Commemorazione di Giovanni Falcone

Pensa ... ma non troppo e non con la tua testa

Durante la commemorazione di Falcone nell'aula bunker di Palermo un giovane ha inchiodato il ministro dell'Interno alle responsabilità della classe politica italiana. E' stato insultato e deriso.
31 maggio 2007

La scuola elementare del mio paese è vicinissima a casa mia. Sono nel mio studiolo, le finestre sono spalancate per permettere al calore e alla luce del sole di entrare nella stanza e farmi compagnia. Un'oretta fa, mentre mi accingevo a iniziare la giornata, insieme alla luce solare è entrata un'aria gaia e allegra. Erano le voci di alcuni bambini della scuola elementare che cantavano in coro. Dopo qualche secondo realizzo che stanno cantando Pensa, la canzone portata allo scorso festival di Sanremo dal giovane Fabrizio Moro e dedicata alle vittime della mafia. Magari è stata la maestra a chiedere di cantarla, magari ha anche parlato del significato profondo di quella canzone. Avrà parlato ai suoi alunni di mafia e di senso civico, di Falcone, Borsellino, magari di Peppino Impastato a cui Moro a dedicato la canzone. Quei bambini potrebbero aver capito che Giovanni, Paolo, Peppino sono gli eroi buoni della situazione, che la mafia è cattiva.
"quei ragazzini domani cresceranno, diventeranno adulti. E quanti, tra gli adulti attuali, ricorderanno loro gli ideali e la sensibilizzazione di oggi? Quanti invece li inviteranno a coltivare i propri interessi egoistici, a non interrogarsi, a farsi i fatti loro davanti all'arroganza, al clientelismo, alla prepotenza illegale? Quanti li inviteranno ad essere cittadini onesti e responsabili e quanti che senza i favori del tal politico, senza la spintarella del partito non si va avanti?" sono alcune parole riportate nell'ultimo editoriale di PeaceLink, proprio in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. Mentre quelle parole comparivano sugli schermi dei computer collegati al sito di PeaceLink, a Palermo si realizzavano nell'aula bunker. Si sta svolgendo un dibattito(per una volta finalmente dibattuto ...) dal tema "L'italia che cambia: politica, istituzioni e società". Ora normalmente in questi dibattiti si susseguono alcuni interventi pieni di belle parole e nessuna sostanza mentre la grande maggioranza della platea si divide tra il sonno e il bar più vicino. Ma un ragazzo per una volta riesce a vincere la noia e mette in moto la materia grigia. E si fa una domanda molto semplice: loro vengono da Roma, dal parlamento, a parlarci di legalità e di mafia. Ma nessuno di noi è implicato in processi, nessuno di noi è mai stato condannato. Alcuni di loro si. E allora, si domanda il giovane studente, perché sono loro a fare la lezione a noi? Francesco Cipriano, 19 anni, decide di prendere la parola. Si alza in piedi e si rivolge al ministro dell'Interno Giuliano Amato. Francesco ricorda al ministro che in parlamento siedono 25 condannati e il presidente della loro regione è sotto processo per favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra. Conclude poi l'intervento con un piccolo appello: "Le do un suggerimento signor ministro: quando torna a Roma dica ai suoi colleghi che qui, a Palermo c'e' la mafia(ndr, siccome qualcuno ogni tanto si dimentica ...) ... nell'antimafia metteteci il cuore, lo stomaco, metteteci le palle". Insomma basta con le lezioncine, basta con le retoriche da cerimonia. Fate pulizia e una buona volta mettetevi in gioco, sporcatevi le mani con l'antimafia(e con la mafia ...), altrimenti meglio che restiate zitti. La risposta, stizzita, di Amato non lascia spazio a dubbi o fraintendimenti.
"non mi e' piaciuto affatto il tuo intervento sa gia' di 'capo populista'. Esprimi in modo unilaterale, retorico, emotivo, senza lasciare spazio per l'interlocutore, un sentimento giusto che e' diffuso, ma senza ragionarsi sopra e' un pericoloso esercizio che e' velenoso per la democrazia ... ho il coraggio di risponderti che devo distinguere tra condanne e condanne, ci possono essere condanne per reati minori che permettono, una volta scontata la pena, la piena riabilitazione, mentre altre condanne non portano alla riabilitazione. Se non fai questa distinzione, diventi un giustizialista ingiusto".
Quindi zitto e taci, ascolta i dottor Sottile e i don VasaVasa, tu sei giovane e inesperto, sei populista. Bisogna distinguere, noi lo sappiamo, tu devi imparare. Bisogna distinguere perché ci sono condanne e condanne. Magari il ministro si riferiva al suo collega di governo che un tribunale ha dimostrato essere stato finanziato dalla Sacra Corona Unita negli Anni Ottanta. Bisogna distinguere il suo caro vecchio segretario di partito che fuggì all'estero per scappare dalle condanne per corruzione che stavano arrivando. Bisogna distinguere perché ci sono le prescrizioni(e se non ci sono si può sempre scrivere una nuova legge) per corruzione e droga. Bisogna distinguere tra reato e reato. C'è il ragazzo che viene beccato a fumare uno spinello nei bagni della scuola e che viene arrestato davanti a tutti i professori e i suoi compagni. E ci sono la metà dei parlamentari italiani che sono cocainomani conclamati e per i quali si schierano tv, autorità per la privacy e truppe cammellate di ogni colore. C'è Emanuela, una ragazza di Pescara costretta a prostituirsi e barbaramente uccisa in casa, la cui storia può essere sbattuta in prima pagina. E c'è il figlio di un noto parlamentare, trovato ubriaco e con l'auto carica di droga dalla polizia, su cui bisogna stendere un velo di omertà.
Curioso che, pochi giorni dopo, la stessa scena si ripeta in provincia di Siena. Questa volta i protagonisti sono l'ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini e una professoressa di italiano e latino, Rosa Chricosta. Rosa ripropone esattamente la stessa domanda di Francesco Cipriano a Palermo "Perchè non licenziate i parlamentari condannati in via definitiva?" e poi "Ai ragazzi bisogna trasmettere il valore della legalità". La risposta di Fini è un attacco diretto e feroce contro l'insegnante: "Lei è un’insegnate militante. Pericolosa".

Pensa prima di sparare ... c...te.

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