[Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, a riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, a creare le condizioni in cui la giustizia e il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e alle fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, a promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà e per tali fini a praticare la tolleranza ed a vivere in pace l’uno con l’altro in rapporti di buon vicinato, ad unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, ad assicurare mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune….]
Questo il preambolo dello Statuto delle Nazioni Unite sancito il 25 aprile 1945 a San Francisco, ratificato il 24 ottobre dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Stati usciti vincenti dalla seconda guerra mondiale: Cina-Taiwan, Francia, Unione Sovietica, Regno Unito e Stati Uniti, e dalla maggioranza degli altri 46 firmatari. I Paesi membri al 3 luglio 2006 sono 192. Lo Statuto procede nel rispetto del fondamentale preambolo e all’art. 6 recita […Un Membro delle Nazioni Unite che abbia persistentemente violato i principi enunciati nel presente Statuto può essere espulso dall'Organizzazione da parte dell'Assemblea Generale su proposta del Consiglio di Sicurezza….]
“Meno parole più fatti. Meno promesse e più impegni attuati “ Con queste
parole il nuovo segretario generale che si insedierà ufficialmente il 1 gennaio prossimo, si è presentato sul podio dell’Assemblea Generale dopo il voto per acclamazione che ha dichiarato lui successore di Kofi Annan. Si chiama Ban Ki Moon, 62 anni, ministro degli Esteri della Corea del Sud, secondo segretario generale asiatico della storia dell'Onu, dopo il birmano U Thang tra il 1961-1971. La sua candidatura ha ottenuto 14 voti d’incoraggiamento e uno bianco nello scrutinio informale svoltosi martedì scorso. L’annuncio dell’accordo non è giunto dal presidente di turno del Consiglio, il giapponese Oshima, ma dal suo collega cinese Wang Guangya. Un segnale che fa intendere trattative che hanno portato al compromesso e alla scelta del responsabile degli Esteri di Seul. Non è ancora dato di sapere cosa intenda il novo segretario con le espressioni: costruire ponti e colmare fossati. Sappiamo che piloterà le Nazioni Unite sul cammino delle riforme. L’essere Ministro degli Esteri ci fa supporre che abbia capaci doti diplomatiche. I dissapori però con la Corea del Nord ci lasciano qualche perplessità. Sappiamo che è molto gradito a Washington, desiderosa di avere al Palazzo di Vetro un interlocutore meno determinato e indipendente di Kofi Annan. A questo punto bene sarebbe rileggere il preambolo dello Statuto Onu. Sarà così deciso, il nuovo segretario, a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, a riaffermare i diritti fondamentali, dignità e valore della persona umana, a praticare e a vivere, mantenere la pace internazionale? A leggerlo così accampiamo parecchi punti interrogativi. Il suo predecessore lascia un terreno che pare l’opposto dei sacri valori statutari, salvo che non si intenda, per forza delle armi nell’interesse comune, il genocidio che si sta perpetrando in medio oriente…(per citare quello più mediatico). Ci pare che il suo predecessore non sia dunque riuscito a fare rispettare i principi enunciati.
Il suo diretto antagonista era l’indiano Shashi Tharoor, 50anni, sottosegretario Onu per le comunicazioni e l’informazione. Ha studiato in India e negli Stati Uniti. Negli anni 90 ricoprì la carica di assistente speciale del sottosegretario generale per “Peacekeeping Operatios” occupandosi dei conflitti balcani direttamente sui luoghi. Lavorò per portare a compimento la fine della Guerra Fredda. Colto letterato, considerato uno dei maggiori scrittori indiani, autore di nove libri che parlano della sua Terra, i cui temi trattano dalla globalizzazione ai diritti dell’uomo secondo la sua storia, la sua cultura, le sue origini. Molto probabilmente tra i primi Paesi membri che non hanno incoraggiato l’elezione di questo giovane di bell’aspetto, esperto uomo delle Nazioni Unite che ha ottenuto 10 voti, 3 di scoraggiamento e uno bianco, è stata la Cina che considera L’India sua grande rivale. Subito dopo gli Stati Uniti. Lo fa pensare un brano che abbiamo tratto dall’estratto del discorso di Tharoor tenuto in occasione del terzo “Festival Internazionale della Letteratura di Berlino” nel 2003. In quell’occasione gli organizzatori del Festival gli chiesero di parlare di qualcosa che potesse conciliare i suoi due mondi: l’ONU e la letteratura.
[La distruzione del World Trade Centre ha sferrato un colpo non solo alle istituzioni del capitalismo americano e mondiale, ma anche alle certezze che lo sostenevano; certezze di un sistema sociale e politico che, senza doverci pensare troppo, riteneva di aver trovato la risposta alle sfide della vita e di essere in grado di vincerle tutte…. Il ventesimo secolo, com’è noto, è stato battezzato da Henry Luce del Time Magazine “il secolo americano”, ma gli albori del ventunesimo secolo vedono gli Stati Uniti in una condizione di predominio economico, politico, culturale e militare molto più forte di quella mai avuta da una potenza mondiale. Gli Stati Uniti godono di una supremazia militare relativa che non ha precedenti nella storia umana; neppure l’Impero Romano al suo apice si staccava dalla capacità militare del resto del mondo con la stessa nettezza degli Stati Uniti di oggi. Ma non è tutto. Quando l’ex Ministro degli Esteri francese, Hubert Vedrine, ha definito gli Stati Uniti una ”superpotenza” (“hyperpuissance”), non si riferiva solo alla supremazia militare americana, ma anche agli USA in quanto patria di Boeing e Intel, di Microsoft e MTV, di Hollywood e Disneyland, di McDonald’s e Kodak: in breve, della maggior parte dei prodotti che dominano la vita quotidiana in tutto il mondo….Il terrorismo scaturisce dall’odio cieco per un Altro, che è a sua volta il prodotto di tre fattori: paura, rabbia e incomprensione. Paura di ciò che l’Altro può farti, rabbia per ciò che secondo te l’Altro ti ha fatto, e incomprensione riguardo a chi o cosa l’altro è realmente. Questi tre elementi si fondono innescando quella combustione letale che uccide e distrugge delle persone il cui unico peccato consiste nel non provare nessuno di questi sentimenti. Se vogliamo affrontare il terrorismo e porvi fine, dovremo occuparci di tutti e tre questi fattori attaccando l’ignoranza che li sottende. Dovremo conoscerci meglio a vicenda, imparare a vederci come ci vedono gli altri, imparare a riconoscere l’odio e a farci carico delle sue cause, imparare a dissipare la paura e soprattutto imparare gli uni dagli altri.
In un certo senso, i terroristi del 9/11 stavano attaccando la globalizzazione dell’immaginazione umana, la cultura empia, materialistica e promiscua dell’Occidente dominante, incarnata in una globalizzazione da cui le persone come loro si sentivano escluse. Di certo coloro che hanno acclamato la loro azione l’hanno fatto a causa del sentimento di esclusione. Se parliamo dell’immaginazione umana oggi, dobbiamo chiederci cosa porti un numero sorprendentemente alto di giovani a seguire la rotta disperata tracciata per loro dai fanatici e dagli ideologi…]
Forse gli uomini di buona volontà avrebbero preferito quest’uomo, quale successore di Kofi Annan.
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