Santarsiero faceva a meno di Bolognetti: ora l’ex sindaco indagato

A Potenza una pioggia di avvisi di garanzia: accuse di corruzione e truffa
19 settembre 2015
Redazione Peacelink

 Il Quotidiano della Basilicata, 19/09/2015 "CARO BOLOGNETTI, NOI NON ABBIAMO BISOGNO DI GENTE COME TE IN BASILICATA". Così, in una tribuna andata in onda il 15 aprile 2008, si esprimeva l'allora sindaco di Potenza Vito Santarsiero.

"QUELLO DI POTENZA E' UN DISSESTO CRIMINALE". Così, si esprimono oggi i magistrati che indagano sulla gestione bancarottiera delle casse del comune di Potenza.

N.B. Immagine tratta da Il Quotidiano della Basilicata, 19/09/2015. Video tratto da NuovaTV, 15 aprile 2008.

Può anche darsi che la Basilicata non abbia bisogno "di gente come me", ma credo che di certo non abbia bisogno di un ceto dirigente corrotto e corruttore, che anziché governare ha solo prodotto l'occupazione di ogni interstizio della vita economica e sociale della nostra regione.

Così scrive Maurizio Bolognetti sul suo profilo del social network.

 

Di seguito l'articolo sul Quotidiano della Basilicata

L’inchiesta sul Comune capoluogo è partita alla fine dell’anno scorso, per provare a far luce sulle cause e il carattere del disavanzo da quasi 24 milioni di euro che ha spinto l’attuale amministrazione alla dichiarazione di dissesto

POTENZA - Ci sono anche l’ex sindaco Vito Santarsiero e il “decano” del Consiglio regionale Franco Mollica tra i 17 indagati nell’inchiesta sul dissesto del capoluogo.

I loro nomi compaiono nella richiesta di proroga delle indagini che è in via di notifica, in queste ore, a tutti gli interessati, con l’indicazione sommaria dei reati per cui si procede. I pm non spiegano a chi venga contestato cosa, ma parlano di corruzione, truffa, «ed altro accertato il 4 febbraio 2015».

Rispetto a quanto già emerso a luglio, su presunte mazzette legate all’appalto pulizie e robottini “scomparsi”, spicca il coinvolgimento di 2 ex assessori, Federico Pace (bilancio) e Giuseppe Ginefra (mobilità), dei dirigenti dei rispettivi uffici, Pompeo Laguardia e Mario Restaino, e del segretario comunale in carica, Giovanni Moscatiello, subentrato a Laguardia a dicembre dell’anno scorso.

Poi ci sono il fondatore della cooperativa Ariete, Angelo Di Sabato, che gestiva l’appalto pulizie fino al 2014, e il responsabile della napoletana Romeo Gestioni, Riccardo Capuano, subentrata quando il Comune ha aderito alla convenzione Consip per il Sud Italia. Oltre al loro storico subappaltatore potentino, Nicola Auletta, patron di Facility, a uno dei suoi dipendenti di fiducia, Pasquale Zaccagnino, e al funzionario dell’ufficio pagamenti Mario Giugliano. 
Tra gli indagati risultano anche due ex dipendenti di Ariete, licenziati dopo il passaggio alla Consip e gli ulteriori tagli al servizio decisi dalla nuova amministrazione. Si tratta di Vito Pace, cugino dell’assessore, e Michele Casella, il grande accusatore dell’inchiesta, che di fronte agli investigatori ha scoperchiato il “pentolone” denunciando un andazzo a cui lui stesso ha ammesso di aver preso parte per un certo periodo.

Altra questione il trasporto pubblico locale, per cui gli investigatori ipotizzano profili di responsabilità a carico di Giulio Ferrara, presidente del consorzio di imprese che ha gestito il servizio negli ultimi anni, di uno dei sindacalisti che ha seguito più da vicino la vertenza di autisti e addetti alle scale mobili, Carlo Costa (Cisl), e la «coordinatrice dei sistema di trasporto sostitutivo» di Trenitalia per la Basilicata, Vincenza Troiano.

Il ruolo del “decano” del parlamentino di via Anzio, Franco Mollica (Udc), venosino doc ma da tempo di stanza nel capoluogo, rintrerebbe proprio in questo filone di accertamenti.

Contattato al telefono dal Quotidiano il consigliere regionale ha ammesso una certa consuetudine con Ferrara, risalente al periodo in cui era ancora assessore regionale ai trasporti, e non ha escluso di avergli potuto “segnalare” qualche aspirante autista. Idem con Costa, data la comune “militanza” nella Cisl.

Più complessa la posizione dell’ex sindaco Vito Santarsiero, che oggi siede a sua volta in consiglio regionale nelle file del Pd. Per 9 anni alla guida della macchina comunale, ha vissuto in prima persona entrambe le vicende, pulizie e trasporti, compiendo scelte e firmando delibere di tutti i tipi.

L’inchiesta sul Comune capoluogo è partita alla fine dell’anno scorso, per provare a far luce sulle cause e il carattere del disavanzo da quasi 24 milioni di euro che ha spinto l’attuale amministrazione alla dichiarazione di dissesto. 
Da allora carabinieri, finanza e polizia municipale, coordinati dai pm Francesco Basentini, Valentina Santoro e Laura Triassi, hanno raccolto una mole di documenti e sentito diverse persone informate sui fatti.

Nel mirino sono finiti in primis l’appalto da un milione e mezzo all’anno per pulizie, piccola manutenzione e servizi vari, e il contratto di trasporto pubblico, che da solo ne valeva 12 (fino alla conclusione dell’ultima gara che ne ha dimezzato il costo). Ma gli investigatori hanno deciso di capire qualcosa in più anche sui fasti delle sfilate dei turchi, in occasione della festa del patrono della città. Per questo non è escluso che i 17 nomi indicati nella richiesta di proroga delle indagini, siano soltanto alcuni di quelli attualmente iscritti sulla copertina del fascicolo.

 


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