Dietro il delitto Spampinato, Cosa Nostra. È questo l’esito dell’ultimo libro inchiesta di Carlo Ruta

3 gennaio 2009
Gianluca Floridia
Fonte: L'Isola Possibile. Rivista mensile siciliana de "Il manifesto"

La mafia a Ragusa esiste? Questa è la domanda che, in modo ricorrente, attraversa l’anima del giornalista, dello scrittore, del sindacalista, fino al semplice militante del sud-est siciliano. E la risposta è da sempre prudente, quasi a non voler sgretolare certezze granitiche e luoghi comuni che vogliono la provincia iblea icona e simbolo di una “zona franca” dalla presenza mafiosa. Ma questo non per Carlo Ruta, storico e coraggioso giornalista d’inchiesta, che con il suo nuovo lavoro, “Segreto di Mafia”, mette a nudo con l’insistenza e la tenacia dello studioso, le radici della malavita organizzata in provincia di Ragusa.
L‘analisi del fenomeno parte proprio da un fatto storico inconfutabile: l’uccisione di una delle più promettenti firme del giornalismo siciliano, Giovanni Spampinato, ventiseienne collaboratore dell’Ora e dell’Unità, figlio di un comandante partigiano della Resistenza. Una vita e un delitto che si intrecciano con quelli di un noto antiquario, l’ingegnere Angelo Tumino, che bene rappresentano l’incontro tra l’interesse determinato per gli oggetti di altissimo valore e contenuto storico, il fenomeno del contrabbando dei tabacchi, fonte di arricchimento per Cosa Nostra negli anni ’60-’70, e l’archeomafia, termine che riassume bene mercato illegale, ieri di sigarette oggi di narcotici, e strumenti di riciclaggio in un binomio atto a realizzare l’obiettivo principe delle organizzazioni criminali di stampo mafioso: l’accumulo di capitali illeciti.
La parabola viene messa in luce dalla parola efficace e chiara di uno storico e giornalista dei nostri giorni, Ruta, che non si rassegna all’idea di eludere le domande sulla morte del giovane Spampinato, figlio della Sicilia più profondamente a Sud, dove è plausibile che la calma apparente e l’invisibilità, garantita dal “Cono d’Ombra”, non sia passata inosservata proprio alla mafia dell’Occidente siciliano, sovente sotto i riflettori di delitti eclatanti. Di certo non poté passare inosservata ai boss Gambino, appartenenti all’ala perdente di Cosa Nostra e sotto il tiro dei feroci Corleonesi in ascesa, o degli stessi Salvo di Salemi che proprio per questo proiettarono i loro interessi economici in zone lontane dal “rumore” palermitano, scegliendo in particolare Vittoria e affiliando i capomafia locali, come i Gallo, per impedirne il contatto con i Madonia e Santapaola, alleati di ferro dei Corleonesi.
Affari di miliardi di vecchie lire, decine di milioni di euro attuali, venivano coperti dal “cono d’ombra” che tale doveva rimanere fino a quando, tra gli anni ’70 e ’80, Cosa Nostra lascia il tabacco per i narcotici, e si spengono le speranze di speculazione sul possibile indotto della base missilistica nucleare più grande d’occidente, quella di Comiso, dove si afferma invece il più importante movimento pacifista d’Europa, che contrasta le mire egemoniche degli Stati Uniti e, di riflesso, della mafia siciliana. Un trapasso che segna l’abbandono degli interessi grossi di Cosa Nostra per gli Iblei, come con puntualità spiega Ruta, da storico del fenomeno mafioso.
“Chi sbaglia paga”: questa è la rigida regola di Cosa Nostra che non perdona rivendicazione di diritti negati, come deve essere stato nel caso del noto ing. Tumino, essendo il mondo parallelo delle mafie un mondo dove l’inganno e l’impostura sono i veri significati della parola “onore”. Questa deve essere stata, secondo l’autore del libro, la legge che può aver decretato la morte del Tumino così come quella del giovane intellettuale Spampinato, sulle orme di un altro giovane, Roberto Campria, al contempo carnefice del giornalista e vittima di un allora miliardario giro di affari. Un giovane fragile, il Campria, che avrebbe potuto rivelare allo Spampinato, amante della verità, informazioni significative per decodificare l’incrocio tra il mondo dell’antiquariato, dell’archeologia e il contrabbando di sigarette, imperante nelle coste scarsamente controllate del sud-est siciliano.
Delitto passionale, delitto inconsapevole e incosciente, quello che stroncò la vita di una delle promesse del nostro giornalismo. Questo, il “Cono d’ombra”, prima ancora degli inquirenti, sentenziò essere il movente e quindi l’esito di una vicenda ben più complessa.
Le parole di Carlo Ruta restringono ancora una volta con forza il raggio del Cono del Silenzio, illuminandone aree riposte, esponendo fatti e rivolgendo domande intrise di logica e desiderio di verità. Domande scomode per una provincia, quella ragusana, un po’ troppo “babba” per giri di affari documentati addirittura tra i più grandi, negli anni 60-70 dell’ìsola. Domande scomode per le banche, da sempre interessate, come aveva capito il generale Dalla Chiesa, a non interrogarsi sulla provenienza del denaro che arriva e deve essere prontamente investito! Troppo scomode per non espungere da questo delicato equilibrio della Ragusa scevra dalla criminalità organizzata un giovane giornalista, rigoroso e dedito alla ricerca della libertà, consapevole che questa può essere garantita solo dalle inchieste e dalle indagini più rischiose. Quelle appunto di Giovanni Spampinato. Quelle di Carlo Ruta!

Articoli correlati

  • Gli studenti di Casal di Principe ricordano il sacerdote martire
    Sociale
    Trent'anni dopo l'omicidio di don Peppe Diana

    Gli studenti di Casal di Principe ricordano il sacerdote martire

    La figura di don Peppe Diana rappresenta un simbolo di speranza e di resistenza alla camorra. La sua memoria è un monito costante contro l'indifferenza e la complicità, invitando ciascuno di noi a non tacere di fronte alle ingiustizie.
    19 marzo 2024 - Redazione PeaceLink
  • Quello che Peppino Impastato ci ha lasciato in eredità
    CyberCultura
    Tre prompt a ChatGPT e tre risposte dell'Intelligenza Artificiale generativa

    Quello che Peppino Impastato ci ha lasciato in eredità

    "Oggi, la sua eredità è ancora molto viva e può dare un senso alla vita di un giovane. Peppino Impastato rappresenta un'alternativa alla criminalità organizzata e alla corruzione. La sua storia è un richiamo alla responsabilità individuale e alla necessità di impegnarsi attivamente".
    16 marzo 2024 - Redazione PeaceLink
  • Oggi parliamo di Borsellino
    Sociale
    Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino veniva ucciso dalla mafia nella strage di via D'Amelio

    Oggi parliamo di Borsellino

    Salvatore Borsellino, fratello minore di Paolo Borsellino, si è dedicato attivamente alla sensibilizzazione delle coscienze e alla mobilitazione contro la mafia. «Non vogliamo che ci siano avvoltoi in via D’Amelio – ha detto –, ipocriti che portino corone e onori fasulli».
    19 luglio 2023 - Riccardo Orioles
  • Parte con una fiaccolata la settimana della Legalità a Palagiano
    Sociale
    In provincia di Taranto

    Parte con una fiaccolata la settimana della Legalità a Palagiano

    Alla fiaccolata parteciperanno le scolaresche. Gli alunni hanno preparato cartelloni e altro materiale che esporranno durante la fiaccolata. Insieme a loro ci saranno anche i genitori, le associazioni del territorio e le autorità.
    14 maggio 2023 - Redazione PeaceLink
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.17 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)