Un genocidio scomodo?
24 aprile 1915 più di un milione e mezzo tra donne, bambini e uomini massacrati: genocidio riconosciuto dal Parlamento italiano il 17 novembre 2000 (ci vollero due anni prima di discutere e dunque deliberare sulla prima distruzione di massa razziale del XIX secolo, perpetrata ben prima dunque del genocidio a causa del nazismo). Stiamo parlando del massacro degli Armeni. Qualche riga in ultime pagine delle principali testate nazionali. Così è stato commemorato.
Genocidi di serie A e genocidi di serie B. Più di novant’anni sono passati dal devastante episodio storico e molti anni dovettero passare prima che venisse riconosciuto, da quasi tutti i Paesi, eccezion fatta per l’unico Paese coinvolto in prima persona, lo stesso paese che sta attendendo di entrare nella Comunità Europea: la Turchia. La Turchia non intende riconoscere, adducendo al fatto che genocidio non fu, ma giusto qualche decina di persone trucidate in nome di una guerra che aveva coinvolto, per la prima volta nella storia, potenze mondiali.
La documentazione storica, le testimonianze parrebbero non avvalorare la tesi sostenuta dalla Turchia.
Gli Armeni, fin dall’inizio del secolo XIX, costituivano l’etnia maggioritaria in Anatolia occidentale. In poco meno di 25 anni sono scomparsi. Motivo? L’Asia minore non contemplava una Turchia che non fosse popolata da ottomani storici, dunque turchi, dunque musulmani. Un folto gruppo costituitosi assumendo il nome di “Giovani Turchi”, ereditò la filosofica strategia dei sultani ottomani, seguiti poi da Mustafà Kemelik (dopo il l918), che scatenarono e portarono a termine il primo genocidio del secolo scorso.
Anno 1821, gli Armeni sono concentrati nell’est dell’impero. Essi non richiedono un’indipendenza, ma solo uguaglianza e libertà culturale. Il sultano, a seguito della sconfitta da parte dei Russi, ma supportato dalla politica anglo- turca, ( primo ministro inglese Disraeli) e fu in quel periodo che Cipro venne ceduta all’Inghilterra, temendo una futura ingerenza europea nella questione armena e l’ulteriore perdita di territori, dà inizio alla repressione degli Armeni. Tra il 1884/96 vengono uccisi dai 200 ai 300mila Armeni ad opera dei battaglioni Curdi ( appositamente formati dal sultano) senza contare le conversioni forzate all’islam, senza però ottenere molto successo. Le persecuzioni danno luogo ad una forzata ondata migratoria. L’Europa segue la tattica dell’immobilismo (difficile non pensare, vista a posteriori, alla strage del popolo Curdo per il quale gli USA non si mobilitarono, ma, anzi, fornirono subito dopo brevetti a Saddam per installare apparecchiature che producessero sostanze venefiche).
Intanto si fanno avanti i “Giovani Turchi” e il loro partito “Unione e Progresso”. Individui che si erano acculturati nell’Europa seguendo la scuola di Marx, ma di questa riuscirono a tratte solo la distorta idea di uguaglianza (summum ius, summus iniuria) nel senso che per essere tutti ottomani bisognava essere esclusivamente turchi e musulmani. L’ostacolo era dunque costituito da Armeni e Curdi. Ma mentre i secondi essendo musulmani e non dotati di particolare cultura avrebbero potuto essere assimilati facilmente, gli Armeni, oltre ad essere principalmente cristiani, possedevano pure una cultura millenaria (si risale agli Assiri), dunque andavano eliminati.
Richter ( comandante di una forza speciale turco-tedesca) così si esprimeva, insieme con l’ambasciatore austriaco Pallavicini “ ...poiché l’impero turco deve essere basato sul principio islamico e pantaturco, coloro che non sono musulmani lo dovranno essere con la forza o distrutti…” Siccome il governo del sultano era corrotto e debole occorreva un governo forte e “fresco” ed ecco comparire i “Giovani Turchi” che, pur tramando l’omicidio di massa, esternamente si dimostrarono liberali e laicisti inducendo gli Armeni ad appoggiarli, cosicché nel 1908 presero il potere. Con l’intento di evacuare i popoli da ipotetiche zone di guerra, ma nello stesso tempo fare apparire la deportazione e il conseguente eccidio puro caso del destino avverso, i Giovani Turchi si avvalsero dell’operato di delinquenti della peggior specie liberati appositamente dalle carceri per dar man forte all’esodo architettato. Deportazione che ha contemplato uomini mandati al macello, utilizzati per lavori forzati, sistemati in lager infetti ove venivano contaminati da epidemie, annegati nei trasporti via mare, deportazioni nel deserto, fame, inedia, sofferenze indicibili riuscirono all’intento stabilito: da 1.000.000 a 1.500.000 Armeni vennero eliminati nei modi più agghiaccianti oltre a circa 100.000 bambini prelevati dalle famiglie turche o curde e da loro allevati, che smarrirono, così, la propria lingua e la propria fede. Gli Armeni scampati al massacro furono poco più di 500.000.
Storia pesante, difficile fardello da sopportare, alla luce della verità. Noi popoli occidentali e sensibili ai diritti umani, noi popoli del “non dobbiam dimenticare, affinché la fiamma della libertà continui ad illuminarci”, noi, popoli che dall’inizio del secolo scorso abbiamo stilato la carta dei genocidi per poterli condannare. Ebbene perché noi popoli così sensibili non siamo stati capaci di commemorare un 24 aprile (ironia della sorte: un giorno prima della nostra liberazione….) come meriterebbe di essere commemorato?
Una risposta potrebbe anche starci, come allora, così oggi: è possibile che ci siano persone che speculano su altri olocausti impedendo che si denunci il genocidio armeno per non nuocere alla Turchia, paese alleato d’Israele e Stati Uniti d’America?
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