Presentata in Consiglio regionale la petizione a sostegno dei lavoratori dell’azienda di Sesto Fiorentino. Nencini: “La Richard Ginori non è solo un patrimonio toscano, appartiene alla cultura artistica di tutto il mondo”

Politica e arte mobilitate per la Richard Ginori

E' lecito barattare la creatività di una storica azienda manifatturiera, quale è la Richard-Ginori che con i suoi 270 anni di attività è divenuta simbolo, non solo di Sesto Fiorentino ma soprattutto di un settore dell'"arte del bello" italiana nel mondo?
16 maggio 2006
Fonte: http://www.parlamento.toscana.it; Riquadro e foto di Roberto Del Bianco.

Sul palco i rappresentanti sindacali e un docente dell'Istituto d'Arte

La mobilitazione dei lavoratori della Richard Ginori, contro i 109 esuberi previsti dal piano industriale aziendale, è approdata in Consiglio regionale. Il presidente Riccardo Nencini si è infatti oggi reso promotore di un appello a difesa della storica azienda di Sesto Fiorentino, che ha subito trovato numerosi consensi all’interno del mondo della politica, dell’arte, dell’industria, dell’economia e dei sindacati.
“Siamo di fronte a un’azienda che da quasi tre secoli è ambasciatrice della Toscana nel mondo – ha dichiarato Nencini – e che per questo non può essere considerata solo un patrimonio della nostra regione, ma come appartenente alla cultura artistica dell’intera umanità. Per questo le iniziative per salvaguardare la tradizione aziendale e i lavoratori devono necessariamente iniziare a uscire fuori dai nostri confini”.

Uno scorcio del pubblico in piazza Ginori

La Richard Ginori è infatti una delle più antiche industrie italiane che ha saputo nel corso dei secoli coniugare la produttività all’alta qualità dei manufatti, che, conosciuti in tutto il mondo, sono oggi presenti in tutte le maggiori collezioni di porcellane.
“Il patrimonio storico artistico della Richard Ginori, che è tuttora proprietà dell’azienda, è incalcolabile e inalienabile - ha ricordato la Direttrice del Museo del Bargello Beatrice P. Strozzi – ma non per questo si può ridurre l’azienda a museo, separandola dalla linfa vitale della produttività”.

E' lecito barattare la creatività?
E' lecito barattare la creatività di una storica azienda manifatturiera, quale è la Richard-Ginori che con i suoi 270 anni di attività è divenuta simbolo, non solo di Sesto Fiorentino ma soprattutto di un settore dell'"arte del bello" italiana nel mondo? E' lecito barattare la tradizione con la sua trasformazione a industria, il raddoppio della produzione, macchinari al posto di mani esperte da rimandare a casa senza troppi complimenti?
La vertenza della Richard-Ginori va infatti al di là delle necessità di mercato, perché tocca da vicino il concetto stesso di opera dell'uomo. Una manifattura che ha fatto scuola, e che ha creato, quasi da indotto, scuole di arte che nel territorio concretizzano nei giovani la passione per il bello, perché no, anche negli oggetti quotidiani.
Auspichiamo che la lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro, le "109 teste con 218 mani esperte" che il proprietario ha deciso non essere più utili, non rimanga effetto locale ma rimbalzi nell'Italia e nel mondo. In tanti modi si può risanare un'azienda, non solo con i licenziamenti ma soprattutto con l'attenzione ai mercati e la propagazione agli stessi del nome che non è solo un marchio ma anche garanzia di una qualità e di una produzione che solo un valido artigianato può dare.
E allora, barattare mani esperte con delle macchine, può non diventare la scelta migliore.
Molti anche i rappresentanti sindacali intervenuti in conferenza che hanno sottolineato all’unanimità l’ottima salute di cui gode l’azienda e la sua enorme capacità produttiva. “Non possiamo permettere che la Richard Ginori rimanga una vertenza sindacale o sia ridotta a una questione di esuberi perché scomparirebbe nel giro di tre-quattro anni – ha sottolineato il segretario della Filcem Cgil Firenze Luca Paoli. E’, per questo, nostro dovere far arrivare la vicenda all’attenzione del Parlamento e delle massime cariche dello Stato”.

Tra gli altri interventi quelli di Franca Falletti, direttrice del Museo dell’Accademia; Alessandro Bianchi Cisl Firenze; Augusto Maionchi segretario provinciale Uil Firenze; Giovanni Nencini Rsu Cgil. Tra i firmatari anche il soprintendente del Polo Museale Antonio Paolucci, lo storico Franco Cardini e una rappresentanza politica di livello nazionale trasversale ai partiti: oltre a Riccardo Nencini e Luciano Ghelli, capogruppo PdCI in Consiglio regionale, anche il senatore dei Verdi Stefano Boco, il deputato UDC Francesco Bosi, il deputato di AN Riccardo Migliori, il deputato della Margherita Ermete Realacci, il deputato di Rifondazione Comunista Mario Ricci, il deputato della Rosa nel Pugno Lanfranco Turci, il deputato DS Michele Ventura e il deputato di Forza Italia Denis Verdini.

Da lunedì prossimo sarà possibile consultare e scaricare la petizione dal sito internet http://www.laginorisiamonoi.net (fm)

N.B. Le fotografie sono di Roberto Del Bianco e riguardano alcuni momenti dell'assemblea cittadina che si è svolta a Sesto Fiorentino la sera dell'11 maggio 2006.
Altre fotografie dell'evento si possono vedere qua: http://italy.peacelink.org/gallerie/93/

Note: Il sito http://www.laginorisiamonoi.net è adesso online.
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