Gli strumentali attacci all'ARCI di Libero e Il Giornale

Quell'orrendo crimine della socialità ...

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.
19 dicembre 2008

Questa frase è stata pronunciata dall'ufficiale nazista Joseph Goebbels durante il processo di Norimberga. In poche parole è riassunto tutto il meccanismo di propaganda e di plagio delle menti del Terzo Reich. Basta individuare un nemico e accusarlo di qualsiasi crimine o pericolo, e ripetere le falsità 'cento, mille, un milione di volte'. La gente comincerà a crederci e qualsiasi menzogna si imporrà come verità.

Le falsità e le menzogne, le strumentalizzazioni che in questi mesi stanno colpendo l'ARCI e i suoi circoli non possono che far pensare ad una colossale opera di insulto e attacco degno di un apparato della propaganda.

I due quotidiani Libero e Il Giornale, tanto vicini ideologicamente quanto guardingi e cagnesci l'uno verso l'altro, improvvisamente nelle ultime settimane hanno trovato un nemico comune da combattere: l'ARCI. Il primo attacco recente è venuto dal quotidiano di Feltri, che in prima pagina, ha accusato un circolo di Milano, assieme al Naga (una onlus che assiste i migranti ) di aver redatto un manuale dell'illegalità. Nelle pagine prodotte dalle due associazioni, scandalo e vergogna dell'organo di stampa dei monarchici italiani, si informano i migranti su quali sono i loro diritti e come difenderli. Addirittura dagli abusi della burocrazia e delle forze dell'ordine. Probabilmente il pestaggio e la ragazza denudata e sbattuta in cella a Parma e i frequenti pestaggi di migranti per Feltri sono esempi di civile convivenza e difesa della legalità. Così come lo sfruttamento nei campi pugliesi (ma non solo) per turni di lavoro massacranti, sottopagati e in nero sono competitività produttiva nel sistema economico nazionale.

Esattamente una settimana dopo Il Giornale torna sull'associazione e lancia l'ultimo (ci sono precedenti nei mesi scorsi ) attacco. Parole di una violenza inaudita nelle quali l'ARCI diventa lo snodo di ogni illegalità e abuso italico. Descrivendo, fin nei minimi dettagli, una serata presso il circolo Magnolia di Milano a base di superalcolici, droghe e sballi vari. Sostanze legali, ma senza scontrino o alcuna ricevuta fiscale, e illegali. Una situazione che sarebbe preoccupante e inquietante, quasi verosimile, se non fosse che quella serata non c'è mai stata. Come ha dichiarato il presidente, la sera citata da Il Giornale il circolo era chiuso. Strumentale, e parziale, appare poi il riferimento al club di Genova che organizzava orgie e aveva ottenuto l'accreditamento come circolo ARCI. Dopo aver ironizzato in maniera grezza e banale, attaccando uno dei principi dell'associazione (la coesione e l'aggregazione sociale), il quotidiano non ricorda minimamente che, poche ore dopo l'intervento dei Carabinieri, l'accreditamento fosse stato prontamente ritirato, ponendo fine ad un raggiro che ha colpito l'associazione stessa per prima.

E' stato questo il terzo attacco in pochi mesi. Alcuni mesi fa, quando alcuni campi rom furono incendiati in tutta Italia, Il Giornale trasformò in una colpa la presenza di un operatore ARCI durante uno degli episodi. L'operatore fu definito un testimone totalmente non credibile, arrivando a teorizzare una 'industria della paura' ordita dai comunisti, con incendi realizzati ad hoc per attaccare il Governo Berlusconi e l'estrema destra. Accuse che, mosse da chi sulla paura del diverso, dell'immigrato, del musulmano vive e prospera da anni, appaiono decisamente squallide e fuori luogo. Perché l'ARCI, così come altre associazioni ed enti, non si trova nei campi rom per caso ma per una scelta di solidarietà e principi sacrosanti. Principi di integrazione multietnica, rispetto dei diritti, vicinanza con i più deboli ed emarginati della società. Parole che probabilmente ai frequentatori dei salotti televisivi e del jet-set mondano, sordi e ciechi di fronte alla società e alle sue istanze, appaiono terroriste e pericolose. E i salotti televisivi ci conducono direttamente al terzo attacco, insieme ad altri quotidiani e non solo, all'ARCI. Il principe dei salotti televisivi, Bruno Vespa, nei mesi scorsi ha pubblicato l'ultimo dei suoi libri. Affermando di essersi accostato alla società per far rinascere il giornalismo d'inchiesta sparito dalla cronaca italiana (Gomorra non è mai stato pubblicato ...). Vespa aggiunge di essere stato nei supermercati, a Lampedusa, a Napoli tra i cumuli dell'immondizia e in migliaia di altri posti. Nessuno l'ha mai visto ma tutti gli house organ dell'informazione mainstream si sono avventati a osannarlo e a diffonderne il sacro verbo. E, ovviamente, tra un'associazione che sono anni che vive coi migranti e i poveri della società italiana, che ne difende i diritti e ne vive le difficoltà, le sofferenze, l'esistenza quotidiana e un prezzolato opinionista, si sceglie il secondo. Le cifre, estrapolate non si è mai saputo da dove, di Vespa sono diventate l'ennesima occasione per attaccare l'ARCI e le altre realtà della solidarietà italiana.

Il durissimo comunicato stampa dell'ARCI dei giorni scorsi, non ripreso da nessuno, rappresentano l'indignazione per lo squallore, la strumentalizzazione e il degrado. Un degrado ancora più squallido nell'accertare che gli articoli del quotidiano del fratello del Presidente del Consiglio dei Ministri non giungono a caso. E hanno due mandanti ben specifici: un'associazione di esercenti, che si sente minacciata dalla socialità creata nei circoli ARCI, e uno specifico provvedimento governativo. Così come ricorda l'ARCI stessa, l'articolo di una delle ultime leggi emanate realizza una stretta verso le associazioni che forniscono servizi ricreativi e luoghi di incontro e aggregazione sociale.

I circoli ARCI, così come molti centri sociali e sedi di associazioni e movimenti, sono luoghi dove ci si incontra, ci si conosce. Ma soprattutto ci si confronta, si scambiano opinioni, si diffondono idee e pensieri. Per colui che ha definito la Costituzione Italiana 'sovietica', che ha tentato e tenta di piegare il diritto ai suoi interessi personali, che considera la cultura un peso e un costo inutili e una scimmia fallita il più grande statista del XXI secolo, tutto questo è pericoloso. Negli anni scorsi l'ARCI e i pacifisti, tutti coloro che si opposero al crimine della guerra e della morte infinita (sono agenzie governative statunitensi ad aver affermato che la guerra imperiale continuerà per decenni ...), furono definiti terroristi. Pericolosi criminali (magari da manganellare e pestare come suggerisce Cossiga, che è arrivato ad invocare violenza anche contro la Caritas e la curia di Milano, sicuramente luoghi di ritrovo di terroristi emuli di Al Qaeda... ) come coloro che difendono la cultura e l'istruzione pubblica, la salute e la propria libertà personale, come i migranti che chiedono dignità e diritti in quanto esseri umani e persone.

E' troppo facile per i vari Fini, Schifani (qualcuno comunque spieghi loro che Hitler gasò e incenerì non solo ebrei, ma anche altri popoli, dissidenti politici, omosessuali, religiosi vari, comunisti, oppositori ...) e compagnia danzante condannare e rinnegare i crimini di sessant'anni fa. Ma la dignità umana, il diritto alla vita e alla libertà vanno tutelati oggi, adesso. Il pensiero libero e creativo, il dissenso, non sono crimini. Sono l'aria che respiriamo, sono la speranza e gli ideali di ogni persona. Sono il motivo stesso per cui viviamo.

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