Mediamente ad un alunno per classe sono stati diagnosticati "disturbi di apprendimento"

25 marzo 2007
Prof.ssa Margherita Pellegrino

Egregio direttore,
sono un'insegnante delle superiori e da qualche anno mi ritrovo mediamente un alunno per classe al quale sono stati diagnosticati "disturbi di apprendimento". Alcuni di questi alunni sono seguiti dallo psichiatra, qualcun altro dallo psicologo; in ogni caso quello che ho osservato, è che questi ragazzi non hanno risolto i loro presunti "disturbi", in alcuni casi sono addirittura peggiorati, malgrado siano seguiti anche dall'insegnante di sostegno. La cosa sconcertante sono le affermazione degli "esperti " del settore che di dislessia, di iperattività ed altri disturbi non si guarisce. Così è normale non aspettarsi cambiamenti, come è diventato normale sentire qualche insegnante dire che quell'alunno particolarmente vivace forse è " iperattivo" e che quello che scrive male o fa fatica a leggere in realtà è "dislessico", che quello che non capisce forse è il caso di segnalarlo alla psicologa.

Sono iperattivo Il modo di pensare degli insegnanti è stato cambiato e la cosa che fa paura, è che nessuno si chiede se qualcuno da qualche parte non stia prendendo delle grosse cantonate vista la scarsa scientificità delle modalità di diagnosi di questi "disturbi di apprendimento" e delle conseguenti soluzioni che nei fatti si rivelano non soluzioni e addirittura non ci si aspetta neanche che risolvano alcunché.

Io mi chiedo come si può tollerare, alla luce di quanto sopra e di quanto è successo in altri paesi a causa di queste diagnosi e conseguenti "terapie", che venga angelicamente annunciato che l'ADHD è diventata una tra le priorità del nuovo Piano strategico nazionale per la salute mentale nel nostro Paese.
Fino a qualche tempo fa la stampa riportava che in Italia i bambini affetti da ADHD erano circa il 4% della popolazione giovanile, ora invece le stime sono dello 0,5/1%, come mai questa improvvisa regressione del fenomeno?

Non sarà questa una delle tante manovre messe in atto per far passare più facilmente screening, diagnosi e trattamenti di ADHD o di altri "disturbi"?

Stanno cercando di rassicurare l'opinione pubblica con affermazioni come quella del direttore del dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità Stefano Vella, quando dice che grazie all'istituzione del Registro nazionale del Ritalin, non ci sarà nessuna improvvisa epidemia di ADHD che farebbe aumentare di colpo il numero dei bambini affetti da questo disordine e, di conseguenza, porterebbe alla prescrizione di Ritalin senza controllo.

Il responsabile del Registro nazionale ADHD, Pietro Panei dall'altra, nella presentazione degli ottanta centri autorizzati alla somministrazione del Ritalin afferma: "In ogni caso: se ci risultasse che in un centro si fanno troppe diagnosi o troppe poche noi interverremo".

Stabilito d'ufficio a livello nazionale la quantità di bambini affetti da questo disturbo, se ci fossero degli scarti in difetto o in eccesso sappiamo che qualcuno interverrà, questo ci farà fare sogni tranquilli perché la situazione è "sotto controllo".

Ancora più rassicuranti sono stati i chiarimenti sulle modalità di diagnosi. Verranno utilizzati tutta una serie di test " scientifici" cui viene sottoposto il bambino i genitori e gli insegnanti. Il test principale per l'individuazione dell'ADHD contiene le domande "scientifiche" che vanno da:

- quando parla sembra non ascoltare?
- non riesce a stare in silenzio: parla troppo?
- da seduto giocherella con le mani o con i piedi o non sta fermo e si dimena?
- interrompe o si intromette (per esempio nelle conversazioni o nei giochi con gli altri)?
- ecc.


Si baseranno anche su come il bambino si vede, asserendo che: "E' lui la fonte davvero attendibile dei suoi sentimenti e delle sue preoccupazioni".

Tra le altre cose è stato evidenziato dagli "esperti" del settore, che il "50 per cento degli iperattivi è anche oppositivo, altri hanno un disturbo d'ansia associato".[1].

Penso che sia sano e non patologico che ad un bambino di sei anni sottoposto a tale stress venga l'ansia o magari si opponga.

In venti anni circa di insegnamento quello che ho visto è che sempre meno risorse vengono destinate alla scuola. Finanziaria dopo finanziaria viene ridotto sempre più il numero di insegnanti ed aumentato il numero di alunni per classe al punto che ora in ci ritroviamo classi con trenta alunni, che in una prima superiore vuol dire notevoli problemi didattici e disciplinari, perché è difficile fare lezione a così tanti alunni che per di più provengono da scuole diverse con conseguenti livelli di apprendimento diversi. Il diritto allo studio è diventato il diritto a frequentare una scuola, non ci dobbiamo stupire poi se le percentuali di bocciati aumentano e la dispersione scolastica dilaga.

Invece di intervenire efficacemente per migliorare i problemi dell'istruzione, aiutare i giovani nelle loro problematiche familiari e sociali, combattere efficacemente la cultura e l'uso delle droghe diffuso nelle nostre scuole e nella società, quello che viene dato alle nuove generazioni sono diagnosi e terapie.

Note: [1] la Repubblica, supplemento Salute del 15/03/2007

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