Catena di Sanlibero

Catena di San Libero n. 75

21 maggio 2001
Riccardo Orioles (Giornalista antimafia)


Questa è l'ultima lettera, credo, di Paolo Borsellino ed è indirizzata a una delle tante insegnanti che richiedevano la sua presenza nelle scuole per parlare coi ragazzi della lotta alla mafia. Nella prima parte della lettera, che ometto, il magistrato continua a scusarsi con la professoressa per il ritardo a rispondere ed elenca diffusamente e umilmente tutte le ragioni che gli hanno impedito di rispondere prima.
Ripropongo questa lettera oggi per due precisi motivi.
In primo luogo, perchè il nome di Borsellino è di quelli che, per ordine superiore, verranno raramente mentovati da giornali e televisioni nei prossimi anni: perciò uno dei nostri compiti, qui ed ora, è quello di ricordare ai ragazzi che in Italia è vissuto Paolo Borsellino.
In secondo luogo, perchè adesso è il momento di ricordare formalmente qual era il punto di vista tecnico di Borsellino e Falcone sulla mafia: "La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata"; "il conflitto con lo Stato con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall'interno". Entrambi questi punti di vista vengono oggi rinnegati,. e diversi organi giudiziari (a partire dalla Cassazione), negando l'unitarietà dell'organizzazione mafiosa, hanno già assolto numerosi imputati che, seguendo il punto di vista di Borsellino e Falcone, sarebbero stati invece duramente condannati.
Ciascuna istituzione, naturalmente, ha il diritto di fare nel proprio ambito le scelte che crede e, nell'arco di queste scelte, di individuare una strada. Diritto loro. A patto che sia chiaro che con Falcone e Borsellino non c'è c'è proprio più niente a che vedere.
* * *
Palermo, 19 luglio 1992. "Gentilissima" professoressa, uso le virgolette perchè le ha usate Lei nello scrivermi, non so se per sottolineare qualcosa, e "pentito" mi dichiaro e dispiaciutissimo per il disappunto che ho causato agli studenti del Suo Liceo per la mia mancata presenza all'incontro di Venerdì 24 gennaio.
Oggi non è per certo il giorno più adatto per risponderLe perchè frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho più tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente poichè dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo nuovamente addormentati.
Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle sue domande.
1) Sono diventato giudice perchè nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l'idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalla necessità di inseguire i compensi dei clienti. La magistratura mi appariva la carriera per me più percorribile per dare sfogo al mio desiderio di ricerca giuridica non appagabile con la carriera universitaria per la quale occorrevano tempo e santi in paradiso.
Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili, cui dedicavo il meglio di me stesso. È vero che nel 1975, per rientrare a Palermo, ove ha sempre vissuto la mia famiglia, ero approdato all'Ufficio Istruzione Processi Penali, ma ottenni l'applicazione, anche se saltuaria, ad una sezione civile e continuai a dedicarmi soprattutto alle problematiche dei diritti reali, delle (...) legali, delle divisioni ereditarie ecc.
Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Cons. Chinnici volle che mi occupassi io dell'istruzione del relativo procedimento. Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal Civile, il mio amico d'infanzia Giovanni Falcone e sin da allora capii che il mio lavoro doveva essere un altro. Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso. I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma, se amavo questa terra, di essi dovevo esclusivamente occuparmi.
Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressochè esclusivamente di criminalità mafiosa. E sono ottimista poichè vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant'anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.
2) La Dia è un organismo investigativo formato da elementi dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, e la sua istituzione si propone di realizzare il coordinamento fra queste tre strutture investigative che, fino ad ora, con lodevoli ma scarse eccezioni, hanno agito senza assicurare un reciproco scambio di informazioni ed una auspicabile razionale divisione dei compiti loro istituzionalmente affidati in modo promiscuo e non coordinato.
3) La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata, che si contraddistingue da ogni altra per la sua caratteristica di "territorialità".
Essa è suddivisa in "famiglie", collegate tra loro per la comune dipendenza da una direzione comune (Cupola), che tendono ad esercitare sul territorio la stessa sovranità che su esso esercita, deve esercitare, legittimamente, lo Stato.
Ciò comporta che Cosa Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o affluiscono sul territorio principalmente con l'imposizione di tangenti (paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l'accaparramento degli appalti pubblici, fornendo al contempo una serie di servizi apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro ecc., che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato.
È naturalmente una fornitura apparente perchè a somma algebrica zero, nel senso che ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia. Nel senso che la tutela dalle altre forme di criminalità (storicamente soprattutto dal terrorismo) è fornita attraverso l'imposizione di altra e più grave forma di criminalità. Nel senso che il lavoro è assicurato ad alcuni (pochi) togliendolo ad altri (molti).
La produzione ed il commercio della droga, che pur hanno fornito Cosa Nostra dei mezzi economici prima indispensabili, sono accidenti di questo sistema criminale e non necessari alla sua perpetuazione.
Il conflitto inevitabile con lo Stato con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall'interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perchè venga indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale.
Alle altre organizzazioni criminali di tipo mafioso (camorra, 'ndrangheta, Sacra Corona Unita ecc.) difetta la caratteristica della unitarietà ed esclusività. Sono organizzazioni criminali che agiscono con le stesse caratteristiche di sopraffazione e violenza di Cosa Nostra, ma non ne hanno l'organizzazione verticistica ed unitaria. Usufruiscono inoltre in forma minore del "consenso" di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi.
Paolo Borsellino

Italia. Il magistrato di Brescia ha deciso l'archiviazione del procedimento contro i giudici di Mani Pulite, indagati per attentato agli organi istituzionali per l'invito a comparire rivlto nel 94 all'allora presidente del Consiglio Berlusconi. Questi sosteneva di avere perso il governo a causa della mala figura fattagli fare dai giudici; Maroni ha però testimoniato che la Lega aveva deciso di far cadere il governo Berlusconi già quindici giorni prima che i giudici milanesi mandassero il loro invito a comparire.
Così, grazie alla testimonianza di un leghista, Borrelli e compagnia bella non sono finiti sotto processo per la colpa di avere indagato Berlusconi. Gli è andata bene. Stavolta.

Italia. Il presidente della Federazione editori, Mario Ciancio, è stato sostituito da Luca di Montezemolo. Ciancio, proprietario di tutti i quotidiani siciliani e diversi altri, è socio di Cesare Romiti. Era diventato presidente degli editori grazie a una larga intesa conl'apporto determinante sia di Romiti che del gruppo Caracciolo. Montezemolo, la cui principale caratteristica consiste nella sua parentela con la famiglia Agnelli, era stato protagonista di una buffa storia di ministero offerto, accettato e rifiutato con Berlusconi; la vicenda, unitamente ad alcune esternazioni dell'avvocato Agnelli, è stata interpretata dalla stampa come un'adesione del gruppo Agnelli al nuovo regime e sembrava esssersi risolta in una bolla di sapone. Ufficialmente, Montezemolto aveva alla fine declinato l'offerta di Berlusconi in seguito alle proteste del popolo ferrarista che non voleva assolutamente rinunciare ai suoi insostituibili talenti.
In realtà, la vera trattativa si è svolta - discretamente - su altri piani, e la poltrona per cui Montezemolo (e dunque il gruppo Agnelli) in realtà correva era quella di coordinatore dell'editoria dei grandi gruppi industriali. Questo obiettivo è stato conseguito, ed era un obiettivo importante, anche se i giornali hanno ovviamente relegato nelle pagine interne l'avvenimento. Quale ruolo ha avuto Romiti in questa trattativa? È stato Romiti a convincere il suo socio Ciancio a farsi da parte? In cambio di che cosa? Ciancio è sempre lo stesso Ciancio che a suo tempo si rifiutò di pubblicare sul suo giornale i necrologi delle vittime della mafia, e che rimproverò davanti a un boss mafioso un proprio cronista colpevole di averne parlato male? Oppure è un altro Ciancio, democratico e civile, con cui i Romiti, gli Agnelli e i Berlusconi possono tranquillamente tratatre da pari a pari? Quante domande non si trovano, amici miei, sui giornali...

Segnaletiche. In Sicilia si vota ancora, fra qualche settimana, per le regionali. Tutte le città siciliane sono tappezzate di foto segnaletiche, ma in formato dieci metri per quattro e senza impronte digitali, di minacciosi signori che intimano di essere votati.

Ad Agrigento, in Sicilia, plebiscitato il politico che s'era costruito la villa (intestata a sua suocera) esattamente nel mezzo dei templi greci. Mi par di vedere tutta la popolazione maschile della città che si dirige in corteo, col piccone in spalla e cantando "Andiamo-andiam...", verso i templi e cominciare metodicamente a sbriciolarli alla talebana. Quanta buona area edificabile sprecata.

A Trapani, in Sicilia, eletto il figlo di Craxi. Nel secolo scorso, nella stessa città, venne plebiscitariamente eletto un certo Nunzio Nasi, che i magistrati accusavano di essere il mandante dell'omicidio Notarbartolo (il primo omicidio mafioso "moderno", legato agli affari del Banco di Sicilia). Nel secolo nostro, la provincia di Trapani è nota per essere stata (indagini di Chinnici, Ciaccio Montalto e Falcone) la provincia col più alto numero di sportelli bancari e di logge massoniche coperte; nonchè dei massimi imprenditori mafiosi, i cugini Salvo di Salemi.

Estate. È il momento di comprare gli occhiali da sole. Su tutti i giornali e le televisioni escono spontaneamente e contemporaneamente dei bellissimi servizi (servizi giornalistici, non pubblicità) in cui si presentano con grande entusiasmo i principali modelli delle principali aziende che producono occhiali da sole. Tutti i servizi si concludono con l'esortazione a non comprare occhiali da sole sulel bancarelle, perchè non sono di marca e fanno male.

Inverno. Metano più caro, quest'inverno: la regione Sicilia, che ha capito un sacco di cose, ha deciso di imporre un "pizzo" dieci lire al metro cubo su tutto il metano che attraversa il suo territorio per arrivare nel resto d'Italia dall'Algeria.

Vaticano. Il cardinal Ratzinger manda a dire i principali problemi di morale cattolica con cui il nuovo governo, più amico del precedente, si dovrà confrontare. Aborto, scuole dei preti, divorzio e omosessuali sono temi su cui, dal governo della provvidenza, si attendono segnali chiari. Per completezza, sua eminenza ha aggiunto anche una noticina sulla masturbazione, atto "oggettivamente grave" che necessita evidentemente di qualche attenzione da parte delle autorità civili e religiose. Immagino dunque che il nuovo ministro dell'Istruzione Popolare non mancherà di mobilitare insegnanti e studenti contro il pericolo delle seghe.

Cronaca. Roma. Un uomo sulla cinquantina, un piccolo imprenditore romano, ha rapinato di venti milioni con un coltello da cucina il direttore del Banco Ambroveneto, al Labaro. Ottenuta la somma, ha gettato il coltello ed è scoppiato in lacrime. Si ritiene sia una vittima dell'usura.

Cronaca. Roma. Un ragazzo cingalese di dodici anni è stato minacciato per diversi mesi da alcuni compagni di scuola e sottoposto ad ogni sorta di angherie perchè era "nero". Alla fine, gli altri ragazzini della classe si sono mobilitati per difendere il loro amico. I giovani razzisti hanno fatto intervenire dei loro amici, delinquenti comuni, che hanno sequestrato il "nero" e uno dei ragazzi che lo difendevano e li hanno picchiati a sangue, costringendoli a inginocchiarsi e a rivelare i nomi degli altri ragazzi antirazzisti della scuola. Coltelli, spranghe, croci celtiche e viva Lazio.
I giovani (ma non tutti giovani) delinquenti alla fine sono stati fermati dalla polizia. Nessuno degli insegnanti è intervenuto ("Non ci siamo accorti di niente") per tutti i mesi in cui è durata la persecuzione.

Giuseppe wrote:
< Ciao Riccardo, leggo la tua rubrica regolarmente e come messinese, mi dà certamente un po' di sostegno, di voglia di combattere, di non vendermi al nemico. Tu conosci la ns. realtà e sai che non è facile fare impresa in Sicilia e men che meno a Messina dove a parte Università, Comune, Provincia, Policlinico ed Arsenale non puoi vendere a nessuno; e ciascuno di questi soggetti negli anni ha avuto i riflettori puntati addosso e la propria brava dose di copertura da parte dei fratelli massoni. Adesso, con un risultato bulgaro come l'en plein siciliano, dove sbattiamo la testa? Io le mutande non me le calo ma non posso fare a meno di pensare che una persona su due tra quelle che incontro ha consegnato la mia azienda, la mia sanità, la mia scuola, i miei giudici (quei pochi che erano rimasti) ad un manifesto. Ed hai voglia di leggere micromega, antimafiaduemila, tanto per abbaiare, e di scendere in piazza per levarti dalle palle i tir che appiattiscono pedoni in pieno centro città e bucano i polmoni perchè ai padroni di Messina fa comodo che passino da lì ... una persona su due della nostra Sicilia, della mia Messina ha scelto così. >

È stato silenziosamente scarcerato, e altrettanto silenziosamente reincarcerato, Francesco Giammusso, esponente del clan Santapaola e assassino di Giuseppe Fava. Alcuni giornali - ma pochi - hanno dato questa notizia nelle pagine interne; la maggior parte l'ha ignorata del tutto. "Italia, quanta vergogna - e quanto debito per l'avvenire".

Riepilogo IV

Voi non potete capire
cos'era la vita in quel momento.
I cannoni dei carri puntati sulle case
i camion dei soldati per i viali
gli alberi del corso netti
nel nero dell'incendio.
Quando una sera ho sentito i passi pesanti
salire per le scale
e la porta percossa da colpi inesorabili
voi non potete capire cosa ho provato allora.
E sono salito sulla loro macchina nera
e li ho portati da quelli che conoscevo.
Dopo, poi che tutto fu finito,
non potevo dimenticare gli occhi
che ho svegliato di notte con voce d'amico.
Ma non è stata colpa mia,
vi dico! Non è stata colpa mia.


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