Nani di Carta e Giganti d'Argilla
A dir la verità il termine pacifista non è sempre ben visto dai grandi imprenditori e negli ambienti della finanza e dell'industria; il pacifista è, come l'ambientalista, una persona sempre pronta a spiegare come accade che, se una delle parti si procura un guadagno, da qualche altra parte qualcuno deve perdere qualcosa. Si può perdere denaro, ma anche il rispetto di un simbolo, di un'idea, di una speranza, o della qualità della vita, dell’ambiente e dell’uomo, di oggi o di domani.
Gli intransigenti di qualsiasi fede non mi sono mai piaciuti, perché forti delle loro convinzioni, predicano senza più pensare, ma proprio perché credo che oggi sia necessario ricominciare a dare più spazio al pensiero, forse è giunto il momento di osare e di tirar fuori tutti un pizzico di un "sana intransigenza". Solo quel tanto che serve per non perdere di vista i diritti civili, quelli per cui hanno lottato tanti uomini che ci hanno preceduto, quei Diritti che, solo grazie alla loro perseveranza, sono riconosciuti dal diritto scritto, ma appartengono ormai al patrimonio culturale dell'Uomo.
Con questa ottica bisogna guardare dove vogliono portarci l'economia e la finanza che stanno governando il mondo. Bisogna guardare con un occhio meno approssimativo, più critico, un po' più saggio; per intenderci, con l'occhio di un padre di famiglia che lavora per crescere i figli, pensando al loro avvenire e al loro bene …
Perché il mondo che sarà, già lo stiamo vedendo, ci si presenta con un volto più maligno, più scuro di quello che ci mostrava solo pochi anni fa. Una terra, una natura, un'infinità di esseri umani che stanno improvvisamente cambiando, adattandosi ad un ambiente naturale più ostile, che forse sta reagendo all’aggressione fattagli, con un uso improprio della scienza, da un uomo che crede di essere il padrone di una casa in cui è solo ospite, per un tempo brevissimo.
Per decine di migliaia di anni l’uomo ha vissuto in simbiosi con la natura, prendendo a prestito solo quello di cui aveva bisogno per la sua esistenza, senza uccidere senza motivo, senza trasformare la natura per addomesticarla. Si riconosceva suddito e debitore della Dea Terra, del Sole o della Luna, che non trascurava mai di ringraziare con riti propiziatori.
Senza mitizzare il “buon selvaggio” e ricordando sempre quanti benefici ha portato lo sviluppo dell'economia per migliorare la vita della gente, si deve però notare che negli ultimi anni l' umanità ha subito una trasformazione tanto rapida che la mente dell'uomo non è stata capace di accompagnare con un'evoluzione del pensiero altrettanto lucida e veloce.
Gli ultimi secoli sono un tempo brevissimo durante il quale, su tutte le altre, ha preso il sopravvento un solo tipo di cultura, basata essenzialmente sul valore del denaro e sull’ esigenza di una progressiva evoluzione dell'uomo, inteso come individuo, che vuole ottenere sempre e subito il massimo vantaggio personale.
È proprio il sistema usato per raggiungere rapidamente un vantaggio personale che, in questi ultimi decenni, ha fatto impazzire l'economia mondiale, che si è piegata alla " voglia di fare soldi subito" con una speculazione finanziaria virtuale, piuttosto che impiegare anni di ricerca e di lavoro per arrivare ad una miglior ripartizione della ricchezza e delle risorse. La speculazione finanziaria si è tutta accentrata, così, nelle mani di una piccola casta, che possiede le maggiori imprese di tutti i settori della produzione, a cominciare dalle banche, per continuare con le fabbriche di armi, le industrie farmaceutiche, le industrie petrolifere e si potrebbe continuare fino ad arrivare al consolidamento e alla distribuzione di prodotti dei piccoli coltivatori della terra.
Per massimo vantaggio personale questa casta intende la realizzazione di un guadagno immediato e non ha importanza se questo guadagno è generato da un depauperamento delle risorse della terra o dell'uomo. Tanto è vera questa affermazione che si agisce contro la volontà manifesta di tante popolazioni facendo proliferare conflitti armati, deforestazioni e devastazioni ambientali, sovvenzionate da operazioni bancarie, spesso fallimentari, i cui costi vengono disinvolamente fatti ricadere dai governi sulle stesse popolazioni colpite, convinte dai media di dover rispondere, loro stesse, dei debiti e degli interessi accumulati.
Per rendere più chiare queste parole basti pensare che le spese militari globali del 2010, secondo quanto registrato dal SIPRI, Istituto Internazionale di Ricerche per la Pace di Stoccolma, ammontarono a 1.630 miliardi di dollari, poco più dell’anno precedente, malgrado la gravissima crisi economica già in atto.
Per avere un'idea di quanti soldi stiamo parlando, diciamo che, grosso modo, equivale al 70 % del PIL dell 'Italia ( che vale circa 1.800 miliardi di Euro).
Possiamo dire anche che secondo una ricerca dell'Università del Massachusetts ogni miliardo di dollari investito per spese militari produce 11.000 posti di lavoro. Gli Stati Uniti nel 2010 hanno speso 700 miliardi di dollari per spese militari che hanno prodotto circa 7,7 milioni di posti di lavoro.
Se gli stessi 700 miliardi fossero stati investiti in energia rinnovabile o in spese per l'istruzione avrebbero potuto creare rispettivamente 14 milioni o 20 milioni di posti di lavoro. Quindi non ci sarebbe stata nessuna crisi occupazionale.
Nello stesso 2010 in Europa le spese militari sono state di 376 miliardi ed in Italia di circa 37 miliardi di dollari: Queste sono state le uniche spese che nessun governo, nemmeno dopo il declassamenti di Standard & Poors ha voluto o potuto, finora, ridurre.
Per capire meglio il valore dei soldi:
con 37 miliardi di dollari in Italia sosteniamo un esercito di 180 mila uomini e donne che garantiscono la nostra sicurezza in tempo di pace, circa 7 mila persone sono in missioni di pace all'estero. Ipotesi per assurdo: se fossero validi anche in Italia i criteri di calcolo degli Stati Uniti, stornando solo il 30% delle spese militari, con la stessa spesa pubblica attuale, potremmo creare da 2 a 3 milioni di posti di lavoro. Vediamo quindi che le spese militari comportano un rischio non solo di vite umane ma, molto più freddamente, non permettono di creare quei posti di lavoro che gli stessi investimenti avrebbero prodotto se utilizzati in altri campi.
Ma non solo: Il “Global Index of Peace”, elaborato dall’omonimo Istituto australiano, ha calcolato che, in un 2010 senza guerre, l'economia globale sarebbe cresciuta di 8.000 miliardi di dollari : Due miliardi e mezzo sarebbero stati generati dall'impiego pacifico della spesa militare, come abbiamo detto sopra, ma ben cinque miliardi e mezzo sarebbero stati prodotti da un'economia che in tempo di pace tende ad una espansione spontanea.
Ma torniamo al nostro paese e alle effimere considerazioni che può fare quel buon padre di famiglia (che trovavamo sui nostri libri di economia del liceo e di cui nessuno ormai parla più) che fino a ieri vedeva milioni di persone che soffrivano fame e sete in tutto il terzo mondo e che oggi vede anche quella piccola parte di mondo ricco, dove vive, divisa nettamente: Pochissimi ricchi che hanno sempre più privilegi, una classe borghese ormai in declino, perchè molta gente non ha più lavoro e va ad aggiungersi ad una quantità di poveri sempre più grande.
Benché sui media se se ne parli poco, si riesce con una certa facilità a capire che movimenti del tipo “Occupy Wall Street” o degli indignati sono l'espressione più evidente di una disapprovazione del popolo per le scelte politiche effettuate da tutti i governi occidentali. Lo scorso novembre c'è stato un convegno a Milano in cui quattro premi Nobel hanno spiegato che per uscire dalla crisi economica mondiale basterebbe convertire le spese militari in welfare.
Proprio perché non vogliono o non possono prendere atto del buon senso del popolo e dei suggerimenti di economisti imparziali, tutti i capi di Stato soffrono una profonda crisi di credibilità. Non prendono misure idonee a reagire agli attacchi della speculazione finanziaria contro l'economia reale e conto il livello di vita dei cittadini, si rendono complici dell'aumento della disoccupazione, del potere di acquisto dei redditi, dei risparmi e dei servizi sociali e, per far quadrare i conti, aumentano le tasse.
Sembra impossibile che idee di buon senso, incontestabili e condivise da quasi ogni essere umano, possano restare inascoltate da tutti i politici. Tanto che credo che non serva neppure ricordare che basterebbero la metà dei fondi destinati alla guerra per ridurre della metà, in pochi anni, la povertà del mondo , né fare esempi che rendamo possibile capire l'enormità della spesa destinata a fare le guerre o a finanziare le banche.
Esiste una vera potente macchina che serve a mantenere il potere economico-finanziario, usata ormai come un normale strumento di marketing: si crea inquietudine, si crea il bisogno, si propone un prodotto e si vende, appena cala la domanda, si ricomincia il ciclo.
Il nuovo prodotto sarà un'altra guerra o un altro paese da devastare direttamente o indirettamente.
La tecnica è sperimentata, non sbaglia più ormai e agisce, oltre che con le guerre, con l’acqua, con l’energia, con le costruzioni o con i prodotti finanziari; ormai è facile capire come costruire il consenso o l'opposizione delle masse e prevedere le reazioni dell’uomo in ogni latitudine.
Chi osa parlare ancora di "morale" o di "etica professionale" viene immediatamente tacciato di essere un reazionario, legato alla vecchia economia, e di essere un ostacolo alla crescita economica. Così continueremo ad essere governati da nani, incollati alla poltrona, che travisano i fatti e mischiano le carte della politica, ignorando la volontà delle masse pur di far prosperare gli affari di quei giganti di argilla che li proteggono ma che con i primi temporali, si dovranno sciogliere come fango sotto la violenza dell'acqua.
Ma i primi temporali arriveranno solo quando si tornerà a dare alle parole il loro vero significato. Solo allora potremo tornare a sentir pronunciare la parola "Democrazia" con il giusto rispetto per la libertà dei cittadini e la loro uguaglianza di fronte alla legge e non si permetterà più che parole tanto nobili vengano usate impunemente per dare giustificazione a scempiaggini che offendono la vera "Democrazia".
Fino a quel tempo splenderà il sole sui giganti di argilla che resteranno solidi a proteggere i loro nani che all'ombra continueranno a fare una bella vita, raccontando che la bella stagione non finirà mai.
Con la stessa cifra (equivalente alla spesa mondiale di un giorno per mantenere gli apparati militari) si potrebbe in alternativa:
• Evitare il blocco del pagamento dell’inflazione alle pensioni degli italiani che guadagnano più di €. 1.400 lordi.
• Sostenere le spese di un anno di prevenzione della malaria ( un milione di morti ogni anno) e di cura delle 7,5 milioni di madri sieropositive.
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