Seguono Torino, Napoli, Genova e Milano
Malattie professionali e decessi: Taranto in cima alla classifica nazionale
In occasione del convegno odierno di Medicina Democratica "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita", vengono presentati a Taranto i dati INAIL 2013-2017 elaborati dal dott. Stefano Cervellera. PeaceLink fa il focus sull'ILVA, chiede una biobanca e presenta i dati ambientali e sanitari
13 aprile 2019
Redazione PeaceLink
I dati dell'INAIL sui lavoratori
Taranto nella classifica nazionale svetta con 548 decessi. Segue Torino con 505, poi Napoli con 446, Genova con 288, Milano con 273. Le altre città le vedete nel grafico allegato, visibile anche cliccando qui.
In occasione del convegno odierno di Medicina Democratica "Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita", vengono presentati a Taranto i dati INAIL 2013-2017 elaborati dal dott. Stefano Cervellera.
Il contributo fornito da PeaceLink al Convegno si racchiude in una parola: biobanca.
L'esistenza di criticità sia sui luoghi di lavoro sia negli ambiti della vita quotidiana, richiede l'istituzione di una biobanca.E' infatti importante che non si perdano le prove di quanto sta avvenendo a causa dell'inquinamento.
Latte materno e diossina
L'Istituto Superiore di Sanità ha reso noto lo studio sul biomonitoraggio svolto in collaborazione con la ASL di Taranto sulle concentrazioni dei vari tipi di diossina nel latte materno delle mamme della provincia jonica e del capoluogo.
Tale studio era previsto dal Riesame AIA del 2012 a carico dell'Ilva.
Il risultato registra un aumento di diossine pari al 28% nel latte delle donne che risiedono a Taranto e Statte rispetto a quelle che abitano in provincia. Si tratta di concentrazioni statisticamente rilevanti. L'ISS ritiene che vi siano basse probabilità di effetti avversi per la salute. Questa conclusione non ci lascia tranquilli in quanto non si escludono effetti dannosi.
Naftalene e cokeria
Le donne sono esposte anche ad altri inquinanti ed è risultato ad esempio che sia stata trovato il naftalene nelle urine in quantità significativa (febbraio 2017) e sarebbe importante sapere dalla ASL se la principale fonte emissiva industriale, ossia la cokeria (con oltre tre tonnellate annue di naftalene diffuse nell'ambiente anche ad AIA completata), sia stata assolta oppure no.
Tutelare le generazioni future
Inoltre le analisi sugli allevatori a Taranto indicano che le concentrazioni di diossina nel loro sangue aumenta man mano che ci si avvicina all'area industriale. Sono tutti indicatori che non ci possono far archiviare l'eccesso di diossine nelle donne di Taranto come un problema comune ad altre aree urbane, in considerazione del fatto che a Tarano ben si conosce qual è la fonte emissiva principale di diossina. E' sbagliato rassegnarsi ad un fatale destino di maggiore diossina per le donne e il loro latte materno. Lo studio in questione è stato reso noto dopo quasi sette anni dal Riesame AIA ILVA e fornisce dati importantissimi per i decisori. La scienza dice che la diossina passa nei bambini che vengono allattati al seno e non è accettabile neanche una piccola quantità, se vogliamo tutelare le generazioni future.
I deposimetri
L'emissione di diossina non è cessata nel 2012 e anzi, dopo un calo iniziale, è ritornata a salire nei deposimetri. I dati del deposimetro nella masseria Carmine, resi pubblici a febbraio, testimoniano che il problema va affrontato con rinnovata attenzione. Dal 2012 sono state concesse all'Ilva proroghe e deroghe con ben dodici decreti e la priorità di tutelare la salute a Taranto non è stata inserita nell'agenda di nessun governo, neppure di questo.
L'esigenza di una biobanca
Occorre un'attenta, partecipata e consapevole formazione dei lavoratori alla sicurezza sui luoghi di lavoro in modo che, ad esempio, gli operai della cokeria possano imparare a leggere i dati sulla loro esposizione professionale, a partire dagli IPA cancerogeni e dal corrispondente idrossipirene urinario (vedere infografica).
Chiediamo che venga creata a Taranto una biobanca (sangue, urine, cordone ombelicale, latte materno, liquido amniotico, capelli, tessuti) che mantenga la traccia di tutto quello che sta avvenendo, a partire dalle donne. Una biobanca che riguardi anche i lavoratori ILVA, a loro tutela. Non vogliamo essere trattati come cavie da laboratorio. E tuttavia va fatta questa biobanca affinché non si perdano le prove di quanto sta avvenendo in questo drammatico e prolungato esperimento sulla salute di un'intera comunità.
Allegati
I dati INAIL 2013-2017 sui decessi
Stefano Cervellera
Fonte: INAIL76 Kb - Formato pngQuanti lavoratori sono morti in Italia, città per città
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