Danilo Coppola, da sospettato a "integrato"

Le strategie di recupero. Gli avalli dei salotti "buoni". I punti di contatto con la Sicilia
28 febbraio 2007
Carlo Ruta

Colpite le virtualità egemoniche di Ricucci e Fiorani, ripristinate le interlocuzioni con le cordate romane che riconducono ai Caltagirone, insediatasi infine l'Abn Amro nelle plance padovane di Antonveneta, negli ambienti dell'alta finanza sembrano finite le fibrillazioni che due anni fa hanno determinato la caduta di Antonio fazio dalla presidenza di Bankitalia. Ed è in tale quadro di calma, presumibilmente solo apparente, che avviene il prodigio di un Danilo Coppola perfettamente "candeggiato", con la convalida dei salotti cosiddetti buoni, a partire da Mediobanca, che l'imprenditore ha espugnato con una quota di prim'ordine.

Del tutto estraneo fino a pochi anni fa ai giri della finanza nazionale e alle luci della cronaca, Coppola, di origine casertana ma romano d'adozione, è venuto allo scoperto nel 2005 come scalatore di BNL e Antonveneta. La cosa ha destato molta sorpresa, e, prima ancora che se ne occupasse la magistratura, ha messo in allarme diversi ambienti economici, che si sono sentiti minacciati dalla cordata finanziaria di cui faceva parte l'immobiliarista: oscura, imprevedibile, temeraria, tale da far subodorare seri tentativi di condizionamento del governo dell'economia e non solo. All'appuntamento con i rovesci dell'estate 2005, Coppola si è presentato ciò malgrado con un crescente impeto attivistico. Dal gruppo di Luigi Zunino, altro finanziere proveniente dalle costruzioni, ha tratto a sé l'Istituto piemontese immobiliare, comprendente il Lingotto, emblema storico del capitalismo italiano, per farne un punto fermo del proprio impero finanziario e, di rincalzo, un potente ricostruttore della propria immagine. Ha acquisito il lussuoso albergo Cicerone di Roma, dove ha collocato amici e familiari. Ha avviato la costruzione a Milano di un nuovo centro immobiliare nell'area di Porta Vittoria, di 166 mila metri quadri.

Contestualmente, emergevano dettagli non da poco. E' stato accertato che nella conduzione degli affari dall'Italia al Lussemburgo, sede della Tikal, cassaforte del gruppo, Coppola ha seguito costantemente percorsi anomali, coadiuvato da parenti, privi perlopiù di competenze finanziarie, e da una ristretta cerchia di amici, quali Ernesto Cannone, Gaetano Bolognese, Francesco Bellocci, Andrea Raccis, Fabrizio Spiriti, Luca Necci, il siciliano Giancarlo Tumino, quest'ultimo un ex ruspista, tutti in grado di muoversi con inusitata scioltezza nel creare società, acquisire quote di controllo o laterali, per poi, all'occorrenza, disfarsene rapidamente. Sono stati documentati inoltre contatti di tipo societario del Coppola con persone dai tratti poco rassicuranti, "incidenti" di viaggio di vario genere, precedenti giudiziari sintomatici. Ma a dispetto di tutto, il 27 ottobre 2005, in pieno scandalo Antonveneta, con una oculata operazione d'immagine, l'immobiliarista ha potuto celebrare ugualmente il suo trionfo, presentando alla stampa internazionale il piano industriale della controllata Ipi Spa, e computando in 3.500 milioni di euro il valore complessivo delle sue imprese.

E dopo? La "riabilitazione" è andata avanti a suon di operazioni multimiliardarie e di proclami a effetto. Per 69 milioni di euro, Coppola è riuscito a far proprio il Grand Hotel di Rimini, celebrato da Fellini, vincendo tutte le remore che, in un primo tempo, erano insorte negli ambienti rivieraschi. Ha assunto poi l'impegno, che va concretizzandosi, di trasferire la Tikal e la controllata Gruppo Coppola, che hanno dato adito a molte voci, dal Lussemburgo a Roma. Infine, facendo proprio l'80 per cento del pacchetto azionario, attraverso la finanziaria Tikal, l'immobiliarista ha potuto acquisire il gruppo, primo per importanza nell'ambito dell'informazione economica, Perlafinanza, comprensivo del quotidiano "Finanza & Mercati", diretto antagonista di "Milano Finanza" e del "Sole 24 ore". E il dissenso in tale testata si è espresso con le dimissioni del direttore Osvaldo De Paolini e di altri giornalisti, come Paolo Fior, Fabio Dal Boni, Filippo Buraschi.

Evidentemente, tali mosse non sono in grado di contraddire il quadro di allarme che si è espresso negli ultimi anni. Ma gli avalli dei salotti "buoni" vanno facendo la differenza. E' come se tutti gli "incidenti" di percorso del Coppola non fossero mai esistiti, come se quel tanto che risultava oscuro si fosse chiarito a suo vantaggio, come se tutte le considerazioni fatte in precedenza, pure dal versante giudiziario, fossero state effetto di un abbaglio. In realtà nulla è stato mai sufficientemente spiegato. Non si è verificata alcuna svista sostanziale perché gran parte degli addebiti mossi all'imprenditore risultano certificati. Permangono quindi gli elementi perché il caso venga mantenuto sotto osservazione. E, in assenza di risposte plausibili, rimane soprattutto legittimo il quesito di fondo: da dove provengono tutti questi soldi?

In definitiva, da "integrato", Coppola ha pensato utilmente di riposizionarsi e di rilanciare, attraverso una varietà di iniziative, divise appunto fra convenienza finanziaria e immagine. E in tale quadro di tessiture, che includono profili meno visibili, si colgono delle novità pure dalla prospettiva siciliana. Emerge in particolare che l'immobiliarista romano ha allontanato, almeno ufficialmente, il suo maggiore collaboratore dell'isola, Giancarlo Tumino, intestatario negli anni scorsi di operazioni finanziarie fra le più disinvolte che il gruppo ha realizzato fra Italia e Lussemburgo. Secondo alcune voci, il siciliano sarebbe stato "licenziato" perché avrebbe tentato di inserire dei tornaconti propri negli affari che stava trattando per conto del romano. Appare tuttavia più attendibile l'ipotesi di un distacco concordato, nel quadro dell'operazione "trasparenza" che il gruppo va ostentando. Il posto d'onore occupato dal Tumino è stato assunto comunque, e la cosa potrebbe essere sintomatica, da un altro siciliano, Giovanni Licitra, già venditore d'acqua, dotato di proprie risorse finanziarie, ex cognato dell'immobiliarista. E a quanto pare, al Licitra, che risiede a Roma, è passato l'incarico di investire lungo la fascia trasformata dell'isola, mentre Coppola rimane preso dalle complesse situazioni della capitale finanziaria, da piazzetta Cuccia a piazza Affari.

Carlo Ruta

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