Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile

Il 3 Agosto 2005 si chiedeva in un articolo su PeaceLink “E se fosse già possibile?”. La sentenza del tribunale di Grosseto dell’aprile scorso 9 anni dopo risponde di si. Questa sentenza e i recenti orientamenti di sempre maggiori comuni sono l’inizio di una vera e propria possibile rivoluzione: i diritti per tutti e tutte già esistono e vanno rispettati…
27 giugno 2014

In principio furono i PACS dell’esperienza francese, considerati “troppo” da alcuni. Subito dopo vennero i Dico(Dichiarazione di Convivenza), ma neanche una semplice dichiarazione sembrava accettabile per gli stessi di cui sopra. E allora qualcuno s’inventò i CUS, che non sono i Centri Universitari Sportivi ma i Contratti di Unione Solidale. E alla fine nulla avvenne. Un po’ alla volta lasciarono scivolare fuori il rispetto dei diritti di tutti e tutte e cancellarono ogni possibile speranza. Successe non moltissimi anni.

Il matrimonio per tutti e tutte è già possibile

Nel mezzo di quel periodo, il 3 Agosto 2005 in un articolo su PeaceLink si pose una domanda semplice e lineare “E se fosse già possibile?”. Il titolo esatto dell’articolo, ancora oggi online al link http://www.peacelink.it/sociale/a/12215.html , era “Unioni gay: e se fosse già possibile?” e chiedo scusa per l’eccessiva semplificazione – “unioni gay” – di quel titolo, dovuto all’inesperienza e alla scarsa conoscenza di allora, che potrebbe essere irrispettoso per larghissima parte del mondo GLBTQI. In quell’articolo si ricordava che l’Articolo 3 della Costituzione recita che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali" e che è compito della Repubblica “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. L’articolo 29 genericamente fa riferimento al matrimonio, senza specificare che dev’essere tra un uomo e una donna eterosessuali. Il Codice Civile poi espressamente fa riferimento a situazioni nelle quali è vietato contrarre matrimonio. Nessuna di queste fa riferimento alla situazione sentimentale e sessuale dei futuri coniugi. Quindi, si concludeva allora, “quale norma impedirebbe a due persone dello stesso sesso infatti di unirsi civilmente, trovando un ufficiale di stato civile che sia disponibile? Praticamente nessuna”.

La sentenza del tribunale di Grosseto, che ha imposto la registrazione di un matrimonio contratto all’estero, e l’orientamento che stanno assumendo vari Comuni che via via stanno cominciando ad assumere questo comportamento dimostrano che le domande poste all’epoca non era sbagliate ma anzi la direzione era giusta. Cosa succede se si trova qualcuno che sia disponibile? Che si avvia una lenta ma importantissima rivoluzione, che un po’ alla volta il muro costruito in tanti anni, e sul quale meno di 10 anni ci si è infranti, comincia ad essere demolito. L’Amore e il disporre della propria vita, il gratuito donarla e il gratuito condividerla, sono diritti di ogni persona umana, senza distinzioni tra persone di serie a, di serie b, di serie z o non classificati. Quando si ama e si è amati sotto la volta del cielo stellato nessun ostacolo, nessuna discriminazione è accettabile e può esistere. E’ un diritto di tutti e tutte e va rispettato.

Non ho citato, volutamente, all’inizio dell’articolo coloro che si opposero ai PACS e che alla fine s’inventarono addirittura la riduzione ad un contratto, come se i sentimenti di alcuni e alcune possano essere ridotti a meri strumenti commerciali. E’ l’augurio, ma anche una certezza, che le future generazioni ricorderanno i gesti di civiltà del Tribunale di Grosseto e dei Comuni che stanno cominciando a trascrivere matrimoni e la rivoluzione che si sta incamminando e non quanto accaduto anni fa. La storia sarà questa, la storia la stiamo scrivendo adesso. Tutto il resto finirà nell’oblìo. Cominciando da oggi …

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