Condannato a otto mesi di carcere lo storico Carlo Ruta

Una sentenza assurda, che lede profondamente le libertà fondamentali, garantite dalla Costituzione della Repubblica
30 settembre 2006
Giovanna Corradini

E’ avvenuto un fatto gravissimo e purtroppo prevedibile: il 27 settembre, presso il tribunale di Messina, lo storico siciliano Carlo Ruta è stato condannato a otto mesi di carcere dal giudice monocratico Salvatore Venuto. Era stato querelato dal procuratore della Repubblica di Ragusa Agostino Fera e dall’avvocato Carmelo Di Paola, presidente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Agricola di Ragusa, solo per aver accolto su www.accadeinsicilia.net la versione di un ex funzionario pubblico, Sebastiano Agosta, pure lui condannato a otto mesi, circa una vicenda miliardaria che dagli incartamenti dello stesso procuratore esce come fumosa. Il primo atto, censurato da larghe espressioni della società civile, era stato nel dicembre 2004 l’oscuramento del sito. Il carcere ne è in fondo il seguito “naturale”.

Carlo Ruta prima dell’arringa del suo difensore, l’avvocato Massimiliano Cardullo, ha rilasciato lunghe dichiarazioni spontanee con cui ha illustrato i percorsi dei suoi studi, il suo impegno per le cause che ritiene giuste, il suo stile di lavoro, fondato anzitutto sul rispetto delle persone, “anche quando le contingenze possono renderle ‘parti avverse’”. Ma non è valso a nulla. Di certo la pesante condanna al carcere era stata già decisa.

Si tratta evidentemente di una sentenza ingiusta, profondamente lesiva di dignità e di diritti garantiti dalla Costituzione della Repubblica. E il contesto generale in cui tale atto giudiziario si colloca testimonia maggiormente quanto sia anacronistico. Sempre più nel paese, con importanti risvolti nelle sedi parlamentari, si afferma la necessità di depenalizzare i cosiddetti reati di opinione. Dalla stessa Unione Europea viene d’altra parte un preciso monito a tutti i paesi aderenti perché le cose volgano in tale direzione. Ma in certe aule di tribunale tale istanza, pur confacente a una democrazia coerente, viene platealmente disattesa, a dimostrazione di quanto certe mentalità tardino a scomparire.

Giovanna Corradini

Per testimonianze, informazioni e altro:

accadeinsicilia@tiscali.it

carlo.ruta@tin.it

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