Il diritto (calpestato!) di essere bambini gioiosi e giocosi
Poche sere fa. Un'imprecisato paesino rurale abruzzese. Siamo ad una funzione liturgica per le strade in onore della Madonna. Presenti moltissime persone, tra cui tanti bambini. Bambini festanti, gioiosi e giocosi come tutti i bambini della loro età. Sull'altare il parroco celebra il Dio dell'Amore, il Gesù che diceva 'lasciate che i pargoli vengano a me', che invitava tutti ad essere 'come uno di questi piccoli se volete entrare nel Regno del Padre', gridando a gran voce che 'se qualcuno è di scandalo ad uno di questi piccoli è meglio per lui che gli venga messa una macina al collo e gettato nel mare'. Un Dio quindi dalla parte dei piccoli e dei bambini, Dio d'Amore e non di odio, mai di violenza ma di gioia. Dicevamo che c'erano molti bambini, bambini che giocano insieme, vivaci e allegri. Ed ecco come quel Dio, come gli insegnamenti del Nazareno subito vengono messi in pratica. Partono prima emeriti sconosciuti, persone che non conoscono quei bimbi e normalmente dalle prime fila. 'Finitela, basta con questo baccano, state disturbando' e magari loro stavano parlando, anzi sparlando male di qualcuno, col vicino di sedia, quando non stavano dormendo. Come potevano quindi essere disturbati dall'allegria, dal gioco brioso dei bambini? E quale grande sofferenza veniva loro? Piccolo dolore che invece ha sentito la piccola di nove anni che era appena caduta, facendosi male, da un muretto. Avrà il diritto di spaventarsi povera stellina? A quanto pare no! Subito dopo, sbigottiti e imbarazzati, arrivano i genitori e giù rimproveri e, spesso, botte. Per cinque minuti si sente un unico coro di pianti e urla, con i genitori che trascinano via i figli. Poi più nulla, il silenzio più totale. Sarà ora contenta la signora impellicciata e ingioiellata in prima fila, saranno contenti tutti coloro che stanno ascoltando le parole sul Dio d'Amore del parroco? Quel parroco che, ad ogni occasione, ricorda sempre una verità incontrovertibile: quei bambini sono il nostro futuro e la nostra fortuna. Tantissimi bambini oggi non possono giocare, non posso essere felici perché vittime della violenza, della guerra, della fame. Sono società tristi e disperate quelle dove i bambini non possono essere bambini. Noi che abbiamo la fortuna di avere bambini che possono essere felici e giocosi, vogliamo fermarli? Ma non bastano le parole del vicario di Cristo, non bastano le parole del Vangelo, non esiste tenerezza che tenga. Cosa può spingere ad umiliare una bambina che piange perché è caduta, a intimorire dei bambini che giocano? Ma in nome di cosa poi? In nome del conformismo, dell'omologazione e del perbenismo. Quale fastidio, quale offesa arreca al Vangelo e a Cristo un bambino che gioca, che ride e sprizza gioia? E' forse evangelica la forza, la violenza esercitata su di loro? Un bambino non può ribellarsi, non può competere con l'adulto che picchia e urla. E la voglia di pavoneggiarsi, di vedere che si è più bravi, belli e perbene di quella persona, del genitore di quel bambino è troppo forte. Troppo forte la voglia di prepotenza e di sopraffazione. Nessuna voce si leva contro le mani sporche di sangue che si accostano all'altare, nessuno protesta contro chi sfrutta i propri operai il giorno e poi la sera si accosta all'Eucaristia. Sono i bambini, sono la loro gioia e la loro gaiezza che disturbano e infastidiscono. Al ritorno da Korogocho Alex Zanotelli si stupì, rimase sgomento della situazione che trovò. Disse che la situazione in Italia era assurda rispetto a Nairobi. Lì le funzioni liturgiche sono una festa, cerimonie piene di gioia. Qui invece sembrano dei perenni funerali, non c'è alcun slancio vitale, sono cerimonie necrofile. Ha tremendamente ragione. Ma forse è tutta la nostra società ad esserlo. E' troppo facile per gli adulti salmodiare dei giovani che non hanno ideali, che non hanno ambizioni e pensieri. Troppo facile accusare. Ma chi ha reso i giovani così? Chi ha loro insegnato a perseguire l'interesse egoistico, ad frenare ogni impulso altruistico e solidale? Chi ha calpestato, fermato, colpito la loro voglia di crescere, il loro senso dell'originale, il loro spirito critico e la loro vitalità? Chi fa domande dà fastidio, chi si mostra originale va soppresso. Oggi vale solo la moda dell'omologazione e del perbenismo, la fiera del pensiero unico e della massificazione. Il bambino che chiede, che vuol sprizzare gioia, che vuole vivere la sua età più bella dà fastidio. Perché suscita lo sgomento dei benpensanti. A parole si venera un Dio d'Amore ma in realtà si pensa solo al proprio ego e al benpensantismo.
Tuo figlio è vivace, non si ferma mai? Benissimo, il Ritalin è quello che fa per te. Questa portentosa medicina renderà il tuo bambino il più giudizioso dei figli. Non disturberà più mentre la sera guardi la Tv, non giocherà più mentre frequenti il jet-set. E se proprio non capisce le vecchie botte sono sempre di moda. Umilialo un po, fallo piangere davanti a tutti e vedrai che la prossima volta non muoverà un capello, sarà bravo, bravo vicino a te. Un pupazzo da esibire davanti a tutti, il proprio figlio 'cand'è bell'. E i complimenti della gente bene sono salvi, il fastidio dei benpensanti è stato rimediato. Un diluvio di Ritalin, di sberle e di umiliazioni e tutto si risolve!
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