Schede

Segregazione razziale negli Stati Uniti

Le leggi Jim Crow

Furono emanate tra il 1876 e il 1964. Alcuni esempi di leggi Jim Crow furono la separazione nelle scuole pubbliche, nei luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto e la differenziazione dei bagni e dei ristoranti tra quelli per bianchi e quelli per neri. 
6 giugno 2020
Redazione PeaceLink

Le leggi Jim Crow furono delle leggi locali e dei singoli stati degli USA emanate tra il 1876 e il 1964. Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di "separati ma uguali" per i neri americani e per i membri di altri gruppi razziali diversi dai bianchi.

Alcuni esempi di leggi Jim Crow furono la separazione nelle scuole pubbliche, nei luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto e la differenziazione dei bagni e dei ristoranti tra quelli per bianchi e quelli per neri. 

Fonte: Wikipedia

L’etimologia dell’espressione “Jim Crow” non è chiara, ma sembra essere legata a “Jump Jim Crow”, una canzoncina popolare del ‎‎1832 scritta da Thomas Dartmouth Daddy Rice, un cabarettista bianco che la interpretava ‎truccato da afro-americano.‎ Da lì in poi, “Jim Crow” divenne un’espressione dispregiativa per indicare gli afro-americani e quando furono emanate, nel 1838, le leggi per la segregazione razziale presero questo nome. La locuzione comparve per la prima volta sul Dizionario di Inglese Americano nel 1904.

Le leggi cosiddette “Jim Crow” furono approvate soprattutto nel sud del paese e soprattutto dai democratici, che negli stati meridionali conservarono dopo la Guerra di secessione maggiori indulgenze verso lo schiavismo e il razzismo. A inaugurare le leggi “Jim Crow”, fu la Florida tornata ad essere amministrata dai democratici dopo la guerra. Nel 1887 la Florida approvò l’istituzione sui treni di scompartimenti separati per bianchi e neri. Da lì in poi le amministrazioni democratiche della ex Confederazione (gli 11 stati del sud che avevano dichiarato la secessione nel 1861), appoggiate dalla Corte Suprema che respinse sistematicamente i ricorsi contro queste leggi, iniziarono a declinare le più diverse forme di separazione cercando soprattutto di limitare la partecipazione al voto della comunità afro-americana colpita da povertà e analfabetismo: si chiese per esempio una tassa per votare, o furono istituite prove di cultura generale.

Woodrow Wilson, presidente democratico del sud, diede un’ulteriore spinta alle leggi “Jim Crow” nominando nel suo governo molti politici che erano convinti segregazionisti e arrivando a introdurree la segregazione razziale anche negli uffici federali. Nel frattempo, accanto alle leggi utilizzate dagli stati, iniziarono a diffondersi una serie di regolamenti “privati” (nelle aziende, nei partiti, nei sindacati) per escludere i neri dalla società impedendo loro, per esempio, di comprare case in certi quartieri e di entrare o lavorare in certi negozi.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la situazione iniziò a cambiare. Il movimento contro la segregazione e i diritti civili organizzò scioperi, proteste e marce, i democratici decisero faticosamente di appoggiare la causa, la Corte Suprema iniziò a giudicare non costituzionali alcune leggi e altre forme di discriminazione privata: nel 1944, per la prima volta, il giudice Frank Murphy usò la parola “razzismo” in un giudizio della Corte.

Fonte: ilpost.it

Per approfondimenti: Who was Jim Crow?

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