Silenzio, la mafia è al lavoro
"Domani rimpiangeremo i silenzi di oggi"
Queste parole sono state pronunciate da Piero Grassi, procuratore capo di Palermo, il 25 maggio scorso in occasione della commemorazione di Giovanni Falcone, nell'anniversario della strage di Capaci. Le accorate ma dure parole di Grassi hanno ribadito quel che sta diventando, anno dopo anno, realtà. La mafia non è più considerata un tema di importanza nazionale, non occupa più le prime pagine dei giornali.
E' un silenzio che prosegue da diversi anni e che affonda le proprie radici negli avvenimenti dei primi anni Novanta. Anni difficili per la mafia, ma anche per la politica. Il crollo dei grandi partiti, toglie alla mafia i propri referenti politici. E le inchieste giudiziarie della procura palermitana inanellano diversi successi. La mafia è allo sbando. L'estate del 1992 fu funestata dai tragici attentati di Capaci prima e Via D'Amelio poi. L'indignazione popolare raggiunse livelli altissimi. A Palermo si costituì il "Comitato dei lenzuoli" che riempì la città di drappi bianchi contro la mafia. Nel gennaio 1993 viene catturato Totò Riina. Alcune voci parlano di una mafia che vuole trattare con lo Stato, che cerca nuovi referenti politici. Ma la mafia non conosce altra voce che quella della violenza e della morte. La sfida allo Stato viene portata fuori dai confini siciliani. Il primo semestre 1993 è funestato da attentati a Roma, Firenze e Milano. Nell'ottobre un attentato allo Stadio Olimpico fallisce per un soffio. Poi più nulla. Le stragi si fermano. E la mafia scivola via nell'attenzione mediatica. Non se ne parla più, cala il silenzio più totale. Un silenzio che è arrivato sostanzialmente identico sino ad oggi.
Nel 2002 due episodi, apparentemente distanti, per un attimo animano la scena. Durante un incontro di calcio viene esposto uno striscione con su scritto "Contro il 41bis Berlusconi dimentica la Sicilia". Nelle stesse settimane il boss Leoluca Bagarella dal carcere annuncia uno sciopero della fame contro il 41bis, perché i politici dimenticano le promesse elettorali.
Ma al di là di momenti, escluse le occasioni commemorative, o importanti atti giudiziari(come blitz di grandi dimensioni o gli sviluppi eclatanti del caso Provenzano), non si parla più di mafia. E' stata come rimossa dall'immaginario collettivo. Quasi non esistesse, non fosse una realtà di oggi. Nei mesi scorsi abbiamo addirittura assistito ad una situazione paradossale. Milena Gabanelli, conduttrice della trasmissione d'inchiesta Report, subisce un vero e proprio linciaggio mediatico da esponenti politici( http://italy.peacelink.org/sociale/articles/art_9164.html ). Sotto pressioni politiche si è addirittura realizzata una puntata riparatrice, un'altra trasmissione che riparava l'offesa della Gabanelli che offendeva l'immagine della Sicilia parlando della mafia e delle sue trame. Negli anni Settanta si affermava che la mafia non esisteva, che era solo un'invenzione. 30 anni sembrano proprio passati invano ...
Lo ha ripetuto nei giorni scorsi Manfredo Borsellino, nell'anniversario della strage nella quale perse la vita il padre Paolo. Nulla è cambiato da allora, si continuano nelle connivenze, gli ossequi ai potenti, le raccomandazioni. Don Luigi Ciotti la chiama mafiosità, composta "di segmenti di politici, piccoli pezzi di istituzioni, alcuni imprenditori, di salotti bene che si mettono a discutere, ma poi non incidono". Lo ribadiscono i fatti. Sul sito di Libera è disponibile la lista dei morti per mafia( http://www.libera.it/index.asp?idmenuliv3=153 ) . Negli ultimi anni sono morte 2270 persone, di cui 37 giovani e bambini.
Basta scorrere la cronaca degli ultimi mesi per rendersi conto che la mafia non tace, ne è scomparsa.
Nel dicembre scorso Carlo Ruta, giornalista siciliano autore di importantissime inchieste, lancia un appello. Chiede aiuto perché "I poteri forti del sud-est vogliono oscurare il sito www.accadeinsicilia.net". Pochi giorni dopo il suo sito, http://www.accaddeinsicilia.net viene chiuso. Dopo qualche mese Ruta tornerà a diffondere le sue inchieste tramite il sito http://www.leinchieste.com . Riccardo Orioles( http://italy.peacelink.org/sanlibero ) a più riprese sulla sua newsletter gli darà spazio. Resterà l'unico.
Negli stessi giorni muore Felicetta Bartolotti, madre di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia nel 1978( http://italy.peacelink.org/sociale/articles/art_8784.html ). Dopo la morte del figlio Felicetta, insieme all'altro figlio Giovanni(mesi prima querelato dall'avvocato di Tano Badalmenti per aver difeso la memoria del fratello, http://italy.peacelink.org/sociale/articles/art_7133.html ), si batterà per ottenere giustizia per il figlio. Poche righe di giornale, una manciata di secondi in Tv e poi nulla. Il suo funerale sarà deserto, tanto che qualcuno affermò che "il fantasma di Tano Badalamenti aleggia ancora su Cinisi".
Poche settimane dopo scoppierà il caso "Ultimo"( http://italy.peacelink.org/sociale/articles/art_9682.html ). Le televisioni scoprono che il Capitano Ultimo e Mario Mori, coloro che diressero i carabinieri del Ros che arrestarono Riina, erano stati accusati di complicità con la mafia. Per alcune ore si scatenerà una bufera, che raggiungerà anche le alte sfere politiche. In realtà la vicenda dura da almeno 5 anni, ma questo è un particolare di così poco conto che nessuno l'ha ricordato ...
Passata la bufera nessuno se ne occuperà più. Il processo sta continuando, è attualmente in corso. Ma è sparito dall'orizzonte mediatico. Qualcuno si sarà convinto che è già finito come i processi delle "fiscion", che vengono celebrati in pochissimo tempo. Peccato che la realtà sia ben diversa.
Nell'aprile scorso Farid Adly, giornalista collaboratore del Corriere della Sera, del Manifesto e di Radio Popolare, subisce gravi minacce per le sue inchieste contro la penetrazione economica della mafia ad Acquedolci, paese della provincia di Messina ( http://lists.peacelink.it/news/2005/04/msg00008.html ).
Negli ultimi anni è tornato in auge il progetto di ponte sullo Stretto di Messina. Fiumi di inchiostro sono stati sparsi su di esso. Eppure nessuno, tranne rarissime eccezioni, ha anche solo accennato alle intidimidazioni subite dal sindaco di Villa San Giovanni Rocco Cassone(CARTA, N. 34/2004, http://www.carta.org/rivista/settimanale/2004/34/34Santoro.htm ). Dopo essere venuto a conoscenza delle conseguenze del progetto per la sua città il sindaco decide di opporsi strenuamente. In pochissimo tempo riceve una busta con 5 proiettili(per qualcuno uno per ogni componente della sua famiglia) e a due sue auto vengono incendiate
Sono solo alcuni dei tantissimi casi. Nel silenzio che appare ogni giorno più omertoso e connivente la mafia continua a tessere trame, a portare avanti i suoi intrighi e i suoi traffici.
Le parole di Piero Grassi diventano dure come macigni. Il silenzio, la caduta di attenzione permettono alla mafia di proseguire in tranquillità, di andare avanti. E "un giorno rimpiangeremo" tutto questo.
Anche allora autorevoli esponenti politici chiederanno puntate riparatrici?
"Il silenzio è uguale a morte"
"Più che la violenza dei malvagi, temo il silenzio degli onesti".
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