L'influenza delle prigioni private nel dibattito sull'immigrazione negli USA
Nel gennaio di trent'anni fa la Corrections Corporation of America (CCA), oggi il più grande gestore di prigioni private del mondo ha aperto il suo primo carcere: un centro di detenzione federale a Houston, in Texas. «Trent'anni al servizio dell'America», una pagina sul sito della società, include un'intervista filmata con i fondatori dell'azienda che rievocano quel primo contratto. «Abbiamo visto un vecchio segnale, Olympic Motel, e abbiamo fatto un'offerta per affittarlo per quattro mesi» ricorda Don Hutto ridacchiando con il suo socio Tom Beasley, ex presidente del Partito Repubblicano del Tennessee, mentre raccontano come hanno riadattato l'edificio in fretta e furia utilizzando come personale dei familiari. La notte della domenica del Super Bowl «abbiamo ricevuto il nostro primo compenso per ottantasette stranieri senza documenti» dice Hutto che ha perfino preso personalmente le impronte digitali ai detenuti. Secondo la rivista Southern Changes, la società, tre anni dopo il primo contratto ottenuto nel 1983, ha speso centomila dollari per fare un'azione di lobbying nei confronti dello stato del Tennessee per ottenere la privatizzazione di una prigione. Questo fatto ha spinto la CCA verso il successo finanziario. Lo scorso anno la società ha ottenuto un miliardo e settecento milioni di dollari di entrate e circa un quarto di queste deriva da contratti con Immigration and Customs Enforcment (ICE, ente che si occupa del controllo dei confini, NdT) e con l'ufficio federale delle prigioni. Gli accordi riguardano la detenzione di stranieri negli USA.
Per una società che ha cominciato e poi ha prosperato imprigionando immigrati l'attesa revisione della politica federale in tema di immigrazione rappresenta sia un'opportunità sia una sfida.
Da una parte il percorso volto a ottenere la cittadinanza e delle riforme legali richieste da alcuni gruppi potrebbero ridurre il numero di migranti detenuti dalla CCA e dai suoi concorrenti nell'industria delle prigioni private. «La riforma mette a repentaglio gli enormi interessi delle compagnie che si occupano di prigioni private» dice Bob Libal, un sostenitore della riforma carceraria per Grassroots Leadership (un'organizzazione che coordina le proteste nel sud degli USA, NdT). «Una riforma che fornisce un percorso chiaro per ottenere la cittadinanza senza criminalizzare ulteriormente i migranti sarebbe un colpo durissimo per l'industria delle prigioni» dice.
D'altra parte Libal osserva anche che una legge che aumenta le misure di sicurezza «potrebbe essere molto vantaggiosa» per l'industria. I legislatori e l'amministrazione Obama potrebbero adottare un piano che rifletta le proposte dei repubblicani riguardo a un'applicazione “dura” della legge che includa più poteri alla polizia, detenzione obbligatoria e una diversa normativa sulle pene da applicare (sentencing law), ulteriore militarizzazione del confine e proposte per più prigioni e altre guardie che si occupino di detenzione.
Damon Hininger, capo amministrativo della CCA, agli inizi di febbraio è sembrato ottimista quando un investitore gli ha chiesto cosa pensasse dell'impatto della riforma. Hininger ha sottolineato che: «Ci sarà sempre bisogno di letti».
L'importanza degli interessi in gioco viene evidenziata dall'investimento che le compagnie stanno facendo sui legislatori che si occupano della riforma - nonostante esse rimangano evasive sulle loro intenzioni e neghino di cercare di influenzare le decisioni del congresso-.
I loro sforzi in questo senso non sono una novità. CCA e altre grandi società che gestiscono prigioni private hanno stabilito legami con persone che ruotano intorno al mondo della politica spendendo somme enormi per aziende, contributi a campagne elettorali e sostenendo gruppi di esperti vicini alla loro causa. Un'analisi della Associated Press dell'anno scorso ha scoperto che tre grandi compagnie -le due più grandi (CCA e il gruppo Geo) più un'altra di dimensioni minori, la Management and Training Corporation- hanno speso circa quarantacinque milioni di dollari negli ultimi dieci anni per influenzare governi statali e il governo federale.
Una verifica di The Nation ha scoperto che l'industria delle prigioni private ha ottenuto sulla politica migratoria il sostegno di diversi leader del partito repubblicano, da Marco Rubio, «l'uomo della profonda riforma sull'immigrazione», fino all'ala destra del gruppo parlamentare repubblicano.
A differenza di altri portatori d'interesse coinvolti nella situazione attuale le compagnie dell'industria detentiva sono rimaste lontane dalle prime pagine e hanno informato i giornalisti della loro intenzione di rimanere a distanza.
Pablo Paez, uno dei vicepresidenti del gruppo Geo e responsabile delle relazioni aziendali, ha scritto un'email a The Nation per dire che la sua società «non ha mai direttamente o indirettamente cercato di influire sulla politica migratoria». Il portavoce della CCA, Steve Owen, ha confermato questa posizione, dicendo a The Nation che la sua società non fa attività di lobbying sull' «applicazione della legislazione sulla detenzione» e «non ha intenzione di prendere posizione o di difendere una specifica riforma. Nemmeno il nostro gruppo che si occupa delle relazioni con il governo farà niente del genere». Management and Training Corp. non ha risposto a una richiesta di commento.
Dei documenti che attestano le attività delle aziende però mettono in dubbio l'affermazione di neutralità dell'industria.
CCA, in un dossier del 2011 della Security and Exchange Commission (SEC), avvertiva gli investitori che «qualunque cambio nella legislazione riguardante le droghe o l'immigrazione illegale potrebbe influire sul numero delle persone arrestate, incriminate e condannate, finendo così per ridurre potenzialmente la domanda di prigioni per ospitarli».
L'anno scorso una rivelazione da parte di ambienti vicini al Senato ha mostrato che la compagnia ha sfruttato una delle sue aziende per cominciare a monitorare il tema della politica migratoria.
«Le riforme delle leggi sull'immigrazione che sono attualmente una priorità per i legislatori e per i politici a livello federale, statale e locale possono colpirci in maniera negativa» nota il gruppo Geo nel rapporto annuale del 2011 che ha specificamente citato «il rilassamento dell'impegno nel far applicare le leggi penali e sull'emigrazione».
Entrambe le società possono aver timore di esporsi pubblicamente sulla riforma, visto il contraccolpo subito dopo il loro coinvolgimento nelle leggi anti-immigrazione in alcuni stati. Nel 2010 l'Arizona ha approvato l'SB1070, una misura che si basa sulla richiesta alla polizia locale di arrestare e incriminare chiunque sia trovato senza documenti in regola. La legge, sviluppata in collaborazione con lobbisti delle prigioni private per mezzo di un gruppo chiamato American legislative Exchange Council, ha generato leggi fotocopia in Alabama, Georgia, Indiana, Utah e South Carolina.
Wayne Calabrese, allora il capo dell'ufficio operativo del gruppo Geo, sollecitato dalla richiesta di un investitore a pronunciarsi sugli effetti della legge dell'Arizona poco dopo la sua approvazione, ha detto: «Credo che le persone capiscano che c'è ancora una bassa soglia di tolleranza per le persone che arrivano attraverso il confine. Inoltre ci sono quelle leggi che non sono ancora applicate... Ciò mi dice che ci saranno più opportunità per il nostro settore».
L'associazione con l'ondata di leggi statali -le compagnie hanno assunto lobbisti a livello locale e hanno erogato generosamente dei contributi a molti legislatori, soprattutto in relazione alla legge dell'Arizona- ha generato un'attenzione non voluta su tale industria. Ha anche fatto nascere delle proteste a livello nazionale, compresa una manifestazione davanti al quartier generale della CCA a Nashville, in Tennessee.
L'industria delle prigioni private è cresciuta velocemente anche grazie agli stretti legami con i politici e alla sua abilità di sfruttare le tendenze di destra, iniziando con l'ondata di privatizzazioni degli anni ottanta e continuando con le politiche in tema di crimini, terrorismo e immigrazione.
I soldi spesi per influenzare i legislatori hanno coinciso con un forte aumento nella detenzione e nella deportazione degli immigrati. La detenzione degli immigrati costa ai contribuenti circa due miliardi di dollari all'anno e le prigioni private sono costantemente usate dal governo federale per ospitare gli oltre quattrocentomila immigrati sprovvisti di documenti che vengono imprigionati ogni anno. Questo numero che è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. Nel solo 2012 le due più grandi società del settore che si finanziano emettendo azioni (Publicly Traded Company), CCA e il gruppo Geo, hanno ricevuto oltre 441,9 milioni di dollari in contratti federali per ospitare i cosiddetti «stranieri criminali» per conto dell'agenzia che si occupa delle prigioni (Bureau of Prisons). Quell'anno le due compagnie hanno guadagnato insieme 296,9 milioni di dollari da contratti con Immigration and Custom Enforcment (ICE). Queste cifre potrebbero crescere o ridursi a seconda dei dettagli della riforma sull'emigrazione dei prossimi mesi.
Non appena le discussioni sull'immigrazione sono cominciate formalmente nello scorso gennaio con i negoziati del cosiddetto «Gruppo degli Otto» nel Senato, i legislatori vicini all'industria sono stati rapidi nel promuovere politiche che sono in linea con ciò che i critici chiamano «l'affare della detenzione».
Il senatore del Texas John Cornyn, il numero due dei Repubblicani nel Senato, è stato uno dei primi legislatori d'alto profilo a ostacolare la discussione per creare un percorso verso la cittadinanza per gli undici milioni di immigrati illegali stimati, definendo una simile idea «senza speranza». Cornyn ha detto che la piena applicazione della legge sarebbe la sua priorità. Dobbiamo fare «tutto ciò che si può fare per rendere sicuro il nostro confine sudoccidentale» ha dichiarato Cornyn.
L'idea di Cornyn di una «robusta» sorveglianza al confine è stata messa in chiaro in un emendamento che lui ha proposto durante un dibattito su una legge di spesa supplementare di tre anni fa. L'emendamento richiedeva la spesa di tre miliardi di dollari in una miscela di droni, guardie di confine e fondi per tremilatrecento letti per migranti clandestini nei successivi due anni, così come altre cinquecento guardie. Nel 2005, la riforma della legislazione sull'emigrazione di Cornyn propose diecimila nuovi posti per la detenzione.
Nello scorso agosto fonti ufficiali del governo federale hanno confermato che il costo per i contribuenti per la detenzione è di circa centosessantaquattro dollari al giorno. Il metodo di Cornyn farebbe gonfiare i circa diciotto miliardi di dollari che vengono spesi attualmente per applicare le misure in tema di emigrazione.
Cornyn ha ricevuto 24.750 dollari nell'ultima tornata elettorale da alcuni gruppi d'azione per le prigioni private e dai loro lobbisti collegati. Il gruppo d'azione politica della CCA e il gruppo Geo hanno scommesso quest'anno su un congresso dominato dal GOP (Grand Old Party, il partito repubblicano, NdT) e nel corso negli ultimi due anni hanno dato insieme oltre 380.000 dollari a candidati e gruppi repubblicani, quasi sei volte la quantità data ai democratici. La maggior parte dei soldi è finita al Comitato Nazionale per la Campagna Repubblicana e ad altri gruppi dei capi repubblicani.
La PAC (Political Action Committee, un'organizzazione che fa campagna elettorale per o contro un candidato per conto terzi, NdT) della CCA ha staccato degli assegnati in favore di alcuni sostenitori della linea dura come il legislatore Lamar Smith e Jim Sensenbrenner, importanti membri repubblicani della cruciale House Judiciary Committee che ha sostenuto una legislazione basata su misure molto dure l'ultima volta che il Congresso ha tentato di fare una riforma sul tema dell'immigrazione. Come ha riportato Seth Freed Wessler di Colorlines (un sito d'informazione, NdT), i membri dell'House Judiciary Committee hanno già fatto sapere che quest'anno chiederanno di nuovo che «la detenzione obbligatoria e la deportazione di chiunque il governo consideri essere membro di una banda, anche se non sono mai stati incriminati per un qualunque reato» sia un requisito per la riforma. I critici sostengono che misure di questo tipo equivalgano a schedare su basi razziali e a mandare giovani uomini di colore in prigione semplicemente sulla base di chi frequentano a scuola o di dove vivono.
La PAC del gruppo Geo ha dato 50.000 dollari al Victory Fund di Mitt Romney per sostenere il candidato presidente che faceva campagna contro l' «amnistia» e si impegnava a indurre i clandestini ad «auto-deportarsi».
Alla sinistra di Cornyn nel GOP ci sono i senatori John McCain dell'Arizona e Rubio della Florida, entrambi membri del «Gruppo degli Otto». Nonostante nessuno di loro abbia scartato l'idea di un percorso verso la cittadinanza come il loro collega Cornyn anche McCain sostiene una serie di proposte di applicazione delle norme prima che un qualsiasi sistema di legalizzazione sia messo in piedi.
Secondo una fonte vicina alle discussione sulla riforma che ha parlato con The Nation, McCain è stato irremovibile sul fatto che qualunque riforma dovrà includere una legge che rispetti il programma cosiddetto «Operation Streamline» che applica sanzioni penali per ogni migrante clandestino preso mentre sta cercando di entrare negli USA dal confine meridionale. Il programma, iniziato nel 2005 dall'amministrazione di George W. Bush è stato confermato dall'amministrazione Obama ed è la ragione principale per il forte aumento del numero dei migranti finiti nel sistema delle giustizia penale negli ultimi anni.
Con tali queste linee guida molti migranti clandestini sono stati sottoposti a procedimenti di deportazione. Ora ogni migrante clandestino arrestato al confine è automaticamente accusato di un reato. Ciò comporta sei mesi in carcere al momento del loro primo ingresso illegale negli USA e fino a venti anni per il loro secondo arresto dopo essere già stati espulsi una prima volta. Il Detention Watch Network (una rete di organizzazioni che si occupa proprio di questo tema, NdT) nota in una rapporto del 2011 che questo tipo di politica ha avuto un'importanza sostanziale nel far raggiungere un picco alle incarcerazioni dei migranti. L'agenzia federale che si occupa delle prigioni si è rivolta spesso alla CCA e al gruppo Geo per gestire queste detenzioni.
Al momento Operation Streamline esiste come politica di un'agenzia ma non a livello di legge. Il tentativo di McCain di codificare le regole di «tolleranza zero» come condizione per la riforma sarebbero un colpaccio per le società che si occupano di prigioni private e che al momento gestiscono tredici centri di detenzione per il BOP (federal Bureau Of Prisons). Un emendamento proposto da McCain nel 2010 chiedeva duecento milioni di dollari al Dipartimento di Giustizia per espandere Operation Streamline.
La Columbia Journalism Review riporta che McCain ha ottenuto oltre trentamila dollari dalla CCA durante la campagna elettorale.
Rubio, un cubano-statunitense che gode di un ampio sostegno da parte degli attivisti del GOP ed è una voce regolare nei mezzi di comunicazione in lingua spagnola, è considerato il politico che stabilirà i parametri della riforma. A livello nazionale è stato dipinto come il capo de facto del partito repubblicano nel tentativo di trovare un accordo con i democratici e con Obama riguardo al percorso per ottenere la nazionalità.
Rubio ha comunque già detto che vedrebbe di buon occhio un sistema che costringesse gli attuali immigrati clandestini negli USA ad aspettare oltre vent'anni prima di poter richiedere la cittadinanza. Allo stesso tempo però le misure applicative entrerebbero subito in vigore. Ciò significa che si potrebbe dare un permesso di lavoro o dei documenti provvisori agli undici milioni di clandestini solo dopo che queste persone avessero iniziato a pagare le tasse e una sanzione, avessero superato dei controlli sul loro passato che potrebbero includere reati minori e avessero rispettato altri requisiti che al momento rimangono sconosciuti. Questo approccio, nonostante sia stato celebrato come un cambiamento rispetto alla politica nativista del GOP degli ultimi anni (Nativism in inglese è la politica che favorisce i nativi in opposizione agli immigrati, NdT), potrebbe lasciare milioni di persone in un limbo legale mentre nell'applicazione della legge verrebbe inserito un più ampio mandato di arrestare le persone senza documenti.
Anche Rubio ha dei legami con le prigioni private. Nel 2010 il gruppo Geo, che fa base a Boca Raton (in Florida, NdT) ha dato 33.500 dollari a gruppi d'azione politica che sostenevano la candidatura di Rubio al Senato. Il principale dirigente della società ha personalmente donato 4.800 dollari.
Nel 2011 Rubio ha appoggiato un'altra proposta di McCain per indirizzare i soldi dei contribuenti verso l'Operation Streamline.
Peter Cervantes-Gautschi, direttore dell'Enlace Institute (una struttura che si occupa di dare ai lavoratori più poveri la capacità di organizzarsi, NdT), sostiene che «La posizione di Rubio sulla riforma è collegata ai suoi legami con l'industria delle prigioni private». Cervantes-Gautschi, organizzatore di una campagna di ritiro di capitale investito (divestment campaign) nelle prigioni private, nota che «Le idee di Rubio produrrebbero più opportunità» per coloro che cercano un profitto dalla detenzione dei migranti.
Per poter capire la portata dell'influenza dell'industria su Rubio bisogna guardare oltre un semplice contributo alla campagna elettorale ed è necessario soffermarsi sull'uomo che ha guidato tutte le mosse del senatore durante il processo di riforma.
Cesar Conda, capo dello staff di Rubio e secondo alcuni architetto dell'apertura del senatore sulla riforma, ha dei legami con la principale società di lobbying del gruppo Geo, Navigators Global, una società che ha co-fondato nel 2003. Nonostante Conda abbia lasciato la società nel 2011per diventare capo dello staff di Rubio, rivelazioni su dati finanziari dimostrano che Conda ha ricevuto fino a centomila dollari da un «accordo di acquisizione di un fondo» di sua proprietà dalla società. Un portavoce di Rubio ha detto che l'accordo «sarà liquidato gradualmente».
Conda non ha risposto alla richiesta di commentare il fatto. Dal 2011 il gruppo Geo ha pagato alla ex società di Conda 220.000 dollari per servizi di lobbying.
I pagamenti a ex e ad attuali collaboratori di uomini del congresso sono per l'industria delle prigioni private un modo per esercitare la loro autorità.
Le due più grandi società che fanno profitto con le prigioni private hanno attualmente sei società esterne e quaranta lobbisti a livello federale, la maggior parte dei quali sono ex membri degli staff di potenti politici. Alcuni sono ex legislatori. Un ex membro repubblicano della House of Representatives (una delle due camere statunitensi, l'altra è il Senato, NdT), Jim McCreary della Louisiana, oppositore di qualsiasi legge che potesse ai suoi occhi sembrare troppo amichevole nei confronti degli immigrati, ora lavora per una società che si chiama Capitol Counsel come lobbista per Geo Care, una filiale dell'area sanitaria del gruppo Geo; Vic Fazio, ex membro democratico per la California del Nord della House of Representatives ed ex presidente del gruppo democratico per la campagna per il congresso, è un lobbista per la CCA per mezzo del suo studio legale, Akin Gump Strauss Hauer &Feld LLP.
Nel 2008 l'ex senatore Dennis DeConcini, un democratico dell'Arizona, è entrato nella direzione della Correction Corporation.
Gli uomini dell'industria coinvolti in queste attività di pressione (in inglese Hired Guns, NdT) hanno contribuito a grandi e piccole vittorie politiche.
Nel 2008 una proposta di legge chiamata Private Prison Information Act, che richiedeva alle prigioni private di rispettare i requisiti pubblici per la gestione delle prigioni federali, ha ottenuto un appoggio da parte di entrambi gli schieramenti ed era in procinto di essere affidata a una sottocommissione di una camera.
Richieste di maggiore trasparenza sono arrivate all'industria delle prigioni private quando i mezzi di comunicazione e alcune cause legali hanno portato alla luce un'impressionante struttura di violenza, abusi sessuali, inadeguatezza del personale, un'assistenza medica negligente e morti in strutture di tutto il paese. Dalle indagini dell'American Civil Liberties Union (un gruppo che si occupa della difesa dei diritti umani, NdT) sono emerse molte morti di migranti in strutture gestite dalla CCA. Grassroots Leadership ha documentato diversi casi di abusi sessuali e di morti misteriose anche in centri gestiti dal gruppo Geo.
Allarmata dal fatto che la legge stava prendendo forza la CCA ha inviato diversi dirigenti con Fazio a incontrare il sostenitore della legge, il membro della House of Representatives Tim Holden della Pennsylvania. Un consulente che ha lavorato per far passare la legge ha detto a The Nation che Fazio ha fatto pressione su Holden per fargli abbandonare il sostegno alla misura. Il consulente ha ricordato di essere stato invitato dallo staff di Holden a un incontro sulla legge e al momento del suo arrivo con sua grande sorpresa trovò Fazio nell'ufficio del politico. Il consulente dice anche che Fazio e altri dirigenti della CCA presero il controllo dell'incontro e affrontarono a muso duro i sostenitori della legge.
Alla fine Holden non ritenne necessario farsi vedere al dibattito sulla sua stessa proposta di legge e l'idea morì nella commissione. Non è stato possibile rintracciare Holden, che ha perso il suo posto al congresso lo scorso anno nelle primarie democratiche, per ottenere un commento.
Nel 2006 la CCA ha pagato allo studio legale Akin Gump e a Fazio, 200.000 dollari per fare lobbying sulla «riforma della legislazione sull'emigrazione»mentre il Congresso faceva il suo ultimo tentativo per una revisione a livello federale. Nel maggio del 2006 John Ferguson, allora il CEO (Chief Executive Officer, amministratore delegato, NdT) della società ha detto agli investitori che la riforma della legislazione potrebbe produrre «un aumento sostanziale della sorveglianza al confine che dovrebbe a sua volta incrementare il numero di clandestini detenuti». Un analista finanziario associato alla compagnia ha detto che in quell'anno il mercato della detenzione dei migranti era valutato 250 milioni di dollari nei seguenti dodici/diciotto mesi a causa della politica di George W. Bush.
La dinamica della riforma dell'immigrazione in quel periodo può essere vista come un trionfo per le prigioni private. L'amministrazione Bush ha cercato di soddisfare la parte più a destra della sua base approvando una serie di misure per militarizzare il confine e inviare più migranti in prigione attraverso nuove procedure penali e un aumento delle azione dell'Immigration and Customs Enforcement. Il tentativo bilaterale di creare un percorso per ottenere la cittadinanza fu affondato dai legislatori di destra, molti dei quali hanno ottenuto nuovamente quel ruolo quest'anno. Il senatore Cornyn ha giocato un ruolo importante nell'opposizione a una profonda revisione nel 2006, ha ancora più influenza quest'anno a causa della sua posizione di rilievo nella commissione del senato che si occupa di immigrazione.
Cinque giorni dopo aver ribadito la sua posizione sulla riforma in una conferenza ospitata dalla Texas Public Policy Foundation nello scorso gennaio, Cornyn è tornato a Washington per festeggiare il suo compleanno con un organizzatore di una raccolta fondi ospitata dal lobbista della CCA Rob Chamberlin.
Un annuncio del raccoglitore di fondi pubblicato dalla fondazione Sunlight immortala Chamberlin fra molti altri ospiti della festa di Cornyn all'Hill Country BBQ, un ristorante in stile texano vicino alla Pennsylvania Avenue. Nell'ultimo anno la società di Chamberlin, la McBee Strategic, ha guadagnato più soldi che qualunque altra società a Washington, DC, che agisca per fare gli interessi di una prigione privata.
«Chi vuole più prigioni?» chiede Roberto Lovato, cofondatore di Presente.org (un gruppo che si occupa di dare voce alla comunità dei latinos, NdT). «Non esiste un sondaggio che mostri la volontà dei Latinos, degli immigranti, del cittadino medio di avere più prigioni o una mentalità da «prima-di-tutto-applicare-la-legge», sicché ciò dimostra che i politici prestano ascolto ai lobbisti e non agli elettori».
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