L’economia della filibusta
Ci mostra come finiscono i progetti che ignorano i principi per cui esiste uno Stato sociale, quelli che dimenticano che lo Stato è al servizio dei cittadini, e non al servizio del denaro che dovrebbe restare confinato nel suo stretto ruolo di strumento di scambio, che deve rendere la vita più semplice e non deve, in nessun modo, assumere mai un’ importanza e un potere che non possono mai essere attribuiti a un "semplice strumento ".
Malgrado ciò, pochi uomini piccoli che non potranno mai crescere, stanno utilizzando la comunicazione e la psicologia delle masse per convincere tutto il resto della popolazione che non esiste alternativa alla strada tracciata da regole e leggi approvate dai governi nazionali e da istituzioni super-governative (gestite da un potere economico privato e da interessi personali). Qualsiasi altra strada è stata abilmente tenuta nascosta e “Guai” a tutti coloro che dicono di aver saputo che esiste un altro percorso, sono pericolosi populisti infiltrati dalla "antipolitica".
Ma l'immagine più triste che evoca la foto della torre spezzata è il rapporto di fiducia che negli ultimi venti anni ( ma anche nei quaranta precedenti e …. prima e prima ) è stato infranto, deluso, calpestato dai tanti uomini della politica che, con le loro scelte e con i loro comportamenti , si sono trasformati da “ rappresentanti ad antagonisti dei cittadini”.
Molti sono colpevoli per incapacità, paura, arrivismo personale, ma molti altri, i tanti che si misero onestamente al servizio del paese, sono stati semplicemente fagocitati da un sistema enormemente più potente di loro. Un sistema con una sola regola chiara: essere a favore e avere tutto o essere contrario.
È un sistema antico dove non serve dichiarare da che parte si sta, serve solo rispondere e obbedire quando si viene chiamati.
Solo pochi anni fa, quando cadde il muro di Berlino molti pensarono che il mondo stesse finalmente prendendo la strada giusta, quella senza nemici da combattere, quella che doveva portare finalmente alla pace tra i popoli e alla pace sociale, alla concordia, alla crescita del benessere. È durata, quest'illusione, un battito d'ala e subito il mondo ha ripreso a correre, nella stessa solita direzione.
Eppure sembra tanto facile prendere in considerazione solo pochi semplici concetti. Sabato abbiamo dovuto subire le angherie di uno dei tanti momenti di tensione, di terrore con cui l'uomo vuole sopraffare i propri simili, vigliaccamente colpendoli nei loro affetti, nelle loro speranze, nel futuro. I nostri figli e l'attenzione al futuro dovrebbero sempre ispirare qualsiasi progetto non solo quando ci si occupa di politica, di stato sociale, di rispetto dell'uomo o della cultura ma anche se ci si occupa di “fredda economia".
La vita non è mai stata facile: sono i ricordi di tempi duri che riempiono i libri di storia e di letteratura mentre il ricordo della felicità, che dura un attimo solo, è troppo breve e intimo e si racconta spesso solo con poche poetiche parole. Vediamo invece le lacrime nascoste a fatica nel ricordo di guerre, di fame, di soprusi, di fatica e lunghi viaggi o fughe. I tempi bui che viviamo oggi, non sono più oscuri di quelli già vissuti per tanti millenni.
Ma oggi, tutti sappiamo tutto, sappiamo se le cose vanno bene o se vanno male e perché. E conosciamo anche le cause che hanno ripetutamente portato a tanta sofferenza ed è proprio questa consapevolezza che deve spingerci tutti a comprendere che dobbiamo cambiare le cose per vivere nel rispetto dell'uomo di oggi e di domani. Basta alzare lo sguardo e cercare un orizzonte lontano, quello che vedranno i nostri figli tra cento o mille anni.
Questa “economia della filibusta” che continua a nominare "baronetto" tutti i pirati che
Prepariamoci a pretendere che chiunque si candiderà a rappresentare il popolo sia consapevole di dover sempre rispondere delle proprie azioni agli elettori , che avranno non solo il diritto, ma il dovere, di controllare che la loro volontà venga rispettata. Qui potremmo scrivere parole come dignità, diritti umani, equa ripartizione delle risorse del pianeta e del capitale, ma non vogliamo essere fraintesi e non vogliamo che parole nobili si possano confondere con quelle stesse, ma svuotate del loro vero significato, usate da chi in questo modo ci sta ingannando.
Nemmeno l'evidenza dei fatti o le manifestazioni di una moltitudine di persone “indignate” riusciranno a ridurre all’impotenza in poco tempo i truffatori-millantatori, infiltrati nella cultura, nell'informazione e nella politica. Sono tanto forti da farsi rispettare e temere dai governanti collusi, ma non potranno fermare la volontà della gente che chiede solo di ricostruire una società degna di fiducia e rispetto.
Quando, vigliaccamente, per uccidere si buttano le bombe alla stazione o davanti a una scuola o quando si muore per un terremoto che demolisce edifici costruiti eludendo la legge, senza remore morali, dovremmo sentirci tutti più vicini per isolare i colpevoli, gli estranei al nostro sistema, uniti in un sentimento di fratellanza e protetti da uno Stato in cui ci riconosciamo. Al contrario, sentiamo un incontrollabile fastidio nel sentire parole che ci suonano false se pronunciate da uomini che sentiamo estranei, uomini che non ispirano più né fiducia né stima.
Non possiamo permetterci più di sentirci oppressi dalle nostre istituzioni e non possiamo permetterci di continuare a dubitare che azioni e scelte di chi governa il paese non siano fatte nell'interesse di tutti. Esistono i mezzi per esercitare una democrazia diretta e possiamo cambiare il nostro paese, ma prima dobbiamo convincerci e trovare determinazione e fiducia nelle nostre idee e nelle nostre capacità.
Sociale.network