Lettera di Don Ciotti sulla Carovana Antimafia
C’è un amico, un compagno di viaggio, che l’anno scorso era in Carovana con noi e che quest’anno ci manca. Tom Benetollo ci ha lasciati il 20 giugno, dopo averci stimolato per anni a «reagire, con la forza della cittadinanza attiva… perché la legalità ha subito dei colpi pesanti». Per la legalità e i diritti. Per questo ci rimettiamo “In viaggio per la legalità democratica e la giustizia sociale”, tema che interroga non solo il nostro Paese, ma oltre – dato che si tratta di una questione nodale per il sistema globale – pone interrogativi a tutto il pianeta. «Vogliamo parlare dei cosiddetti paradisi fiscali, produttori di inferni? – le domande di Tom (vedete, continua a camminare con noi!) ci urlano dentro – O della corruzione politica? O dei commerci infami, siano di esseri umani, siano di materiali di distruzione di massa? O delle infinite illegalità che producono oppressioni, discriminazioni, quando non peggio?».
Non ci resta che continuare a camminare insieme, in karawan – vocabolo persiano che descrive un “gruppo di persone che attraversano insieme, con carri e bestie da soma, luoghi deserti o pericolosi”, la Carovana –, per proteggerci l’un l’altro e combattere questi “briganti” – le mafie, i poteri forti e criminali, i mercanti senza scrupoli, i “furbi”, i corrotti e gli affaristi… – che rendono impervio il nostro sentiero, sulle strade del mondo e della vita.
Camminare insieme e con un occhio particolare per i giovani, l’anello più vulnerabile della nostra società e su cui pesa l’eredità di un futuro incerto. I giovani hanno bisogno innanzitutto di stare bene insieme, di potersi esprimere e sperare. L’Arci di Tom – sempre così attenta a intercettare i bisogni dei giovani – assieme a tutta la rete di Libera ha lanciato l’iniziativa “Più spazi per la musica”. Ci siamo assunti l’impegno che alcuni beni confiscati alla mafia possano essere utilizzati per questo obiettivo; l’espressione artistica ha un grande potere di aggregazione e di senso per i ragazzi. I beni che furono la base di profitti illegali e causa di ingiustizia, sofferenza e violenza, oggi devono restituire giustizia; che non è solo lavoro e pane per tanti giovani senza lavoro, ma è opportunità per stare insieme ed esprimersi, formarsi e informarsi, fare “carovana” e controinformazione…
Addirittura vogliamo che la prima casa confiscata alla mafia diventi proprio la “Casa di Tom”; abbiamo bisogno di sentirlo vivo in mezzo a noi, e non c’è niente di meglio che farlo con il segno di una battaglia vinta, di un altro miglio percorso assieme… Abbiamo bisogno, per alimentare concretamente la nostra speranza ed essere capaci di ripartire, di voltarci ogni tanto e poter vedere i segni che la nostra lotta non è vana, che il cammino è punteggiato anche di piccole vittorie. Perché il cammino è ancora lungo davanti a noi…
E possiamo affrontarlo con sempre nuovi e più numerosi compagni di viaggio.
Da quest’anno le tre grandi confederazioni sindacali – Cgil, Cisl ed Uil – faranno Carovana con noi. Perché non potremo mai sottolineare abbastanza l’importanza della questione del lavoro, per tutti ma ancora di più proprio per i giovani; assieme porteremo per le strade il tema del diritto di tutti al lavoro e dei diritti uguali per tutti nel lavoro. Lo gridavamo anche a Gela, in Sicilia, nel marzo scorso per la Giornata della memoria degli uccisi dalle mafie: “No al lavoro nero, si al lavoro vero”. È proprio sulla questione del lavoro che meglio si vede la stretta interazione, come in un’unica tensione, tra locale, nazionale e globale. Nei nostri angusti confini è duro trovare lavoro, soprattutto un lavoro certo, non così “flessibile” che è precario o, addirittura, “nero” – il lavoro vero non sembra più essere un diritto di tutti. Ma non potrà nemmeno esserlo finché i diritti sul lavoro non siano uguali per tutti, a tutte le latitudini di questo nostro mondo. Infatti, è fin troppo facile, oggi, chiudere una fabbrica nel nord-est italiano e delocalizzarla in Asia o in Africa, dove i lavoratori non possono vantare diritti e i salari da fame garantiscono l’abbassamento dei costi di manodopera e la possibilità di reggere la concorrenza su un mercato basato su regole mafiose.
La priorità del profitto rispetto alla persona umana – ancor più se eretto a sistema globale – mina la giustizia sociale, a livello locale come internazionale. L’incertezza per il lavoro e il sistema previdenziale che minaccia il futuro dei nostri giovani, le guerre per le risorse e il “terrorismo” con il loro corollario di violenze e vendette, la tragedia inarrestabile di tante carrette del mare col loro carico di disperazione e speranza che noi ci ostiniamo a chiamare “criminale”; tutte queste sono facce diverse di una stessa medaglia, conseguenza di una politica interessata solo a mantenere privilegi e costruire muri, ultimo baluardo di un gigante possente e ingordo ma i cui piedi e stinchi d’argilla sono ormai crepati.
L’alternativa possiamo costruirla camminando insieme contro la criminalità eretta a sistema; e l’alternativa è giustizia e lavoro per tutti, città sicure perché aperte e vivibili, percorsi di accoglienza coerenti con la legalità ma in grado di esprimere il pieno rispetto dei diritti, della speranza e del futuro di tutti. Inseguendo lavoro e giustizia, pace e legalità per noi, per la Casa comune europea, per i paesi fratelli che condividono il Mediterraneo, per tutta l’umanità ormai strettamente interconnessa in un mondo sempre più piccolo.
Altri nuovi compagni di viaggio sono le associazioni francesi che ci stimolano a far uscire la Carovana dai nostri confini. È significativo che nell’anno in cui, per la prima volta, raggiungeremo tutte le regioni italiane, dalla Val d’Aosta alla Puglia, sconfineremo anche verso la Francia, a Nizza e in Corsica. La Carovana vuole diventare – e tenteremo di farlo concretamente nel 2005 – Carovana europea, per recuperare sempre più quell’elemento significativo e prezioso delle antiche carovane che era la loro capacità di tenere insieme popoli e culture diverse.
L’Europa è solo un primo passo verso l’allargamento dei confini, verso il far diventare le frontiere punti di attraversamento e d’incontro, e non più di blocco e divisione. Il mondo migliore che vogliamo costruire non è solo un mondo più giusto, ma vuol essere anche un mondo più bello, allegro, variopinto dei colori del mondo… non più succube della paura, del grigio delle minacce mafiose e delle nuove schiavitù. Un mondo da costruire con l’incontro e il dialogo, la comprensione reciproca e la solidarietà, l’accettazione delle diversità e la loro valorizzazione, la riscoperta delle ricchezze dei popoli e la loro condivisione.
Un mondo di pace e giustizia, senza privilegi né servilismi… dove – spinti dall’anelito per la verità della non violenza e dell’uguaglianza e portando sulle nostre spalle i colori dell’arcobaleno – possiamo tutti camminare verso un destino comune, in dignità e nella gioia dello stare insieme, con Tom e con sempre nuovi compagni d’avventura.
Le parole di don Ciotti
Secondo gli esperti del linguaggio, “carovana” è parola che deriva dal vocabolario persiano (karawan) per indicare un “gruppo di persone che attraversano insieme, con carri e bestie da soma, luoghi deserti o pericolosi”. Un termine che esprime non solo l’idea di viaggio, ma anche quella del “camminare insieme” là dove – tra deserto e luoghi pericolosi – può essere poco prudente avventurarsi da soli. Un’immagine che esprime molto bene il senso della Carovana Nazionale Antimafia che anche quest’anno porta come titolo: “In viaggio per la legalità e la giustizia sociale”. Un itinerario che ha come meta non solo contrastare mafia, poteri criminali e attività illegali, ma anche contribuire a creare più giustizia e maggior legalità per difendere e garantire anche chi è schiacciato dalle tante ingiustizie e sopraffazioni che tutti conosciamo.
Un viaggio destinato ad incontrare non poche difficoltà. Il deserto delle antiche carovane è ancora profondamente attuale. Il procedere della legalità e della giustizia spesso deve confrontarsi con gli ostacoli dell’indifferenza o dell’abitudine (perché “si è sempre fatto così” e sembra impossibile cambiare). Ecco perché diventa necessario, per affrontare la traversata, procedere uniti e con il bagaglio necessario: competenza e passione per non stancarsi di proporre legalità e giustizia, documentazione seria e mirata, informazione precisa e puntuale insieme ad una formazione capace di raggiungere tutti, nessuno escluso. Un percorso che salda la proposta alla denuncia per dare alla critica la forza di proposte chiare e concrete.
Tra i pericoli del viaggio ci sono però anche i briganti: ladroni che vivono depredando chi attraversa i “loro” territori. Per il cammino della giustizia questi sono rappresentati da chi opera con modalità mafiose, da chi si lascia coinvolgere in poteri forti e criminali, da chi lucra sulle droghe, sul traffico delle persone, sul “pizzo”, sull’usura, sulle ecomafie, sul doping o sul gioco d’azzardo; da chi danneggia l’intera comunità con l’uso della corruzione in sedi politiche e dai “colletti bianchi” che costruiscono affari in accordo con i poteri criminali. Senza mai dimenticare che anche nella nostra quotidianità è possibile vivere atteggiamenti e stili di vita vicini all’illegalità in nome della furbizia o dell’usare la legge solo per sé (passando davanti agli altri o addirittura “contro” chi ci è accanto). Sono questi i “briganti” che la Carovana deve disarmare, fermare ed indebolire nel loro potere.
L’immagine della Carovana richiama, però, non solo la serie di pericoli che incontra chi si avventura su questi sentieri, ma anche il fatto che la patria della giustizia la si raggiunge solo se si ha la forza di avanzare contro ogni resistenza e confine. Ecco perché la carovana antimafia non si limita alle sole regioni ad alta densità di criminalità organizzata, ma attraversa la nostra intera penisola: perché siamo convinti che nessuna città, quartiere, comune o territorio sia dispensato da questo preciso diritto-dovere di partecipare alla vita del proprio Paese.
Un esser-ci nella normalità, attenti a quanto si consuma attorno a noi, disposti ad assumere quelle responsabilità civili e sociali che appartengono a ciascuno e che non possono solo essere delegate a pochi politici, magistrati o operatori delle forze dell’ordine. Leggi e costumi morali non nascono dal nulla. Esprimono il punto di arrivo di una cultura che al momento attuale non ha saputo andare oltre. Le migliaia di persone che anno dopo anno si aggregano in questa “Carovana Nazionale Antimafia” esprimono, con la sola presenza e partecipazione, la loro disponibilità a proseguire quel viaggio per un futuro migliore e diverso dal presente.
Quel punto di arrivo si dimostra così un nuovo punto di partenza per un itinerario certamente impegnativo e faticoso, ma anche possibile e percorribile se scelto in modo condiviso.
Un elemento significativo e prezioso delle antiche Carovane era dato dalla loro capacità di tenere insieme popoli e culture diverse. Erano questi viaggiatori a portare da una parte all’altra del mondo costumi, mentalità o tradizioni ricche di saggezza e di utilità sociale. Il viaggio si arricchiva così di cultura e stemperava l’originaria sfiducia verso l’altro in un autentico intreccio delle differenze.
Una ricchezza che vogliamo affidare anche alla nostra Carovana affinché riesca a fare del locale, del nazionale e dell’internazionale un’unica tensione, un solo itinerario. Anche per questo motivo la Carovana si ferma alcuni giorni in Serbia: per esprimere fisicamente e simbolicamente che ogni Paese è portatore di ricchezza e di sapienza che possono arricchire il cammino della giustizia.
Non possiamo trasformare i nostri confini in barriere che ci separano gli uni dagli altri. E’ urgente e indispensabile ritrovare la vitalità di una Carovana che sa dare al viaggio la forza del continuare a cercare e ad incontrare. Senza paura e senza pregiudizi. Disposti ad inseguire pace, legalità e giustizia non solo per noi, ma anche: - per quella comunità europea che vogliamo ostinarci a considerare Casa Comune (e non solo mercato), - per quanti condividono il nostro stesso mare (anche se le divisioni geografiche e politiche considerano quei Paesi appartenenti ad altri continenti) - per l’intera umanità che sempre più si vede legata da quelle interdipendenze economiche, sociali e politiche che è impossibile negare o non considerare.
Ieri erano i nostri connazionali a formare Carovane di speranza negli altri Paesi per cercare quella qualità di vita che era loro negata nella nostra Italia. Hanno viaggiato come oggi si spostano gli immigrati che cercano da noi Terra Promessa: su navi, in treno o a piedi lungo i valichi e le montagne dei nostri confini nazionali… . Oggi sono cittadini di altri Paesi che cercano nel nostro territorio riparo, aiuto economico ed opportunità lavorative per sé e per la propria famiglia. Tocca a noi, ora, costruire percorsi di accoglienza coerenti con la legalità, ma in grado di esprimere il pieno rispetto dei loro diritti, delle loro speranze e del loro futuro.
Il fatto poi che il tradizionale procedere della carovana fosse caratterizzato dal lento avanzare degli animali da trasporto può diventare ulteriore pungolo perché nel procedere nessuno sia tentato dal fuggire in avanti, in solitudini tanto pericolose quanto isolate ed inconcludenti (con l’oggettivo rischio del trovarsi da soli ad affrontare pericoli che chiedono difese condivise). A proposito di legalità e giustizia, anche l’avanzare insieme fa parte del cammino. Ciò che davvero conta non è giungere per primi alla meta, ma arrivare insieme. Con il giusto ed incisivo ritmo che la saggezza impone. L’unica velocità possibile.
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