Vi racconto come ho realizzato il mio sogno
Ci sono storie che devono essere raccontate e condivise. Storie che fanno bene all'anima, che profumano di speranza e cambiano il tuo modo di guardare il mondo, di guardare gli altri, di affrontare la vita. È il caso di Mariano De Pisi, giovane insegnante di arti marziali di Avezzano, e della storia della sua vita. Una vita iniziata in salita, 27 anni fa, quasi un presagio di quello che sarebbe stato, da lì in avanti, il suo cammino. Mariano nasce a Napoli il 16 settembre 1992, figlio di una insegnante e di un maresciallo dei Carabinieri. Viene al mondo prematuro, alla 26ma settimana di gestazione e i problemi post-partum (due arresti cardiaci, un'asfissia neonatale, tre trasfusioni di sangue e un grave ittero) lasciano su di lui pesanti conseguenze: una lesione cerebrale che gli causerà importanti problemi motori e una grave sordità. Eppure tutto questo non gli ha impedito di lottare per realizzare i suoi sogni. Oggi è un ragazzo sereno e sicuro di sé, un giovane dal viso pulito, gli occhi profondi e il sorriso sincero. Sempre gentile, educato e rispettoso con tutti, il classico bravo ragazzo, il figlio che ogni mamma vorrebbe avere.
- Mariano, cosa ha significato per te raggiungere questo traguardo, diventare il primo allenatore disabile della storia d'Italia?
È una grande soddisfazione e motivo di orgoglio per me. Ho raggiunto i miei obiettivi che ritengo importanti, avere consapevolezza dei propri limiti, che nel mio caso sono la sordità e i problemi motori, ma trovare la forza per superarli, andare avanti e non arrendersi mai.
- I primi anni della tua vita sono stati molto duri ma già allora hai dimostrato grande forza e determinazione.
All'età di tre anni ci siamo trasferiti ad Avezzano e i miei genitori mi raccontano che, ad ottobre del 1995, non camminavo e non riuscivo neanche a stare seduto bene ma a Natale dello stesso anno, dopo poco più di due mesi, grazie alle cure degli operatori del centro Polio, ero in piedi e camminavo da solo. Da lì sono iniziati tanti anni di fisioterapia (dolorosa e faticosa), di logopedia (faticosa e sofferta anche questa, tante ore ad ascoltare, ripetere, parlare, scrivere, leggere prima degli altri perché poi avrei incontrato difficoltà). All'età di quattro anni, però, scrivevo e leggevo. Faccio il percorso scolastico tra alti e bassi. Frequento l'ITIS e mi diplomo come programmatore informatico. Ora frequento l'Università dell'Aquila, Ingegneria dell'Informazione, ovviamente sono fuori corso ma, piano piano, ce la farò ad arrivare alla laurea. Anche se è difficile so che non mollerò e poi... vedremo strada facendo cosa farò. Arrivare fino a qui mi è costato tanta fatica, tanti sacrifici, tanto tempo ma non mi sono mai fermato...perchè più andavo avanti, più superavo i miei limiti e più mi sentivo forte.
- Com'è stata la tua infanzia e come hai vissuto, da bambino, la tua disabilitá?
Ero un bambino che voleva avere tanti amici ma tanti non erano miei amici. Quando ero piccolo ho scoperto che gli altri bambini erano "udenti" e io ero "diverso" dagli altri. Alcuni compagni mi erano vicini capendo le mie difficoltà mentre altri bambini non giocavano con me perché pensavano che, avendo problemi motori, non fossi capace di far nulla. Molti non giocavano con me perché ero debole e loro si sentivano più forti. Sono contento ed orgoglioso di poter dimostrare, oggi, il contrario.
- Molti ragazzi sono vittime di bullismo a causa della loro diversità, della loro timidezza o disabilità. Cosa pensi dei bulli?
Il bullismo mi fa pensare a una persona prepotente, che non ha rispetto e soprattutto amore verso gli altri. Quando frequentavo le superiori ho conosciuto un compagno più grande che faceva il bullo con me, mi faceva cose "brutte", mi prendeva la testa e mi sbatteva sul banco, mi spingeva mentre scendevo le scale e dopo tante azioni brutte ho capito che qualcosa, in me, doveva cambiare. È stato allora che ho parlato con i miei genitori chiedendo loro di poter imparare a difendermi. Ho provato tante palestre ma con risultati deludenti. Con i miei problemi motori non riuscivo a far nulla, non stavo al passo con gli altri e questo non mi avrebbe aiutato. Una collega di mia mamma ci consigliò di provare con le arti marziali e da quel momento la mia vita è cambiata.
- È stato allora che hai incontrato colui che sarebbe diventato il tuo maestro, la tua guida.
Non smetterò mai di ringraziare il mio primo e compianto maestro, Fulvio De Clemente. Dal primo momento mi ha supportato, gratificato, mi ha spinto a non mollare e ad andare avanti nonostante i momenti bui e le difficoltà oggettive. È stato grazie a lui e agli altri miei maestri, Silverio Spurio e Fabio Di Profio (della palestra Fulvio e Mirco De Clemente, dove Mariano De Pisi continua ad allenarsi nda), se oggi sono arrivato a sostenere e superare l'esame per diventare allenatore di Jiu Jitsu.
- Anche la tua famiglia ha avuto un ruolo fondamentale nella tua crescita, nel tuo percorso di vita. Hanno sofferto e combattuto insieme a te in tutti questi anni.
Gli altri genitori hanno avuto una vita più semplice, serena, gioiosa. I miei genitori, invece, hanno vissuto con me tanti anni di fisioterapia, logopedia, piscina e poi scuola, compiti... senza mollarmi un attimo. Hanno creduto e continuano a credere in me e questo è stato la mia forza. Per me la famiglia è chi ti protegge, ti ama, ti aiuta, ti sostiene anche nei momenti più brutti. Famiglia è fare sacrifici insieme per ottenere tanti risultati.
- Consiglieresti le arti marziali anche ad altri ragazzi che, come te in passato, si sono sentiti esclusi per la loro diversità, per motivi di timidezza o per disabilità fisiche?
Assolutamente. Lo consiglio a tutti i ragazzi, di qualsiasi età, di qualsiasi etnia, a tutti i ragazzi che per vari motivi si sentono 'diversi', deboli, insicuri. Lo consiglio perché nel passato e ancora oggi tante persone subiscono cattiverie e azioni malvagie e non è giusto. Le persone in difficoltà devono sapersi difendere dalle azioni cattive e le arti marziali possono insegnarti questo: sentirti forte e sicuro per poterti difendere.
- Ora che sei diventato un insegnante dovrai essere tu una guida per i ragazzi, come i tuoi maestri lo stono stati per te. Come ti immagini come insegnante?
Sì, ora sono un insegnante di Jiu Jitsu ed è bellissimo, emozionante, mi rende tanto felice. Io cercherò di seguire l'esempio dei miei maestri, insegnando ai bambini in primo luogo a rispettare gli altri e a rispettarsi e, in seguito, come difendersi per andare avanti a testa alta senza paura di nessuno. Le arti marziali insegnano la disciplina, aumentano l'autostima e la fiducia in se stessi che è la cosa più importante per raggiungere i propri obiettivi.
- La tua storia, la tua forza e la tua determinazione potrebbero essere di esempio e di aiuto per tanti ragazzi che in questo momento si sentono soli, insicuri. Cosa ti senti di dire loro?
Ai ragazzi direi di farsi aiutare da persone brave, di non lasciarsi andare, di non perdere la fiducia negli altri perché ci sono tante persone capaci di aiutare e amare chi si trova in difficoltà. Perchè tutti meritiamo di vivere bene e di essere trattati bene, con rispetto e amore.
Sono certa che questo sarà solo il primo dei tanti traguardi che Mariano De Pisi, con la sua forza, il suo coraggio e il suo cuore grande, riuscirà a conquistare nella sua vita. A dimostrazione del fatto che i limiti sono solo nella testa e che quando si crede fortemente in se stessi, nessun obiettivo è lontano o irraggiungibile. Grazie Mariano per il tuo insegnamento e per avermi permesso di imparare tanto da te. Là fuori c'è il mondo che ti aspetta, vagli incontro senza paura e realizza i tuoi sogni.
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