FT: Monti non è l’uomo giusto per guidare l’Italia
Da quando conosciamo, attraverso la storia dell’economia, come finiscono questo tipo di episodi, la quarta opzione ci ha portati in definitiva indietro alle opzioni uno, due o tre. La mia favorita potrebbe essere la seconda: rendere i membri dell’euro condizionati a sistemazioni simmetriche. Ma Mario Monti, primo ministro italiano, non ha affrontato Angela Merkel. Non ha informato la cancelliera tedesca che il continuo impegno del suo paese con la moneta unica avrebbe dovuto dipendere da un’adeguata unione bancaria dotata di piena decisione e di una capacità assicurativa di deposito; un legame dell’eurozona; e una politica economica più espansionistica da parte di Berlino. Nella sua intervista al Financial Times della settimana scorsa, Mariano Rajoy, primo ministro spagnolo, ha chiesto degli accordi simmetrici – nuovamente e piuttosto in ritardo, dopo che la Germania ha già pianificato un piano di austerità per il 2014. In vista di tutte le decisioni politiche già prese, l’opzione della sistemazione simmetrica sta pian piano svanendo.
Dove porteranno le elezioni italiane del prossimo mese? In qualità di primo ministro, Il signor Monti ha promesso riforme e uno stop all’innalzamento delle tasse. Il suo governo ha provato ad introdurre modeste riforme strutturali che sono state ridotte a banalità macroeconomiche. Avendo iniziato come capo di un governo tecnico, è emerso come un forte capo politico. Il suo resoconto è stato quello di aver salvato l’Italia dal precipizio, o meglio da Silvio Berlusconi, il suo predecessore Nel suo resoconto aveva puntato sul calo dei rendimenti obbligazionari, ma molti italiani sanno di essere in debito con un altro Mario – Draghi questa volta, presidente della banca Centrale Europea.
A sinistra Pier Luigi Bersani, segretario generale del Partito Democratico, che ha inizialmente sostenuto il piano di austerità, ha recentemente provato a prendere le distanze da queste politiche. È stato molto più titubante nei confronti delle riforme strutturali. I temi principali della sua campagna elettorale sono la tassa sui ricchi, la lotta contro l’evasione fiscale, il riciclaggio del denaro e i diritti degli omosessuali. Ha affermato la sua volontà di far rimanere l’Italia nell’eurozona. C’è una possibilità minima che possa aver successo confrontandosi con la signora Merkel in quanto si trova in una posizione migliore per collaborare con François Hollande, presidente francese e membro Socialista.
A destra, l’alleanza di Berlusconi con la Lega Nord inizialmente indietro nei sondaggi ma sta ora risalendo. In questo modo l’ex primo ministro si è assicurato una buona campagna elettorale. Ha diffuso un messaggio contro il piano di austerità che ha avuto il consenzo di un’ elettorato disilluso. Ha inoltre criticato la Germania per la sua riluttanza ad accettare il legame dell’eurozona e di permettere alla Banca Centrale Europea di comprare i titoli italiani senza condizioni.
Si può interpretare ciò come una presa diposizione in favore della seconda opzione: insiste sulla sistemazione simmetrica o si esce. Tuttavia conosciamo molto bene il signor Berlusconi. E’ stato primo ministro abbastanza a lungo da aver dato forma ad un simile dibattito molto tempo prima. Per divenire credibile, deve produrre una strategia chiara che definisca le sue scelte nel dettaglio. Tutto ciò che abbiamo sono slogan televisivi. Giudicando dagli ultimi sondaggi, il risultato elettorale più probabile è rappresentato da uno stallo, forse nella forma di una coalizione Bersani-Monti di centro sinistra, possibilmente con una maggioranza in senato di centro destra, dove si applichino differenti regole di voto. Questo lascerebbe ognuno, più o meno, in carica. Nessuno avrebbe il potere di attuare una qualsivoglia politica. Ognuno avrebbe il diritto di porre il proprio veto.
Se questo fosse il caso, l’Italia potrebbe continuare a cavarsela, fingendo di aver optato per rimanere nell’euro ma senza la creazione di condizioni per essere un membro sostenibile. Nel frattempo, mi sarei aspettato che emergesse un consenso politico anti-euro che, probabilmente, avrebbe vinto apertamente nelle successive elezioni o avrebbe innescato una crisi politica con, in definitiva, co lo stesso effetto. Come per Monti, la mia migliore ipotesi è che la storia gli abbia riservato un ruolo simile a quello svolto da Heinrich Brüning, cancelliere tedesco dal 1930 al 1932. Anche lui fu parte di un’ opinione generale predominante stabilita che non aveva alternative all’austerità.
L’Italia ha ancora poche opportunità di fronte a se. Ma deve scegliere.
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