Il razzismo sessista dei media

Nessun rispetto per Emuanuela

Nessuna privacy, nessuna intimità, nulla di nulla. E nessuna authority è intervenuta
30 aprile 2007

Oscar Wilde intitolò nell'anno di grazia 1895 la sua commedia teatrale "L'importanza di chiamarsi Ernesto". Nell'anno del Signore 2007 in Italia potremmo chiamarla "l'importanza di chiamarsi Silvio" o qualcosa di simile, visti i nomi dei protagonisti. E' l'incredibile, assurda discriminazione denunciata da Mirella Izzo, presidente dell'associazione abruzzese Crisalide AzioneTrans Onlus, su Liberazione del 25 aprile, e che vede coinvolti i principali mass media italiani e il Garante sulla Privacy. I protagonisti sono i due Silvio della politica italiana(Berlusconi e Sircana) e Emanuela, ragazza assassinata a Pescara due settimane fa. Su Liberazione Mirella ha denunciato la grave, gravissima disparità di trattamento tra Emanuela e i due politici.
Il Garante sulla privacy è intervenuto per bloccare la pubblicazione sugli organi di stampa di due foto del portavoce di Prodi, che avrebbero recato "danno" all'immagine del politico. Passata una settimana il blocco è stato revocato dopo l'intervento dello stesso Sircana. Una vera e propria giustizia su misura!
Il caso dell'ex primo ministro è molto simile: un settimanale pubblica una sua foto. Il Garante interviene sanzionando la pubblicazione e addirittura inibendo la pubblicazione di ulteriori foto senza neanche accertarsi se esistessero.
Cosa è accaduto nel caso di Emanuela invece, la ragazza barbaramente uccisa a Pescara alcuni giorni. I giornali hanno sbattuto in prima pagina la sua vicenda personale con sufficienza e grave, gravissima mancanza di rispetto.
Indifferenti alla realtà e alla dignità di Emanuela i giornali italiani hanno subito gridato titoli sulla "trans uccisa in casa" e giù inutili accanimenti sulla vita da prostituta di Emanuela e sul suo passato di trans. Perché, come Mirella Izzo ha scritto su Liberazione, Emanuela era una donna a tutti gli effetti, una donna e il suo non era stato solo un cambio di nome(da quello originale maschile a quello di Emanuela). Ma soprattutto era lei e solo lei che doveva stabilire quali dati personali rendere noti e quali no. E sui documenti era Emanuela, tutto il resto apparteneva soltanto a lei. Il garante sulla privacy questa volta non è intervenuto, neanche poche righe per restituire a Emanuela il rispetto violato. E dure, durissime le parole di Mirella: noi transgender non siamo cittadini italiani o voi applicate le leggi con un'intollerabile discriminazione. Parole amarissime di chi ha visto uccisa una amica(socia tra l'altro di Crisalide) e ne ha visto la vita, la dignità calpestata e disintegrata. Emanuela uccisa dal killer ma anche dall'indifferenza e dallo stigma sociale. La morbosità dei media indifferenti al dramma di una donna costretta a vivere di prostituzione, calpestata nella propria dignità intima e personale da ciò che odiava. E con la quale l'hanno connotata, l'hanno segnata, dopo il suo brutale assassinio.
L'unica speranza è che ora l'urlo indignato di Mirella Izzo, presidente di Crisalide Transazione Onlus e di chi come lei si batte per la dignità e i diritti delle tante Emanuela per le quali potremmo ancora fare in tempo, non cada nel vuoto.
Ma è una speranza debole e flebile. Nessuno della "banda della morbosità" in questi giorni ha dato spazio alle parole di Mirella, nessuno ha avuto il coraggio di tornare sui propri passi. E nessun garante è intervenuto. I giorni sono passati e anche Emanuela viene consegnata all'oblio di una città "piatta come una sogliola" e dell'indifferenza ipocrita e perbenista della provincia abruzzese. Questa è la realtà dei fatti. La realtà di una provincia dove un esponente politico, per meri motivi di propaganda elettorale, lancia raccolte firme tra i fedeli, dopo la messa domenicale, apostrofandoli testualmente "firma contra li fruc"(firma contro i froci). Piccolo grazie in questo episodio, squallido e desolante, al parroco che ha avuto il coraggio di non appoggiare, ed anzi di distanziarsi, da iniziative del genere, sdegnosamente rifiutandosi di aggiungere la propria firma.
E questa, signori miei, è la realtà della nostra Italia, dove ogni giorno di più si conferma che ci sono molti più devoti di Santa Maria del Pallone che della Madonna di Montevergine ...

Note: Il testo completo dell'articolo di Mirella Izzo pubblicato su Liberazione
Era una donna (ma ex-trans) e nessun garante ha difeso la sua dignità
Emanuela uccisa dallo stigma, dal killer
Emanuela uccisa dai giornali

http://www.crisalide-azionetrans.it/Liberazione_25_04_07.html

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