Anno 2008
Alcuni segnali lasciano supporre che le prossime elezioni politiche si terranno nel 2008.
L’idea che Prodi possa governare fino al 2011 è una speranza che – per quanto si è visto - il premier può nutrire soltanto fra le mura di casa.
Si sa che il più urgente obiettivo del teatrino della politica è quello di fare la legge elettorale allo scopo di tagliare le ali. Da un lato verranno esclusi i ‘fascisti meno presentabili’ e una frangia di leghisti; dall’altro saranno tagliati quelli che – ben più numerosi e fastidiosi - non si dichiareranno fedeli alla politica di guerra di D’Alema e a quella economica di Bersani e Padoa Schioppa.
Quindi, più che dei partiti veri e propri, il Palazzo terrà alla larga da sé quei modi pensare non conformi alla marea della routine.
Forse l’unica alternativa alle elezioni nel 2008 è quella che ci sia un qualche motivo, una giustificazione al fine di costituire un governo di emergenza oppure di larghe intese. Anche in questo caso le ali sarebbero tenute fuori, ma così non si andrebbe tanto per il sottile e verrebbero esclusi interi partiti. Un tale governo, se fosse guidato da un presidente del consiglio molto gradito alla platea, potrebbe far slittare in avanti le elezioni.
Uno dei segnali – di cui accennavo in apertura – è la candidatura e quindi la designazione dell’Italia ad ospitare il G8 del 2009. Si suppone che i nostri politici per quell’epoca non intravedono più un governo come questo, appeso a un filo, bensì uno che abbia un minimo di credibilità al di là della pianura Padana.
Un altro segnale è stato dato dall’accelerazione per la designazione di responsabile del Partito democratico. Nel giro di quattro giorni si è passati dalla prospettiva di tenere in ottobre delle primarie aperte, all’incoronazione in pompa magna del ‘candidato Veltroni’.
E per ultimo, l'accordo sulle pensioni con i tre sindacati, previsto con un meccanismo che lo vincola alla finanziaria, traghettando quindi il Governo fino alla conclusione dell'anno.
Se le cose stanno così, il ruolo della cosiddetta sinistra radicale sarebbe di mera testimonianza anche se riuscisse nella remota ipotesi di presentarsi nel 2008 ben organizzata e credibile.
Ciò che amaramente balza agli occhi è che il voto del Movimento e della società civile (non politicamente apparentata) non interessa più nessuno. Anzi, i cittadini che ci si riconoscono vanno tenuti fuori. Bisogna farli sentire come dei marginali; persone e realtà sociali incapaci di esprimere i propri rappresentanti in Parlamento (come ad esempio i milioni di precari).
In altre parole, allo scopo di evitare - a monte - la sciagura che vengano nuovamente elette un paio di anime pie, il meccanismo stesso rende perfettamente inutile l’atto del voto da parte di chi è fuori dal coro.
Riepilogando:
se non si va a votare, si dirà ovviamente che è nostra stessa la colpa di non essere andati; se si va, si sa già dapprima che sarà un atto al più testimoniale se non inutile oppure – a mio avviso – dannoso, accreditando in tal modo un simile sistema.
3/7/7 – Leopoldo BRUNO
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