"Agnelli sacrificali": perché così tanti morti da Covid-19?
Il Coronavirus ha compiuto e sta compiendo stragi in tutti quei Paesi – compresa l’Italia – dove, malgrado i proclami ufficiali in senso contrario, gli interessi economici hanno avuto il sopravvento nella gestione della pandemia. Invece nei Paesi che hanno saputo imporre due o tre mesi di lockdown rigoroso a tutte le aziende e a tutte le attività (tranne i servizi essenziali alla sopravvivenza), il Coronavirus è stato vinto e la vita, compresa quella economica, è già ripresa come prima. Una lezione per noi tutti.
Questa, in sintesi, è la tesi di Agnelli sacrificali, la denuncia audiovisiva che esce oggi sul web e che si può visionare liberamente all’indirizzo: www.interculture.it/3/7
“Prendiamo il caso della Lombardia, epicentro della pandemia” dice Patrick Boylan, l’autore dell’audiovisivo e già docente all’Università Roma Tre, ora giornalista freelance. “Proprio all’inizio della pandemia quando ancora la si poteva contenere, il 60% degli imprenditori lombardi ha voluto mantenere aperte le proprie aziende, anche se mancavano ancore le necessarie tutele sanitarie e nonostante gli appelli di chiudere tutto. I loro lavoratori sono diventati, a tutti gli effetti, agnelli sacrificati sull’altare del profitto. E la diffusione del virus in tutta la Lombardia è stata poi incontrollata.”
A comprova di ciò, l’audiovisivo offre un dato significativo dell’INPS, basato proprio su quei mesi critici: la maggior parte dei contagi è avvenuta nei luoghi di lavoro. Con buona pace dei mass media che lasciavano intendere che la diffusione incontrollata era dovuto ai pochi centinaia di milanesi che facevano lo struscio serale o il jogging nei parchi. Invece a diffondere massicciamente (e involontariamente) il Coronavirus erano le centinaia di migliaia di lavoratori costretti a venire al lavoro ogni mattina in mezzi affollati, non ancora predisposti per il distanziamento e a pranzare in mense e ristoranti che non avevano ancora i necessari dpi.
“Si doveva invece chiudere assolutamente tutto per il tempo necessario”, afferma la voce narrante, “come a Wuhan che dopo due mesi e mezzo ha estirpato completamente il virus.” L’audiovisivo fa vedere poi le discoteche affollate di Wuhan – dove oggi si balla senza mascherina – e i negozi affollati che hanno già recuperato quanto perso durante il lockdown.
Invece la Confindustria Lombarda ha voluto non solo incoraggiare i propri soci a continuare le loro attività aziendali durante quei mesi critici all’inizio della pandemia, ma ha lanciato una serie di spot – “Milano non si ferma”, “Bergamo non si ferma”, ecc. – per incoraggiare tutti i lombardi a “non aver paura” e ad andare a lavorare e a fare gli acquisti nei negozi, come sempre. Anche in assenza dei dpi che ancora scarseggiavano.
La magistratura, secondo Agnelli sacrificali, dovrebbe indagare questi comportamenti in quanto possibile istigazione al reato di epidemia colposa. Infatti, quando i video sono stati realizzati e inizialmente diffusi, vigevano le prime disposizioni restrittive rigorose del governo Conte.
“Purtroppo, la Confindustria tutt’intera continua ad esercitare pressione sul governo e sui sindacati per annacquare le loro proposte di restrizioni per contenere il Coronavirus” conclude Agnelli sacrificali e elenca, a titolo di esempio, “i compromessi fatti nel DPCM del 24 ottobre scorso per placare gli imprenditori.”
“Se i morti di Covid-19 dovessero tornare stasera” ha detto Boylan durante la sua presentazione, “avrebbero sicuramente un conto da chiedere alla Confindustria.”
Eventi del genere non sono rari nel condominio sanlorenzino: le immagini del “son et lumière” di Di Leo lo scorso marzo, con Fred Astaire e Ginger Rogers che ballano sui muri, ha fatto il giro del mondo mentre il happening che Riposati ha realizzato per la Liberazione lo scorso 25 aprile, è apparso nella rubrica curata da Gad Lerner su un quotidiano nazionale.
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