Di screening in screening
Riceviamo e - volentieri - pubblichiamo questa lettera della Prof.ssa Margherita Pellegrino la quale richiama l'attenzione sui progetti di screening nelle scuole per l'individuazione di "disturbi di apprendimento".
sono un'insegnante di una scuola media superiore. Ho notato che stanno continuando a fare progetti di screening nelle scuole per l'individuazione di "disturbi di apprendimento".
Uno dei tanti e quello che e stato condotto su bambini della prima elementare di sessantasei plessi scolastici di Modena, secondo il quale a detta degli "esperti" il 20% circa di questi alunni e a rischio di dislessia[1]. Questo risultato ottenuto mediante un test consistente in un "dettato di 16 parole" per misurare le capacita di letto/scrittura, non fa altro che dire che il 20% di questi bambini ha carenze nella lettura e/o scrittura di alcune parole e allora?
Perché tanta enfasi e tanto allarme? Non c'è bisogno di accurate indagini per avere queste informazioni, qualsiasi maestra ha avuto sotto gli occhi queste situazioni da anni e sa che questi errori, andando avanti diminuiranno o non ci saranno più, cosi come è successo ad ognuno di noi nel suo percorso didattico e della vita.
Questi sono bambini che hanno appena messo il piede nella scuola e sui quali prima ancora che inizino ad apprendere, vengono puntati su di loro i riflettori per individuare coloro che sbagliano a scrivere o leggere qualche parola, per dimostrare poi che soffrono di disturbi di apprendimento, che sono dislessici e che su di loro vanno fatti interventi correttivi.
Le conseguenze di questi screening e soprattutto gli interventi suggeriti ed attuati da questi esperti, sono sotto gli occhi degli insegnanti e dei genitori da diversi anni.
Anche quest'anno come negli anni precedenti, mi sono ritrovata, purtroppo mediamente due alunni per classe etichettati dislessici o iperattivi. La differenza tra loro e gli altri studenti e che loro hanno un atteggiamento mentale di sfiducia, di enorme insicurezza, sono affiancati da un'insegnante di sostegno, il che dice chiaramente ai loro compagni, agli insegnanti e a tutta la scuola, che loro sono "gli anormali, gli incapaci, i malati mentali, i diversi, quelli che sono li per compassione, ma che non dovrebbero esserci perché non capiscono niente", ed alla fine riceveranno solo un attestato di frequenza visto che non hanno imparato niente e non ci si aspetta che imparino niente, non gli si può dare un diploma. Hanno notevoli lacune accumulate in tutti questi anni di scuola nei quali e stato l'insegnante di sostegno a scrivere per lui, a leggergli il testo (seguendo le indicazioni degli esperti, perché quegli alunni con questi "disturbi di apprendimento", non devono leggere, non devono scrivere, se non col computer, non devono fare calcoli ecc,).
Una mia alunna alla quale avevo dato alcune pagine da studiare, il giorno dopo mi ha detto che non le aveva lette perché lei e dislessica e non deve leggere e che non devo pretendere che lei legga o scriva quando non c'è l'insegnante di sostegno, naturalmente pur con notevoli carenze e lacune in tutte le materie, alla fine dell'anno e stata promossa perché, "non si poteva pretendere che sapesse come gli altri".
Questi sono i risultati e alcuni degli "interventi correttivi e riabilitativi" di cui parlano questi esperti.
Non e questo forse un modo di inculcare l'idea di incapacità in uno studente e renderlo dipendente dall'insegnante e realmente incapace?
Tutto questo in un contesto in cui l'elevato numero di bocciati dovrebbe farci porre seriamente il problema della didattica. In una mia seconda (superiore) su 26 alunni soltanto otto sono stati i promossi, diciotto hanno registrato un insuccesso (di questi, undici rinviati a settembre, cinque i bocciati ed uno ritirato) e questa non era una delle classi peggiori.
Quali sono i corsi di aggiornamento per gli insegnanti? Quali sono le proposte di intervento per migliorare l'istruzione? Quale è l'addestramento che viene dato nelle università e agli insegnanti di sostegno? Infine, dov'è vengono investiti i fondi per la ricerca e per migliorare le competenze didattiche degli insegnanti?
Gran parte delle risorse destinate all'istruzione vengono investite in screening come quello di cui sopra e in corsi di aggiornamento per addestrare gli insegnanti ad individuare i disturbi di apprendimento nei loro allievi cosi che vengano tempestivamente segnalati al neuropsichiatra infantile e alle Asl.
In cantiere ci sono piani come quello recentemente pubblicato dall'agenzia sanitaria e sociale della Regione Emilia- Romagna, il Dossier N.160/2007 "Politiche e piani d'azione per la salute mentale dell'infanzia e dell'adolescenza", uno dei tanti che stanno cercando di attuare nel nostro paese, un piano che non e altro che la traduzione del "Child and Adolescent Mental Health Policies and Plans" della psichiatria americana, nel quale sono espressamente dichiarati i fini che intendono raggiungere: individuare precocemente attraverso screening le malattie mentali dei minori che in molti casi vengono considerati "erroneamente" come persone che non si "impegnano abbastanza" o che "creano problemi".
Non abbiamo bisogno di aumentare la schiera degli invalidi e di trasformare le nostre scuole in anticamera dei reparti di neuropsichiatria infantile della città.
Grazie a questi screening ed a queste strane teorie che si sono dimostrate fallimentari, il livello dell'istruzione si sta abbassando sempre di più e sarà difficile un cambiamento di tendenza se queste cose non verranno fermate e non si cambierà direzione.
Di sicuro c'è bisogno di migliorare la didattica e di apportare cambiamenti nelle metodologie di insegnamento soprattutto ai livelli di scuola elementare e media.
I bambini e gli alunni in genere non hanno disturbi di apprendimento, soffrono della mancanza di metodi didattici e di studio efficaci che permetta loro di apprendere agevolmente e di diventare cittadini competenti e produttivi.
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