Appello per la manifestazione nazionale contro le mafie
Carissimi/e,
E' trascorso più di un anno dalle grandi manifestazioni di Locri
scaturite
dalla rabbia per l'omicidio del Vice Presidente del Consiglio Regionale
Francesco Fortugno, ciliegina sulla torta dopo decine di delitti
impuniti
perpetrati nella Locride ed in tutta la Calabria.
Dopo un anno e mezzo in Calabria si continua a morire, a pagare la
mazzetta, a sopravvivere soggiogati dalla 'ndrangheta.
Dopo un anno e mezzo noi ragazzi siamo ancora qui a combattere per
contrastare ogni forma di mafia, da quella di strada a quella dei
Palazzi,
e riprenderci la nostra terra.
L'impegno che abbiamo portato avanti, concretamente e con coscienza,
per
restituire alla Calabria ed ai calabresi la dignità di vivere in
maniera
normale nella propria regione, continua giorno dopo giorno, così come
il
nostro porci come massa critica per monitorare e denunciare quanto c'è
di
poco chiaro nelle nostre massime amministrazioni.
Spesso, proprio qui, abbiamo fatto fatica a farci comprendere, sentire
e
ad accreditarci, ma, nonostante questo, abbiamo scelto di non
arrenderci.
Perché nelle nostre orecchie risuonano ancora gli spari del 16 ottobre
del
2005, perché i nostri cuori sono rimasti trafitti dalle lacrime dei
parenti dei tanti morti ammazzati nelle strade, perché le nostre
coscienze
non possono permettere che si continui ad uccidere rimanendo impuniti e
le
nostre voci non possono rimanere mute davanti agli innumerevoli casi di
'lupara bianca', di persone scomparse, di famiglie straziate.
Di certo nessuno ridarà alle madri, ai padri, ai fratelli ed i figli il
sorriso dei propri cari uccisi, nessuno saprà spiegare ad un bambino
perché il suo papà non farà più rientro a casa, ma, proprio per questo,
sta a noi scuotere i cuori e le coscienze di chi, davanti a tutto
questo,
si gira dall'altra parte e continua a sopravvivere.
Perché cose del genere non accadano più.
Molto spesso ci si sente immuni al problema 'ndrangheta, finchè non ci
troviamo a doverne affrontare la prepotenza.
Ce ne accorgiamo al momento di aprire un'attività, quando 'qualcuno'
bussa
alla tua porta chiedendo un 'contributo' per lasciarti lavorare, poi il
'contributo' diventerà un quarto, metà, tre quarti del guadagno
dell'attività e sarai costretto o a scendere a compromessi o a chiudere
ed
andare via.
Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo.
Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel
nome è
troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che
sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora
si
ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
In silenzio.
Oppure può succedere che un giorno un ragazzo si senta umiliare dai
compagni perché non ha la maglia firmata e non l'avrà mai perché in
famiglia si fanno i salti mortali per arrivare a fine mese e allora,
per
dare una mano, per sentirsi qualcuno e farsi rispettare eccolo
rivolgersi
al 'capetto' di turno, eccolo ipotecare la sua vita, vendere la sua
dignità per diventare 'qualcuno'. Che importa se poi rischia di finire
in
carcere per spaccio o per aver ucciso un uomo? Che importa se avrà
buttato
nel fango la sua coscienza?
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non
'lorsignori'.
No, quelli guardano dall'alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al
calduccio! C'è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si
occupa
di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi
allo
Stato, i calabresi. E' quella a cui ci si rivolge per comprare i propri
diritti, quella che alimentiamo con l'ignoranza e la paura.
Ed è proprio questo il senso della manifestazione che noi ragazzi del
Movimento Ammazzateci tutti stiamo promuovendo per il prossimo 17
febbraio
a Reggio Calabria.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: "Se
la
gioventù le negherà il consenso anche l'onnipotente e misteriosa mafia
svanirà come un incubo."
Perché se continueremo a rivolgerci al 'capobastone' per ottenere i
nostri
diritti, se lasceremo che la 'ndrangheta continui ad interferire nelle
nostre vite con arroganza e prepotenza, se ci faremo ingannare dai suoi
diabolici sorrisi, non riusciremo mai a liberarci dal suo giogo.
Dobbiamo essere noi i primi a volerlo, noi i primi a ripudiarla, noi i
primi a capire che le alternative ci sono, anche se costano fatica,
anche
se si penserà di essere da soli a crederci.
Perché non è così. Noi stiamo combattendo per questo, ci crediamo e la
speranza che voi siate con noi è la forza che anima le nostre scelte.
E' la prima manifestazione auto-convocata che organizziamo a Reggio
Calabria, la prima completamente auto-finanziata, anche se non nascondo
che vorremmo fare appello a tutti i calabresi, commercianti,
imprenditori,
mamme e papà, perché ci aiutino anche economicamente
nell'organizzazione
della manifestazione, vorremmo infatti chiedere una sorta di 'pizzo
legalizzato', ovvero un contributo economico con tanto di certificato
di
acquisizione da parte loro di una 'azione antimafia' dal nostro
virtuale
pacchetto azionario.
Manifesteremo perché sappiamo che le persone oneste sono di più, i
calabresi, gli italianiŠNOI SIAMO DI PIU', e siamo quelli che hanno
l'obbligo morale di reagire. Perché sono le nostre vite ad essere messe
in
gioco, per il nostro presente ed il futuro che affronteremo.
La scelta sta a noi
Vedete, è facile dire 'no alla mafia'.
Il difficile è scegliere davvero da che parte stare, rinunciare a
quella
vita facile che 'lorsignori' vendono al prezzo della dignità, sporcarsi
le
mani per la collettività senza avere nulla in cambio se non la
consapevolezza di essere dalla parte del giusto.
Noi abbiamo già deciso quale sarà la nostra strada e la stiamo portando
avanti caparbiamente non solo in Calabria, ma in tutto il Paese. Perché
è
da stupidi pensare che il problema sia solo di noi calabresi.
Purtroppo, se qui viviamo a stretto contatto con la violenza della
'ndrangheta, piangendo morti su morti e ricercando senza tregua la
giustizia, nel resto d'Italia la malavita ha già messo le radici nei
Palazzi ed ovunque girino i soldi, corrompendo, taglieggiando e
minacciando gli imprenditori così come avviene dalle nostre parti, solo
che se succede a Locri, è scontato, se accade in provincia di Milano
inizia a diventare assurdo quanto inquietante.
Le mafie non sono un problema solo del Sud, ma sono il cancro
dell'Italia
intera e, finchè si continuerà a fare il loro gioco ignorando e
girandosi
dall'altra parte, non potremo mai estirpare questa malattia.
Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma
vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c'è
sempre,
in ogni regione, qualcosa che prende il nome di 'mafiosità di
comportamento'. E' il pensare di poter essere diversi rispetto agli
altri,
il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi
esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Ed è questo che dobbiamo combattere 'in primis', perché è di questo che
si
alimentano le mafie.
Abbiamo avuto grandi esempi non solo in Calabria, persone che sono
morte
per vivere nella legalità compiendo con coscienza il proprio dovere.
Tanti, troppi nomi dimenticati.
E continuiamo ad aggiungere volti e nomi alla lunga lista dei giovani
morti ammazzati o scomparsi. Abbiamo il bellissimo esempio di Liliana
Carbone, mamma simbolo della Locride, che con forza chiede giustizia
per
suo figlio Massimiliano, ucciso da mano mafiosa il 24 settembre del
2004.
Ma non è la sola, c'è la moglie di Renato Vettrice, scomparso sempre
nella
Locride da quasi due anni, c'è il coraggioso esempio della mamma e del
fratello di Francesco Aloi, scomparso in provincia di Vibo, morto a
dire
degli organi competenti, ma senza che se ne sia stato trovato il
movente.
Casi di 'lupara bianca' come quello di Valentino.
Casi che devono spingerci ad unire le nostre voci a quelle disperate di
queste donne che chiedono semplicemente che la giustizia e la verità
non
siano solo termini sul vocabolario.
Voci che non possono rimanere inascoltate e che devono spingerci a
lottare, a gridare, a voler esprimere, concretamente, il nostro NO ALLE
MAFIE.
Perchè tutto questo non è normale. Non dobbiamo permettere che lo sia o
lo
diventi.
Il 17 febbraio noi scenderemo per le strade di Reggio, saremo ragazzi,
ma
vorremmo che con noi ci fossero sia quella società civile che si dice
indignata davanti a tutto questo, sia le Istituzioni che promettono di
impegnarsi contro le mafie, ma in pratica, il più delle volte, ci
accompagnano solo ai funerali dei nostri morti.
Vorremmo che ci fossero tutti quei giovani che ci hanno incoraggiati da
tutta Italia, quelli che si sono arrabbiati con noi dopo l'omicidio
Fortugno, quelli che credono che sia un diritto ed un dovere cambiare
questa terra e questa mentalità, quelli che sentono nel cuore, davvero,
di
voler NEGARE IL CONSENSO ALLE MAFIE.
A proposito. Abbiamo attivato anche un blog per la manifestazione, lì
potrete trovare tutte le informazioni utili "work-in-progress" fino al
17
febbraio. L'indirizzo è
<http://17febbraio.ammazzatecitutti.org>http://17febbraio.ammazzatecitutti.org.
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