Danilo Coppola e la legge
Danilo Coppola è stato arrestato per riciclaggio con diversi suoi collaboratori, fra cui il siciliano Giancarlo Tumino. Di Coppola e del Tumino ci si era occupati nei mesi scorsi di concerto con il portale di Peacelink e con www.wema.it di Tito Gandini. Nella tarda serata del 28 febbraio, poche ore prima cioè che scattassero gli arresti, su www.leinchieste.com era stata ripresa l'inchiesta sul caso, su cui vigeva ormai dagli inizi del 2006 un diffuso silenzio, a tutto beneficio dell'immobiliarista romano, che è riuscito a insediarsi intanto nel massimo consesso di Mediobanca. A questo punto non ci resta che continuare, con una inchiesta no stop, ancora di concerto con Peacelink, offrendo sul caso e sui retroscena che abbiamo potuto accertare negli ultimi mesi tutta l'informazione possibile.
E' il caso di prendere le mosse allora da alcuni elementi certi. Da diverse prospettive, sono divenute di dominio pubblico delle storie "minime". E' emerso per esempio che Coppola, abituato verosimlmente a girare armato, ha subìto un procedimento giudiziario, finito con il ritiro del porto d'armi, per aver sparato in aria con la propria pistola per spaventare dei ROM, da cui si sarebbe sentito disturbato. E' stata poi accertata una condanna penale, una multa di diverse migliaia di euro, comminatagli per la manomissione di un contatore dell'ENEL. Sollecitato a rispondere, Coppola ha ribattuto che tali "precedenti" sono stati ingigantiti ad arte, su istigazione di determinati circoli finanziari, per contrastarne il cammino, quando era riuscito a violare, con una partecipazione del 5 per cento, addirittura Mediobanca, il salotto più esclusivo ed emblematico della finanza nazionale. I fatti portati all'evidenza pubblica, per quanto eterogenei e privi di nessi con le manovre del presente, restano in ogni caso indicativi della personalità del Coppola. D'altra parte, taluni atteggiamenti dell'immobiliarista romano non mancano di persistenze. Di certo la sua passione delle armi non finisce con quella disavventura giudiziaria se, riavuto il porto d'armi, non disegna di circolare con i suoi revolver, e circondarsi di gente armata fino ai denti. Ha fatto impressione, in pieno scandalo Antonveneta una sua vacanza in Sardegna, accompagnato da un nugolo di guardie del corpo armate fino ai denti sul tetto giorno e notte, ad armeggiare e scrutare sui tetti delle ville di Porto Cervo e Porto Rotondo.
Sono stati documentati d'altra parte, e si tratta di storie non propriamente "minime", rapporti di livello societario del Coppola con due persone: il calabrese Roberto Repaci, già segnalato dalla Guardia di Finanza quale commercialista dei Piromalli, potenti boss della 'ndrangheta di Gioia Tauro, e Giampaolo Lucarelli, strettamente legato al boss della Magliana Enrico Nicoletti. Di certo ciò non dimostra che Coppola ha avuto nessi sostanziali con la 'ndrangheta e con la banda della Magliana; offre nondimeno ulteriori dettagli sull'indole del romano, sicuramente avventurosa.
Riguardo alle situazioni che hanno fatto subodorare o permesso di acquisire anomalie importanti, la magistratura si è mossa a vari livelli. Nel quadro dell'istruttoria avviata dalla procura di Milano sulle trame per il controllo dell'Antonveneta, pure per Danilo Coppola, partecipe alla concertazione, con Emilio Gnutti, Giampiero Fiorani e Stefano Ricucci, è scattato il sequestro delle azioni possedute, per 24,5 milioni di euro. Ma l'immobiliarista romano, accorto nell'assumere una posizione defilata, ha potuto evitare i rovesci avuti dai compagni. Non ha subìto in quei frangenti l'onta del carcere, e la cosa lo ha agevolato nel portarsi oltre lo scandalo. Comunque, la quota Antonveneta sopra detta, una volta definiti i nuovi assetti dell'istituto, a tutto vantaggio di Abn Amro, è stata poi, come quelle ben più cospicue degli altri concertisti, dissequestrata. Una seconda iniziativa giudiziaria si è avuta nel gennaio 2006, quando la Direzione distrettuale antimafia di Roma ha aperto un fascicolo su società e persone legate al gruppo Coppola, sei dei quali ritenuti prestanome, ipotizzando giri di fatture false e transazioni dubbie fra società del medesimo e di Ricucci. E tuttavia, quando la sorte di Fiorani e Ricucci è ormai fatalmente segnata, il caso Coppola muta vorticosamente, aprendosi a veri e propri colpi di scena.
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