L'approccio attivista in tutela dei fondamentali diritti della persona

Amnesty International per i Diritti Umani

L’attivismo contro la pena di morte
Laura Tussi28 settembre 2009

L’approccio attivista contro la pena di morte da parte della legislazione internazionale, ma anche delle associazioni e organizzazioni che la contrastano, durante questi ultimi cinquanta anni, ha reso noto ed ha manifestato il concetto base per cui ci si oppone alla pena di morte.
Risulta molto chiara la posizione di Amnesty International quale questione di principio contro la pena di morte, non degna di paesi civili.
Amnesty è un’associazione nata quarantatre anni fa per tutelare e difendere i diritti umani e da parecchio tempo lavora su tali tematiche, alla base dello statuto della Dichiarazione Universale dei diritti umani. Amnesty sul piano operativo ha introdotto tecniche particolari all’interno dell’attivismo di opposizione alla pena di morte, e nel suo operato, in concreto, cerca di salvare il numero maggiore possibile di vite umane condannate a morte e questo è un lavoro svolto dagli attivisti che operano nell’ambito dei gruppi, delle strutture e delle articolazioni territoriali di Amnesty. Tutte queste attività si concretizzano con l’invio di petizioni, di lettere, di appelli, di raccolta di firme indirizzate alle autorità che detengono o che hanno condannato queste persone. In Lombardia esistono parecchi gruppi di operatori attivisti di cui la metà svolge azione specifica contro la condanna alla pena di morte e si occupa di alcuni di questi casi o svolge azioni urgenti relativamente a persone detenute e a rischio di morte.

Educazione ai diritti umani

Il problema della pena di morte costituisce per Amnesty International una questione fondamentale, quale violazione terribile e barbara dei diritti fondamentali della persona e l’impegno contro l’abolizione della pena di morte significa anche mobilitarsi per la diffusione e la promozione di una cultura dei diritti umani: solo questo afferma quanto è rilevante il tema della tutela dei diritti inalienabili dell’uomo, anche per le attività di educazione ai diritti dell’individuo umano, impegno che presso l’Associazione sta acquistando un’importanza ed un significato sempre maggiori. Gli obiettivi principali dell’impegno e dell’attività di Amnesty si evincono dal considerare la pena di morte una terribile vendetta di Stato, che non ha a che fare con la giustizia, ma è veramente una sorta di omicidio amministrativo che non risolve certo il problema della ferita al corpo sociale, inferta dall’atto delittuoso, vale a dire l’offesa che il crimine porta alla società, viene da questa forma di omicidio supplementare in realtà ancora approfondita e ulteriormente acutizzata.
Amnesty International contro la pena di morte conduce una campagna permanente che ha sia l’aspetto dell’impegno assiduo e quotidiano per salvare vite umane e quindi di evitare il maggior numero possibile di esecuzioni, ma anche poi l’altro aspetto consiste nel lavoro all’interno della tutela internazionale dei diritti umani, ossia di quelle norme che gli stati reciprocamente si danno per difendere i diritti basilari ed inalienabili di donne, bambini, uomini. E’ proprio una caratteristica essenziale della strategia abolizionista quella di rendere la questione della pena di morte un affare internazionale, ossia una questione con una rilevanza che oltrepassa l’ambito d’azione e quello della sovranità esclusiva dei singoli stati

I tre livelli dell’impegno umanitario

Sussistono più livelli nella strategia abolizionista di Amnesty e delle altre organizzazioni che si battono contro la pena di morte. Il primo livello d’azione è quello delle vite da salvare. Il secondo livello d’azione consiste nel cambiare quelle regole che permettono agli Stati che mantengono la pena di morte di continuare ad applicarle e di eseguire le sentenze.
Il terzo livello consiste nel costruire una cultura ed un’educazione ai diritti umani, in cui non vi sia spazio anche solo di ingiusta prevaricazione e volontà di annientamento della dignità dell’individuo.
L’ultimo livello forse consente di raggiungere traguardi definitivi perché quando le opinioni pubbliche divengono, a larga maggioranza, profondamente contrarie alla pena di morte, a quel punto, in genere, neppure i governi insistono nel mantenere in vigore quelle norme, regole e leggi che consentono di eliminare fisicamente una persona a seguito della decisione di un organo dello Stato.

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