Per uno stato sociale

È un periodo di intenso lavoro per il C.N.C.A. Molte sono le iniziative in cantiere e le prese di posizione su droghe, prostituzione, minori, povertà. Con un obiettivo ambizioso: fare del 2004 l’anno del diritto alla cittadinanza e alla felicità per tutti.
27 febbraio 2004
Lucio Babolin
Fonte: Cnca Newsletter, n.0. - 01 febbraio 2004

Il C.N.C.A. in questo periodo è un cantiere aperto.

Ce lo impone una situazione politica che va facendosi sempre più problematica man mano che il governo di centrodestra dispiega tutte le sue intenzioni in tema di politiche sociali. Tutto è rimesso in discussione: l’applicazione della 328 i cui decreti attuativi giacciono nei corridoi del ministero del Lavoro; il rapporto Stato-Regioni in relazione alle competenze reciproche in area sociale; la linea di non punibilità nel settore delle tossicodipendenze; la positiva esperienza, anche internazionalmente riconosciuta, dei Tribunali per i minorenni; la legislazione non proibizionista sulla prostituzione; la tolleranza zero verso le diversità etniche.

E, in questo scenario desolante, una significativa difficoltà del centrosinistra a distinguersi per capacità di proposta alternativa capace di aggregare la società civile che sempre più chiede e si aspetta qualche pronunciamento che abbia il sapore del riformismo popolare e democratico.

Ma preoccupazioni forse ancora maggiori incrociamo sul terreno più propriamente economico: dobbiamo prendere atto che l'inflazione reale viaggia attorno al 3-3,5%, l'occupazione ristagna, i prezzi viaggiano a mille senza che nessuno si ponga l’obiettivo di tutelare i consumatori, il deficit pubblico cresce anziché diminuire rischiando di ricollocarci al di fuori dei parametri europei, i salari perdono potere d’acquisto e le famiglie in situazione di povertà assoluta o relativa aumentano se si tiene conto della complessiva diminuzione del reddito delle famiglie come si ricava dalla recente relazione della Commissione ministeriale sulla povertà. E gli interventi previsti in finanziaria nascondono l’impotenza e la non volontà dell'esecutivo ad avviare politiche fiscali egualitarie e redistributive.

Ma anche lo scenario delle organizzazioni del privato sociale manifesta l’esigenza di una propria riprogettazione e ricollocazione strategica nel mentre entrano in grande sofferenza molti dei servizi di accoglienza anche residenziali a causa o del mancato invio da parte dei servizi pubblici o per i ritardi assolutamente ingiustificati nel pagamento dei corrispettivi.

Insomma la cultura liberal-individualista domina la scena e governa le politiche e la politica.

È per questo che abbiamo deciso di ridare slancio all’iniziativa che ci vede protagonisti nelle comunità locali e – sulla dimensione nazionale – nella difesa e tutela del pensiero critico (così come espresso da quel grande uomo del dubbio e della ricerca che è stato Norberto Bobbio) e delle persone deboli, dei diritti di cittadinanza resi esigibili, della lotta contro le povertà e l’esclusione sociale.

Stiamo tentando di farlo aprendo scenari, lanciando ponti, proponendo alleanze, individuando compagni di strada, scegliendo su più livelli i contenuti su cui riproporre logiche e culture di accoglienza e di accompagnamento.

Sul versante delle tossicodipendenze, dopo il documento politico del 26 giugno scorso e le iniziative in ogni regine d'Italia, abbiamo sottoscritto il documento sui dipartimenti con FeDerSerD e Fict e, sempre con loro, effettuato una conferenza stampa a Roma di denuncia della posizione annunciata dal Governo.
Il fatto decisamente più importante, però, è stata la ri-costituzione del cartello nazionale di "Educare, non punire". Il nuovo slogan che accompagnerà la campagna di informazione, la costituzione dei cartelli territoriali e le iniziative di approfondimento nazionali è "NON INCARCERATE IL NOSTRO CRESCERE". Un titolo fortemente evocativo sia del rischio "carcere" posto al centro della proposta di legge Fini, sia della possibilità non tanto remota che se approvata questa legge imponga uno stop allo sforzo di integrazione pubblico-privato che si sta sperimentando in molte realtà italiane e che ha dato importanti risultati in direzione del contrasto del fenomeno.
La nostra opposizione netta alla proposta del vice premier ha trovato il consenso di una vasta platea di organizzazioni della società civile, del privato sociale accreditato, della federazione degli operatori pubblici, delle comunità scientifiche, delle Regioni ed Enti locali (vedi notizia sulla conferenza stampa del 4 febbraio). Ciò ci induce a tenere alto il profilo dello scontro politico e ci convince anche del fatto, più volte richiamato da Luigi Ciotti, che questa proposta porterebbe come unico effetto il potenziamento delle organizzazioni criminali che già controllano il mercato degli stupefacenti.

La prostituzione ci sembra rappresentare, oggi, un altro confine sul quale si combatte una battaglia importante: contro la proposta di legge Fini-Bossi-Prestigiacomo (la cui discussione in commissione è prevista per il mese di marzo) abbiamo steso un documento politico e iniziato una campagna di sensibilizzazione in tutto il territorio nazionale, accompagnata dalla stampa del Libro nero e dalla denuncia della modalità di gestione della conferenza indetta dal governo italiano nell'ambito del semestre di presidenza dell'Ue gestita senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni del privato sociale, le sole che lavorano con le donne coinvolte nella tratta.

Abbiamo chiesto la disponibilità ad Acli, Movi, Agesci, Arci, Federsolidarietà, Fish per scrivere un manifesto contro l’esclusione sociale, incontrando nel Forum del Terzo Settore, reduce dalla sua assemblea elettiva nazionale, la disponibilità per il lancio di una campagna nazionale contro la povertà.

I bambini e gli adolescenti sono scomparsi dalla scena della politica e vi si riaffacciano solamente quando si tratta di assumere decisioni punitive e restrittive o di decidere l’eliminazione di luoghi di tutela e di garanzia (Tribunali dei minorenni).

Noi rilanceremo la sfida stendendo un mini viaggio nell’Italia dei gruppi e delle organizzazioni che hanno deciso di farsi carico delle loro fatiche per contestare queste non-politiche e questa scelta di abbandono.

E, infine, va ricordato il documento politico che abbiamo discusso e fatto oggetto di approfondimento in assemblea nazionale ed in fase di riscrittura e che rappresenterà la piattaforma del C.N.C.A. per l’anno 2004 che vorremmo far diventare l'anno dell’affermazione del diritto per tutti alla felicità e alla cittadinanza.

Vogliamo, da protagonisti, rimettere al centro dell’agenda le politiche sociali, lo stato reso sociale e amico dei cittadini, la lotta al disagio come strumento per maggiore democrazia, libertà e fattore di sviluppo.

So che ce la faremo e che questa nostra utopia potrà trasformarsi in realtà in forza e grazie all’azione quotidiana di uomini e donne che hanno scelto di stare ai confini, nei non luoghi, lì dove si gioca il futuro della nostra società.

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