Croce e delizie

Il ritiro della patente a Fisichella e i morti sulle strade
22 novembre 2005
Stefania Spadaro


Domenica 20 novembre a Brescia è stata dedicata una giornata in ricordo delle vittime della strada. Sono state esposte 162 croci equivalenti al numero delle vittime sulle strade bresciane nel solo anno 2004. Ogni croce rappresentava una vita recisa oppure rapita e, perché no, rubata. Il Presidente della Repubblica è stato presente…idealmente. Chissà! Se le vittime morivano in blocco, sarebbe intervenuto personalmente? Non si usa così in altri casi?
In Italia ogni anno perdono la vita 8000 persone e la maggior parte di queste sono ragazzi tra i 14 e i 39 anni. Questo è un problema! E, se la matematica non è un’opinione, ipotizzando che queste giovani vite sono la metà, quanti sono i genitori che devono sopravvivere alla morte del proprio figlio? Quanti sono i genitori che oltre a un tale dolore dilaniante devono anche subire l’onta e il vilipendio da parte di coloro che dovrebbero amministrare la giustizia?
Lo stato può rimanere indifferente di fronte a tanto dolore? Intanto, ha pensato bene di mettere qualcuno alla gogna pubblica. Povero Fisichella, stavolta è toccato a lui. In tutti i telegiornali hanno diffuso la notizia che al pilota di formula uno gli è stata ritirata la patente perché è stato “beccato” a 148 kmh in un tratto di strada il cui limite era 60 kmh. Inevitabile ed immediato il ritiro della patente. Il pilota si è giustificato dicendo che correva per rientrare a casa dal figlio malato (bella questa! Un po’ patetica… ma funziona sempre!)
Ribadisco, povero Fisichella! In fondo non aveva ancora ucciso nessuno! Se Giancarlo Fisichella venisse a sapere che, a colui che ha ucciso mio figlio non gli è mai stata ritirata la patente neppure per un giorno, chissà come la prende male… lui!
Ma, considerazioni a parte, la prevenzione è importante anzi… diciamo che c’è: è la cura che lascia a desiderare…molto!
Per prevenire gli incidenti stradali è stata apportata una importante modifica del codice della strada, sono state introdotte importantissime norme atte a prevenire le disastrose conseguenze che un incidente stradale può produrre, è stato reso obbligatorio l’uso del casco protettivo e quello delle cinture di sicurezza… Tutto sommato una prevenzione ( come direbbe qualcuno) “ buona e giusta”.
E la cura? Per curare hanno pensato bene di applicare il patteggiamento allargato, o come è stato “battezzato”, legge salva - Bossi ( l’artefice del battesimo doveva senz’altro essere dotato di humor) anche per reati gravi, quale per esempio, l’omicidio colposo. Ovviamente, non ci si può appellare e non si ha diritto al contraddittorio come, invece, avviene in un processo…normale. Il tutto viene concordato tra il pubblico ministero e l’imputato e…il gioco è fatto! Rien ne va plus!
Morale della favola? Se qualcuno mentre guida (e contemporaneamente è indaffarato con una “allegra” signorina) uccide un ragazzo di 15 anni, viene condannato alla disumana pena di sei mesi a pena sospesa con la condizionale. In termini pratici vuol dire che per espiare tale condanna ne deve uccidere almeno un altro…ma, a quanto pare, neanche in questo caso rischia il carcere. Altro che James Bond! Chiunque, contravvenendo alle regole del codice della strada, ha praticamente licenza di uccidere.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, afferma che:” l’incidente stradale è la prima causa di morte dei giovani fino ai 40 anni. I dati si commentano da soli: la perdita umana sociale ed economica è incalcolabile, ma è da aggiungere che per ogni figlio o per ogni genitore uccisi sulla strada, ci sono altrettante famiglie distrutte dal dolore.” Inoltre sottolinea che: “ l’atteggiamento e il comportamento di chi uccide sulle strade è sempre lo stesso: negare di fronte all’evidenza e addossare tutta la responsabilità alla vittima con il bene placido delle istituzioni”.
Il reo non solo ci prova, ma di solito …ci riesce!
Certo che la giustizia italiana non finisce mai di stupire. Ma neanche i mass- media sono da meno. Dedicano tante energie e lavoro per un processo alle intenzioni. A questo punto mi sento in dovere di spezzare una lancia a favore del campione di formula uno:
“ Caro Fisichella non correre più quando sei a Roma, puoi farlo a Vittoria (RG) e, anche se ammazzi qualcuno, se fra gli agenti trovi un tuo fan, in cambio di un autografo ti farà lo sconto delle responsabilità!”.

cicciocarfi@virgilio.it

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