istinti predatori").

Auschwitz. Aperto un centro commerciale nel luogo dove, ai tempi del
lager, si vaporizzava la gente. La discoteca, due anni fa, l'hanno
chiusa.

Cronaca. Roma. Ricoverato con lesioni guaribile in quindici giorni un
ragazzo di Spinaceto che s'era interposto come paciere in una lite fra
quattro anziani abitanti del quartiere.

Persone. Michele Trompello di Resuttana (Sicilia), il lavoratore morto
in Lombardia per salvare un bambino.

Persone. Amos Luzzato, presidente dell'Unione delle Comunita'
Israelitiche italiane: "Siamo andati in Palestina perche' in Europa non
eravamo sicuri della nostra salvezza fisica dopo i pogrom del
nazifascismo. Abbiamo pensato di essere un popolo senza terra che
andava in una terra senza popolo. Senza conoscere nulla degli arabi. E'
il mio mea culpa, se volete. E loro, gli arabi, non capivano che non
potevamo essere paragonati ai colonialisti, che eravamo un popolo
cacciato. Qui e' nata la tragedia".

Giuseppe B. wrote:

< Lea ha scritto: "Il popolo israeliano ha subito per anni la vostra
pretesa di essere antisionisti e non antisemiti, quando il sionismo e'
nato fra quei compagni del Bund che tu non puoi non conoscere. Il
popolo israeliano ha subito per anni, e anche oggi, questa vostra scusa
dell'appoggio americano, quando tutti sanno che al tempo della Shoah
anche gli americani sapevano e non intervenivano, quando tutti sanno
che il petrolio lo possiedono le satrapie saudite che odiano Israele,
non Israele".
Spero che questo non voglia dire che Israele non ha avuto l'appoggio
degli Stati Uniti. Sarebbe come dire che gli Stati Uniti non possono
aver finanziato, armato, addestrato i vari golpisti sudamericani ed i
terroristi afgani perche' sono un Paese democratico. Spero che questo
non voglia dire che l'arbitro "imparziale" dei vari incontri di pace
non fosse tutt'altro che imparziale. E' stato Barak stesso ad affermare
che lui stesso, se fosse nato Palestinese, sarebbe diventato
terrorista, perche' svegliarsi ogni mattina con un tank davanti alla
porta non lascia molte altre scelte.
Ma tutto questo non vuol dire che i (capi) Palestinesi non siano
responsabili. Non vuol dire assolutamente nulla. Perche' non ha piu'
senso parlare di colpevoli ed innocenti, vittime e carnefici. Non vi e'
guerra, ne' terrorismo in Palestina/Israele. Vi sono solo animali
assetati di sangue che sfogano i propri istinti sfruttando a fondo
l'unica risorsa che dovrebbe distinguerci dalle bestie -
l'intelligenza.
Quanto hanno in comune i fondatori dello Stato d'Israele con i
Hassidim? I Hassidim sono antisionisti. Sono pertanto antisemiti?
Io posso affermare con certezza di non essere antisemita. Non ho nulla
contro gli ebrei, come non ho nulla contro i neri, i gialli, i rossi.
Non ho preconcetti razziali o cromatici o religiosi. Giudico, e
condanno o assolvo, in base alle azioni. Ci fossero stati, che so, i
portatori della cultura dell'Esperanto al posto degli ebrei, gli
scandinavi al posto dei palestinesi, la mia opinione sarebbe
esattamente la stessa. Perche' Lea (e non e' l'unica) ritiene che le
due cose (antisemitismo, antisionismo) non possano essere distinte? >


30 aprile 1982.
A Pio La Torre e Rosario Di Salvo.

Simonide sikelianoi@eleutheros.el > wrote:

< Dei morti alle Termopili la sorte
e' bella e fortunato fu il destino,
un altare e' la tomba ed il ricordo
non un lamento ma di lotta un canto.
A questa veste funebre ne' il tempo
ne' l'abbandono toglieran splendore:
vive in questo sepolcro e gli e' compagno
l'onore di Sicilia. Cosi' attesta
Pio, capo comunista. Lo conferma
Rosario che con lui cadde lottando >

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